Gli indicatori della finanza pubblica sono fondamentali per osservare l’andamento dell’economia di un paese. Inoltre, alcuni indicatori di finanza pubblica sono oggetto d’interesse nella programmazione dell’economia dell’area euro. A livello nazionale, la spesa pubblica e la tassazione sono i principali strumenti di politica fiscale di cui dispone un governo e rappresentano aspetti ai quali l’opinione pubblica è particolarmente sensibile. Lo stato della finanza pubblica, così come l’andamento dell’inflazione, consentono di misurare in modo sintetico il livello di stabilità economica e monetaria di un paese; dunque, è sulla base di indicatori di questo tipo che è possibile valutare, ad esempio, le tendenze di crescita e il grado di adeguamento al patto di stabilità dei singoli stati membri dell’Unione europea.
In breve
- Nel 2023, l’indebitamento netto dell’Italia si attesta al -7,2 per cento del Pil, con un saldo primario pari al -3,5 per cento.
- Nel 2023, in Italia, la spesa delle Amministrazioni pubbliche per abitante (19.410 euro) supera quella della media UE27 (18.796 euro) di poco più del 3 per cento, mentre è inferiore a quella delle principali economie dell’UE, con l’unica eccezione della Spagna (14.084 euro).
- Nel 2023, in Italia, la pressione fiscale raggiunge il 41,5 per cento del Pil.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Il livello dell’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in percentuale del Pil è l’indicatore di riferimento per la gestione del bilancio pubblico sia come livello-obiettivo sia, a consuntivo, per la valutazione dello stato dei conti. Negli accordi di Maastricht, è stato fissato un deficit massimo del tre per cento come condizione per l’adesione all’Unione economica e monetaria (Uem). Questo vincolo è stato sospeso nel marzo 2020, a causa del dilagare in Europa della pandemia da Covid-19.
Se dall’indebitamento netto si sottraggono le spese per interessi passivi, si ottiene il saldo primario che, sempre rapportato al Pil, rappresenta un altro importante indicatore di finanza pubblica.
La relazione tra indebitamento netto e saldo primario può essere molto diversa nel confronto tra paesi, in funzione delle differenze negli oneri del debito.
Nel 2023, per l’Italia, l’indebitamento netto è pari a -7,2 per cento del Pil, in riduzione, rispetto al 2022 (-8,1 per cento del Pil); analogamente, il saldo primario è negativo (-3,5 per cento del Pil) e in miglioramento, rispetto al 2022 (-4,0 per cento del Pil).
Indebitamento netto (in percentuale del Pil)
Saldo primario (in percentuale del Pil)
La pressione fiscale è un elemento fondamentale per determinare i livelli di competitività e performance del sistema economico. L’analisi delle componenti della pressione fiscale mostra gli effetti nel tempo delle politiche fiscali adottate. A fronte di una generale prevalenza delle imposte dirette negli anni Novanta, a partire dal 1998, si registra un’inversione di tendenza che mostra un maggiore peso relativo delle imposte indirette fino al 2006. Dal 2007 al 2010, invece, torna ad avere maggiore consistenza il peso della tassazione diretta di famiglie e imprese, mentre, negli ultimi anni, si assiste a una fase più altalenante dell’andamento delle imposte. Ciò dipende prevalentemente dall’evoluzione della ripartizione della fiscalità e dei suoi proventi, tra i diversi livelli di governo. Nel corso del tempo, infatti, si è assistito a un progressivo aumento dell’autonomia tributaria delle amministrazioni locali e del peso dei tributi locali sul prelievo complessivo, per effetto del decentramento di importanti funzioni di spesa, cui è seguita un’attribuzione di fonti di gettito crescenti. In Italia, nell’ultimo ventennio, la pressione fiscale è progressivamente aumentata, nel complesso: dal 40 per cento del Pil, nel 2000, si è arrivati a un minimo del 38,9 per cento, nel 2005, per poi raggiungere un massimo del 43,4 per cento, nel 2013.
Nel 2023, la pressione fiscale è pari al 41,5 per cento (-0,2 per cento rispetto all’anno precedente).
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2022, in Italia, la spesa statale per abitante regionalizzata è pari a 12.109 euro (Fonte: Ministero dell'economia e delle finanze); nel Centro-nord, come negli anni precedenti, tale spesa è superiore a quella del Mezzogiorno. Nel 2022, il divario tra queste due ripartizioni, pari all’11,7 per cento, è sensibilmente superiore rispetto a quello rilevato nel 2021 (8,8 per cento) ed è ancora più significativo rispetto al valore del 2013 (pari al 7,5 per cento).
Le regioni con la più alta spesa statale per abitante sono: Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste (18.732 euro), Trentino-Alto Adige/Sudtirol (17.777 euro), seguita ad una certa distanza da Lazio (16.219 euro) e Friuli-Venezia-Giulia (15.550 euro). Le regioni con una spesa statale per abitante minore sono Campania, Veneto, Puglia, Sicilia e Lombardia (tra i 10,3 mila e gli 11,2 mila euro). Tra le Regioni del Mezzogiorno, la Sardegna è quella che presenta la spesa statale per abitante più elevata (14.272 euro).
Spesa statale regionalizzata. Anno 2022 (euro per abitante)
NOTA: I dati relativi alla spesa statale regionalizzata, aggiornati al 2022, sono di fonte del Ministero di Economia e Finanza.
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
L’anno 2023 è ancora interessato dalla crisi economica dovuta alla guerra in Ucraina e un gran numero di paesi dell’UE registrano un rapporto tra indebitamento e Pil superiore alla soglia del tre per cento. La soglia, peraltro sospesa dal marzo 2020, con l’applicazione delle clausole di salvaguardia, è rispettata solo da 17 paesi su 27 (16 su 27, nel 2022). Tra le maggiori economie europee, Italia e Francia hanno un rapporto tra indebitamento netto e Pil superiore alla media UE (-3,5 per cento) e, rispettivamente uguale a -7,2 per cento e -5,5 per cento; mentre, per Spagna e Germania, è rispettivamente pari al -3,5 per cento e al -2,6 per cento. Il saldo primario è negativo in 19 paesi su 27 (17 su 27, nel 2022). In particolare, tra le maggiori economie europee, Francia e Italia registrano un dato superiore alla media UE (-1,9 per cento) e, rispettivamente, pari a -3,6 per cento e -3,5 per cento, mentre Germania e Spagna esibiscono un dato inferiore alla media (rispettivamente, -1,7 per cento e -1,1 per cento).
I sistemi fiscali dei paesi dell’UE, seppur caratterizzati da un crescente grado di armonizzazione e da molte similitudini, presentano divari molto ampi. Per quanto attiene alla pressione fiscale nel suo complesso, si osserva una notevole variabilità tra i paesi dell'Unione. Nel 2023, in Italia, la pressione fiscale è pari al 41,7 per cento del Pil, valore che la colloca all’ottavo posto nella graduatoria decrescente dei paesi dell’UE.
Pressione fiscale. Anno 2023 (in percentuale del Pil)
Nel 2023, in quasi tutti i paesi dell’UE27, si registrano aumenti nei livelli della spesa delle Amministrazioni pubbliche per abitante, con una crescita media pari a poco meno del sei per cento; la Svezia è l’unico paese in cui si registra una flessione (-1,4 per cento). In Italia, nel 2023, la spesa delle Amministrazioni pubbliche per abitante è cresciuta del 4,5 per cento e ammonta a 19.410 euro, contro un valore pari a 18.796 euro relativo alla media dei paesi dell’UE. Tra le principali economie dell’Unione, solo la Spagna spende meno della media UE (14.084 euro). In Lussemburgo, si rileva la maggiore spesa delle Amministrazioni pubbliche per abitante, poco meno di 57 mila euro (+9,5 per cento, rispetto al 2022), seguito ad una notevole distanza dalla Danimarca (30 mila euro). Infine, in Austria, Finlandia e Belgio, il valore della spesa per abitante è pari a circa 27 mila euro. Oltre che in Grecia e Portogallo, anche nei paesi che hanno aderito all’UE a partire dal 2004 la spesa delle Amministrazioni pubbliche per abitante è decisamente più contenuta rispetto alla media UE.