La sostenibilità della spesa per la protezione sociale è un tema molto dibattuto tra gli addetti ai lavori e i policy makers. I dati e gli indicatori riguardanti la protezione sociale sono, dunque, fondamentali al fine di quantificare le dimensioni del fabbisogno di risorse pubbliche e monitorare l’andamento della spesa, nel tempo. Le prospettive evolutive dell’intero sistema sono condizionate da un fattore preminente, l’invecchiamento della popolazione italiana, come conseguenza dell’aumento della speranza di vita e del basso tasso di natalità. Inoltre, la pandemia da COVID-19 ha messo in luce i punti di forza e le criticità del nostro sistema di protezione sociale.
In breve
- Nel 2022, in Italia, la spesa per la protezione sociale è pari al 30,5% del Pil nazionale. È destinata prevalentemente alla funzione “vecchiaia” (47,9%) e alla funzione “malattia” (22,9%), ma è rilevante anche l’incidenza di due funzioni congiunte: “disoccupazione” e “altra esclusione sociale non altrove classificata” (10,1%).
- Nel 2021, in Italia, la spesa pro capite per la protezione sociale è di 9.785 euro annui, poco al di sopra della media Ue (9.538 euro). Se rapportata al Pil, la spesa dell’Italia (31,8% nel 2021) supera la media Ue (29,9%).
- Nel 2021, l'incidenza dei trattamenti pensionistici sul Pil è pari al 17,1%, inferiore di 1,3 punti percentuali a quella dell’anno precedente. Tuttavia, è bene sottolineare che il valore dell’indicatore è determinato non solo dal decremento dei trattamenti pensionistici erogati, (circa 305,7 mld, a fronte di 310,9 mld nel 2020), ma anche dall’andamento del Pil, in ripresa dopo la pandemia da COVID-19.
- Nel 2021, l’incidenza delle prestazioni sociali sul Pil è pari al 20,2% (circa 22,4%, nel 2020). Analogamente, ad influenzare la flessione dell’indicatore sono sia la diminuzione degli importi erogati (372,6 mld, nel 2020, contro i 368,5, nel 2021), sia l’aumento del Pil.
- Nel 2021, l’indice di beneficio relativo è pari al 45,1% (48,9%, nel 2020). Il valore più alto si registra per il Mezzogiorno (60,0%), il più basso al Nord-Ovest (39,4%). In generale, l’indicatore diminuisce in tutte le aree geografiche.
- Nel 2021, il 37,7% delle risorse gestite dai Comuni per i servizi sociali è destinato alle famiglie con figli, il 26,3% ai disabili, il 15% agli anziani, il 10,8% al contrasto della povertà e dell’esclusione sociale, il 4,2% agli immigrati e lo 0,3% alle dipendenze da droghe e alcool. Nel Mezzogiorno, i livelli di spesa pro capite sono inferiori rispetto alle Regioni del Centro-Nord, ad eccezione della Sardegna.
- Nell’anno educativo 2021/2022, il 59,6% dei Comuni italiani ha offerto servizi socio-educativi per la prima infanzia. I bambini al di sotto dei tre anni accolti nelle strutture socio-educative pubbliche o finanziate dal settore pubblico sono il 15,2%. La percentuale minima è in Campania (4,3%).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
In risposta alle problematiche che solleva l’invecchiamento della popolazione, nel 2021, la Commissione Europea ha pubblicato il “Libro verde sull'invecchiamento demografico”, al fine di promuovere il dibattito politico intorno alle potenziali misure da adottare per la sostenibilità della spesa per la protezione sociale. Tale documento rappresenta un momento di riflessione importante sui principi fondamentali sui quali si fonda l’Unione Europea (inclusione, sostenibilità ambientale e protezione e assistenza sociale) e prevede l’attuazione di un “Piano di azione” per fronteggiare i problemi sociali ed economici connessi all’invecchiamento della popolazione.
In Italia, la protezione sociale comprende la previdenza, l’assistenza e la sanità (per approfondimenti su quest’ultima si rimanda al settore “Sanità e Salute”).
Nel 2022, la spesa per la protezione sociale è pari al 30,5% del Pil. L’andamento relativo agli anni 2018-22 evidenzia un incremento di +1,7 punti percentuali, nonostante il decremento di 1,3 punti percentuali registrato nell’ultimo anno, dovuto in parte alla cessazione delle misure di sostegno al reddito e alle famiglie introdotte per contrastare gli effetti economici della pandemia da COVID-19. La spesa per prestazioni sociali è destinata per il 47,9% alla funzione vecchiaia, per il 22,9% alla funzione malattia e, per il 10,1% alle due funzioni congiunte “disoccupazione e altra esclusione sociale non altrove classificate”.
Nel 2021, il tasso di pensionamento (calcolato come rapporto tra il numero totale delle pensioni e la popolazione al 31/12 dell’anno di riferimento) è pari al 37,9% e registra una lieve crescita rispetto agli anni precedenti.
Nel 2021, la spesa per prestazioni sociali in percentuale del Pil (20,2%) è diminuita, rispetto al 2020 (22,4%). Le prestazioni sociali pro capite risultano, allo stesso modo, in diminuzione (6.231,4 euro). La spesa per prestazioni sociali è solo in parte finanziata dai contributi sociali, come emerge dall'indice di copertura previdenziale, in aumento nel 2021 (68,8%), rispetto al 2020 (66,0%).
Nel 2021, l’indice di beneficio relativo pari al 45,1% è diminuito in relazione all’anno precedente (48,9%). Tale indice identifica la quota di reddito medio per abitante alimentata da trattamenti pensionistici ed è in lieve costante aumento dal 2000, per effetto dell’invecchiamento della popolazione. La diminuzione dell’indice è causata dalle variazioni del Pil post-pandemiche.
Nel 2021, la spesa per pensioni erogate dagli enti di previdenza, esclusa la quota erogata a persone trasferite all’estero, è uguale al 17,1% e diminuisce rispetto all’anno precedente (18,4% del Pil).
Spesa per pensioni degli Enti di previdenza (in percentuale del Pil)
I Comuni singoli o associati hanno il compito di garantire interventi e servizi sociali a favore dei cittadini, come previsto dalla legge quadro sull’assistenza (L. 328/2000).
Nel 2021, la spesa dei Comuni per i servizi sociali, al netto del contributo degli utenti e del Servizio Sanitario Nazionale, ammonta a 8 miliardi e 376 milioni di euro, corrispondenti allo 0,46% del Pil nazionale. Si conferma la tendenza alla crescita della spesa iniziata nel 2016, dopo la flessione degli anni precedenti.
Nel 2021, la spesa per il welfare territoriale in rapporto alla popolazione residente è pari a 142 euro, in aumento rispetto ai 132 euro del 2020. Dopo il calo registrato nel triennio 2011-2013, negli anni successivi, si registra una ripresa che ha portato gradualmente a recuperare e a superare i livelli di spesa precedenti la crisi economica e finanziaria.
Nel 2021, il 37,7% delle risorse gestite dai Comuni per i servizi sociali è destinato alle famiglie con figli, il 26,3% ai disabili, il 15% agli anziani. Dopo un aumento degli interventi a supporto delle famiglie in difficoltà economica dovuto alla pandemia, la spesa per “povertà, disagio adulti e senza dimora”, passa dal 12,2%, nel 2020, al 10,8%, nel 2021. La spesa residua è rivolta per il 4,2% agli immigrati, per il 0,3% alle dipendenze e per il 5,7% alle spese generali, di organizzazione e per i servizi rivolti alla “multiutenza”.
Nell'anno educativo 2021/2022, i Comuni italiani che hanno offerto almeno un servizio tra nido, micronido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia, risultano il 59,6% del totale. Il 57,9% dei Comuni ha offerto il servizio di nido (incluse le sezioni primavera); il 12,7% ha garantito un’offerta di servizi integrativi per la prima infanzia.
Rispetto al precedente anno educativo, si registra un aumento dell’8,3% degli iscritti ai nidi comunali o privati convenzionati con i Comuni. Stabile il dato per i servizi integrativi per la prima infanzia, che accolgono il 5% dell’utenza complessiva.
Complessivamente, il numero degli iscritti ai servizi educativi per la prima infanzia finanziati dai Comuni recupera quasi 14mila unità rispetto al 2020, contando oltre 190.000 bambini, al 31 dicembre 2021.
La percentuale di bambini fra 0 e 2 anni accolti nelle strutture pubbliche, o finanziate dal settore pubblico, si è attestata al 15,2%, in aumento, rispetto al 13,7% dell’anno precedente.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Le prestazioni per pensioni e contributi sociali sono influenzate dalla struttura demografica e produttiva del Paese. Nel 2021, nel Mezzogiorno, l'indice di copertura previdenziale pari al 42,3% aumenta, rispetto all’anno precedente (40,7%), riducendo la distanza dalla media nazionale (68,8%); mentre il Nord-Ovest mostra un indice superiore alla media nazionale (86,5%). Tra le Regioni, la Calabria presenta il valore più basso (33,7%), a fronte di Lombardia e Trentino-Alto-Adige/Sudtirol che superano il 100%. Per il Centro, l’indice di copertura previdenziale è uguale al 74,0%, in diminuzione, rispetto al 2020 (70,7%); in particolare, il Lazio (89,7%) presenta il valore più elevato e superiore a quello dell’anno precedente (86,0%). La spesa per pensioni rapportata al Pil è più contenuta nel Nord-Ovest (15,2%), mentre il Mezzogiorno (21,7%) è l'area che registra l'incidenza più elevata, superiore alla media nazionale (17,1%). In generale, tutte le aree geografiche mostrano una diminuzione dell’indicatore, soprattutto il Centro che passa dal 17,0% al 15,8%, avvicinandosi ai valori del Nord.
Nel 2021, nelle Regioni del Mezzogiorno, i livelli di spesa pro capite per la rete territoriale dei servizi sociali sono decisamente inferiori rispetto alle Regioni del Centro-Nord, ad eccezione della Sardegna, dove i Comuni hanno speso 279 euro per abitante, valore ben al di sopra della media nazionale. Nelle altre Regioni del Mezzogiorno, si passa da un minimo di 37 euro per abitante, in Calabria, ad un massimo di 97 euro, in Puglia. Nel Centro-Nord, viceversa, dove si concentra il 78% della spesa per i servizi sociali, si passa da un minimo di 113 euro pro capite, in Umbria, fino al massimo di 592 euro, per la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen.
A livello regionale, l’indicatore di diffusione dell’offerta pubblica di servizi socio-educativi per la prima infanzia presenta variazioni molto significative: nell'anno educativo 2021/2022, si passa dal 100% dei Comuni che garantiscono la presenza dei servizi, in Valle D'Aosta/Vallée d’Aoste e in Friuli-Venezia Giulia, al 24,4% della Basilicata.
Le Regioni del Nord-Est godono mediamente di una maggiore presenza dei servizi per l’infanzia pubblici o finanziati dal settore pubblico, con una media di ripartizione pari all’84,2% dei Comuni attivi in questo settore; Centro (55,6%) e Mezzogiorno (48,2%) registrano valori inferiori al dato nazionale (59,6%).
Bambini di 0-2 anni che utilizzano servizi per l'infanzia (valori percentuali)
Nel corso degli ultimi anni, si registra un miglioramento della copertura e dell'utilizzo dei servizi nelle regioni del Mezzogiorno e il conseguente attenuarsi delle divergenze: i Comuni del Mezzogiorno che offrono i servizi sono passati dal 35,4%, registrato nel 2014/15, al 48,2%, nel 2021/22. Tuttavia, tra i bambini residenti nella fascia d’età 0-2 anni, la percentuale di utenti mostra ancora divari molto ampi: nell’anno educativo 2021/2022, la percentuale di bambini che ha usufruito dei servizi per l'infanzia finanziati dai Comuni è aumentata in maniera generalizzata dopo la pandemia da COVID-19, ma resta inferiore al 5% in Campania e in Calabria, mentre è superiore al 24% in Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste e nella Provincia autonoma di Trento. Il divario tra i territori è ben sintetizzato dal confronto tra i valori assunti dall'indicatore al Centro-Nord (19,6%) e nel Mezzogiorno (7,2%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
La spesa per la protezione sociale è influenzata da vari fattori, tra i quali il modello di welfare adottato, il livello di reddito e le caratteristiche strutturali della popolazione (la spesa è più elevata nei Paesi con popolazione polarizzata nelle classi d’età giovani e/o anziane).
Nel 2021, la spesa pro capite in Italia, pari a 9.785 euro annui, si colloca poco al di sopra della media Ue (9.538 euro) e l’Italia continua a mantenere l’undicesimo posto tra i 27 Paesi europei. Se rapportata al Pil, la spesa relativa alla protezione sociale pone l’Italia in una posizione migliore (quarto posto), con un valore pari al 31,8%, superiore alla media Ue (29,9%). Il contesto europeo mostra valori di spesa rispetto al Pil piuttosto eterogenei: dal minimo rilevato per l’Irlanda (13,6%), al massimo per la Francia (35,8%).
Spesa per la protezione sociale. Anno 2021 (in percentuale del Pil)