Gli indicatori demografici misurano l’evoluzione e la struttura della popolazione. Le trasformazioni demografiche avvenute in Italia, negli ultimi anni, hanno messo in evidenza fenomeni rilevanti: la diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione.
In breve
- Nel 2022, la dinamica demografica continua a essere negativa.
- La fecondità, in calo da diversi anni, diminuisce lievemente (1,24 figli per donna), mentre l’età media al parto resta stabile a 32,4 anni. Nel contesto Ue27, la fecondità italiana è tra le più basse e l’età media al parto tra le più alte.
- La speranza di vita alla nascita nel 2023 è di 81,1 anni per i maschi e di 85,2 per le femmine.
- Nel 2022, sono stati celebrati 189.140 matrimoni, in aumento sia rispetto al 2021 (+4,8%), sia rispetto al 2019, anno precedente la pandemia (+2,7%).
- Nel 2022, le separazioni hanno registrato una diminuzione, rispetto all’anno precedente (-8,2%), mentre il numero dei divorzi appare più stabile (-0,7%).
- Continua ad aumentare l’indice di vecchiaia, raggiungendo quota 193,1 anziani ogni cento giovani. L’Italia si conferma uno dei Paesi più “vecchi” dell’Ue.
- Al 1° gennaio 2023, l’indice di dipendenza è pari a 57,4, con differenze regionali significative tra Nord e Sud. A livello europeo, nel 2022, l’indicatore supera il valore della Ue27 (56,5).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Al 1° gennaio 2023, in Italia, la popolazione residente ammonta a 58.997.201 individui.
Il calo della popolazione, anche se di intensità minore, rispetto agli anni della pandemia da COVID-19, è frutto di una dinamica naturale sfavorevole, caratterizzata da un eccesso dei decessi sulle nascite, solo in parte compensata dai movimenti migratori con l’estero di segno positivo. Il decremento della popolazione residente (-0,1% rispetto all’anno precedente) è dovuto in larga misura alla dinamica naturale. Segnali positivi si registrano per la dinamica migratoria, in aumento, rispetto all’anno precedente.
Tasso di crescita naturale (per 1.000 abitanti)
Nel 2022, in Italia, le donne residenti hanno in media 1,24 figli (1,25 nel 2021), mostrando un lieve calo della fecondità, rispetto all’anno precedente, in linea con il trend decrescente in atto dal 2010, anno in cui, per il tasso di fecondità totale, si è registrato il massimo relativo di 1,44 figli per donna. Le donne residenti in Italia hanno accentuato il rinvio dell’esperienza riproduttiva verso età sempre più avanzate: nel 2022, l’età media al parto si mantiene stabile a 32,4 anni.
Nel 2023, la speranza di vita alla nascita della popolazione residente italiana è di 81,1 anni per i maschi e di 85,2 per le femmine. L’indicatore, per entrambi i generi, dopo il decremento nel 2020 fa segnare un aumento continuo dei livelli a partire dal 2021.
Nel 2022, in Italia, i matrimoni celebrati sono 189.140. L’anno 2022 è caratterizzato, come il 2021, da una ripresa delle celebrazioni nuziali, rinviate da molte coppie a causa della pandemia. L’incremento è positivo sia rispetto al 2021 (+4,8%), sia al periodo pre-COVID (+2,7%, rispetto al 2019) e riguarda anche i primi matrimoni (146.222) che, dopo essersi dimezzati nel 2020, continuano la ripresa registrata nel 2021 e tornano ai livelli del 2019. Il quoziente di nuzialità, sceso a 1,6 matrimoni per mille abitanti nel 2020, e tornato al valore registrato nel 2019 (3,1 per mille), nel 2021 continua a crescere e si assesta su un valore pari a 3,2 per mille nel 2022.
Nel 2022, in Italia, le separazioni sono state complessivamente 89.907 (-8,2%, rispetto all’anno precedente). Nello stesso anno, i divorzi sono stati 82.596, stabili rispetto al 2021 (-0,7%) e il 16,6% in meno nel confronto con il 2016, anno di massimo relativo (99.071 divorzi), legato all'entrata in vigore (maggio 2015) della legge sul "divorzio breve".
Rispetto al 1° gennaio 2022, l'indice di vecchiaia continua a crescere con un aumento di 5,5 punti percentuali, raggiungendo, al 1° gennaio 2023, quota 193,1 anziani ogni cento giovani, confermando la crescita costante dell’indice, in atto oramai da un ventennio.
Tra il 2021 e il 2022, si registra un leggero incremento dell'indice di dipendenza in tutte le ripartizioni. Al 1° gennaio 2023, invece, si registra un lieve decremento che coinvolge tutte le aree d’Italia, ad eccezione del Mezzogiorno (+0,3), confermando, in quell’area, la maggiore presenza di uno squilibrio fra le generazioni.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2022, oltre un terzo della popolazione italiana risulta concentrata in tre Regioni: Lombardia, Lazio e Campania. Il decremento demografico, rispetto al 2021, interessa quasi esclusivamente il Mezzogiorno (-0,4%). In decisa controtendenza, invece, il recupero di popolazione al Nord (+0,2%), dovuto in larga parte a una dinamica migratoria particolarmente favorevole, mentre risulta pressoché stabile la popolazione nel Centro Italia.
Nel 2022, nel complesso, tutte le Regioni italiane registrano una crescita naturale negativa. Il tasso di crescita naturale, pari a -5,5 per mille a livello nazionale, varia dal -0,6 per mille della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, al -10,2 per mille della Liguria. Tra gli spostamenti interregionali, uno su tre interessa la tradizionale direttrice dei flussi che, dal Mezzogiorno, si dirige verso il Centro-Nord. L’Emilia-Romagna (+3,8 per mille) e la Provincia autonoma di Trento (+3,0 per mille) evidenziano i tassi migratori interni più elevati, la Basilicata e la Calabria i più bassi (-5,3 per mille per entrambe). A fronte di un dato nazionale pari al 4,4 per mille, il Centro-Nord si avvantaggia maggiormente dallo scambio di movimenti migratori con l’estero (+5,0 per mille), mentre il Mezzogiorno presenta un guadagno più contenuto (+3,2 per mille).
Nel 2022, spetta al Nord il primato dei livelli più elevati di fecondità (1,29 nel Nord-est e 1,24 nel Nord-Ovest), soprattutto nelle Province autonome di Bolzano/Bozen e Trento (rispettivamente 1,64 e 1,36). Nel 2022, Nord e Mezzogiorno registrano un uguale livello di fecondità (1,26), risultato di due variazioni opposte rilevate nell’ultimo anno: un calo al Nord (da 1,28) e un aumento nel Mezzogiorno (da 1,25). Il Centro presenta una diminuzione, con un valore sceso da 1,19 a 1,15. A livello regionale, la Sardegna presenta il più basso livello di fecondità (0,95), in calo, rispetto al 2021 (0,99).
Tasso di fecondità. Anno 2022 (numero medio di figli per donna)
Nel 2023, il valore minimo della speranza di vita si ha in Campania, sia per le femmine (83,6 anni) sia per i maschi (79,4 anni). Il Centro-Nord presenta valori superiori alla media nazionale, con il primato della Provincia di Trento, sia per le femmine (86,9) sia per i maschi (82,4).
L’aumento del quoziente di nuzialità nel 2022, rispetto all’anno precedente, non è frutto di una crescita omogenea in tutto il territorio nazionale: le regioni del Nord e del Centro hanno tutte sperimentato un aumento del valore dell’indicatore; in diverse regioni del Mezzogiorno, invece, il quoziente è diminuito, rispetto al 2021. Nonostante ciò, fatta eccezione per la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (4,3 per mille), i valori più alti del quoziente si registrano proprio nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare in: Campania (3,9 per mille), Sicilia e Calabria (3,8 per mille), Puglia (3,7 per mille). Sardegna (2,7 per mille), Lombardia e Friuli-Venezia Giulia (2,8 per mille), Provincia autonoma di Trento, Marche e Lazio (2,9 per mille) presentano, invece, i quozienti di nuzialità più bassi.
Nel 2022, il tasso di separazione per 10 mila abitanti (15,2 a livello nazionale) raggiunge il picco in Sicilia (19,2), seguita da Campania (18,6) e Puglia (17,8), e il minimo nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (10,3). Il tasso di divorzio per 10 mila abitanti, a fronte di un valore medio nazionale di 14,0, vede in testa alla graduatoria Liguria (16,3) e Sicilia (16,1) mentre, all’ultimo posto, si colloca la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (9,6).
Al 1° gennaio 2023, il Mezzogiorno ha il valore più basso dell'indice di vecchiaia (179,8 anziani ogni cento giovani), ma la ripartizione con l’incremento più consistente è il Centro (+6,3 punti percentuali). I livelli più elevati dell’indice si registrano al Centro e nel Nord-Ovest. Tra le Regioni, Liguria (270,9) e Sardegna (252,8) detengono i valori dell’indice di vecchiaia più elevati, mentre Campania (148,6) e Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (131,8) i valori più bassi.
A livello regionale, tra il 2022 e il 2023, è nel Mezzogiorno che si concentra l’incremento più significativo dell’indice di dipendenza: Sardegna (+0,6), Calabria (+0,5), Puglia e Basilicata (+0,4 ciascuna). Le regioni con il maggior decremento sono Liguria (-0,4) e Toscana (-0,4).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Al 1° gennaio 2023, con il 13,2% dei 449 milioni di abitanti dell’Unione europea, l’Italia si conferma tra i primi Paesi per importanza demografica, dopo Germania (84 milioni) e Francia (68 milioni).
Nel periodo 2012-2022, l’Italia occupa la diciannovesima posizione rispetto al tasso di variazione medio annuo della popolazione complessiva, collocandosi comunque al di sotto della media Ue.
Nel 2022, il tasso di crescita naturale pone l’Italia (-5,5 per mille abitanti) al ventitreesimo posto nella graduatoria decrescente, ben al di sotto della media Ue (-2,8). Posizione in graduatoria quasi analoga per quanto riguarda il tasso migratorio (4,9 per mille abitanti, a fronte di una media Ue di 8,9).
Nel 2021, l'Italia, con 1,25 figli in media per donna, è tra i Paesi a più bassa fecondità, preceduto solo da Malta (1,13) e Spagna (1,19). Inoltre, con un'età media al parto pari a 32,4 anni, l'Italia, è uno dei Paesi che presenta il calendario riproduttivo più posticipato; livelli superiori si riscontrano solo in Irlanda (32,7), Spagna (32,6) e Lussemburgo (32,5).
Nel 2022, la speranza di vita nell’Ue è di 83,3 anni per le donne e di 77,9 anni per gli uomini. L’Italia si conferma tra i Paesi con i valori più elevati. L’indicatore presenta, per entrambi i generi, valori più bassi nei Paesi dell’Est Europa; il valore massimo per le donne si ha invece in Spagna (85,9 anni) e per gli uomini in Svezia (81,4 anni).
Gli ultimi dati a livello internazionale fanno riferimento al 2021; l’Italia, con un valore pari a 3,1 matrimoni per mille abitanti, si colloca, con la Spagna, al quart’ultimo posto, prima di Portogallo e Slovenia (2,8 per mille), Lussemburgo (3,0 per mille). Ungheria (7,4 per mille), Lettonia, Lituania e Romania (6,0 per mille), invece, sono i Paesi caratterizzati dai quozienti di nuzialità più alti.
Nel 2021, tra i Paesi Ue, l’Italia è quint’ultima, per numero di divorzi per mille abitanti (1,4), seguita da Croazia (1,3), Slovenia (1,1), Irlanda (0,7) e Malta (0,6). In cima alla graduatoria vi sono, invece, Lituania (2,8), Cipro (2,6) e Lettonia (2,5), con valori per mille abitanti ben al di sopra della media Ue (1,7).
Nel 2022, confrontando i Paesi dell’Ue27, l’Italia è il Paese con il più alto indice di vecchiaia (187,6 anziani ogni cento giovani), seguita da Portogallo (184,9), Grecia e Germania (rispettivamente 166,1 e 158,8). L'Irlanda, invece, si conferma il Paese europeo con il valore più basso (76,4).
Gli unici due Paesi in cui, tra il 2021 e il 2022, l’indice di dipendenza misura un calo sono Grecia (-0,9) e Lituania (-0,4); in tutti gli altri Paesi europei, si registra o un valore stabile o un incremento, più consistente nei Paesi dell’Est Europa, come Romania (+1,5) e Croazia (+2,8), e più contenuto nell’Europa occidentale, come in Portogallo (+1,5). A livello generale, l’Ue registra un aumento di mezzo punto tra i due anni considerati.
Indice di vecchiaia. Anno 2022 (Valori percentuali)