Le grandezze macroeconomiche descrivono la struttura economica di un Paese e ne misurano lo stato di salute e la capacità di crescita. La più importante è sicuramente il Prodotto interno lordo (Pil), che rappresenta il risultato finale dell’attività di produzione di una determinata area geografica. Le risorse a disposizione di un’economia (Pil e volume delle importazioni) possono essere utilizzate per l’acquisto di beni di consumo, investite o esportate: consumi, investimenti ed esportazioni sono le tre componenti della domanda aggregata. La somma di spesa per consumi e per investimenti definisce la domanda nazionale.
In breve
- Nel 2020, in Italia, il Pil pro capite in termini reali registra una caduta pari all’8,5% raggiungendo, in valore assoluto, un livello di poco superiore a quello del 1995.
- Nel 2020, il livello del Pil pro capite del Mezzogiorno, in termini reali, è inferiore del 44,3% rispetto a quello del Centro-Nord.
- Nel 2020, la quota dei consumi in rapporto al Pil aumenta leggermente, mentre diminuisce lievemente la quota degli investimenti, restando al di sotto della media Ue (74,2%).
- Nel 2021, dopo la flessione del 2020 (-0,2%), l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) torna a crescere in media d’anno (+1,9%), registrando l’aumento più ampio dal 2012 (+3,0%).
- Nel 2020, l’indice dei prezzi delle abitazioni registra la crescita più ampia in media d’anno (+1,9%) registrata da quando è disponibile la serie storica. L’aumento è imputabile sia ai prezzi delle abitazioni nuove, sia a quelli delle esistenti ed è trainato dal Nord. A livello europeo, la crescita rimane al di sotto della media Ue (+5,5%).
- Nel 2020, per effetto della crisi globale connessa alla pandemia da COVID-19, l’Italia registra una diminuzione eccezionalmente ampia del valore in euro delle merci esportate (-9,7%), mentre la quota di mercato del Paese registra una lieve flessione (2,85% rispetto al 2,87% del 2019).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2020, l’economia italiana ha registrato una contrazione di entità eccezionale dovuta agli effetti economici della pandemia da COVID-19 e delle misure di contenimento a essa connesse. Il Prodotto interno lordo (Pil) pro capite in termini reali è diminuito dell’8,5%, attestandosi poco al di sopra del valore del 1995. Rispetto all’anno precedente, la quota dei consumi in rapporto al Pil sale di 0,2 punti percentuali, mentre si interrompe la crescita della quota degli investimenti rispetto al Pil, iniziata nel 2015.
Pil pro capite (migliaia di euro, valori concatenati. Anno di riferimento 2015)
Nel 2020, la produttività del lavoro per l’intera economia è aumentata del 2,5%, per effetto di un calo dell’input di lavoro (misurato in ore lavorate) più intenso di quello registrato per il valore aggiunto (rispettivamente -11,0% e -8,7%). Si tratta di una dinamica atipica connessa con l’eccezionalità degli eventi, poiché l’andamento della produttività è solitamente pro-ciclico.
La ripresa dell’inflazione nel 2021 è essenzialmente trainata dall’andamento dei prezzi degli Energetici (+14,1%), diminuiti invece dell’8,4% nel 2020. Al netto di questi beni, nel 2021, la crescita dei prezzi al consumo è la stessa registrata nell’anno precedente (+0,7%). L’inflazione acquisita o “trascinamento” per il 2022 (cioè la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili fino a dicembre) è pari per il NIC a +1,8%, diversamente dal 2021 (-0,1%).
Nel 2020, l’anno dell’emergenza sanitaria dovuta al Codid-19, i prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie aumentano dell’1,9%, registrando la crescita più ampia in media d’anno da quando è disponibile la serie storica dell’indice IPAB (2010). L’aumento è imputabile sia ai prezzi delle abitazioni nuove, che accelerano rispetto alla crescita registrata nel 2019 (+2,1% da +1,2%), sia a quelli delle abitazioni esistenti, per i quali si rileva un’inversione di tendenza (+1,9% da -0,4%).
Nel 2020, per effetto della crisi globale connessa all’emergenza sanitaria, l’Italia registra una diminuzione eccezionalmente ampia del valore in euro delle merci esportate (-9,7%), accompagnata da un calo di maggiore entità per quelle importate (-12,8%).
Queste dinamiche determinano un incremento dell’avanzo commerciale (7,5 miliardi in più rispetto al 2019) che, nel 2020, ammonta a 63,6 miliardi di euro. Al netto dei prodotti energetici, l’avanzo commerciale è di 86,1 miliardi di euro, in netta diminuzione rispetto al 2019 (-8,2 miliardi).
Nel 2020, la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) registra una lieve flessione (2,85% rispetto al 2,87% del 2019).
REGIONI l'Italia e le sue regioni
L’impatto della crisi sanitaria ha riportato il valore del Pil pro capite in termini reali a un livello simile a quello registrato nel 1995: il divario territoriale si mantiene alto. Nel 2020, il livello del Pil pro capite in termini reali nel Mezzogiorno, è inferiore del 44,3% rispetto a quello del Centro-Nord e del 34,6% rispetto alla media nazionale, valori in leggero calo nel confronto con l’anno precedente. Le Regioni con il Pil pro capite più basso sono Calabria (15.289 euro) e Sicilia (16.184 euro), precedute da Puglia (16.854 euro) e Campania (17.117 euro). La Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (41.589 euro) presenta il valore più elevato, seguita dalla Provincia autonoma di Trento, Lombardia, Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste ed Emilia-Romagna, con livelli compresi tra i 36 e i 32 mila euro. Nel 2020, tutte le Regioni presentano un livello del Pil pro capite inferiore a quello dell’anno precedente: la caduta più marcata si registra in Toscana (-9,7%), seguita a breve distanza da Veneto e Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, mentre le Regioni del Mezzogiorno (-7,7% nel complesso) registrano una diminuzione meno pronunciata.
Nel 2019, l’anno disponibile più recente per le stime territoriali delle componenti del Pil, la quota dei consumi finali interni sul Pil registra il minimo in Lombardia (66,1%) e il massimo in Calabria (121,9%). L’incidenza dei consumi risulta sempre molto elevata per le Regioni del Mezzogiorno, superando il 100% anche in Sicilia, Sardegna, Molise e Puglia. I consumi finali interni in volume sono in diminuzione nel Lazio e in tutte le Regioni del Mezzogiorno, con l’eccezione della Calabria, dove risultano stabili; la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen è l’unica a presentare una crescita superiore all’1%.
Nel 2019, la quota degli investimenti sul Pil più bassa si registra in Calabria e la più elevata nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen. Liguria e Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste registrano gli aumenti più elevati degli investimenti in termini reali, rispettivamente pari a 9,6% e 9,5%.
Nel 2019, la produttività del lavoro è aumentata in tutte le ripartizioni, con una crescita maggiore nel Centro (+0,9%) e nel Nord-Est (+0,7%), inferiore nel Mezzogiorno (+0,3%) e nel Nord-Ovest (+0,1%). In livello, la produttività del lavoro nel Mezzogiorno resta più bassa di quella del Centro-Nord del 23,7%.
A livello regionale, nel 2021, sono dieci le Regioni (Trentino Alto Adige/Sudtirol, Basilicata, Calabria, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Campania, Puglia, Abruzzo, Emilia Romagna) che registrano un’ inflazione superiore a quella nazionale; quattro Regioni (Umbria, Liguria, Veneto e Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste) mostrano un’inflazione media annua pari al dato nazionale, mentre nelle restanti Regioni si attesta al di sotto la crescita dei prezzi al consumo.
Tutte le ripartizioni geografiche registrano quindi un’inflazione sostenuta: le Isole (dalla variazione nulla del 2020 a +2,2%), il Sud (da +0,2% a +2,1%), il Nord-Est, che inverte la tendenza (da -0,3% a +2,0%), il Centro e il Nord-Ovest (rispettivamente da -0,2% e da -0,3% a +1,7%, entrambe, al di sotto, quindi, del dato nazionale).
In media, nel 2020, i prezzi delle abitazioni risultano in aumento in tutte le ripartizioni. La crescita è particolarmente sostenuta nel Nord-Ovest (+3,0%), Nord-Est (+2,3%) e Mezzogiorno (+1,5%) mentre il Centro mostra un aumento dello 0,2% imputabile esclusivamente ai prezzi delle abitazioni esistenti che crescono dello 0,4%, mentre quelli delle abitazioni nuove diminuiscono dell’1,0%.
Nel 2020, la provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle Regioni del Centro-Nord, da cui proviene circa l’89,1% delle esportazioni nazionali. Le Regioni con le quote più elevate di esportazioni sono: Lombardia (26,3%), Emilia-Romagna (14,1%), Veneto (13,8%), Piemonte e Toscana (9,4%). La Lombardia è anche la Regione con il maggior numero di operatori all’ esportazione (oltre 54 mila).
Esportazioni per regione. Anno 2020 (composizioni percentuali)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Il livello del Pil pro capite misurato in PPS (standard di potere d’acquisto) è molto variabile tra i Paesi dell’Ue. Nel 2020, si va dai 16.414 euro della Bulgaria ai 78.664 euro del Lussemburgo; con 28.005 euro, l’Italia si colloca leggermente al di sotto della media Ue (29.894 euro). Nel 2020, la pandemia da COVID-19 ha generato per il complesso dei Paesi Ue una caduta del Pil pro capite in PPS del 4,5%, rispetto al 2019, con grande variabilità a livello nazionale: si registra una diminuzione di oltre il 10% per Spagna e Malta e del 7,1% per l’Italia, mentre solo per Danimarca e Irlanda si registra una crescita (rispettivamente dello 0,9% e del 4,9%).
Pil pro capite. Anno 2020 (in parità di potere d'acquisto standard)
Nell’ultimo decennio, si manifesta una tendenza alla convergenza del Pil pro capite: in linea di massima, i Paesi che presentavano i livelli più bassi sono quelli in cui il Pil pro capite è cresciuto di più e viceversa. In questo contesto, l’Italia manifesta una performance negativa: mentre nel 2011, il Pil pro capite in PPS era più alto del 5,2%, rispetto alla media dei Paesi Ue, nel 2020, risulta più basso del 6,3%. Tra il 2011 e il 2020, oltre alle consistenti crescite che caratterizzano la quasi generalità dei Paesi di nuovo ingresso, cioè quelli che hanno aderito all’Ue a partire dal 2004, in particolare Lituania e Romania (oltre il 50%), si distingue la performance dell’Irlanda (85,8%). Nello stesso periodo, solo la Grecia presenta un Pil pro capite in calo (-2,6%), imputabile alla forte riduzione del 2020, che ha condizionato anche il modesto risultato dell’Italia (+3,8%).
Nel 2020, la quota dei consumi rispetto al Pil in Italia (78,7%) è superiore a quella riscontrata nella media Ue (74,2%). La quota degli investimenti sul Pil (17,8%) è invece inferiore alla media Ue (21,9%). I Paesi dell’Ue, a eccezione di Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Malta, Lussemburgo e Irlanda, registrano un’incidenza dei consumi superiore al 70%. Nel 2020, la quota degli investimenti sul Pil nei Paesi dell’Ue è compresa tra il minimo della Grecia (11,7%) e il massimo dell’Irlanda (39,7%). Rispetto al 2019, l’Estonia registra un aumento del volume di investimenti del 19,9%, mentre tutti i Paesi più grandi presentano un decremento: -9,5% la Spagna, -9,2% l’Italia, -8,6% la Francia e -2,2% la Germania.
Tra il 2015 e il 2020, la crescita della produttività del lavoro in Italia è stata pari al 3,0%, inferiore a quella dell’Ue nel suo complesso (+4,6%); nel confronto con i principali Paesi europei, la dinamica è risultata inferiore a quella di Germania e Francia e superiore rispetto alla Spagna.
L’IPCA mostra come l’Italia nel 2021, con una variazione di +1,9% (al pari con la Danimarca), sia tra i 5 Paesi con inflazione più bassa dell’Unione Europea, confermando, anche per quest'anno, una differenza positiva rispetto alla media dei Paesi dell’Unione Monetaria (+0,3% nel 2020, +2,6% nel 2021), in netto aumento rispetto allo scorso anno (da +0,4 a +0,7).
Nel 2020, i prezzi delle abitazioni sono in crescita in tutti i Paesi dell'Unione europea ad eccezione di Cipro (-0,2%). L’Italia registra un aumento in media d’anno dell’1,9%, il più basso dopo Irlanda (+0,3%) e Finlandia (+1,8%), molto al di sotto rispetto alla media europea, pari a 5,5%. Gli aumenti maggiori, oltre i dieci punti percentuali, si riscontrano in Lussemburgo (+14,5%) e Polonia (+10,5%).
Germania e Francia si confermano, nel 2020, i principali mercati europei di sbocco delle vendite di merci italiane, con quote pari, rispettivamente, al 12,8% e al 10,3% delle esportazioni nazionali; seguono Spagna (4,7%) e Belgio (3,4%).
Nello stesso anno, i prodotti più esportati dall’Italia verso i Paesi dell’Ue sono stati medicinali e preparati farmaceutici (16.996 milioni di euro), autoveicoli (9.863 milioni di euro), altre parti e accessori per autoveicoli (7.524 milioni di euro) ferro, ghisa e acciaio di prima trasformazione e ferroleghe (5.300 milioni di euro).