Gli indicatori della finanza pubblica caratterizzano la politica economica di un Paese e sono oggetto di particolare interesse nella programmazione dell’economia dell’area euro. In particolare, la spesa pubblica e la tassazione sono i principali strumenti di politica fiscale di cui dispone un governo e rappresentano aspetti ai quali l’opinione pubblica è particolarmente sensibile. Lo stato della finanza pubblica, così come l’andamento dell’inflazione, consente di misurare in modo sintetico il livello di stabilità economica e monetaria di un Paese; dunque, è sulla base di indicatori di questo tipo che è possibile valutare, ad esempio, le tendenze di crescita e il grado di adeguamento al patto di stabilità dei singoli Stati membri dell’Unione europea.
In breve
- Nel 2020, l’indebitamento netto dell’Italia si attesta al 9,6% del Pil, con un saldo primario pari al -6,1%.
- Nel 2020, in Italia, la spesa delle Amministrazioni Pubbliche per abitante (15.890 euro) è uguale alla media Ue, ma inferiore a quella di Francia e Germania.
- Nel 2020, la pressione fiscale in Italia raggiunge il 42,8% del Pil.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Il livello dell’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in percentuale del Pil costituisce l’indicatore di riferimento per la gestione di bilancio, sia come livello-obiettivo sia, a consuntivo, per la valutazione dello stato dei conti pubblici. Negli accordi di Maastricht è stato fissato un deficit massimo del 3% come condizione per l’adesione all’Unione economica e monetaria (Uem): questo vincolo è stato sospeso nel marzo 2020, a fronte del dilagare della Pandemia COVID-19 in Europa. Se dall’indebitamento netto si sottraggono le spese per interessi passivi si ottiene il saldo primario che, sempre rapportato al Pil, rappresenta un altro importante indicatore di finanza pubblica. La relazione tra indebitamento netto e saldo primario può essere molto diversa tra singoli Paesi, in funzione delle differenze negli oneri del debito.
Nel 2020, per l’Italia, l’indebitamento netto sale al 9,6%, interrompendo la riduzione che si registrava dal 2015, mentre, per la prima volta dal 2010, il saldo primario è negativo (-6,1% del Pil). Il peggioramento è il risultato di una forte caduta delle entrate, diminuite del 6,8% rispetto al 2019, e di un sostenuto aumento delle uscite (pari all’8,4%) a seguito delle misure di sostegno adottate nel corso del 2020 a favore di famiglie e imprese.
Rapporto indebitamento/Pil (Valori percentuali)
La pressione fiscale è un elemento fondamentale per determinare i livelli di competitività e performance del sistema economico. L’analisi delle componenti della pressione fiscale negli anni mostra gli effetti della variabilità delle politiche fiscali adottate. A fronte di una generale prevalenza delle imposte dirette negli anni Novanta, a partire dal 1998, vi è stata un’inversione di tendenza che mostra un maggiore peso relativo delle imposte indirette fino al 2006. Dal 2007 al 2010, invece, torna ad avere maggiore consistenza il peso della pressione fiscale diretta su famiglie e imprese, mentre, negli ultimi anni, si assiste a una fase più altalenante dell’andamento delle imposte. Ciò dipende prevalentemente dall’evoluzione della ripartizione della fiscalità e dei suoi proventi tra i diversi livelli di governo. Negli anni, infatti, si è assistito a un progressivo aumento dell’autonomia tributaria delle amministrazioni locali e del peso complessivo dei tributi locali sul prelievo complessivo, per effetto del decentramento di importanti funzioni di spesa al quale è seguita un’attribuzione di fonti di gettito crescenti. Nell’ultimo ventennio, In Italia, la pressione fiscale nel complesso è andata aumentando: dal 40% del Pil nel 2000, si è arrivati a un minimo del 39% nel 2005 per poi raggiungere un massimo del 43,4% nel 2013. Nel 2020, la pressione fiscale è uguale al 42,8% (+0,5% rispetto all’anno precedente).
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2019, come negli anni precedenti, la spesa statale per abitante regionalizzata nel Centro-Nord è superiore dell’11,5% a quella del Mezzogiorno. Il divario mostra una certa contrazione rispetto al 2018 (anno in cui era uguale al 13,2%), tuttavia rimane ancora nettamente superiore al valore del 2012 (uguale al 4,1%). Nella classifica delle Regioni in ordine di spesa statale per abitante, il primo posto è occupato dalla Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, con una spesa pari a poco più di 16 mila euro, il secondo posto dal Trentino-Alto Adige/Sudtirol (oltre 15 mila euro), seguito a una certa distanza da Lazio e Friuli-Venezia Giulia (con valori compresi tra i 12 mila e i 13 mila euro); agli ultimi posti della classifica si collocano Puglia, Veneto, Sicilia e Campania (circa 9 mila euro). Tra le Regioni del Mezzogiorno, solo la Sardegna registra un valore della spesa che supera, seppur di poco, i 12 mila euro per abitante.
Spesa statale regionalizzata. Anno 2019 (euro per abitante)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2020, segnato dalla crisi sanitaria, tutti i Paesi dell’Unione hanno un rapporto tra indebitamento e Pil in crescita rispetto al 2019. La soglia del 3%, peraltro sospesa dal marzo 2020 con l’applicazione delle clausole di salvaguardia, è rispettata solo da tre Paesi su 27 (nel 2019, erano 25 su 27). Tra le maggiori economie europee, Spagna, Italia e Francia hanno un rapporto tra indebitamento netto e Pil superiore alla media Ue (6,9%) e pari rispettivamente a 11,0%, 9,6% e 9,1%, mentre, in Germania, il deficit è pari al 4,3%. Il saldo primario è negativo in 26 Paesi su 27 (nel 2019, erano 6 su 27), con l’unica eccezione della Danimarca.
I sistemi fiscali dei Paesi dell’Ue, pur caratterizzati da un crescente grado di armonizzazione e da molte somiglianze, presentano divari molto ampi. Per quanto attiene alla pressione fiscale nel suo complesso, si osserva una notevole variabilità: ai due estremi si pongono i Paesi nordici, tradizionalmente con livelli di tassazione e welfare elevati, e i Paesi membri di più recente ingresso, con valori notevolmente al di sotto della media Ue. Nel 2020, in Italia, la pressione fiscale risulta uguale al 42,8% del Pil, valore che la colloca al quinto posto nella graduatoria decrescente dei Paesi dell’Ue.
Pressione fiscale. Anno 2020 (in percentuale del Pil)
In tutti i Paesi dell’Ue, nel 2020, si registrano aumenti nei livelli della spesa delle Amministrazioni Pubbliche per abitante, con una crescita media del 9,1%. Nel 2020, la spesa per abitante in Italia è cresciuta del 9% e ammonta a 15.890 euro, un valore che coincide con la media Ue (15.886 euro) ma che colloca il nostro Paese all’undicesimo posto nella graduatoria dei Paesi europei dopo Irlanda, Germania e Francia, in cui si registrano valori della spesa per abitante compresi tra i 20 e 21 mila euro. Tra le maggiori economie dell’Ue, solo la Spagna spende meno dell’Italia (12.423 euro). Il primato della spesa per abitante spetta al Lussemburgo, con circa 48 mila euro (+11% rispetto al 2019), seguito a distanza dalla Danimarca, con poco meno di 29 mila euro; in Finlandia, Austria e Svezia i valori della spesa si attestano a poco più di 24 mila euro. Infine, in tutti i Paesi che hanno aderito all’Ue a partire dal 2004, oltre che in Grecia e Portogallo, si registra una spesa per abitante decisamente più contenuta rispetto alla media Ue.