L’assistenza sanitaria, insieme alla previdenza, rappresenta un asse portante del welfare. Obiettivo dei sistemi sanitari nazionali è promuovere e migliorare la salute dei cittadini per mezzo di iniziative di educazione, prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. Gli indicatori sanitari misurano una realtà che, oltre a rappresentare una voce centrale nel bilancio dello Stato, costituisce l’elemento primario di programmazione del sistema dell’assistenza sociale. Da oltre un decennio, in Italia e nell’Unione europea, il sistema sanitario è sottoposto a riforme che hanno come obiettivo la razionalizzazione delle risorse e il contenimento della spesa.
In breve
- Nel 2022, la spesa sanitaria pubblica pro capite in Italia è inferiore rispetto a quella di altri paesi dell’UE. La Germania è al primo posto per spesa pro capite.
- Nel 2023, le famiglie italiane hanno contribuito alla spesa sanitaria complessiva per il 26 per cento. L’Italia è al quinto posto nella graduatoria dei paesi dell’UE per contributo delle famiglie alla spesa sanitaria.
- Nel 2022, i posti letto ospedalieri sono pari 3,0 per mille abitanti. Dopo un progressivo decremento, a partire dal 2017, il tasso si mantiene stabile. A livello europeo, l’Italia si posiziona tra i paesi con i livelli più bassi di posti letto per mille abitanti. I valori più bassi si registrano nelle regioni del Mezzogiorno (2,7); i valori più alti si registrano nelle regioni del Nord-ovest e Nord-est (3,2).
- Nel 2023, il sistema ospedaliero non ha completamente recuperato l'attività rinviata a causa della pandemia da Covid-19. Nel triennio 2021-2023, si registrano incrementi dei ricoveri ospedalieri in regime ordinario, tuttavia, se i tassi per tumori hanno quasi raggiunto il livello pre-pandemico, i tassi per malattie del sistema circolatorio risultano ancora inferiori rispetto al 2019.
- Nel 2023, per il terzo anno consecutivo, continua ad aumentare l'emigrazione ospedaliera tra regioni, dopo la forte riduzione registrata nel 2020: l'indice di emigrazione ospedaliera supera i livelli pre-pandemici in quasi tutte le regioni. Si confermano quote più elevate di flussi in uscita, principalmente nelle regioni del Centro-sud.
- Nel 2023, si registra, nel Centro-nord, la quota più alta di consumatori di alcol a rischio (17,1 per cento); nel Mezzogiorno, quella relativa alle persone obese (13,2 per cento). Non si osservano rilevanti differenze territoriali per l’abitudine al fumo.
- Nel 2022, il tasso della mortalità evitabile, cioè i decessi sotto i 75 anni che potrebbero essere evitati con un’assistenza sanitaria adeguata e stili di vita più salutari, è di 17,6 decessi per 10 mila abitanti, in diminuzione rispetto al 2021 e tra i più bassi in Europa, con forti disuguaglianze territoriali e di genere.
- Nel 2022, il tasso di mortalità per malattie dell’apparato cardiocircolatorio è aumentato, rispetto al 2021, quello per tumore è diminuito.
- Nel 2022, i decessi per Covid-19 sono 51.443, con un tasso pari a 6,4 decessi per 10 mila abitanti, inferiore rispetto agli anni precedenti.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Prima della pandemia da Covid-19, per il contenimento della spesa sanitaria pubblica, l’Italia, come altri paesi dell’Unione europea, ha adottato strategie di razionalizzazione delle risorse, mirando sia a contenere il ricorso dei pazienti ai servizi ospedalieri a favore di un’assistenza in altri setting assistenziali, presso servizi territoriali, sia al blocco del turn over del personale sanitario. Per poter fronteggiare l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19, si è assistito ad una inversione di tendenza, con un incremento del finanziamento pubblico e la rimozione dei vincoli normativi all’assunzione di personale.
Nel 2022, la spesa sanitaria pubblica corrente dell’Italia ammonta a 130 miliardi e 386 milioni di euro, pari al 6,7 per cento del Pil e a 2.212 euro annui per abitante.
Nel 2022, le famiglie italiane hanno contribuito, con risorse proprie, alla spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) per una quota pari al 24,1 per cento, con un aumento di 0,4 punti percentuali, rispetto al 2004. La spesa sanitaria delle famiglie rappresenta il 2,2 per cento del Pil nazionale.
L'offerta ospedaliera del Servizio sanitario nazionale (SSN), dopo anni segnati da una costante diminuzione della dotazione di posti letto, nel quinquennio dal 2017 al 2021, sembra essersi assestata in quasi tutte le regioni italiane. Nel 2022, l’assistenza ospedaliera si è avvalsa di 996 istituti di cura pubblici e privati accreditati con il SSN. I posti letto ospedalieri nello stesso anno sono pari a 3,0 per mille abitanti, in lieve diminuzione, rispetto all’anno precedente.
Nel 2023, l’attività ospedaliera ancora non raggiunge i livelli di ospedalizzazione registrati nel 2019, anno pre-pandemico. I ricoveri ospedalieri per 100 mila abitanti in regime ordinario, per le malattie del sistema circolatorio, risultano ancora inferiori del 9,3 per cento (da 1.810 nel 2019 a 1.641 nel 2023); quelli per tumori recuperano, facendo registrare solo un lieve decremento pari all’ 1,6 per cento (da 1.102 nel 2019 a 1.084 nel 2023).
Nel confronto dei dati relativi al 2023 con quelli dell’anno pre-pandemico 2019, i ricoveri ospedalieri (per 100 mila abitanti) legati a malattie del sistema circolatorio risultano inferiori (- 9,3 per cento). Rispetto al genere, tra 2019 e 2023 i ricoveri ospedalieri (per 100 mila abitanti) per malattie del sistema circolatorio nei maschi registrano una flessione più contenuta (-6,5 per cento), rispetto a quella delle femmine (-13,5 per cento). Invece, per i ricoveri legati ai tumori si registra un aumento per le femmine (+0,6 per cento) e una flessione per i maschi (-3,9 per cento).
Nel 2023, in Italia, tra la popolazione di 14 anni e più, la quota dei fumatori è pari al 19,3 per cento e quella dei consumatori di alcol a rischio al 15,4 per cento, mentre tra la popolazione adulta (18 anni e più), le persone obese sono l'11,8 per cento. Il programma "Guadagnare salute" della Regione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità sostiene gli interventi economici, sanitari e di comunicazione volti a contrastare la diffusione dei principali fattori di rischio quali fumo, alcol, stili alimentari non salutari e sedentarietà (questi ultimi strettamente connessi all'obesità).
Nel 2022, il tasso di mortalità evitabile (i decessi sotto i 75 anni che potrebbero essere evitati con un’assistenza sanitaria adeguata e stili di vita più salutari) è di 17,6 decessi per 10 mila abitanti. La mortalità evitabile è costituita da due componenti: la mortalità trattabile, cioè la mortalità che potrebbe essere contenuta grazie a una tempestiva prevenzione secondaria e a trattamenti sanitari adeguati (il cui tasso è pari a 6,3 decessi per 10 mila abitanti) e la mortalità prevenibile, che può essere evitata con efficaci interventi di prevenzione primaria e di salute pubblica (il cui tasso è pari a 11,3 decessi per 10 mila abitanti). Entrambe le componenti sono diminuite, rispetto al 2021. I maschi hanno un tasso di mortalità evitabile più alto delle femmine (rispettivamente, 23,2 e 12,5 per 10 mila abitanti). In particolare, lo svantaggio maschile è principalmente dovuto alla componente “prevenibile”, ossia quella maggiormente legata agli stili di vita (abuso di alcol, maggiore propensione a fumare, non adeguata alimentazione eccetera) e ai comportamenti più a rischio (eventi accidentali, attività lavorativa eccetera).
Nel 2022, i decessi per Covid-19 sono 51.443, con un tasso pari a 6,4 decessi per 10 mila abitanti, inferiore rispetto al 2020 e 2021.
Nel 2022, in Italia, i tassi di mortalità delle principali cause di morte, ovvero le malattie dell’apparato cardiocircolatorio (27,0 decessi per 10 mila abitanti) e i tumori (23,1 decessi per 10 mila abitanti) sono rispettivamente aumentati e diminuiti, se paragonati all’anno precedente. Le disuguaglianze di genere continuano ad essere più marcate per i tumori.
Tassi di mortalità standardizzati (valori per 10.000 abitanti)
Nel 2022, il tasso di mortalità infantile, importante indicatore del livello di sviluppo e benessere di un paese, è pari a 2,5 decessi per mille nati vivi, leggermente inferiore al 2021.
NOTA: A settembre 2024 le serie storiche dei conti economici nazionali sono state oggetto di una revisione generale finalizzata a introdurre miglioramenti dei metodi di misurazione di componenti e variabili specifiche, derivanti anche dall’utilizzo di fonti informative più aggiornate o, in alcuni casi, del tutto nuove. Tale revisione è avvenuta, in coordinamento con Eurostat, in gran parte dei paesi UE. I dati per l’Italia riportati nella sezione “EUROPA” incorporano la suddetta revisione e corrispondono alle serie dei Conti economici nazionali pubblicate nel mese di settembre 2024, dove i valori concatenati hanno come anno di riferimento il 2020. Invece, per la corrente edizione di “Noi Italia” non sono ancora disponibili le nuove serie regionali di fonte Istat, si è pertanto deciso, per favorire un confronto con le serie storiche nazionali, di non modificare rispetto alla edizione 2024 dati e testi della sezione nazionale e di quella regionale. I dati riportati nella sezione “ITALIA” corrispondono alle serie dei Conti economici nazionali pubblicate a settembre 2023 e quelli nella sezione “REGIONI” alla serie dei Conti economici regionali pubblicate a dicembre 2023, dove i valori concatenati hanno come anno di riferimento il 2015.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2021, a livello regionale, i livelli di spesa sanitaria per abitante sono molto variabili, a causa delle differenze esistenti nelle condizioni socio-economiche delle famiglie e nei modelli di gestione dei sistemi sanitari regionali. La spesa pro capite delle ripartizioni geografiche del Centro (2.151 euro), del Nord-est (2.181 euro) e del Nord-ovest (2.165 euro) è simile. Nella ripartizione del Centro-nord, nel suo insieme (2.166 euro), la spesa sanitaria pro capite è al di sopra della media nazionale (2.144 euro), mentre, nel Mezzogiorno (2.102 euro) è inferiore alla spesa media nazionale.
Nel 2021, in Italia, la spesa sanitaria complessiva rappresenta l’8,7 per cento del Pil e, di questa quota, 2,2 punti percentuali sono finanziati con risorse dirette delle famiglie. Il peso della spesa delle famiglie in percentuale del Pil è più alto nel Mezzogiorno (2,6 per cento) e nel Nord-est (2,3 per cento); le regioni in cui la quota è più elevata (superiore a tre punti in percentuale del Pil) sono Calabria e Friuli-Venezia Giulia; al di sotto della media nazionale, si trovano Lazio (2,0 per cento), Lombardia (1,9 per cento) e Trentino-Alto Adige/Sudtirol (1,6 per cento). Considerando, invece, la distribuzione della spesa sanitaria tra le due componenti, pubblica e privata, il contributo delle famiglie alla spesa sanitaria totale è più basso nel Mezzogiorno (19,6 per cento) che nel Centro-nord, dove si attesta al 26,4 per cento. A livello regionale, la maggiore partecipazione delle famiglie alla spesa sanitaria totale si registra in Friuli-Venezia Giulia (32,1 per cento); le incidenze più basse si rilevano, invece, per le regioni del Mezzogiorno, in particolare, Campania e Sicilia (18,1 per cento per entrambe).
Come negli anni precedenti, anche nel 2022 si conferma un divario tra le aree geografiche del Paese: il Mezzogiorno, con 2,7 posti letto ogni mille abitanti, si posiziona al di sotto della media nazionale (3,0 per mille abitanti), a differenza del Nord-ovest e del Nord-est che, con 3,2 posti letto per mille abitanti, superano il valore nazionale. I valori più bassi si registrano in Campania e Calabria (rispettivamente, 2,5 e 2,6). I valori più alti si osservano nella Provincia autonoma di Trento (3,6) e in Emilia-Romagna (3,5). Rispetto al 2021, la variazione della dotazione dei posti letto non ha interessato tutte le regioni nella stessa misura: una diminuzione consistente si registra in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (-15,8 per cento), seguita dal Friuli-Venezia Giulia (-5,9 per cento), dall’Emilia-Romagna (-4,5 per cento) e dal Lazio (-4,8 per cento). Variazioni di segno positivo si registrano invece in Calabria, che in un anno vede aumentare l’offerta di posti letto del 16 per cento, seguita dalle Marche (4,8 per cento). La distribuzione regionale degli istituti di cura conta 366 strutture ospedaliere al Nord, 205 al Centro (di cui 115 nel Lazio) e 425 nel Mezzogiorno.
Nel 2023, si assiste ad un progressivo incremento dell'indice di emigrazione ospedaliera in gran parte delle regioni; i valori risultano inferiori ai livelli pre-pandemici solo nel Lazio, in Sicilia e in Abruzzo. L'indice di attrazione ospedaliera risulta maggiore di 1 in molte regioni del Centro-nord, per effetto di una mobilità in ingresso superiore a quella in uscita; tuttavia, i valori risultano stabili rispetto all'anno precedente, ad eccezione della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen in cui l'indice passa da 2,0 (nel 2022) a 2,4 (nel 2023).
Nel 2023, nelle ripartizioni geografiche, i ricoveri ospedalieri in regime ordinario per tumori e malattie del sistema circolatorio risultano in aumento, rispetto all’anno precedente, in misura maggiore nel Mezzogiorno. Rispetto al 2019, nel Centro e nel Mezzogiorno, i ricoveri ospedalieri per tumore sono in lieve aumento (rispettivamente +1,6 per cento e +1,1 per cento), mentre, nelle altre aree geografiche, i valori restano significativamente inferiori (-5,5 per cento, nel Nord-est e -4,6 per cento, nel Nord-ovest). Per le malattie del sistema circolatorio, i tassi di ospedalizzazione sono più bassi ovunque, in particolare nel Nord-est e nel Mezzogiorno (rispettivamente, -12,6 per cento e -10,1 per cento).
Nel 2023, il consumo di alcol a rischio e l’obesità fanno emergere situazioni territoriali differenti: nel Centro-Nord è più alta la quota di consumatori di alcol a rischio (17,1 per cento), nel Mezzogiorno quella di persone obese (13,2 per cento). Per l'abitudine al fumo, nel 2023, non si osservano rilevanti differenze territoriali.
Fattori di rischio - Consumatori di alcol a rischio di 14 anni e oltre. Anno 2023 (per 100 persone)
Nel 2022, la mortalità evitabile presenta delle forti disuguaglianze territoriali: il Nord-est ha il tasso di mortalità più basso, pari a 15,6 decessi per 10 mila abitanti, mentre il Mezzogiorno quello più alto, cioè 20,0 decessi per 10 mila abitanti. Le differenze territoriali sono più accentuate per la componente della mortalità trattabile che prevenibile. Le regioni presentano profili diversi per le due componenti della mortalità evitabile: alcune hanno solo una componente più elevata della media nazionale e non entrambe, indicando come sia necessario adottare politiche differenziate sul territorio.
Differenze regionali nella mortalità trattabile e prevenibile rispetto alla media nazionale italiana. Anno 2022 (per 10.000 abitanti)
Nel 2022, si conferma lo svantaggio del Mezzogiorno per la mortalità dovuta alle malattie del sistema cardiocircolatorio rispetto a tutte le altre ripartizioni (31,2 decessi per 10 mila abitanti), mentre il Nord-ovest presenta il tasso più alto per la mortalità per tumore (23,7 decessi per 10 mila abitanti). Sempre nel Mezzogiorno, si registra il tasso mortalità infantile più alto di tutto il Paese (3,0 decessi per mille nati vivi).
NOTA: A settembre 2024 le serie storiche dei conti economici nazionali sono state oggetto di una revisione generale finalizzata a introdurre miglioramenti dei metodi di misurazione di componenti e variabili specifiche, derivanti anche dall’utilizzo di fonti informative più aggiornate o, in alcuni casi, del tutto nuove. Tale revisione è avvenuta, in coordinamento con Eurostat, in gran parte dei paesi UE. I dati per l’Italia riportati nella sezione “EUROPA” incorporano la suddetta revisione e corrispondono alle serie dei Conti economici nazionali pubblicate nel mese di settembre 2024, dove i valori concatenati hanno come anno di riferimento il 2020. Invece, per la corrente edizione di “Noi Italia” non sono ancora disponibili le nuove serie regionali di fonte Istat, si è pertanto deciso, per favorire un confronto con le serie storiche nazionali, di non modificare rispetto alla edizione 2024 dati e testi della sezione nazionale e di quella regionale. I dati riportati nella sezione “ITALIA” corrispondono alle serie dei Conti economici nazionali pubblicate a settembre 2023 e quelli nella sezione “REGIONI” alla serie dei Conti economici regionali pubblicate a dicembre 2023, dove i valori concatenati hanno come anno di riferimento il 2015.
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
La spesa sanitaria pubblica corrente italiana è di gran lunga inferiore rispetto a quella di altri paesi europei. A parità di potere di acquisto, a fronte di 3.526 dollari per abitante, spesi in Italia, nel 2022, la Cechia ne spende circa 3.947. La Finlandia si attesta intorno ai 4.661 dollari per abitante; Belgio, Irlanda, Danimarca e Francia superano i 5 mila dollari per abitante; Austria e Lussemburgo sfiorano i 6 mila dollari per abitante; Paesi Bassi e Svezia superano di poco i 6 mila dollari di spesa, mentre la Germania, con i suoi 7.403 dollari per abitante, si conferma al primo posto per spesa pro capite.
Il confronto europeo evidenzia che, in Italia, nel 2023, la quota di spesa sanitaria privata sulla spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) è uguale al 26 per cento. L’Italia si colloca al quinto posto dei paesi dell’UE per contributo delle famiglie alla spesa sanitaria. I paesi in cui i contributi della spesa privata risultano maggiori sono Grecia e Portogallo (38,3 per cento), Ungheria (28,5 per cento) e Slovenia (26,2 per cento). Gli altri paesi europei registrano contributi minori del 26 per cento: il contributo più basso è quello del Lussemburgo (13 per cento).
Nel 2022, nell’UE, l'Italia si colloca tra i paesi con i livelli più bassi di posti letto per mille abitanti, con un valore pari a 3,1 (il dato comprende anche gli istituti di cura privati non accreditati con il SSN), preceduta da Francia e Germania con, rispettivamente, 5,5 e 7,7 posti letto per mille abitanti.
Tra il 2020 e il 2021, si assiste ad una ripresa dei ricoveri ospedalieri in regime ordinario per tumori e malattie del sistema cardiocircolatorio che non raggiunge però i livelli pre-pandemici. La ripresa non è omogenea nei paesi dell'Unione Europea: in Ungheria, Slovacchia, Estonia e Lettonia, i ricoveri risultano ancora in diminuzione. Rispetto agli altri paesi, in Italia, con livelli di ospedalizzazione medio-bassi per queste patologie, si registra un lieve incremento dei ricoveri per malattie del sistema circolatorio (+3,1 per cento) e per tumori (+2,2 per cento).
Riguardo all'abitudine al fumo, nel 2023, l'Italia, con una percentuale di fumatori uguale al 19 per cento della popolazione (di 15 anni o più), si colloca in una posizione abbastanza centrale nella classifica dei paesi UE; nelle prime posizioni si trovano Francia (25,3 per cento), Grecia e Ungheria (24,9 per cento). L'abitudine al fumo è meno diffusa in Svezia (8,7 per cento), Finlandia (11,3 per cento) e Danimarca (11,7 per cento).
Riguardo all'obesità, nel 2023, l'Italia presenta una percentuale di persone obese uguale all’11,8 per cento della popolazione (di 18 anni o più); questo dato la colloca tra i paesi con i valori più bassi, insieme a Grecia (12,2 per cento), Francia (14,4 per cento), Paesi Bassi (14,6 per cento) e Spagna (14,9 per cento). I valori più alti si osservano per Finlandia (24 per cento), Ungheria (23,9 per cento), Lettonia (21,6 per cento), Estonia e Irlanda (21,0 per cento).
Nel 2021, l’Italia presenta una mortalità evitabile tra le più basse in ambito europeo. Anche i tassi di mortalità per tumori e per malattie del sistema circolatorio sono inferiori a quelli della maggior parte dei paesi europei e a quelli della media europea. L'Italia si conferma tra i paesi con il più basso valore del tasso di mortalità infantile, pari a 2,5 per mille nati vivi, a fronte della media UE di 3,2 per mille, nello stesso 2021.
Tassi di mortalità standardizzati per malattie del sistema circolatorio. Anno 2021 (valori per 10.000 abitanti)
Tassi di mortalità standardizzati per tumori. Anno 2021 (valori per 10.000 abitanti)
NOTA: A settembre 2024 le serie storiche dei conti economici nazionali sono state oggetto di una revisione generale finalizzata a introdurre miglioramenti dei metodi di misurazione di componenti e variabili specifiche, derivanti anche dall’utilizzo di fonti informative più aggiornate o, in alcuni casi, del tutto nuove. Tale revisione è avvenuta, in coordinamento con Eurostat, in gran parte dei paesi UE. I dati per l’Italia riportati nella sezione “EUROPA” incorporano la suddetta revisione e corrispondono alle serie dei Conti economici nazionali pubblicate nel mese di settembre 2024, dove i valori concatenati hanno come anno di riferimento il 2020. Invece, per la corrente edizione di “Noi Italia” non sono ancora disponibili le nuove serie regionali di fonte Istat, si è pertanto deciso, per favorire un confronto con le serie storiche nazionali, di non modificare rispetto alla edizione 2024 dati e testi della sezione nazionale e di quella regionale. I dati riportati nella sezione “ITALIA” corrispondono alle serie dei Conti economici nazionali pubblicate a settembre 2023 e quelli nella sezione “REGIONI” alla serie dei Conti economici regionali pubblicate a dicembre 2023, dove i valori concatenati hanno come anno di riferimento il 2015.