I cittadini stranieri regolarmente presenti sono una realtà consolidata anche in Italia, sebbene in misura più contenuta rispetto a molti altri Paesi europei. È quindi importante conoscere dimensioni e caratteristiche di questa parte della popolazione e comprenderne il livello di integrazione, soprattutto sul piano dell’accesso al mercato del lavoro.
In breve
- In Italia, al 1° gennaio 2021, risiedono circa 5,2 milioni di cittadini stranieri, che costituiscono l’8,7% della popolazione residente. L’83,4% dei cittadini stranieri si concentra nel Centro-Nord.
- I cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia al 1° gennaio del 2021 sono circa 3 milioni e 370 mila. Nel 2020, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati sono oltre 70 mila in meno rispetto all’anno precedente (-39,9%).
- Nel 2021, il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (14,4%) è superiore a quello dei cittadini italiani (9,0%).
- Nel 2021, il tasso di occupazione degli stranieri (61,4%), nonostante la crescita più intensa, risulta ancora inferiore a quello dei cittadini italiani (62,9%).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Al 1° gennaio 2021, risiedono in Italia circa 5,2 milioni di cittadini stranieri, che rappresentano l’8,7% del totale dei residenti. Rispetto all’anno precedente, sono aumentati di 132 mila unità (+2,6%).
Nel 2020, diminuiscono le nascite di bimbi stranieri (60 mila nati rispetto ai 63 mila del 2019), le iscrizioni anagrafiche dall’estero (192 mila, rispetto alle 265 mila del 2019) e le cancellazioni anagrafiche per l’estero (39 mila, rispetto alle 57 mila del 2019). Nel 2020, 132 mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana (+3,8% rispetto al 2019).
Al 1° gennaio del 2021, sono regolarmente presenti in Italia 3.373.876 cittadini non comunitari, di cui il 64,4% in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo. Nel 2020, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini non comunitari sono stati circa 106 mila, oltre 70 mila in meno rispetto al 2019 (-39,9%), il numero più basso degli ultimi 10 anni. Tale forte diminuzione, in larga parte dovuta alla pandemia da COVID-19, conferma il trend decrescente che si osserva già a partire dal 2018. I motivi prevalenti dei nuovi rilasci sono il ricongiungimento con la famiglia (58,5%) e la richiesta di asilo e protezione umanitaria (12,6%); per quest’ultimo motivo, nel 2020, i nuovi permessi hanno fatto registrare una riduzione del 51,1%, rispetto al 2019.
Nella partecipazione al mercato del lavoro, permangono differenze tra italiani e stranieri. Dopo il forte calo registrato nel 2020, nel 2021 il tasso di occupazione degli stranieri tra i 20 e i 64 anni, nonostante la crescita più intensa di quello dei coetanei italiani (rispettivamente +1,5 e +0,8 punti percentuali), risulta ancora inferiore a quello degli autoctoni (il 61,4% contro il 62,9%). Il tasso di disoccupazione aumenta maggiormente per gli stranieri (+1,1 rispetto a +0,1 punti), i quali continuano a presentare un valore dell'indicatore significativamente più elevato (14,4%) rispetto a quello degli italiani (9,0%). Il tasso di inattività (15-64 anni) per gli stranieri (32,4%) resta, invece, inferiore rispetto a quello degli autoctoni (35,9%), con differenze più marcate nel Mezzogiorno.
Popolazione straniera per grado di istruzione (composizioni percentuali)
Il grado di istruzione degli stranieri, nel 2021, è ancora inferiore a quello degli italiani e, solo nell’ultimo anno, si registra un lieve miglioramento. Circa il 54% degli stranieri tra i 15 e i 64 anni ha conseguito al più la licenza media, rispetto al 38,2% dei coetanei italiani; il 36,2% di loro ha un diploma di scuola superiore e il 9,9% una laurea, a fronte, rispettivamente, del 43,1% e del 18,7% degli italiani della stessa fascia d’età.
Popolazione straniera per grado di istruzione per ripartizione geografica. Anno 2021 (composizioni percentuali)
NOTA: Nel corso del 2021, la Rilevazione sulle forze di lavoro ha subìto due cambiamenti importanti: i) l'entrata in vigore, dal 1° gennaio, del Regolamento europeo (UE) 2019/1700; ii) l’introduzione delle nuove stime della popolazione di individui e famiglie desunte dal Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni. Ciò ha richiesto una ricostruzione della serie storica che, per l’Italia, è disponibile dal 2018 per la quasi totalità degli indicatori prodotti dall’indagine.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Storicamente, gli stranieri sul territorio italiano si sono concentrati soprattutto nelle ripartizioni del Centro-Nord, dove, alla fine del 2020, risiede l’83,4% degli stranieri residenti in Italia. Nel 2020, il Centro-Nord è anche la ripartizione che mostra la crescita maggiore di popolazione straniera (+3,7%). Gli stranieri aumentano soprattutto nel Nord-Est (+5,2%), mentre diminuiscono nel Mezzogiorno (-2,8%). Nel 2020, i dati mostrano un ridimensionamento delle nascite di bimbi stranieri, più marcato per il Mezzogiorno (-6,8% rispetto al 2019) che per il Centro e il Nord del Paese. Il numero di nati stranieri si conferma in ogni caso più elevato in queste ultime ripartizioni, proprio in virtù della maggiore presenza di cittadini stranieri.
Al 1° gennaio 2021, quasi l’85,8% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso rilasciato o rinnovato nel Centro-Nord, mentre solo il 14,2% l’ha ottenuto o rinnovato nel Mezzogiorno. Le Regioni con le quote più elevate di rilasci o rinnovi di permessi di soggiorno sono Lombardia, Emilia-Romagna, il Lazio e i Veneto. La diminuzione dei nuovi flussi di ingresso ha riguardato, invece, soprattutto il Centro (-42,4%) e il Nord-Ovest (-39,5%).
Nel 2021, l’aumento del tasso di occupazione degli stranieri nella fascia di età 20-64 anni rispetto all'anno precedente è dovuto, in particolare, al contributo delle Regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est (rispettivamente +2,4 e +2,3 punti percentuali), nonché al maggiore incremento del tasso delle donne rispetto a quello degli uomini (+1,8 punti contro +0,8). La crescita del tasso di disoccupazione si deve soprattutto alle Regioni del Centro e del Mezzogiorno (rispettivamente +2,4 e +1,9 punti), che ha più che compensato la diminuzione dell'indicatore nel Nord-Est. Il tasso di disoccupazione permane più elevato per le donne (17,3% rispetto al 12,1% degli uomini), ma il più alto divario di genere a sfavore delle donne si registra nel Nord-Est (7,3 punti percentuali). Nel 2021, la robusta riduzione del tasso di inattività della popolazione straniera ha interessato soprattutto le Regioni del Nord-Ovest e del Mezzogiorno e complessivamente ha riguardato, in particolare, la componente femminile (-2,8 a fronte di -0,9 punti percentuali della componente maschile). Il divario del tasso di inattività tra il Mezzogiorno (38,9%) e il Nord-Est (31,3%) scende da 10,4 punti percentuali nel 2020 a 9,1 punti.
Stranieri residenti per Regione. Anno 2021 (per 100 residenti)
NOTA: Nel corso del 2021, la Rilevazione sulle forze di lavoro ha subìto due cambiamenti importanti: i) l'entrata in vigore, dal 1° gennaio, del Regolamento europeo (UE) 2019/1700; ii) l’introduzione delle nuove stime della popolazione di individui e famiglie desunte dal Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni. Ciò ha richiesto una ricostruzione della serie storica che, per l’Italia, è disponibile dal 2018 per la quasi totalità degli indicatori prodotti dall’indagine.
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Al 1° gennaio 2021, l’incidenza degli stranieri residenti in Italia è leggermente superiore alla media Ue (8,4%). Al dodicesimo posto nella graduatoria dei 27 Paesi, l’Italia segue la Germania (12,7%), la Spagna (11,3%) e precede, invece, la Francia (7,7%). In questi Paesi, la storia dell’immigrazione ha radici più antiche e una quota più rilevante di residenti originariamente cittadini stranieri può aver acquisito la cittadinanza.
Stranieri residenti nei Paesi Ue. Anno 2021 (per 100 residenti)