Istruzione e formazione rappresentano ambiti di particolare importanza, sia per il pieno e consapevole esercizio dei diritti di cittadinanza, sia per la valorizzazione del capitale umano. I Titoli di studio più elevati sono associati a maggiori opportunità di lavoro, più alte retribuzioni, migliori condizioni di salute e maggiore impegno sociale dell’individuo, con ricadute positive sull’intera collettività. Il miglioramento del livello di istruzione e della formazione ha assunto, pertanto, un ruolo fondamentale nelle politiche economiche e sociali dell’Unione europea, fino a costituire parte integrante di Europa 2020, la strategia decennale per la crescita e l’occupazione, varata nel 2010 dall’Ue, con l’obiettivo di creare le condizioni per uno sviluppo intelligente, sostenibile e solidale. Segue ora un nuovo quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione, che definisce i livelli di riferimento medi europei da raggiungere nel 2030 e ai quali ogni Stato Membro dovrà contribuire.
In breve
- Nel 2019, in Italia, la spesa pubblica per istruzione rappresenta il 3,9% del Pil, a fronte di una media Ue del 4,7%.
- La quota di adulti con, al più, la licenza media nel 2021 è uguale al 37,9%. La quota è maggiore nella componente maschile (40,5%), rispetto a quella femminile (35,4%).
- Nel 2021, il 12,7% dei giovani d’età tra i 18 e i 24 anni ha abbandonato precocemente gli studi. Nel Mezzogiorno, l’incidenza raggiunge il 16,6%.
- Nel 2021, in Italia, i giovani con un titolo di studio terziario sono il 26,8%. è il terzo anno che questo indicatore, in progressiva crescita, subisce una battuta di arresto.
- Nel 2021, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono il 23,1% della popolazione d’età tra i 15 e i 29 anni, in calo dopo l'aumento registrato nel 2020 dovuto all'impatto negativo della pandemia da COVID-19 sull'occupazione. Nel Mezzogiorno, l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.
- Nel 2021, la partecipazione degli adulti alle attività formative interessa il 9,9% della popolazione d’età tra i 25 e i 64 anni. La quota, dopo il significativo calo del 2020 dovuto certamente alle limitazioni agli spostamenti e alle attività imposte per arginare la pandemia da COVID-19, ha ora registrato un importante aumento.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
La spesa in istruzione permette di valutare le politiche attuate in materia di crescita e valorizzazione del capitale umano. Nel 2019, in Italia, l’incidenza della spesa pubblica in istruzione rappresenta il 3,9% del Pil.
Negli anni, vi è un progressivo miglioramento del livello di istruzione delle persone tra i 25 e i 64 anni. Nel 2021, la percentuale di adulti poco istruiti è del 37,9%, con una quota di popolazione che ha conseguito, al più, il titolo di licenza media con una prevalenza nella componente maschile (40,5%) rispetto a quella femminile (35,4%).
In Italia, nel 2021, la percentuale di giovani che abbandonano precocemente gli studi tra i 18 e i 24 anni di età, è del 12,7% e la quota di giovani in possesso di un titolo di studio terziario è del 26,8%. Gli obiettivi nazionali fissati per il 2020 sono stati raggiunti, rispettivamente, nel 2014 e nel 2016, ma i valori italiani, in particolare per i titoli terziari, sono lontani dagli obiettivi medi europei stabiliti dalla Strategia Europa 2020 (rispettivamente meno del 10% e almeno il 40%), attualmente ridefiniti per il 2030 dal nuovo Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione (rispettivamente al 9% e al 45% i nuovi valori benchmark).
Adulti con istruzione secondaria inferiore e 30-34enni con istruzione universitaria (Valori percentuali)
Nel 2019, il tasso di partecipazione al sistema di istruzione e formazione dei giovani è al 61,2% tra i giovani di età compresa tra i 15 ed i 24 anni, e al 37,9% tra gli individui nella fascia d’età tra i 20 ed i 24 anni.
Nel 2021, i giovani che non lavorano e non studiano (i cosiddetti Neet) di età tra i 15 e i 29 anni sono 2 milioni e 32 mila. L'incidenza sulla popolazione di età tra i 15 e i 29 anni è del 23,1%, in calo, dopo l'aumento registrato nel 2020 dovuto all'impatto negativo della pandemia da COVID-19 sull'occupazione. La percentuale di giovani nella condizione di Neet è più elevata tra le donne (25,0%) che tra gli uomini (21,2%).
Infine, nel 2021, la partecipazione degli adulti alle attività formative - fondamentale per favorire l’occupabilità degli individui e la loro vita sociale e relazionale - interessa il 9,9% della popolazione nella fascia d’età tra i 25 e i 64 anni (il 9,8% della componente maschile e il 10% di quella femminile). La quota, dopo il significativo calo del 2020, dovuto certamente alle limitazioni governative agli spostamenti e alle attività, imposte per arginare la pandemia COVID-19, ha ora registrato un importante aumento, per entrambe le componenti di genere.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Le Regioni presentano aspetti tra loro differenti. Tra le ripartizioni, il Mezzogiorno presenta la maggiore incidenza sul Pil (5,6%) della spesa in Istruzione, rispetto al Nord-Ovest (2,6%), che vi investe relativamente di meno.
Nel 2021, la percentuale di adulti poco istruiti raggiunge il 46,1% nel Mezzogiorno, a fronte del 33,7% nel Centro-Nord; tra le Regioni, Puglia e Sicilia raggiungono i massimi valori, rispettivamente il 48,7% e il 48,3%.
Nonostante i progressi degli ultimi anni, per quanto riguarda gli abbandoni scolastici, il divario territoriale rimane elevato, con una distanza di 6,2 punti percentuali tra Centro-Nord e Mezzogiorno, dove l'incidenza raggiunge il 16,6%; in particolare, tra le Regioni, la percentuale più alta di giovani che abbandonano gli studi senza aver conseguito un titolo secondario superiore si registra in Sicilia (21,2%), in Puglia (17,6%) e in Campania (16,4%).
Anche la percentuale di giovani in possesso di un titolo di studio terziario è differenziata sul territorio: nel 2021, il divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno è di 9,6 punti percentuali. In molte Regioni del Mezzogiorno, non più di un giovane su cinque possiede un titolo di studio terziario, mentre in diverse Regioni del Centro-Nord, circa uno su tre raggiunge i più alti livelli di istruzione. Il divario territoriale permane, indipendentemente dal genere (9,6 punti percentuali per i maschi e 9,7 punti per le femmine).
Nel 2019, i tassi di partecipazione al sistema formativo dei giovani d’età compresa tra i 15 e i 24 anni e tra i 20 e i 24 anni, restano molto differenti tra le ripartizioni geografiche (con valori superiori nel Centro-Nord) e, all'interno di queste, anche tra le Regioni.
Nel 2021, la quota di giovani che non lavorano e non studiano (Neet) è diminuita maggiormente nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord (-1.2 e -0,3 punti rispettivamente), ma le differenze territoriali rimangono molto ampie: il Mezzogiorno (32,2%) presenta una incidenza quasi doppia rispetto a quella del Centro-Nord (17,8%).
Giovani che non lavorano e non studiano. Anno 2021 (Valori percentuali)
Infine, la partecipazione degli adulti alle attività formative è maggiore nelle aree del Centro-Nord (11,0%) rispetto a quelle del Mezzogiorno (7,8%), dove i valori più bassi si registrano in Calabria (7,8%), Puglia (7,4%), Campania (7,2%) e Sicilia (7,1%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2020, nell’Unione Europea, l’incidenza della spesa pubblica in istruzione sul Pil è del 5,0% ed è superiore rispetto a quella registrata in Italia (4,3). Svezia, Estonia e Belgio mostrano la quota di spesa più elevata, Irlanda e Romania la quota più ridotta.
Nel 2019, in Italia, il tasso di partecipazione al sistema di istruzione e formazione dei giovani tra i 15 e 24 anni di età, è inferiore rispetto a quello registrato nella media Ue27 (61,2% verso 64,9%) e nella maggioranza dei Paesi dell’Unione. In Italia, il tasso di partecipazione è inferiore a quello medio Ue anche considerando i giovani di 17 anni di età, ma il divario con l’Europa si amplia considerevolmente nella fascia d’età compresa tra i 20 e i 24 anni (37,9% verso 44,1%). Tra i più grandi Paesi dell’Unione, Germania e Spagna hanno valori significativamente superiori alla media e rispettivamente pari al 50,6% e al 47,1%.
Spesa pubblica per l'istruzione e la formazione. Anno 2020 (in percentuale del Pil)