Nell’ analisi delle condizioni socio-economiche di un Paese, occorre tener conto di alcune dimensioni che riguardano le famiglie e gli individui e che, al di là delle grandezze economiche, coinvolgono la sfera della percezione personale e aspetti trasversali quali la coesione sociale e il benessere della popolazione. Gli indicatori illustrati in questa sezione permettono di descriverle. La lente di ingrandimento dell’Istat sulla situazione socio-economica mette in evidenza dati che mostrano, a livello regionale ed europeo, una forte associazione con il territorio, la struttura familiare, il livello di istruzione e la partecipazione al mercato del lavoro.
In breve
- Nel 2020, la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.328 euro. La quota destinata alla spesa alimentare è massima nel Mezzogiorno (24,9%). Nelle regioni del Nord-ovest l’82,1% della spesa è destinata al consumo di beni e servizi non alimentari.
- Nel 2020, anno della pandemia da COVID-19, la povertà assoluta torna a crescere e raggiunge il valore più elevato dal 2005 (9,4% della popolazione residente, il 7,7% delle famiglie).
- Nel 2020, al Nord l’incidenza della povertà assoluta mostra un forte aumento rispetto all’anno precedente: vive in povertà assoluta il 7,6% delle famiglie, rispetto al 5,8% del 2019.
- Nel 2020, le famiglie in povertà relativa sono poco più di 2,6 milioni (pari al 10,1% delle famiglie residenti, rispetto all’ 11,4% nel 2019) e i valori più elevati dell’incidenza si registrano in Basilicata (23,4%), Campania e Calabria (entrambe con il 20,8%).
- Nel 2020, nel Mezzogiorno, il 10,1% della popolazione residente (più di 2,0 milioni di persone) vive in condizione di grave deprivazione; nel Nord-Est, la quota è pari all’1,9%.
- Nel 2019, il reddito familiare netto medio è di 33.106 euro, ma la metà delle famiglie non supera i 27.102 euro.
- La distribuzione del reddito a livello regionale mostra forti differenze. Le maggiori concentrazioni sono in Campania e Calabria, la maggior uniformità in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e Veneto. La disuguaglianza nella distribuzione del reddito in Italia è superiore alla media Ue.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2020, la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.328 euro (-9,0% rispetto al 2019). E’ la contrazione più accentuata dal 1997 (anno di inizio della serie storica), che riporta il dato di spesa al livello del 2000.
Le famiglie spendono, in media, 468 euro mensili per prodotti alimentari e bevande analcoliche (il 20,1% della spesa media familiare totale). La spesa per beni e servizi non alimentari è, invece, di 1.861 euro al mese (il 79,9% del totale). Il capitolo di spesa che pesa di più è quello per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili, manutenzioni ordinarie e straordinarie.
Nel 2020, sono oltre 2 milioni le famiglie in povertà assoluta (oltre 5,6 milioni di individui), con valori di incidenza del 7,7% per le famiglie e del 9,4% per gli individui.
Nel 2020, sono oltre 1,3 milioni i minori colpiti dalla povertà assoluta, appartenenti a 767 mila famiglie (11,9% è il valore dell’incidenza delle famiglie con minori).
Gli individui stranieri in povertà assoluta sono oltre un milione e 500 mila, con un’incidenza pari al 29,3%. Per le famiglie con almeno uno straniero, l’incidenza di povertà assoluta è pari al 25,3% (22,0% nel 2019), sale al 26,7% per le famiglie composte esclusivamente da stranieri, mentre scende al 6,0% per le famiglie di soli italiani.
La situazione è particolarmente critica per chi vive in affitto: oltre 866 mila famiglie in povertà assoluta sono in affitto e rappresentano il 43,1% di tutte le famiglie povere, a fronte della quota del 18,3% di famiglie in affitto sul totale delle famiglie residenti.
Le famiglie in condizioni di povertà relativa sono stimate poco più di 2,6 milioni (il 10,1%) per un totale di circa 8 milioni di individui (il 13,5%).
Nel 2019, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito netto medio annuo uguale a 33.106 euro, (circa 2.760 euro al mese). Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica, la maggioranza delle famiglie ha conseguito un reddito inferiore all’importo medio. Infatti, il valore mediano, che fornisce il livello di reddito che separa il numero di famiglie in due parti uguali, mostra che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito un reddito annuo non superiore a 27.102 euro (circa 2.260 euro al mese).
Nel 2021, la quota di persone molto o abbastanza soddisfatte per la propria situazione economica resta stabile, rispetto all’anno precedente e si attesta al 58,2%.
Individui che vivono in famiglie in condizione di grave deprivazione (per cento individui residenti)
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2020, le famiglie residenti nelle regioni del Nord hanno una spesa media mensile pari a 609 euro in più di quella registrata nel Mezzogiorno. Trentino-Alto Adige/Sudtirol e Lombardia sono le Regioni con la spesa media mensile più elevata (circa 2.700 euro mensili), con la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen che supera i 3.000 euro mensili; Molise, Calabria, Puglia e Basilicata sono le Regioni con la spesa più contenuta (circa 1.800 euro al mese).
La quota destinata alla spesa alimentare è massima nel Mezzogiorno (24,9%) e minima nel Nord-Ovest (17,9%). Di contro, nelle Regioni del Nord-Ovest, l’82,1% della spesa mensile familiare è destinata al consumo di beni e servizi non alimentari.
Nel 2020, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%; 8,6% nel 2019) ma, rispetto al 2019, la crescita più ampia si registra al Nord, sia per le famiglie (7,6%; 5,8% nel 2019), sia per gli individui (9,3%; 6,8% nel 2019). Nelle Regioni del Centro, il fenomeno si attesta al 5,4% delle famiglie e al 6,6% degli individui.
Nel 2020, la povertà relativa segna un calo generalizzato dell’incidenza, dovuto in larga parte alla marcata riduzione della soglia di povertà nazionale, imputabile al consistente calo della spesa media mensile familiare (-9%) e al diverso andamento della spesa delle famiglie. Quelle che appartengono alla parte bassa della distribuzione registrano una diminuzione abbastanza contenuta delle loro spese (-2,7%), poiché i loro consumi, già molto ridotti, non risultano ulteriormente comprimibili. Quindi, con l’abbassamento della linea di povertà, alcune famiglie che nel 2019 si trovavano in povertà sono uscite dal collettivo dei poveri, giacché le loro spese, seppur contenute, sono risultate sopra la soglia unica nazionale, ma tale dinamica ha mantenuto sostanzialmente invariata la loro condizione di disagio.
Questo fenomeno è particolarmente evidente nel Mezzogiorno: l’incidenza per le famiglie scende al 18,3%, dal 21,1% del 2019, mentre per gli individui scende al 22,6%, dal 25,8% del 2019. Nel Nord, l’incidenza di povertà relativa familiare si attesta al 6,3%, nel Centro al 6,4%.
Tra le Regioni, Basilicata (23,4%), Campania (20,8%) e Calabria (20,8%) sono quelle che, nel 2020, registrano valori più elevati dell’incidenza di povertà relativa, mentre Trentino-Alto-Adige/Sudtirol (4,3%), Emilia-Romagna (5,3%) e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (5,4%) presentano i valori più bassi, in tutti i casi non significativamente diversi dall’anno precedente.
La soddisfazione per la situazione economica varia sensibilmente tra le diverse aree geografiche del Paese. Nel 2021, al Nord-Est, la quota delle persone di 14 anni e più, molto o abbastanza soddisfatte, registra una diminuzione, ma resta l'area geografica in cui è più la soddisfazione per la situazione economica è più elevata, con un valore pari al 63,6%.
Nel 2019, il reddito familiare netto mediano (calcolato escludendo gli affitti figurativi) presenta una distribuzione territoriale eterogena: l’Emilia-Romagna registra il valore più elevato (pari a 33.786 euro, circa 2.800 euro mensili), con oltre 13.408 euro di scarto rispetto alla Sicilia che, invece, si colloca ultima nella graduatoria per questo indicatore (20.378 euro annui, circa 1.700 euro mensili). Le Regioni con una concentrazione dei redditi più alta sono Campania e Calabria, che presentano valori dell’indice di concentrazione di Gini (ovvero il grado di diseguaglianza nella distribuzione del reddito) rispettivamente uguali a 0,367 e 0,362; una maggiore uniformità nella distribuzione dei redditi si registra, invece, per le Regioni del Nord, in particolare per Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (0,243) e Veneto (0,271). Nel 2020, in Campania, gli individui che vivono in famiglie con condizione di grave deprivazione sono quasi 800 mila, vale a dire il 14,0% della popolazione che vi risiede. Invece, in Emilia-Romagna, soltanto l’1,3% degli individui (corrispondente a oltre 60 mila persone) sono in condizione di grave deprivazione, così come in Trentino-Alto Adige/Sudtirol (l’1,4% corrispondente a oltre 14 mila individui). Il divario più ampio risulta quindi tra Mezzogiorno e Nord-Est. In particolare, nel Mezzogiorno, vive in condizione di grave deprivazione il 10,1% della popolazione residente (corrispondente a più di 2,0 milioni di individui), mentre, nel Nord-Est, l’1,9% (corrispondente a più di 214 mila di individui).
Spesa media mensile familiare per alimentari e bevande analcoliche (valori in euro correnti)
Spesa media mensile familiare per beni e servizi non alimentari (valori in euro correnti)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2020, l’indice di disuguaglianza di Gini, calcolato in base ai redditi del 2019 rilevati per tutti i Paesi dell’Ue dall’indagine Reddito e condizioni di vita (Eu-Silc), consente un confronto a livello europeo. L’Italia, con un valore pari a 0,325, al di sopra della media europea (0,300), si colloca in ventiduesima posizione nella graduatoria dei Paesi dell’Ue. Per questo indice, i cui valori sono compresi nell’intervallo di estremi 0 e 1, si registrano marcate differenze territoriali tra i Paesi dell’Ue: si passa, infatti, dai valori più alti della Bulgaria (0,400) e della Lituania (0,351), dove la distribuzione dei redditi è fortemente diseguale, ai valori più bassi presenti in Slovacchia (0,209) e in Slovenia (0,235), Paesi caratterizzati da distribuzioni del reddito più equo. L’indicatore di grave deprivazione materiale nei Paesi dell’Ue mostra il valore più elevato in Bulgaria (19,4%), seguita dalla Grecia (16,6%) e dalla Romania (15,2%). I Paesi che presentano i valori più contenuti sono il Lussemburgo (1,7%), la Svezia (1,8%) e i Paesi Bassi (2,1%). L’Italia presenta lo stesso valore della media europea (5,9%).
Individui che vivono in famiglie in condizione di grave deprivazione. Anno 2020 (per cento individui residenti)