La sicurezza dei cittadini, tanto nella sua componente oggettiva (comportamenti antisociali o delittuosi), quanto in quella soggettiva (percezione di allarme sociale da parte degli individui), costituisce uno degli indicatori dello “stato di salute” di una comunità e rappresenta una dimensione essenziale della convivenza civile. L’informazione statistica, in questo ambito, costituisce un aiuto fondamentale per orientare e valutare le politiche in materia di sicurezza, nel miglioramento della convivenza tra cittadini.
In breve
- In Italia, la criminalità complessiva denunciata, nell’anno 2022, si riavvicina ai livelli osservati nel 2019, anno che era stato seguito da un forte decremento dei delitti, imputabile al mutamento dei comportamenti sociali imposto dalla pandemia.
- Nel 2022, gli omicidi volontari consumati sono stati 331 (0,56 per 100 mila abitanti), in crescita di circa il 9%, rispetto all’anno precedente.
- L’Italia è stata, nell’anno 2021, uno dei Paesi dell’Unione europea con l’incidenza di omicidi più bassa.
- I maschi vengono uccisi più delle femmine (3 vittime su 5 sono maschi), ma il divario per sesso riscontrato a livello nazionale è dovuto agli omicidi commessi nel Mezzogiorno (per il 73,2% delle vittime si tratta di maschi), mentre nel Centro-Nord maschi e femmine vengono uccisi pressoché in uguale misura.
- Le femmine sono uccise quasi sempre in famiglia: nel 48,4% dei casi, dal partner o ex partner, nel 34,1%, da un altro parente. Invece, tra i maschi, oltre la metà dei casi (54,6%) sono uccisi da persone che non conoscevano.
- Nel 2023, il 23,3% delle famiglie residenti dichiara la percezione del rischio di criminalità nella zona in cui vive.
- Alla fine del 2023, i detenuti presenti nelle strutture penitenziarie per adulti sono oltre 60 mila (+7,1% rispetto all’anno precedente). Tale crescita ha comportato un aumento dell’indice di affollamento delle carceri, che passa dai 109,5 detenuti per cento posti regolamentari nel 2022, ai 117,6 nel 2023.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2022, i delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria sono stati circa 2 milioni e 256 mila, circa 38 ogni mille abitanti, il 7,2% in più, rispetto all’anno precedente. Tale ammontare è di poco inferiore rispetto a quello rilevato nell’anno 2019, precedente la pandemia, cui era seguito un repentino calo dei reati, in larga parte imputabile ai mutati comportamenti sociali.
Nel 2022, tra i delitti contro la persona, sono in aumento gli omicidi volontari consumati e tentati (rispettivamente +8,9% e +9,7%, rispetto all’anno 2021) e, in misura maggiore, le denunce di violenza sessuale (+19,3%). Com’è noto, le denunce rappresentano solo una parte esigua delle violenze sessuali effettivamente commesse.
Nel 2022, aumentano, in generale, i delitti contro il patrimonio, con l’eccezione rilevante delle truffe e frodi informatiche (-7,1%), per le quali si interrompe un trend positivo pluriennale, che aveva raggiunto l’apice nel 2021, con quasi 300 mila denunce. In particolare, sono in forte crescita i furti (+18,7%, rispetto al 2021), che, da soli, costituiscono il 42,7% del totale dei delitti e colpiscono circa 16 persone ogni mille abitanti, e le rapine (+16,1%).
Se si esamina la relazione intercorrente tra l’autore e la vittima di omicidio volontario (unico delitto per cui attualmente questa informazione è disponibile), si evidenziano profonde differenze di genere. Quando la vittima è una donna, l’omicidio si consuma in maniera quasi esclusiva in ambito familiare (nel 48,4% dei casi l’assassino è il partner o l’ex partner, nel 34,1% un altro parente). Per i maschi l’ambito familiare è invece relativamente sicuro (17,9% degli omicidi, solo in piccola parte dovuti alla partner o ex), mentre in oltre la metà dei casi (54,6%) l’omicida era uno sconosciuto per la vittima. Queste caratteristiche influenzano anche la percentuale di delitti per i quali non viene individuato un (presunto) autore: 17,3% per i maschi e solo 2,4% per le femmine, sempre relativamente all’anno 2022.
Accanto a questi risultati, nel 2023, si stima un leggero aumento, rispetto all’anno precedente, della quota di famiglie che percepisce il rischio di criminalità nella zona in cui vive (23,3%, a fronte del 21,9% nel 2022).
Alla fine del 2023, i detenuti presenti nelle strutture penitenziarie per adulti sono 60.166, aumentati del 7,1%, rispetto all’anno precedente. La quasi totalità è di sesso maschile (95,8%), quota stabile nel tempo, mentre gli stranieri costituiscono il 31,4% del totale dei detenuti. Nel loro caso, i Paesi di cittadinanza più frequenti sono: Marocco (20,9% del totale dei detenuti stranieri), Romania (11,2%), Albania (10,4%) e Tunisia (10,3%). A fronte di una capienza degli istituti penitenziari immutata (-0,3%), tra il 2022 e il 2023, l’aumento del numero dei detenuti presenti ha comportato un aumento dell’indice di affollamento delle carceri, che passa dai 109,5 detenuti per cento posti regolamentari del 2022, a 117,6 nel 2023.
Detenuti in Italia (Valori assoluti)
NOTA: La rilevazione Istat “Delitti denunciati per i quali l’autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale e sui minorenni denunciati per delitto” (ex-modelli 310 e 320) è stata momentaneamente sospesa in attesa di riscontri tecnico-legali. La ridefinizione del quadro normativo in materia di protezione dei dati personali, determinato dall’adeguamento dell’ordinamento nazionale al Regolamento europeo 2016/679, ha comportato una modifica delle regole che disciplinano l’attività dell'Istituto in materia. L’Istat è in attesa della pubblicazione del decreto ministeriale che disciplini il trattamento dei dati giudiziari per poter riprendere le normali attività di rilevazione.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
La distribuzione delle denunce di delitto sul territorio nazionale si differenzia notevolmente, in funzione del tipo di reato considerato. Nel 2022, per quanto riguarda gli omicidi volontari consumati, nel Mezzogiorno, si registra un’incidenza decisamente più elevata, rispetto a quella del Centro-Nord (rispettivamente 0,78 e 0,45 omicidi per 100 mila abitanti). Per quanto riguarda il genere delle vittime, nel Mezzogiorno, tre vittime su quattro sono maschi, mentre nel Centro-Nord il numero di vittime di sesso maschile e femminile è pressoché identico.
Tra gli altri delitti di criminalità violenta, le rapine sono più diffuse nel Centro-Nord, rispetto al Mezzogiorno (46,5, a fronte di 37,4 rapine per 100 mila abitanti), ma è una Regione del Sud, la Campania, a primeggiare nella deprecabile graduatoria (73,7 rapine per 100 mila abitanti). La Campania è seguita da otto regioni del Centro-Nord, a iniziare da Lombardia e Liguria (rispettivamente 62,3 e 55,8 rapine per 100 mila abitanti). Le Regioni in cui l’incidenza è minore, invece, sono la Calabria (11,4 rapine per 100 mila abitanti) e tre Regioni di dimensioni demografiche ridotte: Molise, Basilicata e Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste (con valori compresi tra 10,3 e 9,7 rapine per 100 mila abitanti).
A livello regionale, nel 2022, la distribuzione dei furti, depurata dagli effetti della dimensione demografica, presenta un campo di variazione molto elevato, che va dai 24 furti per mille abitanti del Lazio ai 5 della Basilicata. Come per altri reati predatori, vi sono molti aspetti da considerare che influenzano il dato, tra cui la disuguale attrattività economica delle diverse aree del Paese, la presenza di grandi centri e la differente propensione alla denuncia, che interviene soprattutto nei casi in cui i beni sottratti sono di scarso valore o il furto non riguarda oggetti particolari (veicoli, armi o documenti, ecc.).
Nel 2023, la quota più elevata di famiglie che percepisce il rischio di criminalità si registra nel Centro (26,1%), seguita dal Nord-Ovest (23,1%). Le Regioni che manifestano le percentuali più elevate sono Campania (33,6%) e Lazio (32,8%), dove il valore è sensibilmente superiore al dato nazionale (23,3%).
Rischio di criminalità percepito dalle famiglie. Anno 2023 (per 100 famiglie della stessa zona)
Alla fine del 2023, il 69,3% degli istituti penitenziari (131 su 189) risulta in condizioni di sovraffollamento, ovvero ospita più detenuti di quanti siano i posti regolamentari destinati a tale scopo. Negli istituti sovraffollati è ospitato l’80,2% delle persone detenute in Italia. La necessità di custodire distintamente i detenuti, oltre che per sesso, anche secondo altri criteri (tossicodipendenti, detenute madri, detenuti a custodia attenuata, di alta sicurezza, ecc.), può portare localmente a situazioni più critiche di quanto il dato nazionale sul sovraffollamento possa suggerire. A livello regionale, il sovraffollamento maggiore si riscontra in Puglia e in Lombardia (rispettivamente 151,8 e 141,8 detenuti per 100 posti letto regolamentari).
NOTA: La rilevazione Istat “Delitti denunciati per i quali l’autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale e sui minorenni denunciati per delitto” (ex-modelli 310 e 320) è stata momentaneamente sospesa in attesa di riscontri tecnico-legali. La ridefinizione del quadro normativo in materia di protezione dei dati personali, determinato dall’adeguamento dell’ordinamento nazionale al Regolamento europeo 2016/679, ha comportato una modifica delle regole che disciplinano l’attività dell'Istituto in materia. L’Istat è in attesa della pubblicazione del decreto ministeriale che disciplini il trattamento dei dati giudiziari per poter riprendere le normali attività di rilevazione.
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2021, l’incidenza maggiore degli omicidi volontari consumati nell’Unione europea si è registrata in Lettonia, con 5,18 omicidi per 100 mila abitanti, un valore più che doppio rispetto alla Lituania (2,50). Per gli altri 25 Paesi dell’Unione, si osservano condizioni leggermente più omogenee, ma con differenze importanti, in un campo di variazione compreso tra gli 1,70 omicidi per 100 mila abitanti della Finlandia e gli 0,39 di Malta (2 soli omicidi). L’Italia, con un valore pari a 0,51, si colloca nella parte più favorevole della graduatoria, preceduta da 4 Paesi (Lussemburgo, Irlanda, Cechia e Slovenia), con valori compresi tra 0,47 e 0,43 omicidi per 100 mila abitanti, e dalla già citata Malta. Se si considerano le sole vittime femminili di omicidio, il valore più alto caratterizza, anche in questo caso, la Lettonia, con 3,54 femmine uccise per 100 mila femmine residenti, seguita da Cipro e Lituania (rispettivamente 1,53 e 1,48). Per gli altri 20 Paesi per i quali sono disponibili i dati, il campo di variazione va da 0,88 vittime, in Austria, all’assenza di vittime femminili a Malta. L’Italia è caratterizzata da un valore pari a 0,41 vittime per 100 mila femmine, simile a quello di Polonia e Spagna (0,40), mentre situazioni ancora più favorevoli si registrano in Irlanda (0,28) e a Malta.
Omicidi volontari consumati. Anno 2021 (per 100.000 abitanti)
Il tasso di detenzione, nell’anno 2021, presenta una notevole variabilità tra i Paesi dell’Unione europea. Esso assume i suoi valori più elevati in Ungheria e Polonia (rispettivamente 191,4 e 191,0 detenuti per 100 mila abitanti), i più bassi in Slovenia e Finlandia (53,9 e 50,8 detenuti per 100 mila abitanti). Il valore dell’Italia, pari a 93,4 detenuti per 100 mila abitanti, comprendente sia i detenuti adulti presenti negli istituti penitenziari, sia i minori ospitati nelle strutture residenziali del Ministero della giustizia, la colloca in una posizione intermedia nella graduatoria dell’Unione europea (diciassettesimo posto tra i 26 Paesi per i quali si dispone dei dati). Nel confronto tra i tassi, tuttavia, vanno considerati molti fattori, tra cui la differente possibilità di accesso alle misure alternative alla detenzione previste nei diversi Paesi.
NOTA: La rilevazione Istat “Delitti denunciati per i quali l’autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale e sui minorenni denunciati per delitto” (ex-modelli 310 e 320) è stata momentaneamente sospesa in attesa di riscontri tecnico-legali. La ridefinizione del quadro normativo in materia di protezione dei dati personali, determinato dall’adeguamento dell’ordinamento nazionale al Regolamento europeo 2016/679, ha comportato una modifica delle regole che disciplinano l’attività dell'Istituto in materia. L’Istat è in attesa della pubblicazione del decreto ministeriale che disciplini il trattamento dei dati giudiziari per poter riprendere le normali attività di rilevazione.