I cittadini stranieri regolarmente presenti sono una realtà consolidata anche in Italia, sebbene in misura più contenuta rispetto a molti altri Paesi europei. È quindi importante conoscere dimensioni e caratteristiche di questa parte della popolazione e comprenderne il livello di integrazione, soprattutto sul piano dell’accesso al mercato del lavoro.
In breve
- In Italia, al 1° gennaio 2022, risiedono circa 5 milioni di cittadini stranieri, che costituiscono l’8,5% della popolazione residente. L’83,8% dei cittadini stranieri residenti in Italia si concentra nel Centro-Nord.
- I cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia, all’inizio del 2022, sono circa 3 milioni e 561 mila. Nel 2021, rispetto all’anno precedente, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati sono stati più del doppio (+127%).
- Nel 2022, il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (12,0%) è superiore a quello dei cittadini italiani (7,6%).
- Nel 2022, il tasso di occupazione degli stranieri (64,2%), nonostante la crescita più intensa, risulta ancora inferiore a quello degli autoctoni (64,9%).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Al 1° gennaio 2022, risiedono in Italia circa 5 milioni di cittadini stranieri, che rappresentano l’8,5% del totale dei residenti. Rispetto all’anno precedente, sono diminuiti di 141 mila unità (-2,7%), di cui circa 41 mila da imputare al saldo naturale e migratorio negativo e altre 100 mila non censite, nel 2021.
Nel 2021, prosegue la diminuzione delle nascite di bambini stranieri (57 mila nati rispetto ai 60 mila del 2020), mentre aumentano le iscrizioni anagrafiche dall’estero (244 mila, rispetto alle 192 mila del 2020) e le cancellazioni anagrafiche per l’estero (64 mila, rispetto alle 39 mila del 2020). Nel 2021, 121 mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana (-7,8% rispetto al 2020).
All’inizio del 2022, in Italia, sono regolarmente presenti 3.561.540 cittadini non comunitari, dei quali il 65,8% ha un permesso di soggiorno di lungo periodo. Nel 2021, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini non comunitari sono stati quasi 242 mila, con un aumento del 127% rispetto al 2020, quando, a causa del COVID-19, si era registrato il minimo storico dei nuovi ingressi nel nostro Paese. I motivi prevalenti dei nuovi ingressi sono il ricongiungimento con la famiglia (50,9%) e i motivi di lavoro (21,1%). Questi ultimi sono quelli che hanno fatto registrare il più forte incremento rispetto al 2020 (+394,5%), a seguito del provvedimento di regolarizzazione emanato nel 2020 (art. 103 del D.L. 34/2020), tornando così a superare, come non accedeva più dal 2014, le richieste di asilo e protezione internazionale (12,8 %).
Nella partecipazione al mercato del lavoro, permangono ancora delle differenze tra italiani e stranieri. Nel 2022, il tasso di occupazione degli stranieri tra i 20 e i 64 anni si riavvicina a quello dei coetanei italiani per la sua crescita più intensa (rispettivamente +2,8 punti percentuali e +2,0 punti), risultando ancora inferiore a quello degli autoctoni (il 64,2% contro il 64,9%). In maniera simile, il tasso di disoccupazione diminuisce maggiormente per gli stranieri (-2,4 rispetto a -1,3 punti), ma gli stranieri continuano a presentare un valore dell'indicatore significativamente più elevato (12,0%) rispetto a quello degli italiani (7,6%). Il tasso di inattività (15-64 anni) per gli stranieri (31,2%) resta invece inferiore rispetto a quello degli autoctoni (34,8%), con differenze più marcate nel Mezzogiorno.
Popolazione straniera per grado di istruzione (composizioni percentuali)
Nel 2022, il grado di istruzione degli stranieri è ancora inferiore a quello degli italiani, a discapito dei miglioramenti dell’ultimo biennio. Il 52,3% degli stranieri tra i 15 e i 64 anni ha conseguito al più la licenza media, contro il 37,7% dei coetanei italiani; il 37,4% ha un diploma di scuola superiore e il 10,2% una laurea, a fronte, rispettivamente, del 43,2% e del 19,0% degli italiani della stessa fascia d’età.
Popolazione straniera per grado di istruzione per ripartizione geografica. Anno 2022 (composizioni percentuali)
NOTA: Nel corso del 2021, la Rilevazione sulle forze di lavoro ha subìto due cambiamenti importanti: i) l'entrata in vigore, dal 1° gennaio, del Regolamento europeo (Ue) 2019/1700; ii) l’introduzione delle nuove stime della popolazione di individui e famiglie desunte dal Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni. Ciò ha richiesto una ricostruzione della serie storica che, per l’Italia, è disponibile dal 2018 per la quasi totalità degli indicatori prodotti dall’indagine.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Storicamente, gli stranieri sul territorio italiano si sono concentrati soprattutto nelle ripartizioni Centro-Nord dove, al 1° gennaio 2022, risiede l’83,8% degli stranieri residenti in Italia. Il Nord (59%, quasi 3 milioni di individui), e in particolare, il Nord-Ovest (34,2%, circa 1,7 milioni) sono le aree più attrattive. Il Centro accoglie il 25% dei residenti stranieri (1,2 milioni) e il Sud e le Isole, rispettivamente, l’11,6% e il 4,6%. Nel confronto con il 2020, le Regioni che hanno registrato il calo maggiore sono Lombardia, Toscana, Lazio e Veneto, mentre Calabria, Puglia e Basilicata sono le uniche a mostrare un incremento di stranieri, seppur ridotto. Il ridimensionamento delle nascite di bambini stranieri è marcato tanto al Centro-Nord (-4,8%) quanto nel Mezzogiorno (-4,7%, rispetto al 2020). Il numero di nati stranieri si conferma in ogni caso molto più elevato in queste ultime ripartizioni, proprio in virtù della maggiore presenza di cittadini stranieri.
Al 1° gennaio 2022, circa l’85% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso rilasciato o rinnovato nel Centro-Nord, mentre solo il 14,6% l’ha ottenuto o rinnovato nel Mezzogiorno. Le Regioni con le quote più elevate di rilasci o rinnovi di permessi di soggiorno sono Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Veneto. L’incremento dei nuovi flussi di ingresso ha riguardato invece soprattutto il Sud (+153%) e le Isole (+151%).
Nel 2022, l’aumento del tasso di occupazione di 20-64 anni degli stranieri, rispetto all'anno precedente, è dovuto in particolare alle Regioni del Nord-Ovest e del Centro (rispettivamente +3,4 e +2,9 punti percentuali), nonché al maggiore incremento del tasso dei maschi rispetto a quello delle femmine (+3,5 punti contro +2,0). La riduzione del tasso di disoccupazione si deve soprattutto al Nord-Ovest e alle Regioni del Centro (rispettivamente -3,1 e -2,2 punti,). Il tasso di disoccupazione permane più elevato per le donne (15,2%, rispetto al 9,6% degli uomini), ma il più alto divario di genere a sfavore delle donne si registra nel Mezzogiorno (6,3 punti percentuali). Nel 2022, la diminuzione del tasso di inattività della popolazione straniera ha interessato di più le Regioni del Nord-Ovest e del Centro. Complessivamente, ha riguardato quasi in egual misura entrambi i generi, anche se l’indicatore femminile (43,8%) è due volte e mezzo quello maschile. Il divario del tasso di inattività tra Mezzogiorno (37,9%) e Nord-Est (29,0%) scende sotto i 9 punti percentuali.
Stranieri residenti per Regione. Anno 2022 (per 100 residenti)
NOTA: Nel corso del 2021, la Rilevazione sulle forze di lavoro ha subìto due cambiamenti importanti: i) l'entrata in vigore, dal 1° gennaio, del Regolamento europeo (Ue) 2019/1700; ii) l’introduzione delle nuove stime della popolazione di individui e famiglie desunte dal Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni. Ciò ha richiesto una ricostruzione della serie storica che, per l’Italia, è disponibile dal 2018 per la quasi totalità degli indicatori prodotti dall’indagine.
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Al 1° gennaio 2021, l’incidenza degli stranieri residenti in Italia è leggermente superiore alla media Ue (8,4%). Al dodicesimo posto nella graduatoria dei 27 Paesi, l’Italia segue la Germania (12,7%) e la Spagna (11,3%), ma precede, invece, la Francia (7,7%). In questi Paesi, la storia dell’immigrazione ha radici più antiche e una quota più rilevante di residenti originariamente cittadini stranieri che possono aver acquisito la cittadinanza.
Stranieri residenti nei Paesi Ue. Anno 2021 (per 100 residenti)
NOTA: Nel corso del 2021, la Rilevazione sulle forze di lavoro ha subìto due cambiamenti importanti: i) l'entrata in vigore, dal 1° gennaio, del Regolamento europeo (Ue) 2019/1700; ii) l’introduzione delle nuove stime della popolazione di individui e famiglie desunte dal Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni. Ciò ha richiesto una ricostruzione della serie storica che, per l’Italia, è disponibile dal 2018 per la quasi totalità degli indicatori prodotti dall’indagine.