Le grandezze macroeconomiche descrivono la struttura economica di un Paese e ne misurano lo stato di salute e la capacità di crescita. La più importante è sicuramente il Prodotto interno lordo (Pil), che rappresenta il risultato finale dell’attività di produzione di una determinata area geografica. Le risorse a disposizione di un’economia (Pil e volume delle importazioni) possono essere utilizzate per l’acquisto di beni di consumo, investite o esportate. Consumi, investimenti ed esportazioni sono le tre componenti della domanda aggregata. La somma di spesa per consumi e per investimenti definisce la domanda nazionale.
In breve
- Nel 2022, in Italia, il Pil pro capite, in termini reali, registra una crescita pari al 3,9% riportandosi, in valore assoluto, al livello più alto dal 2009.
- Nel 2022, il livello del Pil pro capite del Mezzogiorno, in termini reali, è inferiore del 44,5% rispetto a quello del Centro-Nord.
- Nel 2022, la quota dei consumi in rapporto al Pil sale al 78,8%, superiore a quella riscontrata nella media Ue (73,5%); aumenta anche la quota degli investimenti che, raggiungendo il 21,9%, si avvicina alla media Ue (22,5%).
- Nel 2023, i prezzi al consumo registrano una crescita in media d’anno del 5,7%, segnando una netta diminuzione, rispetto all’anno precedente (+8,1%). Il rallentamento dell’inflazione che caratterizza il 2023 si riscontra in tutte le ripartizioni geografiche e in tutte le regioni d’Italia, ma interessa anche tutta l’Unione Europea.
- Nel 2022, l’indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) registra la crescita più ampia in media d’anno (+3,8%) da quando è disponibile la serie storica. L’aumento è imputabile sia ai prezzi delle abitazioni nuove, sia a quelli delle esistenti ed è trainato dalle regioni del Nord. A livello europeo, la crescita rimane molto al di sotto della media (+7,7%).
- Nel 2022, il commercio mondiale di beni cresce dell’11,5% rispetto al 2021. L’Italia registra un forte aumento sia delle esportazioni (+20,0%), sia delle importazioni (+36,4 %), mentre la quota di mercato registra una lieve flessione (-2,65%, rispetto a -2,79% nel 2021).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2022, l’economia italiana continua a registrare una decisa ripresa: il Prodotto interno lordo (Pil) pro capite in termini reali (29.959 euro) è cresciuto del 3,9%, raggiungendo in livello il valore più alto dal 2009. Rispetto all’anno precedente, la quota dei consumi in rapporto al Pil sale di 2,8 punti percentuali e prosegue la crescita della quota degli investimenti rispetto al Pil, iniziata nel 2015.
Pil pro capite (migliaia di euro, valori concatenati Anno di riferimento 2015)
Nel 2022, il valore aggiunto dei settori che producono beni e servizi di mercato registra, in termini di volume, un rilevante incremento, pari al 4,1%. La produttività del lavoro per l’intera economia è diminuita dello 0,7%, per effetto di un aumento dell’input di lavoro (misurato in ore lavorate) più intenso di quello registrato per il valore aggiunto.
I prezzi al consumo risultano cresciuti del 5,7% nella media 2023, quindi in netto rallentamento dall’8,1% del 2022, anno in cui i prezzi al consumo avevano registrato la crescita in media d’anno più ampia dal 1985. Infatti, la fase ciclica di accelerazione dell’inflazione si è esaurita alla fine dello scorso anno e il ritmo di crescita dei prezzi al consumo è rallentato durante l’ultimo anno, stabilizzandosi al 5,7%. Questo andamento favorevole dei prezzi al consumo è stato guidato principalmente dal venir meno delle tensioni sui prezzi degli Energetici (in media annua, +1,2% nel 2023, a fronte del +50,9% nel 2022). Per quanto riguarda tutti gli altri comparti merceologici, la prima metà dell’anno sconta ancora l’onda lunga delle tensioni inflazionistiche derivate dagli energetici nell’anno precedente, esercitando un effetto di sostegno della dinamica inflazionistica che però viene meno nella seconda metà del 2023 con un rallentamento della crescita dei prezzi. In particolare, i beni alimentari evidenziano in media annua un’accelerazione della crescita (+9,8%, da +8,8% del 2022), pur mostrando un’attenuazione della loro dinamica tendenziale, a partire da agosto 2023. Nel complesso, gran parte dell’inflazione registrata nel 2023 appare effetto dell’eredità (5,1%) lasciata dalla ascesa dei prezzi dell’anno precedente. L’inflazione propria del 2023, in effetti, risulta assai moderata (0,5%) e il trascinamento al 2024 è pressoché nullo (+0,1%).
Nel 2022, i prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie italiane proseguono il trend crescente iniziato nel 2020, registrando la crescita più ampia in media d’anno (+3,8%), da quando è disponibile la serie storica dell’indice IPAB (2010). L’aumento dipende principalmente dai prezzi delle abitazioni nuove che crescono del 6,1% e, in misura minore, da quelli delle abitazioni esistenti, che comunque crescono del 3,4%. La crescita dei prezzi è particolarmente sostenuta nelle ripartizioni del Nord e più contenuta nel Centro e nel Mezzogiorno, dove tuttavia si registra, per le abitazioni nuove, la variazione tendenziale più alta del Paese (+7,7%).
Nel 2022, il commercio mondiale di beni cresce dell’11,5 %, rispetto al 2021. L’Italia registra un forte aumento sia delle esportazioni (+20,0 %), sia delle importazioni (+36,4 %).
La crescita quasi doppia dell’import rispetto all’export determina un deficit commerciale di -30,7 miliardi di euro (da un surplus di +40,3 miliardi nel 2021), cui contribuisce soprattutto la componente energetica, per effetto del forte rincaro dei valori medi unitari dei beni energetici importati (e in particolare del gas naturale), accentuato dal conflitto in Ucraina.
Nel 2022, la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali segna un lieve calo (-2,65 %, rispetto al +2,79 % nel 2021).
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2022, dopo la forte contrazione del 2020, a seguito della crisi sanitaria e la ripresa del 2021, il valore del Pil pro capite in termini reali continua a crescere, portandosi al livello più alto dal 2009, ma il divario territoriale si mantiene evidente. Nel 2022, il livello del Pil pro capite in termini reali nel Mezzogiorno è inferiore del 44,5%, rispetto a quello del Centro-Nord e del 34,8%, rispetto alla media nazionale, valori invariati nel confronto con l’anno precedente. Le Regioni con il Pil pro capite più basso, ma in miglioramento rispetto all’anno precedente, restano Calabria (17.182 euro) e Sicilia (18.078 euro), precedute da Campania (19.314 euro) e Puglia (19.480 euro). La Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (47.272 euro) presenta il valore più elevato, seguita da Lombardia, Provincia autonoma di Trento e Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste, con livelli compresi tra i 41 e i 38 mila euro. Il confronto con i livelli del 2019 evidenzia che, in tutte le Regioni, il livello del Pil pro capite ha recuperato, e superato, i livelli pre-pandemici. Rispetto al 2021, la crescita più marcata si registra nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (+7,1%), seguita da Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste e Toscana, mentre Abruzzo, Umbria, Lombardia e Sicilia registrano la crescita meno pronunciata, inferiore al 3%.
Nel 2021, l’anno disponibile più recente per le stime territoriali delle componenti del Pil, la quota dei consumi finali interni sul Pil registra il minimo in Lombardia (61,7%) e il massimo in Calabria (118,2%). L’incidenza dei consumi risulta sempre molto elevata per le Regioni del Mezzogiorno, superando il 100% anche in Sicilia e Sardegna. I consumi finali interni in volume sono in crescita in tutte le Regioni.
Nel 2021, la quota degli investimenti sul Pil più bassa si registra in Calabria e la più elevata nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen. Tutte le Regioni registrano elevati aumenti negli investimenti in termini reali, che variano tra il 15,1% della Lombardia e il 39,6% del Molise.
Nel 2021, la produttività del lavoro è diminuita in tutte le ripartizioni; il maggiore calo si registra nel Centro (-2,9%), seguito da Nord-Est (-2,2%) e Nord-Ovest (-2,0%); la diminuzione più bassa nel Mezzogiorno (-1,2%). In livello, la produttività del lavoro nel Mezzogiorno resta più bassa del 23,4%, rispetto a quella del Centro-Nord.
La decelerazione dell’inflazione che caratterizza il 2023 si riscontra in tutte le ripartizioni geografiche, nelle quali, pur risultando ancora sostenuta, è in netto rallentamento rispetto a quella del 2022: Nord-Ovest (da +7,8% a +5,9%), Isole (da +9,7% a +5,8%), Centro (da +7,9% a +5,7%), Nord-Est e Sud (entrambe a +5,4%, quindi al di sotto del dato nazionale del 2023, rispettivamente da +8,6% e da +8,2% nel 2022). Anche a livello regionale, si assiste ad una decelerazione diffusa. Sette le Regioni (Liguria, Umbria, Sardegna, Toscana, Piemonte, Sicilia e Puglia) nelle quali l’inflazione, nel 2023, risulta più alta di quella nazionale, mentre, nelle restanti, la crescita dei prezzi al consumo si attesta al di sotto del dato nazionale.
In media, nel 2022, i prezzi delle abitazioni risultano in aumento in tutte le ripartizioni e per entrambe le tipologie di abitazione (nuove ed esistenti). La crescita è particolarmente sostenuta nel Nord-Est e nel Nord-Ovest (rispettivamente +4,7% e +4,3%); seguono il Centro, con una variazione annua del +3,1% e il Mezzogiorno (+2,5%) sostenuta principalmente dalle abitazioni nuove che registrano la più alta variazione tendenziale del Paese, pari a +7,7%.
Nel 2022, la provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle Regioni del Centro-Nord, da cui proviene circa l’87,9% delle esportazioni nazionali. Le Regioni con le quote più elevate di esportazioni sono: Lombardia (26,0%), Emilia-Romagna (13,5%), Veneto (13,1%), Piemonte (9,4%) e Toscana (8,8%). La Lombardia è anche la Regione con il maggior numero di operatori all’esportazione (circa 58 mila).
Esportazioni per regione. Anno 2022 (composizioni percentuali)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Il livello del Pil pro capite misurato in PPS (standard di potere d’acquisto) è molto variabile tra i Paesi dell’Ue. Nel 2022, si va dai 22.015 euro della Bulgaria ai 90.903 euro del Lussemburgo; con 34.369 euro, l’Italia si colloca leggermente al di sotto della media Ue (35.439 euro). Nel 2022, il complesso dei Paesi Ue registra una crescita del Pil pro capite in PPS dell’8,4%, rispetto al 2021, con grande variabilità a livello nazionale: si registra un aumento del 18,7% in Bulgaria, mentre il Lussemburgo si ferma al 4,5%. Per l’Italia, la crescita è pari al 9,2%.
Pil pro capite. Anno 2022 (in parità di potere d'acquisto standard)
Nell’ultimo decennio, nell’Unione europea, si manifesta una tendenza alla convergenza del Pil pro capite: in linea di massima, i Paesi che presentavano i livelli più bassi sono quelli in cui il Pil pro capite è cresciuto di più e viceversa. In questo contesto, l’Italia manifesta una performance negativa: mentre nel 2012, il Pil pro capite in PPS era più alto del 3,4%, rispetto alla media dei Paesi Ue, nel 2022, risulta più basso del 3%. Tra il 2012 e il 2022, oltre alle consistenti crescite che caratterizzano la quasi generalità dei Paesi di nuovo ingresso, cioè quelli che hanno aderito all’Ue a partire dal 2004, in particolare Lituania, Bulgaria e Romania (oltre il 70%), si distingue la performance dell’Irlanda (143,5%). Nello stesso periodo, Svezia e Slovacchia presentano la crescita del Pil pro capite più bassa, inferiore al 27%. Tra il 2012 e 2022, l’Italia registra una crescita del 29%, inferiore di 8,5 punti percentuali rispetto alla media dei Paesi Ue.
Nel 2022, la quota dei consumi rispetto al Pil in Italia (78,8%) è superiore a quella riscontrata nella media Ue (73,5%). La quota degli investimenti sul Pil (21,9%) è invece inferiore alla media Ue (22,5%). I Paesi dell’Ue, a eccezione di Irlanda e Lussemburgo registrano un’incidenza dei consumi superiore al 60%. Nel 2022, la quota degli investimenti sul Pil nei Paesi dell’Ue è compresa tra il minimo della Grecia (13,7%) e il massimo dell’Ungheria (28,2%). Rispetto al 2021, Malta e Grecia registrano i più elevati aumenti del volume di investimenti, rispettivamente 31,4% e 11,7%. Anche l’Italia presenta un valore piuttosto elevato (9,2%), mentre Spagna (2,4%), Francia (2,2%) e Germania (0,1%) registrano crescite degli investimenti inferiori a quella della media Ue (2,9%).
Tra il 2015 e il 2022, la crescita della produttività del lavoro in Italia è pari all’1,9%, inferiore a quella dell’Ue nel suo complesso (+6,4%); nel confronto con i principali Paesi europei, la dinamica è risultata superiore a quella della Francia e inferiore rispetto a Germania e Spagna.
L’Italia, anche nel 2023, mostra di avere un’inflazione più sostenuta della media dell’Unione Europea (con una variazione in media d’anno dell’IPCA di +5,9%, al pari con la Svezia). Il differenziale negativo tra il dato italiano e la media dei Paesi dell’Unione Monetaria (+8,4% nel 2022, +5,4% nel 2023) si è ampliato, passando da -0,3% nel 2022 a -0,5% nel 2023; in precedenza, e fin dal 2015, tale differenziale si era mantenuto stabilmente positivo.
Nel 2022, i prezzi delle abitazioni sono in crescita in tutti i Paesi dell'Unione europea, ad eccezione della Danimarca, che registra una debole flessione (-0,5%). In Italia, i prezzi aumentano in media d’anno del 3,8%, valore molto al di sotto della media Ue (7,7%). Gli aumenti maggiori, che superano i venti punti percentuali, si registrano in Ungheria (+22,3%) e Estonia (+22,2%).
Nel 2022, la Germania resta il principale mercato di sbocco dell’export nazionale, con una quota del 12,4%, seguita da Stati Uniti e Francia (con quote rispettivamente del 10,4% e 10,0%); seguono: Spagna (5,1%), Svizzera (5,0%) e Regno Unito (4,4%).
Nello stesso anno, i prodotti più esportati dall’Italia verso i Paesi dell’Ue sono: medicinali e preparati farmaceutici (24.258 milioni di euro), ferro, ghisa e acciaio di prima trasformazione e ferroleghe (12.115 milioni), autoveicoli (11.946 milioni) e prodotti petroliferi raffinati (10.814 milioni).