Gli indicatori demografici misurano l’evoluzione e la struttura della popolazione. Le trasformazioni demografiche avvenute in Italia negli ultimi anni hanno messo in evidenza fenomeni rilevanti: la diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione.
In breve
- Nel 2020, la pandemia da COVID-19 accentua la crisi demografica, già in atto da diversi anni.
- La fecondità, in calo a partire dal 2010, si riduce ulteriormente (1,24 figli per donna), mentre l’età media al parto sale a 32,2 anni ed è fra le più alte dei Paesi dell’Ue.
- La speranza di vita alla nascita, nel 2021, è di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 per le donne.
- I matrimoni nel 2020 subiscono un brusco calo dovuto alla pandemia. La diminuzione rispetto al 2019 è pari al 47,4%. L’Italia, quanto a nuzialità, si colloca in fondo alla graduatoria dei Paesi dell’Ue.
- Nel 2020, la pandemia ha inciso anche su separazioni e divorzi che, rispetto all’anno precedente, hanno registrato, rispettivamente, -18,0% e -21,9%.
- Continua ad aumentare l’indice di vecchiaia, raggiungendo quota 182,6 anziani ogni cento giovani. L’Italia è uno dei Paesi più “vecchi” dell’Ue.
- Al 1° gennaio 2021, l’indice di dipendenza registra un nuovo incremento raggiungendo quota 57,3, con differenze regionali significative tra Nord e Sud. A livello europeo, l’indicatore si attesta vicino alla media Ue.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Al 1° gennaio 2021, la popolazione residente in Italia ammonta a 59.236.213 individui.
Nel 2020, forte è l’impatto della pandemia da COVID-19 sulla dinamica naturale della popolazione: si accentua la diminuzione della popolazione residente, già riscontrata negli anni precedenti. Il decremento della popolazione iscritta in anagrafe è dovuto in larga misura alla dinamica naturale che, rispetto all’anno precedente, ha un decremento del -0,7%. Il tasso di crescita naturale registra un ulteriore picco negativo, attestandosi a -5,6 per mille. Importante è anche l’impatto sulla dinamica migratoria: il tasso migratorio con l’estero è in forte diminuzione rispetto all’anno precedente (1,5 per mille nel 2020 rispetto al 2,6 per mille del 2019).
Tasso di crescita naturale (per 1.000 abitanti)
Nel 2020, le donne residenti in Italia hanno in media 1,24 figli (1,27 nel 2019), accentuando la diminuzione in atto dal 2010, anno in cui per il tasso di fecondità totale si è registrato il massimo relativo di 1,44 figli per donna. Le donne residenti in Italia hanno accentuato il rinvio dell’esperienza riproduttiva verso un’età sempre più avanzata: l’età media al parto aumenta, raggiungendo i 32,2 anni.
Nel 2021, la speranza di vita alla nascita della popolazione residente italiana è di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 per le donne. L’indicatore, per entrambi i generi, dopo un decremento nel 2019, fa segnare un lieve recupero nel 2020 attestandosi nel 2021 su livelli simili a quelli del 2015.
Nel 2020, rispetto all’anno precedente, si assiste ad un crollo dei matrimoni dovuto all’impatto della pandemia da COVID-19 e alla conseguente sospensione delle cerimonie civili e religiose in concomitanza della prima ondata tra marzo e maggio 2020. I matrimoni celebrati in Italia sono stati 96.841, il 47,4% in meno rispetto al 2019. Il calo più consistente ha riguardato i matrimoni con rito religioso (-67,9%) e i primi matrimoni (-52,3%). Il quoziente di nuzialità pari a 3,1 matrimoni per mille abitanti nel 2019, scende a 1,6 nel 2020.
Nel 2020, le restrizioni volte al contenimento del contagio dell’epidemia da COVID-19 hanno determinato una diminuzione nel numero complessivo delle separazioni e dei divorzi. Le separazioni sono state complessivamente 79.917 (-18,0% rispetto al 2019) e i divorzi 66.662 (-21,9% rispetto al 2019 e - 32,7% nel confronto con il 2016, anno di massimo relativo -99.071 divorzi- dovuto all'entrata in vigore, nel maggio 2015, della legge sul "divorzio breve").
Rispetto a gennaio 2020, l'indice di vecchiaia continua a crescere con un aumento di 3,2 punti percentuali, raggiungendo al 1° gennaio 2021 quota 182,6 anziani ogni cento giovani. Si conferma la crescita costante dell’indice, in atto oramai da un ventennio. Nonostante il decremento dell'indice di dipendenza nell’area del Nord Italia, tra il 1° gennaio del 2020 e del 2021, gli incrementi registrati nel Centro e nel Mezzogiorno portano l’indice ad una crescita a livello nazionale (da 56,7 a 57,3), confermando la presenza di uno squilibrio fra le generazioni.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2020, oltre un terzo della popolazione italiana risulta concentrata in tre Regioni: Lombardia, Lazio e Campania. L’ammontare di popolazione al 31 dicembre 2020 è inferiore a quello del 2019 in tutte le ripartizioni, in particolare nel Mezzogiorno (-1,2% nell’Italia Meridionale e -1% nelle Isole). In quasi tutte le Regioni, a eccezione delle Province Autonome di Bolzano/Bozen e Trento, a determinare la diminuzione è soprattutto la dinamica demografica recessiva del 2020.
Il diverso impatto che la pandemia da COVID-19 ha avuto sulla mortalità nei territori - maggiore al Nord rispetto al Mezzogiorno - e la contrazione dei trasferimenti di residenza, spiegano la geografia delle variazioni dovute alla dinamica demografica.
Nel 2020, spetta al Nord il primato dei livelli più elevati di fecondità (1,30 nel Nord-Est e 1,26 nel Nord-Ovest), soprattutto alle Province Autonome di Bolzano/Bozen e Trento (rispettivamente 1,71 e 1,36), al Veneto (1,28) e alla Lombardia (1,27). Il divario tra il Centro e il Mezzogiorno rimane stabile rispetto all’anno precedente: il Centro presenta una flessione, con un valore sceso da 1,19 a 1,17, e anche il Mezzogiorno, con un valore sceso da 1,25 a 1,24. Tra le Regioni, la Sardegna presenta il più basso livello di fecondità (0,97), in diminuzione rispetto al 2019 (1,00).
Tasso di fecondità. Anno 2020 (numero medio di figli per donna)
Nel 2021, il valore minimo della speranza di vita si ha in Campania, sia per le donne (82,9 anni) sia per gli uomini (78,3 anni). Il Centro-Nord presenta valori superiori alla media nazionale, con il primato della Provincia di Trento sia per le donne (86,3) che per gli uomini (81,3).
Nel 2020, il calo del quoziente di nuzialità è generalizzato e si manifesta in maniera più evidente nelle Regioni del Mezzogiorno: in questa ripartizione sono solo due le Regioni con un valore dell’indicatore che supera quello nazionale (1,6 per mille), la Sicilia (2,0 per mille) e la Campania (1,8 per mille); nel Nord, invece, solo la Lombardia, con un valore del quoziente di nuzialità pari a 1,5 per mille, è al di sotto di tale valore. La Basilicata è la Regione con il quoziente più basso (1,1 per mille); di contro, il Trentino Alto Adige/Sudtirol (2,4 per mille) e la Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (3,2 per mille) presentano valori del quoziente ben al di sopra della media nazionale.
Per le separazioni, si sta verificando una convergenza tra le varie aree del Paese, mentre il divario Nord-Sud, per i divorzi, rimane ancora evidente. Nel 2020, il tasso di separazione per 10.000 abitanti - che a livello nazionale è 13,4 - raggiunge il picco in Liguria (15,7), seguita da Sicilia e Lazio (15,3), e il minimo nella Provincia di Trento con 10,2. Il tasso di divorzio per 10.000 abitanti, a fronte di un valore medio nazionale di 11,2, vede in testa alla graduatoria la Liguria (14,6), mentre in fondo si collocano la Basilicata (7,9) e la Provincia di Trento (8,3).
Al 1° gennaio 2021, il Mezzogiorno ha il valore più basso dell'indice di vecchiaia (168,8 anziani ogni cento giovani), nonostante sia la ripartizione con l’incremento più consistente (+4,4 punti percentuali). I livelli più elevati dell’indice si registrano al Centro e nel Nord-Ovest. Tra le Regioni, la Liguria detiene il valore più alto dell'indice (262,3), la Campania il valore minimo (138,6). Tra il 2020 e il 2021, a livello regionale, il maggior decremento dell’indice di dipendenza si ha in Trentino Alto Adige/Sudtirol (-0,5), mentre l’incremento più significativo si ha in Campania (+1,7). Analizzando la serie storica degli ultimi vent’anni, l’incremento nazionale di quasi 9 punti è prodotto in misura maggiore dalla Regione Sardegna, il cui indice è aumentato di oltre 14 punti.
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Al 1° gennaio 2021, con il 13% dei 447 milioni di abitanti dell’Unione europea, l’Italia si conferma tra i primi Paesi per importanza demografica dopo Germania (83 milioni) e Francia (67 milioni).
Nel periodo 2010-2020, l’Italia occupa la diciannovesima posizione rispetto al tasso di variazione medio annuo della popolazione complessiva, collocandosi comunque al di sotto della media Ue.
Il tasso di crescita naturale pone l’Italia (-5,6 per mille abitanti) al ventiquattresimo posto nella graduatoria decrescente, ben al di sotto della media Ue (-2,5). Posizione in graduatoria quasi analoga per quanto riguarda il tasso migratorio (-1,2 per mille abitanti a fronte di una media Ue di 1,8).
Nel 2019, l'Italia, con 1,27 figli in media per donna, è tra i Paesi a più bassa fecondità, preceduto solo da Malta (1,14) e Spagna (1,23). Inoltre, con un'età media al parto uguale a 32,1 anni, l'Italia è uno dei Paesi che presenta il calendario riproduttivo più posticipato; livelli superiori si riscontrano solo in Irlanda (32,4), Spagna e Lussemburgo (entrambi con un'età media al parto uguale a 32,3 anni).
Nel 2019, la speranza di vita nell’Ue è di 84,0 anni per le donne e di 78,5 anni per gli uomini. L’Italia si conferma tra i Paesi con i valori più elevati. L’indicatore presenta, per entrambi i generi, valori più bassi nei Paesi dell’Est Europa; il valore massimo per le donne si ha invece in Spagna (86,7 anni) e per gli uomini (81,5 anni) in Svezia.
Nel 2019, l’Italia, con un quoziente di nuzialità uguale a 3,1 matrimoni per mille abitanti, è all’ultimo posto nella graduatoria dei Paesi Ue, preceduta da Portogallo e Slovenia con un indicatore uguale a 3,2 matrimoni per mille abitanti.
Nel 2019, l’Italia è quart’ultima tra i Paesi Ue per numero di divorzi per mille abitanti (1,4); è seguita solo da Slovenia (1,2), Irlanda e Malta (0,7). In cima alla graduatoria vi sono, invece, Lettonia, Lituania e Lussemburgo (con 3,1) che mostrano valori per mille abitanti ben al di sopra della media Ue (1,9).
Nel 2020, confrontando i paesi dell’Ue27, l’Italia è il Paese con il più alto indice di vecchiaia (179,4 anziani ogni cento giovani) seguita, anche se con molto distacco, da Portogallo (163,2) e Germania (158,8). L'Irlanda, invece, si conferma il Paese europeo con il valore più basso (71,2).
Nel 2020, il Paese dell’Ue27 che, per l’indice di dipendenza, presenta il valore massimo, si conferma la Francia (62,1). L'Italia (56,7) si colloca leggermente sopra la media europea (55,5).
Indice di vecchiaia. Anno 2020 (Valori percentuali)