Gli indicatori analizzati oltre a mostrare le caratteristiche fondamentali dell’economia nazionale, consentono di tracciare il quadro generale della struttura produttiva italiana. In particolare, evidenziano la tendenza consolidata a configurare un sistema fortemente incentrato sul lavoro autonomo e su imprese di piccolissime dimensioni, più orientate alle attività manifatturiere (nonostante una tardiva ma veloce terziarizzazione) e, al loro interno, più specializzate nei comparti, ovvero il cosiddetto “made in Italy”.
In breve
- Nel 2019, in Italia, aumenta il numero di imprese e la loro capacità di sopravvivere nei mercati di riferimento.
- La dimensione media delle imprese italiane, sostanzialmente stabile nel 2019, è di 3,9 addetti a fronte della media Ue di 5,7.
- L’incidenza dei lavoratori indipendenti nelle imprese (27,3%) è quasi doppia rispetto alla media dell’Ue (14,2%); Il fenomeno è più evidente nel Mezzogiorno (34,8%).
- Nel 2019, le imprese italiane producono, in media, 133,19 euro di valore aggiunto, per addetto, ogni 100 euro di costo del lavoro unitario. La media dell’Ue è di 149,6 euro e l’Italia è quartultima in graduatoria.
- Nel 2019, continua il trend di crescita delle istituzioni non profit, che sono, in media, 61 ogni 10 mila abitanti. Il valore massimo si registra nella Provincia autonoma di Trento (119), il più basso in Campania (38).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2019, la struttura produttiva italiana mostra un continuo aumento del numero di imprese, che sale a quota 73,2 per mille abitanti. Il numero medio di addetti per impresa, misura di sintesi delle realtà produttive del sistema economico, resta sostanzialmente stabile, appena al di sotto dei quattro addetti. Nel settore dei servizi, è la micro impresa a dominare il panorama delle attività del sistema economico italiano; si manifesta, infatti, la maggior presenza di organizzazioni più complesse, di dimensioni medio-piccole, e diminuisce l’intensità industriale, ovvero le grandi imprese con un numero elevato di addetti.
Nelle imprese italiane, persiste un’elevata quota di lavoratori indipendenti che, anche se in costante diminuzione, supera il 27,3% del totale dei lavoratori. Per quanto riguarda la demografia d’impresa, il grado di dinamicità del sistema economico italiano e la resistenza delle nuove iniziative sui mercati di competenza, anche il 2019, come secondo anno consecutivo, continua ad essere interessato da una ripresa economica e una costante crescita degli indicatori; il turnover lordo supera il 15,3% (14,5% nel 2018), mentre il tasso di sopravvivenza delle imprese, a cinque anni dalla nascita, sale a quota 44,2 evidenziando una maggiore resistenza delle imprese italiane sul mercato.
Numero medio di addetti per impresa
Nel 2019, le imprese italiane producono mediamente circa 133,9 euro di valore aggiunto, per addetto, per ogni 100 euro di costo del lavoro unitario, con un aumento di competitività di costo rispetto all'anno precedente (+0,6 per cento).
Nel 2019, si contano circa 61 istituzioni non profit ogni 10 mila abitanti. Il rapporto è cresciuto in modo significativo e costante rispetto a venti anni fa: nel 1999 si contavano 39 istituzioni ogni 10 mila abitanti.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2019, quasi tutte le Regioni italiane del Centro-Nord presentano una leggera flessione del numero di imprese per mille abitanti, ad eccezione del Lazio, delle Regioni del Sud e delle Isole, interessate invece da un aumento significativo di imprese sul territorio. Dal punto di vista della distribuzione regionale, permane la netta distinzione tra il Centro-Nord, caratterizzato da un rapporto molto elevato di imprese e con un numero di dipendenti superiore alla media nazionale, e il Mezzogiorno, con meno imprese e di minori dimensioni. La Calabria e il Molise sono le Regioni con imprese di dimensione media più contenuta, in termini di addetti, rispetto alla media nazionale (4 addetti), rispettivamente 2,4 e 2,6. Per contro, l'analisi territoriale mostra una quota di lavoratori indipendenti nelle imprese, il cui il valore massimo si registra nel Mezzogiorno (34,8% degli addetti), mentre il minimo nel Nord-Ovest (23,6%), valori però in costante diminuzione su tutto il territorio nazionale. La struttura produttiva dell’economia italiana appare altamente diversificata, a livello di ripartizione territoriale: nel Mezzogiorno, prevalgono le micro imprese, sia di servizi, sia dell’industria; nel Nord-Ovest e nel Centro, sono presenti le più grandi imprese di servizi; nel Nord-Est, le micro e piccole imprese dell’industria. Per quanto concerne la demografia di impresa, nel Mezzogiorno, la numerosità delle imprese è più instabile, caratterizzata da valori più alti di natalità e mortalità. Il tasso di sopravvivenza delle imprese, a cinque anni, continua a crescere, per il secondo anno consecutivo, in tutte le Regioni ad eccezione di Umbria, Marche e Molise e di alcune Regioni del Nord-Est. Il panorama del sistema produttivo italiano è rappresentato da una notevole frammentazione, dovuta anche alla specializzazione nel segmento delle micro imprese che operano nei servizi, e che occupano, nel complesso, circa il 30% degli addetti. Occorre specificare che le micro imprese sono più soggette a un elevato tasso di mortalità perché, data la loro dimensione, hanno più difficoltà a ricevere finanziamenti o prestiti da fonti esterne per far fronte a imprevisti di varia natura.
Tassi di natalità e mortalità delle imprese. Anno 2019 (valori percentuali)
Nel 2019, le Regioni del Centro hanno, in media, i livelli di competitività di costo più elevati (138,7), mentre i livelli inferiori dell’indicatore si registrano nel Mezzogiorno (120,9). In particolare, dall’analisi a livello settoriale, si evince che la più bassa competitività per tutte le ripartizioni è nel settore delle costruzioni, il cui dato peggiore si rileva nel Centro Italia. Il maggior differenziale tra ripartizioni si registra nel settore dell'industria in senso stretto tra Centro e Mezzogiorno (con valori rispettivamente uguali a 164,5 e 143,5).
Nel 2019, il numero più elevato di istituzioni non profit per 10 mila abitanti si registra al Nord: la Provincia autonoma di Trento, la Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste e la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, si confermano ai primi tre posti della graduatoria con valori per 10 mila abitanti, rispettivamente, uguali a 119, 113 e 108. Tra le Regioni del Mezzogiorno che presentano valori superiori alla media nazionale (61), spicca il dato di Sardegna (71), Molise (69), Basilicata (68) e Abruzzo (64). La Regione con il valore più basso è la Campania (pari a 38 istituzioni non profit per 10.000 abitanti).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2019, nell’Ue, operano 45,1 imprese dell'industria e dei servizi ogni mille abitanti, con una densità altamente variabile tra i 28 Paesi. Nonostante l'economia italiana abbia risentito più fortemente della crisi economica del 2008, rispetto alla media dei partner europei, l’Italia si colloca al sesto posto dei 28 Paesi Ue per densità di attività produttive. Emerge, invece, la maggior frammentazione del tessuto produttivo italiano, con una dimensione media d’impresa di gran lunga inferiore al dato europeo: 3,9 addetti per impresa in Italia, rispetto ai 5,7 della media europea. Tra i 28 Paesi Ue, Germania e Austria hanno imprese mediamente più grandi e, nel contempo, quote più basse di lavoratori indipendenti, segnale di una prevalenza di forme organizzative di tipo societario. L'Italia presenta una quota altissima di lavoratori indipendenti nelle imprese (27,3%), posizionandosi in testa alla classifica europea, seguita da Grecia e Slovacchia, quasi il doppio rispetto alla media dell’Ue (14,2%); in particolare, tra le maggiori economie dell’area, Germania e Francia registrano quote inferiori al 9%. La struttura produttiva italiana presenta le peculiarità di alcune economie dell'area mediterranea, dove prevalgono le forme più legate alle tipicità del territorio, come le micro imprese di servizi, mentre la presenza dell'industria è più forte nell'Est Europa.
Nel 2018, le imprese dell’Ue producono mediamente circa 149,6 euro di valore aggiunto per addetto, per ogni 100 euro di costo del lavoro unitario. L'indicatore mette in risalto la situazione di sofferenza delle imprese italiane, al quartultimo posto nella graduatoria. Risultano molto competitive sia le imprese dell’Est europeo, che riescono a sfruttare meglio il vantaggio offerto dal minor costo del lavoro unitario, sia le imprese dell’Irlanda, di Malta e del Regno Unito. Una bassa competitività di costo si rileva per le imprese della Spagna, della Svezia, della Francia, e della Grecia.
Competitività di costo delle imprese. Anno 2018 (valori percentuali)