La garanzia dei servizi sociali è parte integrante del sistema dei diritti del cittadino ed è essenziale per un tenore di vita accettabile; per assicurare questi servizi sono quindi necessari investimenti economici da parte dello Stato. Le statistiche della protezione sociale aiutano a comprendere e quantificare le dimensioni del fabbisogno, misurando l’entità della spesa di settore e dei servizi erogati. Una parte importante della spesa per la protezione sociale, in particolare, è rappresentata dalla previdenza e dall’assistenza.
In breve
- Nel 2021, in Italia, la spesa per la protezione sociale è pari al 32,5% del Pil nazionale. È destinata prevalentemente alla funzione vecchiaia (47,3%) e alla funzione malattia (23%), ma è rilevante anche l’incidenza delle due funzioni congiunte, disoccupazione e altra esclusione sociale, non altrove classificata (11,8%).
- Nel 2020, in Italia, la spesa pro capite per la protezione sociale è di 9.591 euro annui, appena al di sopra della media Ue (9.538 euro). Se rapportata al Pil, la spesa dell’Italia (34,4% nel 2019) supera la media Ue (31,8%).
- Nel 2020, l'incidenza dei trattamenti pensionistici sul Pil è pari al 18,4%, superiore di 1,7 punti percentuali a quella dell’anno precedente. Tuttavia, è bene sottolineare che l’indicatore cresce non solo a causa dell’incremento dei trattamenti pensionistici erogati, (circa 305,7 mld, a fronte di 299 mld nel 2019), ma anche per la flessione del Pil dovuta alla pandemia da COVID-19.
- Nel 2020, l’incidenza delle prestazioni sociali sul Pil è pari al 22,4% (19% circa nel 2019). Anche in questo caso, ad influenzare la crescita dell’indicatore, oltre all’aumento degli importi erogati (342,9 mld nel 2019; 372,6 mld nel 2020), gioca un ruolo importante la flessione del Pil.
- Nel 2020, l’indice di beneficio relativo è pari al 48,9% (44,4% nel 2019). Il valore più alto si registra per il Mezzogiorno (64,9%), il più basso al Nord (43,1%).
- Nel 2020, il 36,9% delle risorse gestite dai Comuni per i servizi sociali è destinato alle famiglie con figli, il 25% ai disabili, il 15,9% agli anziani, il 12,2% al contrasto della povertà e dell’esclusione sociale, il 4,3% agli immigrati e lo 0,3% alle dipendenze da droghe e alcool. Nel Mezzogiorno, i livelli di spesa pro capite sono inferiori rispetto alle Regioni del Centro-Nord, ad eccezione della Sardegna.
- Nell’anno educativo 2020/2021, il 59,3% dei Comuni italiani ha offerto servizi socio-educativi per la prima infanzia. I bambini al di sotto dei tre anni accolti nelle strutture socio-educative pubbliche o finanziate dal settore pubblico sono il 13,7%. La percentuale minima è in Calabria (2,8%).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
La protezione sociale comprende la previdenza, l’assistenza e la sanità (per approfondimenti su quest’ultima si rimanda al settore “Sanità e Salute”).
La sostenibilità della spesa per la protezione sociale è un tema molto dibattuto tra gli addetti ai lavori e i policy makers. I dati e gli indicatori riguardanti la protezione sociale sono, dunque, fondamentali al fine di quantificare le dimensioni del fabbisogno di risorse pubbliche e monitorare l’andamento della spesa, nel tempo. Le prospettive evolutive dell’intero sistema sono condizionate da un fattore preminente, l’invecchiamento della popolazione italiana, come conseguenza dell’aumento della speranza di vita e del basso tasso di natalità. Inoltre, la pandemia da COVID-19 ha messo in luce i punti di forza e le criticità del nostro sistema di sicurezza sociale.
Osservando gli indicatori relativi alla protezione sociale in percentuale del Pil, emerge come la crescita sia dovuta anche alla rilevante contrazione del Pil a seguito della pandemia.
Nel 2021, la spesa per la protezione sociale è pari al 32,5% del Pil. L’andamento relativo agli anni 2017-21 evidenzia un incremento di +3,6 punti percentuali, nonostante il decremento di 1,9 punti percentuali registrato nell’ultimo anno (dovuto alla riduzione delle misure di sostegno al reddito e alle famiglie introdotte per contrastare gli effetti economici della pandemia da COVID-19). La spesa per prestazioni sociali è destinata, per il 47,3%, alla funzione vecchiaia, per il 23% alla funzione malattia e per il 11,8% alle due funzioni congiunte, disoccupazione e altra esclusione sociale non altrove classificata.
Nel 2020, la spesa per prestazioni sociali erogate da Enti previdenziali in percentuale del Pil (22,4%), è cresciuta rispetto al 2019 (19,1%). Le prestazioni sociali pro capite sono allo stesso modo in aumento (6.267,9 euro). La spesa per prestazioni sociali è solo in parte finanziata dai contributi sociali, come emerge dall'indice di copertura previdenziale, misurato dal rapporto percentuale tra contributi sociali e prestazioni sociali, in diminuzione nel 2020 (66,0%), rispetto al 2019 (74,7%).
Nel 2020, la spesa per pensioni, esclusa la quota erogata a persone trasferite all’estero, è uguale al 18,4% del Pil, in aumento, rispetto al 2019 (16,7%).
Spesa per pensioni degli Enti di previdenza (in percentuale del Pil)
Nel 2020, il tasso di pensionamento, calcolato come rapporto percentuale tra il numero totale delle pensioni (dei comparti pubblico e privato) e la popolazione residente al 31 dicembre dell’anno di riferimento, è pari a 37,6%, stabile dal 2015.
Nel 2020, l’indice di beneficio relativo è pari al 48,9%. Tale indice identifica la quota di reddito medio per abitante alimentata da trattamenti pensionistici ed è costantemente in aumento dal 2000, per effetto dell’invecchiamento della popolazione.
I Comuni singoli o associati hanno il compito di garantire interventi e servizi sociali a favore dei cittadini, come previsto dalla legge quadro sull’assistenza (L. 328/2000).
Nel 2020, la spesa dei Comuni per i servizi sociali, al netto del contributo degli utenti e del Servizio Sanitario Nazionale, ammonta a 7 miliardi 848 milioni di euro, corrispondenti allo 0,47% del Pil nazionale. Si conferma la tendenza alla crescita della spesa iniziata nel 2016, dopo la flessione degli anni precedenti.
Nel 2020, la spesa per il welfare territoriale in rapporto alla popolazione residente è pari a 132 euro, in aumento rispetto ai 126 euro del 2019. Dopo il calo registrato nel triennio 2011-2013, negli anni successivi si registra una ripresa che ha portato gradualmente a recuperare e a superare i livelli di spesa precedenti la crisi economica e finanziaria.
Nel 2020, il 36,9% delle risorse gestite dai Comuni per i servizi sociali è destinato alle famiglie con figli, il 25,0% ai disabili, il 15,9% agli anziani. A causa della pandemia, si registra un aumento degli interventi a supporto delle famiglie in difficoltà economica, di conseguenza è aumentata la spesa per l’area di utenza “povertà, disagio adulti e senza dimora”, passata dal 7,5% della spesa nel 2019 al 12,2% nel 2020. La spesa rimanente è rivolta per il 4,3% agli immigrati, per il 0,3% alle dipendenze e per il 5,4% alle spese generali, di organizzazione e per i servizi rivolti alla “multiutenza”.
Nell'anno educativo 2020/2021, i Comuni italiani che hanno offerto almeno un servizio tra nido, micronido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia risultano il 59,3% del totale. Il 57,2% dei Comuni ha offerto il servizio di nido; il 13,8% ha garantito un’offerta di servizi integrativi per la prima infanzia.
A causa della pandemia, rispetto al precedente anno educativo, si registra un calo dell’8,7% degli iscritti ai nidi comunali o privati convenzionati con i Comuni. Un decremento delle iscrizioni ancora più marcato (36,3%) si riscontra per i servizi integrativi per la prima infanzia, che accolgono il 5% dell’utenza complessiva.
Complessivamente, gli iscritti ai servizi educativi per la prima infanzia finanziati dai Comuni si sono ridotti del 10,5% (quasi 21mila in meno), attestandosi a circa 176.700 al 31 dicembre 2020.
La percentuale di bambini fra 0 e 2 anni accolti nelle strutture pubbliche, o finanziate dal settore pubblico, si è attestata al 13,7%, rispetto al 14,7% dell’anno precedente.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Le prestazioni per pensioni e contributi sociali sono influenzate dalla struttura demografica e produttiva del Paese. Nel 2020, nel Mezzogiorno, l'indice di copertura previdenziale (40,7%) diminuisce sostanzialmente, rispetto all’anno precedente (50,9%), ampliando il divario dalla media nazionale (66,0%); mentre il Nord-Ovest mostra un indice superiore alla media nazionale (83,1%). Tra le Regioni, la Calabria presenta il valore più basso (32,7%), a fronte del Trentino-Alto-Adige/Sudtirol che supera il 100%. Per il Centro, l’indice di copertura previdenziale è uguale al 70,7%, in diminuzione rispetto al 2019 (79,8%); in particolare, il Lazio (86,0%) presenta il valore più elevato, anche se inferiore al 2019 (98,4%).
La spesa per pensioni rapportata al Pil è più contenuta nel Nord-Est (16,5%), mentre il Mezzogiorno (23,4%) è l'area che registra l'incidenza più elevata, superiore alla media nazionale (18,4%).
Nel 2020, la spesa per la rete territoriale dei servizi sociali, in rapporto al Pil, è mediamente più alta nel Nord-Est (0,55%), risulta più contenuta nel Centro Italia e nel Mezzogiorno (rispettivamente 0,47% e 0,48%) e assume i valori più bassi nel Nord-Ovest (0,42%). A livello regionale, i valori più alti della spesa, in rapporto al Pil, si rilevano in Sardegna (1,41%), nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (1,30%), in Friuli-Venezia Giulia (0,88%) e nella Provincia Autonoma di Trento (0,66). Sul versante opposto si trova la Calabria con lo 0,17% del Pil e la Basilicata con lo 0,26%.
Nel 2020, nelle Regioni del Mezzogiorno, i livelli di spesa pro capite per la rete territoriale dei servizi sociali sono decisamente inferiori rispetto alle Regioni del Centro-Nord: ad eccezione della Sardegna, dove i Comuni hanno speso 283 euro per abitante, valore ben al di sopra della media nazionale. Nelle altre Regioni del Mezzogiorno si passa da un minimo di 28 euro per abitante in Calabria ad un massimo di 83 euro in Puglia e Molise. Nel Centro-Nord, viceversa, dove si concentra il 78% della spesa per i servizi sociali, si passa da un minimo di 102 euro pro capite in Umbria fino al massimo di 584 per la Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen.
Bambini di 0-2 anni che utilizzano servizi per l'infanzia (valori percentuali)
A livello regionale l’indicatore di diffusione dell’offerta pubblica di servizi socio-educativi per la prima infanzia presenta variazioni molto significative: nell'anno educativo 2020/2021, si passa dal 100% dei Comuni che garantiscono la presenza dei servizi in Valle D'Aosta/Vallée d’Aoste e in Friuli-Venezia Giulia al 19,3% della Calabria.
Le Regioni del Nord-Est godono mediamente di una maggiore presenza dei servizi per l’infanzia pubblici o finanziati dal settore pubblico, con una media di ripartizione dell’85% dei Comuni attivi in questo settore; Centro (56,2%) e Mezzogiorno (46,0%) registrano valori inferiori al dato nazionale (59,3%).
Nel corso degli ultimi anni, si registra un miglioramento della copertura e dell'utilizzo dei servizi nelle regioni meridionali e il conseguente attenuarsi delle divergenze: i Comuni del Mezzogiorno che offrono i servizi sono passati dal 35,4% del 2014/15 al 46% del 2020/21. Tuttavia, la percentuale di utenti sui bambini residenti di 0-2 anni mostra ancora divari molto ampi: nell’anno educativo 2020/2021, la percentuale di bambini che ha usufruito dei servizi per l'infanzia finanziati dai Comuni ha fatto registrare un calo generalizzato a causa della pandemia da COVID-19, ma resta superiore al 20% in Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste e nella Provincia Autonoma di Trento, mentre in Calabria e in Campania si ha appena il 2,8% e il 3,1% rispettivamente. Il divario tra i territori è ben sintetizzato dal confronto tra i valori assunti dall'indicatore al Centro-Nord (18,0%) e nel Mezzogiorno (5,9%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
La spesa per la protezione sociale è un indicatore collegato, sia al modello di welfare adottato, sia al livello di reddito e alle caratteristiche strutturali della popolazione (la spesa è più elevata nei Paesi con popolazione polarizzata nelle classi d’età giovani e/o anziane).
Nel 2020, la spesa pro capite in Italia, pari a 9.591 euro annui, si colloca appena al di sopra della media Ue (9.538 euro) e l’Italia occupa l’undicesimo posto tra i 27 Paesi europei. Se rapportata al Pil, la spesa relativa alla protezione sociale pone l’Italia in una posizione molto elevata, al secondo posto, con un valore pari al 34,4%, superiore alla media Ue (31,8%). Il contesto europeo mostra valori di spesa rispetto al Pil piuttosto variabili: dal minimo rilevato per l’Irlanda (15,7%), al massimo della Francia (38,1%).
Spesa per la protezione sociale. Anno 2020 (in percentuale del Pil)