In Italia, Il settore agricolo opera nel contesto della Politica agricola comunitaria (Pac). L’ambiente è uno degli ambiti centrali per l’Unione europea. In particolare, negli ultimi anni, nelle strategie europee, è cresciuta l’attenzione ai temi dell’impatto ambientale e della qualità alimentare. In quest’ottica, è necessario disporre di indicatori idonei alla caratterizzazione economica del settore e funzionali alla valutazione dell’impatto ambientale, nonché alla qualificazione di nuove attività in grado di coniugare lo sviluppo con sostenibilità e tutela dell’ambiente rurale.
In breve
- In base ai risultati del 7° Censimento generale dell’Agricoltura, nel 2020, in Italia, operano 133.006 aziende agricole, per una superficie agricola utilizzata (Sau) pari a 12,4 milioni di ettari.
- Nel 2023, in Italia, la produzione di olive da olio, in calo da diversi anni, mostra un lieve aumento, rispetto all’anno precedente; tra i paesi dell’UE, l’Italia mantiene salda la sua posizione di secondo produttore di olive da olio, con 2312,4 (1000 t).
- In Italia, la produzione di arance si attesta su valori costanti da diversi anni, con un lieve incremento nel 2023, rispetto all’anno precedente; tra i paesi dell’UE, l’Italia si mantiene stabile al secondo posto fra i maggiori produttori di arance con 1836 (1000 t).
- Nel 2023, in Italia, la produzione di uva da vino registra un’importante diminuzione, rispetto ai valori osservati dieci anni prima, con una flessione del 15,31 per cento; tra i paesi dell’EU, l’Italia occupa il secondo posto tra i maggiori produttori di uva da vino, con 5845,2 (1000 t).
- Nel 2023, in Italia, la produzione nazionale di pomodori è in aumento, rispetto ai valori rilevati dieci anni prima; l’Italia, a livello UE, mantiene il primo posto tra i produttori di pomodoro, con 6.016,1 (1000 t).
- Nel 2023, la consistenza dei bovini è sostanzialmente stabile (5,6 milioni di capi). In Lombardia, si rileva la maggior consistenza di capi bovini (27,4 per cento del totale a livello nazionale).
- Nel 2023, l’industria lattiero-casearia ha raccolto oltre 136 milioni di quintali di latte, così composti: bovino (94,7 per cento), bufalino (1,7 per cento), ovino (3,3 per cento) e caprino (0,3 per cento). Rispetto al 2022, il latte complessivamente raccolto a livello nazionale registra un decremento dello 0,83 per cento.
- Nel 2023, Lombardia ed Emilia-Romagna si confermano le regioni con la maggior produzione nazionale di latte vaccino (62,9 per cento), la Sardegna detiene il primato per la produzione nazionale di latte di pecora (68,1 per cento) e di capra (57,9 per cento), mentre la Campania per la produzione di latte di bufala (85,9 per cento).
- Nel 2023, in Italia, nei mattatoi autorizzati, sono stati macellati 5,3 milioni di capi tra bovini, bufalini, ovini e caprini. Rispetto al 2022, i capi di bestiame macellati sono diminuiti del 7 per cento.
- Si conferma il trend di crescita nel numero di aziende agrituristiche in Italia: nel 2023 raggiungono quota 26.129 (+1,1 per cento, rispetto al 2022). La densità di agriturismi sul territorio nazionale raggiunge i suoi massimi valori nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (46 strutture per 100 kmq), in Toscana (25,2 per 100 kmq) e in Umbria (15,4 per 100 kmq).
- Rispetto al 2022, il valore della produzione del settore agrituristico aumenta del 15,4 per cento e, rispetto al 2019, anno pre-Covid-19, l’aumento è del 19,1 per cento. Sembra quindi completamente superata la forte flessione dovuta all’emergenza sanitaria.
- Nel 2023, rispetto all’anno precedente, la quota di aziende agrituristiche condotte da donne rimane stabile a livello nazionale, attestandosi al 34 per cento.
- Per quanto riguarda i prodotti agroalimentari di qualità, tra il 2021 ed il 2022, a livello nazionale, il numero dei produttori cresce dello 0,4 per cento, con un picco del +3,0 per cento nel Mezzogiorno, mentre i trasformatori calano dello 0,9 per cento (-2,3 per cento nel Mezzogiorno).
- Nel 2023, rispetto all’anno precedente, si rileva un incremento nella distribuzione di prodotti fertilizzanti del 29,9 per cento; diversamente, la distribuzione dei prodotti fitosanitari diminuisce del 9,8 per cento.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
In Italia, nel mese di ottobre 2020, data di riferimento del Censimento (annata agraria 2019-2020), risultano attive 1.133.006 aziende agricole. Rispetto al 1982, anno di riferimento del 3° Censimento generale dell’Agricoltura, sono scomparse quasi due aziende agricole su tre, nell’arco dei 38 anni intercorsi. Il numero indice del numero di aziende agricole con base 1982=100, pari a 36,2, indica una flessione del 63,8 per cento.
Sebbene il confronto con i precedenti censimenti sia anche influenzato dalle trasformazioni del campo di osservazione, dovute all’evoluzione dell’agricoltura italiana ed europea, è evidente il notevole processo di concentrazione dell’imprenditoria agricola tuttora in atto. Nello stesso periodo, infatti, la flessione della Superficie agricola utilizzata (Sau) (-21,5 per cento rispetto al 1982) e della Superficie agricola totale (Sat) (-28,2 per cento) risultano molto più contenute di quella del numero di aziende.
Se si limita il confronto agli ultimi due censimenti generali dell’Agricoltura, si rileva una significativa riduzione del numero di aziende, pari a poco più del 30 per cento (-488 mila aziende), a cui si associa una riduzione molto più contenuta della Sau (-3,3 per cento) e della Sat (-5,8 per cento).
Per effetto di tali dinamiche, in 38 anni, la dimensione media delle aziende agricole è più che raddoppiata, sia in termini di Sau (passata da 5,1 a 10,9 ettari medi per azienda), che di Sat (da 7,1 a 14,2 ettari medi per azienda).
Per quanto riguarda alcune tra le principali coltivazioni, di cui l’ultimo dato disponibile è riferito al 2023, la produzione di olive da olio (2.312,4 (1.000 t)) aumenta (+11,51 per cento), rispetto all’anno precedente; analizzando, invece, la situazione nel lungo periodo, si osserva una diminuzione importante, rispetto al 2013 (-18,9 per cento).
Nel 2023, in Italia, la produzione di arance (1.836 (1.000 t)) è in aumento, rispetto all’anno precedente (+3,0 per cento); confrontando i valori di produzione con quelli del 2013, si osserva una variazione positiva (+ 7,9 per cento).
Nel 2023, la produzione di uva da vino (5.845,2 (1.000 t)) mostra una notevole diminuzione rispetto all’anno precedente (-21,5 per cento). In linea con questo dato, si osserva l’importante diminuzione della produzione, anche rispetto al 2013 (-15,31 per cento).
Nel 2023, la produzione di pomodoro (6.016,1 (1.000 t)) mostra una lieve diminuzione, rispetto all’anno precedente (-1,96 per cento); comparando l’ultimo anno disponibile con il 2013, si evidenzia una crescita della produzione del 13,1 per cento.
Al 1° dicembre 2020, in Italia, le aziende agricole con capi di bestiame sono 213.980, ossia il 18,9 per cento delle aziende attive. Nel 2023, in Italia, la consistenza dei capi di bestiame nelle aziende agricole che praticano allevamento è stimata in circa: 5,6 milioni di capi bovini, 416 mila capi bufalini, 6,5 milioni di capi ovini e 980 mila capi caprini.
Nel 2023, l’industria lattiero-casearia ha raccolto oltre 136 milioni di quintali di latte, così composti: bovino (94,7 per cento), bufalino (1,7 per cento), ovino (3,3 per cento) e caprino (0,3 per cento). Rispetto al 2022, il latte complessivamente raccolto, a livello nazionale, registra un decremento dello 0,83 per cento.
Nel 2023, in Italia, nei mattatoi autorizzati, sono stati macellati oltre 5,3 milioni di capi tra bovini, bufalini, ovini e caprini. Rispetto al 2022, i capi di bestiame macellati sono diminuiti del 7 per cento. In particolare, sono stati macellati: oltre 2,4 milioni di capi bovini (-10 per cento, rispetto al 2022), circa 103 mila capi bufalini (-8 per cento, rispetto al 2022), oltre 2,6 milioni di capi ovini (-5 per cento, rispetto al 2022) e oltre 170 mila capi caprini (+14 per cento, rispetto al 2022).
Nel 2023, rispetto al 2013, il numero dei capi bovini e degli ovini macellati si è ridotto (rispettivamente, - 19 per cento e -13 per cento), mentre il numero dei capi bufalini e dei caprini macellati è aumentato (rispettivamente, +79 per cento e +20 per cento).
Le aziende autorizzate all’esercizio dell’attività agrituristica nel 2023 sono 26.129 (+1,1 per cento, rispetto al 2022). I comuni che nel 2023 ospitano almeno un’azienda agrituristica sono il 64 per cento, a fronte del 58 per cento del 2011. La densità media delle strutture sull’intera superfice italiana è di 8,6 strutture per 100 kmq (6,7 nel 2011).
Aziende agrituristiche (valori assoluti)
Tra il 2022 e il 2023, anche se a livelli più contenuti, rispetto al biennio precedente, aumentano le strutture con alloggio, ristorazione e degustazione, servizi che rappresentano il core economico dell’offerta agrituristica. Le aziende con degustazione sono 6.530 (il 25 per cento di tutte le strutture agrituristiche) e segnano un +3,8 per cento rispetto al 2022. Questo dato conferma la connessione tra il settore agrituristico e il vasto e variegato “mondo” dei prodotti di qualità: due settori che contribuiscono al prestigio del” Made in Italy” a livello nazionale e internazionale. Le aziende agrituristiche che svolgono attività di ristorazione sono 13.023 (50 per cento circa del totale delle aziende agrituristiche) e, rispetto al 2022, registrano un lieve aumento (+0,8 per cento) che, tuttavia, nel Centro sfiora il 2,3 per cento. Le aziende con alloggio sono 21.163 (81 per cento di tutte le strutture attive), in aumento, rispetto al 2022 (+0,9 per cento).
Nel 2023, si registra una maggiore incidenza di strutture che offrono: escursioni (24,6 per cento), attività sportive (24,5 per cento), fattorie didattiche (16,1 per cento), corsi vari (14,4 per cento), osservazioni naturalistiche (12,5 per cento), mountain bike (12,2 per cento), trekking (12,1 per cento), equitazione (10,2 per cento).
Nel 2023, in Italia, le aziende agrituristiche condotte da donne sono 8.834, con un aumento molto contenuto, rispetto al 2022 (+0,2 per cento). A livello nazionale, la quota di partecipazione femminile si attesta al 33,8 per cento, leggermente inferiore al 2022 (34,1 per cento). Le donne sono particolarmente attive nella conduzione di fattorie didattiche: tra le aziende con fattorie didattiche, quelle con conduttore femminile sono il 39 per cento (5 punti in più rispetto alla quota di donne relativa al totale delle strutture agrituristiche). Inoltre, tra le aziende agrituristiche con conduttore femminile, il 9,2 per cento è una fattoria didattica a fronte del 7,4 per cento di quelle con conduttore maschile.
Nel 2022, il prestigio e la qualità italiane nel comparto agroalimentare del cibo certificato mantengono costante il primato per numero di riconoscimenti, con 319 eccellenze riconosciute dall’UE. Rispetto al 2021, entrano quattro nuovi prodotti: la Castagna di Roccamonfina (Igp), il Finocchio di Isola Capo Rizzuto (Igp), la Lenticchia di Onano (Igp), i Vincisgrassi alla Maceratese (Stg). Sempre rispetto al 2021, ad una moderata crescita dei produttori (+0,4 per cento) si accompagna un lieve calo dei trasformatori (-0,9 per cento). Questo fenomeno interessa in diverso modo le ripartizioni geografiche: nel Mezzogiorno l’aumento dei produttori (+3,0 per cento) si contrappone al calo dei trasformatori (-2,3 per cento), al contrario del Nord, dove si rileva un calo di produttori (-1,4 per cento) ed un leggero incremento di trasformatori (+0,4 per cento). Nel Centro scende, quasi allo stesso tasso, sia il numero produttori (-1,1 per cento) sia quello dei trasformatori (-0,9 per cento).
Nel 2022, rispetto al 2021, il settore che segna la maggiore crescita è quello delle carni fresche, con +3,7 per cento di produttori e +3,5 per cento di allevamenti. Nel settore ortofrutticolo, aumentano i produttori (+1,4 per cento) e, in misura maggiore, la superficie coltivata (+4,7 per cento). A parità di produttori (+0,1 per cento), cresce del 3,6 per cento la superficie dedicata alla coltivazione degli oli extravergine di oliva. Stabile il settore dei formaggi, con variazioni di produttori e allevamenti prossime allo zero. La preparazione carni invece segna una flessione: i produttori calano del 4,1 per cento e gli allevamenti del 3,5 per cento.
Nel 2023, si rileva un decisivo incremento nella distribuzione di prodotti fertilizzanti (+29,9 per cento): dalle 3.496.501 tonnellate del 2022 si passa a 4.540.601 tonnellate. In aumento anche la distribuzione di fertilizzanti semplici (+54 per cento): da 777.153 tonnellate nel 2022 a 1.196.863 tonnellate.
La distribuzione di prodotti fitosanitari registra, invece, un calo rispetto allo scorso anno, passando da 102,9 milioni di chilogrammi nel 2022, a 92,8 milioni di chilogrammi nel 2023 (-9,8 per cento). La quantità complessiva di principi attivi contenuti nei prodotti scende da circa 44,5 milioni di chilogrammi del 2022 a 40 milioni (-10,2 per cento) nel 2023. Di conseguenza, si registra un calo nella quantità di principi attivi distribuiti per ettaro, che da 3,6 chilogrammi per ettaro di Sau nel 2022, passa a 3,2 chilogrammi nel 2023.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
La segmentazione territoriale delle aziende agricole attualmente disponibile si basa sull’attribuzione di ogni azienda alla regione o alla provincia autonoma in cui è localizzata la sede legale o il centro aziendale. Tale aspetto non influisce sull’attribuzione regionale dei terreni agricoli per le aziende unilocalizzate, o plurilocalizzate, se con terreni tutti localizzati nella stessa regione o provincia autonoma. La flessione media registrata per il complesso delle aziende trova riscontro in tutte le regioni. Infatti, tra il 2020 e il 2010, il numero di aziende agricole diminuisce di oltre il 22,0 per cento in tutte le regioni, ad eccezione di: Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (-2,0 per cento), Provincia autonoma di Trento (-14,0 per cento) e Lombardia (-19,9 per cento). La flessione più evidente si rileva in Campania (-42,0 per cento). Nel decennio considerato, l’intensità della flessione del numero di aziende è mediamente più significativa nel Sud (-33 per cento) e nelle Isole (-32,4 per cento); nelle altre ripartizioni geografiche, si mantiene al di sotto della media nazionale, secondo un profilo di decrescita via via meno intenso dal Sud al Nord: - 28,9 per cento nel Centro; -25,6 per cento nel Nord-est; -21,5 per cento nel Nord-ovest.
Nel decennio tra il 2013 e il 2023, per quanto riguarda alcune tra le principali coltivazioni, la regione con la maggiore produzione di olive da olio si conferma la Puglia che, con 802,0 (1.000 t), rappresenta il 34,68 per cento della produzione nazionale 2023; segue la Calabria, con una produzione di 534,5 (1.000 t), con il 23,11 per cento; segue la Sicilia che, con 327,7 (1.000 t), rappresenta il 14,17 per cento della produzione nazionale. Nel Centro, la produzione di olive da olio subisce una flessione importante rispetto all’ultimo decennio. Infatti, rispetto al 2013, nel decennio considerato, la variazione mostra una diminuzione del 29,49 per cento; nelle regioni del Nord, la produzione è minima, inferiore al 2 per cento di quella nazionale.
Per la produzione di arance, il Mezzogiorno detiene il primato assoluto, con il 99,88 per cento della produzione nazionale. La regione più produttiva in assoluto è la Sicilia che, con 1.100,3 (1.000 t) di raccolto, detiene il 59,93 per cento della produzione nazionale del 2023; seguono Calabria, con 472,2 (1.000 t) e Puglia, con 129,2 (1.000 t), che rappresentano, rispettivamente il 25,72 per cento e il 7,04 per cento della produzione nazionale. L’incidenza delle altre aree geografiche sul totale nazionale è minima, rispetto al Mezzogiorno; osserviamo, infatti, l’assenza di produzione nel Nord-est; il Nord-ovest raggiunge solo lo 0,01 per cento grazie alla Liguria, unica regione produttrice; infine, il Centro raggiunge lo 0,12 per cento grazie a Lazio e Toscana.
Il Nord-est è la maggiore zona produttiva di uva da vino, con il 45,23 per cento della produzione nazionale. Il Mezzogiorno detiene il 36,71 per cento della produzione, seguito dai valori registrati al Centro (9,78 per cento). Nell’ultimo decennio (2013-2023), quasi tutte le regioni registrano significativi cali di produzione di uva da vino, con l’eccezione di Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Molise, ma solo la prima è rappresentativa della produzione di uva da vino sul territorio mostrando, nel 2023, una produzione del 23,39 per cento del totale nazionale. Diversamente, le altre regioni non raggiungono l’1,5 per cento, fatta eccezione per il Friuli-Venezia Giulia, che supera il 4 per cento. Nel 2023, il Veneto è la regione trainante del Nord-est, con 1.367 (1.000 t), in grado di mostrare un incremento del 16,03 per cento di produzione, rispetto al 2013 (1.178,1 (1.000 t)). Nella stessa ripartizione territoriale, i valori della produzione vengono incrementati in misura significativa anche dall’Emilia Romagna che, con 827,6 (1.000 t), fornisce il 14,16 per cento della produzione nazionale. Nel Mezzogiorno, dove si registra un calo pari al -27,49 per cento, rispetto al 2013, e al -33,28 per cento, rispetto al 2022, la Puglia, con 957,3 (1.000 t), nel 2023, fornisce il 16,38 per cento della produzione nazionale di uva da vino, rimanendo la regione con il minor calo di produzione, nonostante una diminuzione del 13,08 per cento, rispetto al 2013.
Per quanto riguarda la produzione di pomodoro, Il Centro-nord detiene il 54,44 per cento della produzione, mentre il Mezzogiorno il 45,56 per cento. Nel decennio 2013-2023, sono due le regioni che contribuiscono maggiormente alla produzione totale nazionale: nel Nord, si distingue l’Emilia-Romagna, con una produzione di 1902,1 (1.000 t), nel 2023 (31,62 per cento del totale nazionale); nel Mezzogiorno, la Puglia, con 1.410,7 (1.000 t), produce il 23,45 per cento del totale; segue la Lombardia con 554,4 (1.000 t), appena sotto il 10 per cento.
Nel 2020, per quanto riguarda le aziende agricole con capi di bestiame, rispetto al profilo relativo al totale delle aziende agricole di ciascuna regione, il comparto zootecnico incide di più nel Nord-ovest (36,2 per cento), mentre l’incidenza più contenuta caratterizza il Sud (10,6 per cento del totale). Tra le regioni, la Sardegna prevale con circa 24 mila aziende (10 per cento del totale), seguita da Lombardia e Veneto, con circa 20 mila aziende, e dal Piemonte, con 18 mila aziende. Il contributo più contenuto è dato, invece, dalle regioni dove predomina la catena alpina o la costa rocciosa, ovvero Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste (circa 1.400 aziende, 0,7 per cento del totale), Liguria e Provincia autonoma di Trento, entrambe con circa 3 mila aziende (circa l’1,6 per cento del totale).
Nel 2023, nel Nord, si rileva la maggior consistenza di capi bovini (71,0 per centro), in particolare in Lombardia (27,4 per cento del totale nazionale), Veneto (13,6 per cento) ed Emilia-Romagna (10,4 per cento). La maggiore consistenza di capi bufalini è concentrata nel Mezzogiorno (circa il 78,2 per cento), in particolare, in Campania, dove è presente il 72,8 per cento del totale nazionale. La maggiore consistenza di capi ovini e caprini è concentrata nel Mezzogiorno (rispettivamente, 73,2 e 62,7 per cento). Su scala regionale, la Sardegna continua a registrare il maggior numero dei capi ovini e caprini (rispettivamente, 47,9 e 28,8 per cento del totale nazionale).
Le regioni del Centro-nord confermano il primato in merito alla raccolta di latte vaccino: nel 2023, Lombardia ed Emilia-Romagna hanno coperto il 62,9 per cento della raccolta nazionale di latte vaccino.
La Campania è al primo posto per la raccolta di latte di bufala, con l’85,9 per cento della raccolta nazionale di latte bufalino. La Sardegna è, invece, al primo posto per la produzione di latte ovino e caprino: nel 2023, ha raccolto il 68,1 per cento del latte ovino e il 57,8 di quello caprino nazionale.
Anche nel 2023, la macellazione bovina rimane concentrata soprattutto nelle regioni del Nord, che registrano l’83,4 per cento della macellazione nazionale italiana. In particolare, nel 2023, il 70,8 per cento della macellazione bovina nazionale è concentrata in Veneto, Lombardia e Piemonte.
La macellazione dei bufalini continua a concentrarsi principalmente nel Mezzogiorno, con circa il 90,5 per cento dei capi macellati, a livello nazionale; in particolare, in Campania vengono macellati circa l’8,38 per cento dei capi. Anche la macellazione di ovini e caprini è concentrata nel Mezzogiorno (rispettivamente, 66,9 e 68,8 per cento della produzione nazionale).
Nel 2023, le aziende agrituristiche segnano una crescita del +1,1 per cento, con un saldo positivo di 280 aziende, rispetto al 2022. La crescita più rilevante si registra nel Centro (+2,3 per cento, rispetto all’anno precedente); seguono Mezzogiorno e Nord, con crescite molto contenute (rispettivamente, +0,5 e +0,3 per cento). Rispetto al 2022, rimane pressoché stabile la densità territoriale (strutture per 100 kmq) sia nel complesso (circa 9 aziende per 100 kmq) sia per zone altimetriche, con al primo posto le aree collinari (poco meno di 11 aziende per 100 kmq), seguite da quelle montane (8,2 aziende) e pianeggianti (5,5 aziende).
Il territorio con la più alta densità di aziende agrituristiche è la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (46 strutture per 100 kmq), seguita da Toscana (25,2 per 100 kmq) e Umbria (15,4 per 100 kmq).
Il numero di aziende agrituristiche condotte da donne registra un incremento contenuto, rispetto al 2022 (+0,2 per cento). La crescita più consistente di imprenditrici riguarda il Nord-est (+1,9 per cento) e, in particolare, la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (+3,1 per cento). Nel Centro, si registra complessivamente una variazione del +0,6 per cento: la crescita è guidata principalmente dal Lazio (+3,2 per cento) e, in misura molto minore, dalle Marche (+0,5 per cento), mentre Toscana e Umbria mostrano variazioni praticamente prossime allo zero. Nel Mezzogiorno, il numero rimane pressoché invariato, rispetto all’anno precedente: la crescita in Sardegna (+5,4 per cento) è compensata dal calo in Abruzzo (-3,2 per cento) e in Puglia (-2,8 per cento).
Anche nel 2023, il Sud si conferma l’area geografica dove la partecipazione femminile è più alta: la quota di aziende agrituristiche condotte da donne rappresenta complessivamente il 46,3 per cento: primeggiano Basilicata (49,8 per cento) e Abruzzo (47,4 per cento). La quota femminile si attesta, invece, al 35,3 per cento nel Centro e al 28,5 per cento al Nord. Il Nord-est rimane la ripartizione territoriale con la quota più esigua di imprenditrici: nonostante la crescita dell’ultimo anno, tale quota si attesta al 25,2 per cento, con le Province autonome di Bolzano/Bozen e Trento che si fermano, rispettivamente al 14,6 e al 24,1 per cento.
Relativamente ai prodotti agroalimentari di qualità, nel 2022, la quota più consistente di produttori si trova nel Mezzogiorno (41,5 per cento): il primato spetta alla Sardegna, dove opera il 19,4 per cento del totale dei produttori, seguita dalla Sicilia (7,7 per cento). Il 37 per cento dei produttori si colloca nel Nord, con una quota significativa nel Trentino-Alto Adige/Sudtirol (13,9 per cento). Il restante 21,5 per cento opera nel Centro, con una presenza particolarmente forte in Toscana (13,8 per cento), che detiene anche la maggior quota di superficie investita in produzioni Dop e Igp sul totale nazionale (pari al 25,8 per cento), mentre l’Emilia-Romagna ospita la maggior quota di trasformatori (17,7 per cento).
Caratteristica peculiare dei prodotti agroalimentari di qualità è lo stretto legame con il territorio di origine. Fattori ambientali come il clima e la morfologia del territorio uniti a fattori umani come l’artigianalità, le tradizioni e le tecniche di produzione tramandate nel tempo, contribuiscono a creare prodotti unici e inimitabili al di fuori del contesto di origine. Ciò fa sì che alcune attività tendano a concentrarsi in determinate regioni: il 41,3 per cento degli allevamenti sono situati in Sardegna, seguono Lombardia (12,1 per cento) e Emilia-Romagna (8,8 per cento).
Scendendo nel dettaglio, ogni settore esprime la sua vocazione in determinati territori. In particolare, la Sardegna primeggia nella produzione delle carni fresche, detenendo il 55 per cento del totale degli allevamenti nazionali del settore. La Lombardia è al primo posto nella preparazione carni per quota di produttori (40,9 per cento) e di allevamenti (41,6 per cento), seguita dall’Emilia-Romagna (13,8 per cento dei produttori e 15,1 per cento degli allevamenti). La Sardegna è al primo posto anche nella produzione di formaggi, con Il 44,8 per cento dei produttori, seguita dalla Lombardia (13,1 per cento). La produzione di oli extravergine di oliva è particolarmente radicata in Toscana, regione che copre il 38,4 per cento del totale della superficie olivicola nazionale e ospita il 41,5 per cento dei produttori del settore; seguono Puglia (con quote del 27,5 per cento per la superficie e del 16,3 per cento per i produttori) e Sicilia (14,2 per cento di superficie e 16,4 per cento di produttori). Le eccellenze di questo settore con il maggior numero di produttori sono: “Olio Toscano”, “Terra di Bari” e “Sicilia”. Nel settore ortofrutticolo, spicca il Trentino Alto-Adige/Sudtirol che, da solo, copre il 49,7 per cento dei produttori nazionali e il 25,5 per cento della superficie coltivata del settore a livello nazionale.
Nel 2023, rispetto al 2022, si segnala un consistente incremento nella distribuzione di fertilizzanti a livello nazionale (+29,9 per cento). L’incremento più rilevante interessa il Mezzogiorno (+86,7 per cento), seguito dal Centro (+47,7 per cento). Nonostante ciò, è il Nord-est a confermarsi l’area dove si distribuisce la maggiore quantità di fertilizzanti, con una quota del 30,1 per cento del totale nazionale. Si rileva un sostanziale incremento nella distribuzione dei fertilizzanti semplici, che aumenta del 54 per cento rispetto al 2022. In questo caso, l’incremento più significativo riguarda il Nord-est (+63,8 per cento), che detiene anche la maggiore quota distribuita sul totale nazionale (37 per cento).
Gli incrementi evidenziati si riflettono sulla quantità di fertilizzanti semplici distribuiti per ettaro di Sau: aumenta, a livello nazionale, passando da 0,06 tonnellate per ettaro, nel 2022 a 0,10 tonnellate nel 2023. Nel dettaglio, le quantità distribuite per ettaro di Sau sono: nel Nord-est, 0,18 tonnellate (+63,8 per cento, rispetto al 2022); nel Nord-ovest, 0,14 tonnellate (+42,6 per cento, rispetto al 2022); nel Centro, 0,06 (+54,5 per cento rispetto al 2021); nel Mezzogiorno, 0,06 tonnellate (+52,1 per cento, rispetto al 2022).
Fertilizzanti semplici. Anno 2022 (Tonnellate per ettaro di Sau)
Nel 2023, si registra una diminuzione del 9,8 per cento nella quantità complessiva di prodotti fitosanitari distribuiti in Italia, rispetto al 2022. Tale calo interessa tutte le aree geografiche, in particolare modo, il Nord (-12,5 per cento), seguito dal Mezzogiorno (-7,1 per cento) e dal Centro (-4,6 per cento). Il Nord continua a detenere la quota preponderante di prodotti distribuiti (53,9 per cento); seguono, a larga distanza, il Mezzogiorno (32,4 per cento) e il Centro (13,8 per cento).
Nel 2023, la quantità di principi attivi per ettaro di Sau cala lievemente a livello nazionale rispetto all’anno precedente, passando da 3,6 a 3,2 chilogrammi. Il calo interessa in maniera particolare il Nord-est, dove la distribuzione passa da 7,6 a 6,4 chilogrammi per ettaro; nonostante ciò, questa si conferma l’area in cui l’impiego di fitosanitari è più intensivo. In controtendenza il Centro, dove si registra invece un lieve aumento.
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
In base ai risultati diffusi da Eurostat relativi al censimento condotto negli altri stati dell’Unione europea, tra il 2010 e il 2020, nell’UE, si osserva una diminuzione di aziende agricole pari a 24,8 aziende agricole su 100, a fronte di una flessione della Sau molto contenuta e pari allo 0,9 per cento. Pertanto, le dinamiche osservate in Italia non sono diverse da quelle europee, infatti la flessione del numero di aziende è stata, in alcuni paesi, più accentuata che in Italia (Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Lituania e Malta). Nel 2020, per effetto di tali dinamiche, 12,5 aziende dell’UE su 100 sono italiane, così come l’8 per cento della Sau. In questa graduatoria, per numero di aziende, l’Italia è seconda solo a Polonia (14,4 per cento) e Romania (31,8 per cento); in termini di Sau, a Francia (17,4 per cento), Germania (10,5 per cento), Polonia (9,4 per cento), Romania (8,1 per cento) e Spagna (15,2 per cento).
Nel decennio, il processo di concentrazione aziendale ha caratterizzato tutti gli stati dell’UE; la conseguenza è che l’Italia, pur avendo visto crescere la dimensione media aziendale – come già ricordato – resta uno dei Paesi europei con la dimensione media più bassa, superata da 21 stati su 27, a fronte di una dimensione media nell’UE pari a 17,4 ettari per azienda.
Per quanto riguarda le principali coltivazioni, nel 2023, ultimo anno disponibile per un confronto con i paesi dell'UE27, l’Italia occupa il secondo posto per la produzione di olive da olio, con il 25,0 per cento, pari a 2.312,4 (1.000 t), superata dalla Spagna con il 50,2 per cento e una produzione raccolta di 4.643,4 (1.000 t). Seguono Portogallo (12,7 per cento della produzione dell’UE27) e Grecia (11,2 per cento).
Nel 2023, l’Italia detiene la seconda posizione per la produzione di arance dell’UE27, mantenendo la stessa posizione dal 2012 e facendo registrare, con 1.835,9 (1.000 t), il 32,1 per cento di produzione, rispetto al totale europeo. Al primo posto c’è la Spagna, con 2.715 migliaia di tonnellate, primo produttore europeo, nel 2023, con il 47,5 per cento della produzione complessiva; seguono, al terzo posto e quarto posto, Grecia e Portogallo, rispettivamente, con il 15,1 per cento e con il 4,9 per cento.
Nel 2023, l’Italia occupa il secondo posto per la produzione di uva da vino, con il 27,9 per cento, pari a 5.845,2 (1.000 t). L’Italia è preceduta dalla Francia, con il 29,5 per cento, pari a 6.163,5 (1.000 t) e seguita dalla Spagna, che rappresenta il 21,4 per cento della produzione UE27 con 4.474,4 (1.000 t).
Nel 2023, ultimo anno disponibile per un confronto con i membri dell'UE27, l’Italia occupa il primo posto come produttrice di pomodori, con il 37,6 per cento, pari a 6.016,1 (1.000 t), seguita dalla Spagna con il 24,8 per cento, pari a 3.968,5 (1.000 t). Si distanzia il Portogallo, con l’11,3 per cento della produzione UE27, pari a 1.812,6 (1.000 t).
Per quanto riguarda il latte bovino, nel 2023, nell'UE, sono stati raccolti 144.792,36 quintali di latte bovino. L'Italia si colloca al quarto posto, con l’8,7 per cento di latte raccolto, preceduta da Paesi Bassi (9,6 per cento), Francia (16,2 per cento) e Germania (22,4 per cento).
L’Italia si conferma, come negli anni precedenti, il primo Paese per numero di prodotti agroalimentari di qualità con riconoscimenti Dop, Igp e Stg, che, per il 2022, si attestano a 319. Nella graduatoria UE dei paesi che valorizzano le proprie produzioni di qualità, l'Italia è seguita dai seguenti paesi, prevalentemente appartenenti all'area del Mediterraneo: Francia (261 prodotti di qualità), Spagna (205), Portogallo (145) e Grecia (115).
Prodotti agroalimentari di qualità Dop, Igp e Stg. Anno 2022 (valori assoluti)