Gli indicatori del mercato del lavoro consentono la misurazione di fenomeni importanti come lo stato occupazionale della popolazione di un Paese e, quindi, della relativa partecipazione alla produzione di reddito. Da queste misure si possono trarre indicazioni sulle tendenze di crescita economica delle differenti aree dell’Unione europea, utili per predisporre corrette politiche d’intervento. Questi indicatori si rivelano decisivi soprattutto in momenti, come quello attuale, in cui l’occupazione subisce gli effetti negativi della crisi economica generata dalla pandemia da COVID-19, limitando le possibilità di realizzazione e di scelta degli individui.
In breve
- Cresce nel 2021 il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 anni e permane un forte squilibrio di genere. Nel 2020, l’Italia si colloca al penultimo posto nella graduatoria Ue, superando soltanto la Grecia.
- L’aumento dell’occupazione nel 2021 è stato alimentato dai lavoratori a termine, la cui incidenza è salita al 16,4% (+1,4 punti rispetto al 2020), confermandosi più elevata nel Mezzogiorno.
- In leggero aumento nel 2021 il tasso di disoccupazione, che rimane più alto per la componente femminile. L’indicatore decresce lievemente per la fascia d’età 15-24 anni, mentre la quota dei disoccupati di lunga durata registra una forte crescita (+5,1 punti).
- Gli indicatori del mercato del lavoro confermano lo svantaggio del Mezzogiorno: in particolare, il tasso di disoccupazione è quasi il doppio di quello del Centro e il triplo di quello del Nord-Est.
- Il lavoro non regolare, seppure in calo, nel 2019, riguarda ancora il 12,6% degli occupati, con incidenze più alte nei settori dell’agricoltura e delle costruzioni.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
La strategia europea include, tra i suoi obiettivi, l’aumento del tasso di occupazione, con la raccomandazione di un’ampia partecipazione al mercato del lavoro delle donne e degli ultracinquantenni.
Nel 2021 in Italia, il tasso di occupazione nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni sale al 62,7% (+0,8 punti percentuali rispetto al 2020), recuperando, solo in parte, il calo del 2020 (-1,6 punti). Si conferma un forte squilibrio di genere, seppure in lieve calo: 19,3 punti percentuali a sfavore delle donne (53,2% a fronte del 72,4% dei coetanei). In leggera crescita anche il tasso di occupazione nella fascia d’età tra i 55 e i 64 anni (+0,1 punti rispetto al 2020) che, nel 2021, si attesta al 53,4%. La crescita dell’occupazione riguarda soprattutto i lavoratori dipendenti a termine, tanto che l’incidenza di questi ultimi sale al 16,4% (+1,4 punti rispetto al 2020). Contemporaneamente, si registra un lieve aumento degli occupati part- time, la cui incidenza arriva complessivamente al 18,6%, ma con forti differenze fra uomini (9,1%) e donne (31,6%).
Tasso di occupazione 20-64 anni (valori percentuali)
In Italia il fenomeno del lavoro non regolare, seppure in calo, incide ancora in misura rilevante e coinvolge, nel 2019, il 12,6% degli occupati. Il lavoro sommerso è particolarmente presente in alcuni settori produttivi: nell’agricoltura, quasi un quarto dell’occupazione non è regolare; nel settore delle costruzioni, il tasso di irregolarità medio è del 15,4%. Il settore dell’industria, in senso stretto è, invece, quello che presenta il tasso di irregolarità più contenuto (6,2%).
Il tasso di disoccupazione nel 2021 sale di 0,2 punti rispetto al 2020, attestandosi al 9,5%, con differenze fra la componente femminile e maschile (rispettivamente 10,6% e 8,7%). In lieve diminuzione nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni (-0,1 punti); anche fra i giovani, l’indicatore si conferma più elevato per la componente femminile (32,8% a fronte del 27,7% degli uomini), con un differenziale in crescita rispetto al 2020. È in forte aumento la quota di disoccupati che cercano lavoro da almeno un anno (+5,1 punti), con un valore che sale al 56,8%, più alto per gli uomini.
Il tasso di mancata partecipazione (tra i 15 e i 74 anni) dà conto di quanti sono disponibili a lavorare, pur non cercando attivamente lavoro. Dopo la crescita del 2020, nel 2021, l’indicatore diminuisce lievemente (-0,3 punti), attestandosi al 19,4%, comunque più alto per le donne di 6,5 punti percentuali.
NOTA: Nel corso del 2021, la Rilevazione sulle forze di lavoro ha subìto due cambiamenti importanti: i) l'entrata in vigore, dal 1° gennaio, del Regolamento europeo (UE) 2019/1700; ii) l’introduzione delle nuove stime della popolazione di individui e famiglie desunte dal Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni. Ciò ha richiesto una ricostruzione della serie storica che, per l’Italia, è disponibile dal 2018 per la quasi totalità degli indicatori prodotti dall’indagine.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
La maggior parte degli indicatori del mercato del lavoro presenta ancora divari territoriali marcati. Nel 2021, nelle Regioni del Nord, relativamente alla fascia d’età 20-64 anni, sono occupate oltre 7 persone su 10, mentre nel Mezzogiorno non si arriva a 5; gli estremi variano tra il 44,5% della Sicilia e il 75,8% della Provincia di Bolzano/Bozen. Più contenuti i divari del tasso di occupazione tra i 55 e i 64 anni: nel Nord-Est raggiunge il 56,9%, nel Centro il 59,5% e nel Mezzogiorno il 45,1%.
L'incidenza del part- time si distribuisce in modo uniforme nelle aree del Paese, con una lieve prevalenza nel Trentino-Alto Adige/Sudtirol. La quota di lavoratori a termine, invece, è sensibilmente più alta nel Mezzogiorno: oltre 7 punti percentuali in più rispetto al Centro-Nord, con un divario leggermente maggiore per le donne. La quota delle occupate a termine va dal 12,7% della Lombardia al 28,9% della Calabria.
Tra il 2018 e il 2019, l'incidenza del lavoro irregolare (tasso di irregolarità) è più elevata nel Mezzogiorno (17,5%), con la Calabria (21,5%, in calo rispetto al 2018) che registra il valore più alto e la Basilicata (14,3%, in salita rispetto al 2018) il più basso, ma comunque superiore alla media nazionale (12,6%). Nel Centro, il Lazio presenta il tasso più elevato (15,3%). Il Nord-Est mantiene in media la minor incidenza, con il valore più basso nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (8,4%). Il lavoro sommerso è più diffuso nelle unità produttive di minori dimensioni ed è caratterizzato da forti specificità settoriali. Nelle costruzioni, il tasso di irregolarità nel Mezzogiorno è più alto della media nazionale di 7,6 punti percentuali. Il settore dei servizi presenta una variabilità territoriale più contenuta rispetto agli altri settori.
Nel 2021, i divari territoriali persistono anche per il tasso di disoccupazione, con il valore del Mezzogiorno (16,4%) che supera di oltre tre volte quello del Nord-Est e di quasi due quello del Centro, con un picco del 19,3% in Campania. Di contro, il valore più basso, nel Nord, si registra nella Provincia di Bolzano/Bozen (3,8%), nel Centro, in Umbria (6,6%). Le differenze di genere non subiscono sostanziali variazioni rispetto al 2020; crescono nel Mezzogiorno, mentre la Regione con il divario più alto a sfavore delle donne è la Campania (4,6 punti percentuali).
Tasso di disoccupazione. Anno 2021 (Valori percentuali)
Il tasso di disoccupazione giovanile nel 2021 è sceso di 0,1 punti percentuali e si attesa al 29,7%. L’indicatore aumenta soltanto nella ripartizione del Nord-Ovest, ma la cresciuta maggiore si registra in Puglia (+3,8 punti). L’aumento della disoccupazione di lunga durata interessa invece tutte le aree geografiche e quasi tutte le Regioni italiane. Permangono comunque i divari territoriali: nel Nord-Est 4 persone su 10 cercano lavoro da almeno un anno, nel Centro 5 su 10 e nel Mezzogiorno più di 6 su 10 (in Sicilia il 70,0%). La riduzione del tasso di mancata partecipazione, maggiore per le donne, è diffusa in quasi tutte le Regioni, ad eccezione della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, Toscana e Lazio. Il valore del Mezzogiorno (33,5%) è tre volte superiore a quello del Nord-Est e il doppio rispetto a quello del Centro, con la Sicilia che presenta il livello dell'indicatore più alto (il 38,3%). Il divario di genere a sfavore delle donne (-6,5 punti percentuali a livello nazionale) è quasi il doppio nel Mezzogiorno (-12,4 punti).
NOTA: Nel corso del 2021, la Rilevazione sulle forze di lavoro ha subìto due cambiamenti importanti: i) l'entrata in vigore, dal 1° gennaio, del Regolamento europeo (UE) 2019/1700; ii) l’introduzione delle nuove stime della popolazione di individui e famiglie desunte dal Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni. Ciò ha richiesto una ricostruzione della serie storica che, per l’Italia, è disponibile dal 2018 per la quasi totalità degli indicatori prodotti dall’indagine.
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2020 la dinamica del mercato del lavoro sconta gli effetti della crisi mondiale generata dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da COVID-19. Nella media europea il tasso di occupazione per la fascia d’età 20-64 anni diminuisce di 1,0 punti percentuali attestandosi al 71,7%, mentre quello di disoccupazione aumenta di 0,4 punti percentuali e raggiunge il 7,2%.
In Italia il calo del tasso di occupazione è stato più intenso (-1,6 punti percentuali) e il valore è sceso al 61,9%, confermando il penultimo posto nella graduatoria europea, con un tasso secondo solo a quello della Grecia. Per questo indicatore aumenta quindi il divario con la media Ue, che passa da 9,2 punti nel 2019 a 9,8 punti nel 2020. La distanza è ancora più forte per le donne della stessa fascia d’età (14,1 punti percentuali). Meno ampia la differenza tra il tasso di occupazione dell’Ue e quello italiano per la popolazione in età compresa tra i 55 e i 64 anni: il tasso italiano (53,4%) è inferiore di 5,6 punti percentuali rispetto alla media europea, con divari contenuti per gli uomini e più ampi per le donne (rispettivamente -2,0 e -9,0 punti percentuali).
Tasso di occupazione 20-64 anni. Anno 2020 (valori percentuali)
Nel 2020 il tasso di disoccupazione nell’Ue sale di 0,4 punti percentuali, mentre in Italia scende di 0,6 punti. Sebbene il divario sia diminuito, il livello dell’indicatore rimane più elevato nel nostro Paese (9,3% contro 7,2% della media Ue), con un valore inferiore soltanto a quello di Grecia e Spagna. Nella Repubblica Ceca l’indicatore si posiziona al 2,6%, Germania e Polonia registrano valori tra il 3 e 4 per cento.
NOTA: Nel corso del 2021, la Rilevazione sulle forze di lavoro ha subìto due cambiamenti importanti: i) l'entrata in vigore, dal 1° gennaio, del Regolamento europeo (UE) 2019/1700; ii) l’introduzione delle nuove stime della popolazione di individui e famiglie desunte dal Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni. Ciò ha richiesto una ricostruzione della serie storica che, per l’Italia, è disponibile dal 2018 per la quasi totalità degli indicatori prodotti dall’indagine. Poiché tale ricostruzione non è disponibile e omogenea per tutti i Paesi, a livello europeo il confronto al momento si limita solo agli indicatori ricostruiti e direttamente confrontabili. In questa edizione i dati disponibili per il confronto europeo sono solo quelli relativi ai seguenti indicatori: tasso di occupazione 20-64 anni, tasso di occupazione 55-64 anni e tasso di disoccupazione.