Istruzione e formazione rappresentano ambiti di particolare importanza, sia per il pieno e consapevole esercizio dei diritti di cittadinanza, sia per la valorizzazione del capitale umano. I Titoli di studio più elevati sono associati a maggiori opportunità di lavoro, più alte retribuzioni, migliori condizioni di salute e maggiore impegno sociale dell’individuo, con ricadute positive sull’intera collettività. Il miglioramento del livello di istruzione e della formazione ha assunto, pertanto, un ruolo fondamentale nelle politiche economiche e sociali dell’Unione europea, fino a costituire parte integrante di Europa 2020, la strategia decennale per la crescita e l’occupazione, varata nel 2010 dall’Ue, con l’obiettivo di creare le condizioni per uno sviluppo intelligente, sostenibile e solidale. Segue ora un nuovo quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione, che definisce i livelli di riferimento medi europei da raggiungere nel 2030, e ai quali ogni Stato Membro dovrà contribuire.
In breve
- Nel 2021, in Italia, la spesa pubblica per istruzione rappresenta il 4,1% del Pil, a fronte di una media Ue del 4,9%.
- Nel 2022, la quota di adulti con, al più, la licenza media, è stimata al 37,4%. La quota è maggiore nella componente maschile (40,1%), rispetto a quella femminile (34,8%).
- Nel 2022, la percentuale di giovani d’età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell’11,5%. Nel Mezzogiorno, l’incidenza raggiunge il 15,1%.
- Nel 2022, in Italia, i giovani tra i 30 e i 34 anni con un titolo di studio terziario sono il 27,4%; quelli tra i 25 e i 34 anni sono il 29,2%. In entrambe le classi di età, Il divario di genere è molto ampio e a favore delle donne.
- Nel 2022, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19,0% della popolazione d’età tra i 15 e i 29 anni. Nel Mezzogiorno, l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.
- Nel 2022, la partecipazione degli adulti alle attività formative interessa il 9,6% della popolazione d’età tra i 25 e i 64 anni. La quota resta stabile, rispetto al 2021, anno nel quale si è registrato un importante aumento dopo il significativo calo del 2020, dovuto certamente alle limitazioni governative agli spostamenti e alle attività imposte per arginare la pandemia COVID-19.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
La spesa in istruzione permette di valutare le politiche attuate in materia di crescita e valorizzazione del capitale umano. Nel 2021, in Italia, l’incidenza della spesa pubblica in istruzione rappresenta il 4,1% del Pil.
Negli anni, vi è un progressivo miglioramento del livello di istruzione delle persone tra i 25 e i 64 anni.
Nel 2022, la percentuale di adulti poco istruiti è del 37,4%, con una quota di popolazione che ha conseguito al più il titolo di licenza media prevalente nella componente maschile (40,1%) rispetto a quella femminile (34,8%).
Adulti con istruzione secondaria inferiore e 30-34enni con istruzione universitaria (Valori percentuali)
In Italia, nel 2022, la percentuale di giovani che abbandonano precocemente gli studi tra i 18 e i 24 anni d’età è del 11,5%, in calo rispetto alla stima del 2021. Il benchmark europeo per il 2030 è fissato al 9% dal nuovo Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione. L’abbandono precoce degli studi caratterizza più i ragazzi (13,6%) delle ragazze (9,1%).
Nel 2022, la quota di giovani in possesso di un titolo di studio terziario è del 27,4% tra i 30 e i 34 anni e del 29,2% tra i 25 e i 34 anni. In entrambe le classi di età, Il divario di genere è molto ampio e a favore delle femmine (rispettivamente il 33,8% verso il 21,0% dei maschi e il 35,5% verso 23,1% dei maschi). Il valore italiano è rimasto molto lontano dall’obiettivo medio europeo stabilito dalla Strategia Europa2020 (almeno 40%, nella classe di età 30-34 anni). Il benchmark europeo è stato attualmente ridefinito per il 2030 dal nuovo Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione; si fa ora riferimento alla classe di età tra i 25 ed i 34 anni e il valore target è fissato al 45%.
Nel 2020, il tasso di partecipazione al sistema di istruzione e formazione dei giovani nella fascia di età tra i 20 ed i 24 anni è al 37,4%.
Nel 2022, la quota di giovani che non lavorano e non studiano (i cosiddetti Neet) sulla popolazione di età tra i 15 e i 29 anni è stimata al 19,0% ed è più elevata tra le femmine (20,5%) che tra i maschi (17,7%).
Infine, nel 2022, la partecipazione degli adulti alle attività formative - fondamentale per favorire l’occupabilità degli individui e la loro vita sociale e relazionale - interessa il 9,6% della popolazione nella fascia d’età tra i 25 e i 64 anni (il 9,4% della componente maschile e il 9,9% di quella femminile). La quota resta stabile rispetto al 2021, anno nel quale si è registrato un importante aumento, dopo il significativo calo del 2020 dovuto certamente alle limitazioni governative agli spostamenti e alle attività imposte per arginare la pandemia da COVID-19.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Le Regioni hanno aspetti tra loro differenti. Tra le ripartizioni, il Mezzogiorno presenta la maggiore incidenza sul Pil (5,9%) della spesa in Istruzione rispetto al Nord-Ovest (2,8%), che vi investe relativamente meno.
Nel 2022, la percentuale di adulti poco istruiti raggiunge il 45,6% nel Mezzogiorno, a fronte del 33,3% nel Centro-Nord; tra le Regioni, Puglia e Sicilia raggiungono i massimi valori, rispettivamente 47,8% e 48,0%.
Nonostante i progressi degli ultimi anni, per quanto riguarda gli abbandoni scolastici, il divario territoriale rimane elevato, con una distanza di 5,7 punti percentuali tra Centro-Nord e Mezzogiorno, dove l’incidenza raggiunge il 15,1%. Tra le Regioni, la percentuale più alta di giovani che abbandonano gli studi senza aver conseguito un titolo secondario superiore si registra in Sicilia (18,8%) e in Campania (16,1%).
Anche la percentuale di giovani in possesso di un titolo di studio terziario è differenziata sul territorio. Nel 2022, il divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno è di 8,9 e di 8,3 punti percentuali, rispettivamente nelle classi di età 30-34 anni e 25-34 anni. Con riferimento alle stesse classi di età, nel Centro-Nord, la quota di laureati è del 30,5% e 32,5%, mentre scende al 21,6% e 23,9% nel Mezzogiorno; con Puglia e Sicilia che registrano i valori più bassi. Il forte divario territoriale permane per entrambi i generi.
Nel 2020, i tassi di partecipazione al sistema formativo dei giovani d’età compresa tra i 20 e i 24 anni restano molto differenti tra le ripartizioni geografiche (con valori superiori nel Centro) e, all’interno di queste, anche tra le Regioni. L’Emilia Romagna ha il valore più alto (53,4%) seguita dal Lazio (51,1%). Valori inferiori alla media si registrano per tutte le Regioni del Mezzogiorno (con la sola eccezione dell’Abruzzo), per tre Regioni del Nord (Veneto, Liguria e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste) e per la Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen.
Nel 2022, la quota di giovani che non lavorano e non studiano (Neet) è del 14,0% nel Centro-Nord e del 27,9% nel Mezzogiorno. L’incidenza dei Neet, doppia nel Mezzogiorno, rimarca il divario territoriale molto ampio presente su questo fenomeno. Valori superiori alla media si registrano solamente nelle regioni del Mezzogiorno (con la sola eccezione dell’Abruzzo). I valori più bassi si registrano nelle Province autonome di Bolzano/Bozen (9,9%) e Trento (11,1%).
Giovani che non lavorano e non studiano. Anno 2022 (Valori percentuali)
Infine, la partecipazione degli adulti alle attività formative è maggiore nelle aree del Centro-Nord (10,6%) rispetto a quelle del Mezzogiorno (7,8%), dove i valori più bassi si registrano in Puglia (7,2%), Campania (7,2%) e Sicilia (6,3%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2021, nell’Unione Europea, l’incidenza sul Pil della spesa pubblica in istruzione è del 4,9% ed è superiore rispetto a quella registrata in Italia (4,1). Svezia, Belgio e Danimarca mostrano la quota di spesa più elevata, Irlanda e Romania la più ridotta.
Spesa pubblica per l'istruzione e la formazione. Anno 2021 (in percentuale del Pil)
Nel 2020, in Italia, il tasso di partecipazione al sistema di istruzione e formazione dei giovani tra i 20 e 24 anni di età è inferiore rispetto a quello registrato, sia nella media Ue27 (37,4% verso 43,5%), sia nei più grandi Paesi dell’Unione (50,0%, 46,4% e 38,8%, rispettivamente in Germania, Spagna e Francia), sia nella maggioranza degli altri Paesi.
Nel 2021, in Italia, per quanto riguarda i livelli di istruzione della popolazione, la percentuale di adulti poco istruiti è del 37,3%, valore decisamente superiore a quello medio dell’Ue (20,7%) e la percentuale di giovani che hanno abbandonato precocemente gli studi è del 12,7%, superiore a quella media dell’Ue27 (9,7%). Su entrambi gli indicatori, l'Italia si trova al terzultimo posto nella graduatoria dei Paesi Ue.
Nel 2021, la percentuale di giovani in possesso di un titolo di studio terziario è del 26,8% nella classe di età tra i 30 ed i 34 anni e del 28,3% nella classe di età tra i 25 e di 34 anni; mentre quella media europea è, rispettivamente, del 41,6% e 41,2%. L’Italia, relativamente ad entrambi gli indicatori, è in penultima posizione nelle graduatorie discendenti dei Paesi Ue, seguita solo dalla Romania. In particolare, nella classe di età 25-34 anni, tredici Paesi hanno già superato il nuovo target del 45% fissato per il 2030.
Nel 2021, riguardo alla percentuale dei giovani che non lavorano e non studiano (Neet), l’Italia, con una quota del 23,1%, ha il valore più elevato tra i Paesi dell’Unione, superiore di circa 10 punti rispetto alla media europea (13,7%).
Infine, anche per l’indicatore sulla partecipazione degli adulti ad attività formative, l’Italia presenta valori più bassi della media europea, ma nel 2021 il divario rispetto alla media europea appare ridursi. Insieme ai Paesi Bassi (26,6%), i Paesi scandinavi si confermano quelli con le percentuali più elevate (Svezia 34,7%, Finlandia 30,5%, Danimarca 22,3%). I valori minimi si registrano in Bulgaria, Grecia, Slovacchia e Romania.