L’attività di ricerca e sviluppo, l’innovazione, l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono riconosciuti come motori fondamentali dell’economia della conoscenza; il loro ruolo è basilare nelle strategie di sviluppo europee. Tra le priorità della strategia Europa 2020 adottata dall’Unione europea, a partire dal 2010, vi è, infatti, l’attuazione di azioni concrete, a livello europeo e nazionale, per assicurare una crescita economica “intelligente”, caratterizzata da investimenti nei settori dell’istruzione, della ricerca e dell’innovazione.
In breve
- Nel 2020, l'intensità della attività di ricerca in Italia è pari all’1,51% del Pil, inferiore a quella media dell’Unione europea (2,30%).
- Nel 2020, il personale impegnato in attività di R&S (espresso in unità equivalenti a tempo pieno) diminuisce del 3,8%, rispetto all'anno precedente. Il 63,9% degli addetti opera nel settore privato, il 24,2% nelle Università e l’11,9% nelle Istituzioni pubbliche.
- Nel triennio 2018-2020, il 50,9% delle imprese ha svolto attività innovative, una quota in calo di circa 5 punti percentuali, rispetto al periodo 2016-2018. L’Industria si conferma il settore più dinamico (58,5% di imprese con attività innovative), ma anche il più colpito dal calo degli investimenti in innovazione (-7,2 punti percentuali, rispetto al triennio precedente).
- Nel 2021, il 74,8% delle imprese italiane con almeno 10 addetti utilizza un sito web o pagine web per valorizzare la propria attività (65,2% nel Mezzogiorno). A livello europeo, l’Italia recupera posizioni, attestandosi al quattordicesimo posto in graduatoria.
- Nel 2020, in Italia, i giovani tra i 20 e 29 anni che hanno conseguito un titolo di studio terziario in discipline tecnico-scientifiche (STEM - Science, Technology, Engineering and Mathematics) sono il 16,5 per mille. Stabile il divario fra maschi (19,6) e femmine (13,2).
- Nel 2022, in Italia, l’83,1% delle famiglie accede ad Internet da casa. Nel Mezzogiorno, si rileva la percentuale più bassa (79,8%).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2020, in Italia, l’ammontare della spesa totale interna per attività di ricerca e sviluppo (R&S) sostenuta da imprese, Istituzioni pubbliche, Istituzioni private non profit e Università, si stima pari a 25 miliardi di euro. Nel 2020, la crisi economica, legata alla pandemia da COVID-19, ha coinvolto anche il settore della ricerca e la spesa totale per la ricerca e sviluppo registra un calo del 4,7%, rispetto all’anno precedente. La contrazione della spesa dipende prevalentemente dal settore delle imprese, con una diminuzione del 6,8%, ma interessa anche le università (- 2,0%); la spesa interna in R&S aumenta, invece, nelle istituzioni private non profit (+2,2%) e resta stabile nelle istituzioni pubbliche.
L’incidenza percentuale della spesa totale per R&S sul prodotto interno lordo è pari all’1,51%, ed è in crescita, rispetto al 2019 (1,46%), per effetto della forte contrazione del Pil registrata nel 2020.
Nel 2020, il personale impegnato in attività di R&S (espresso in unità equivalenti a tempo pieno) è pari a 342.286 unità e registra una diminuzione del 3,8%, rispetto al 2019. I ricercatori rappresentano il 45,9% degli addetti alla R&S e diminuiscono del 2,4%, rispetto all’anno precedente. Nel 2020, Il 63,9% degli addetti dedicati alla R&S opera nel settore privato (imprese e Istituzioni private non profit), il 24,2% nelle Università e l’11,9% nelle Istituzioni pubbliche.
Spesa totale per ricerca e sviluppo (in percentuale del Pil)
Nel triennio 2018-2020, si stima che il 50,9% delle imprese industriali e dei servizi con 10 o più addetti abbia svolto attività finalizzate all’innovazione. Rispetto al periodo precedente (2016-2018), la quota di imprese innovatrici si è ridotta di circa 5 punti percentuali. Si conferma la tendenza crescente della propensione all’innovazione all’aumentare della dimensione aziendale (dal 48,4% nella classe 10-49 addetti, al 65,7% in quella 50-249 addetti e al 76,0% nelle imprese con 250 addetti e oltre), ma la contrazione degli investimenti in innovazione, rispetto al 2016-2018, interessa tutte le imprese, indipendentemente dalla loro dimensione (le piccole imprese -4,8 punti percentuali, quelle di media dimensione -5,7 punti e le grandi -5,0 punti). Con il 58,5% di imprese impegnate in investimenti innovativi, l’Industria resta il settore con la maggiore propensione all’innovazione, ma registra un crollo pari a -7,2 punti percentuali. Anche il settore dei Servizi subisce un calo, ma più contenuto (-3,9 punti percentuali). In controtendenza le Costruzioni, nel cui settore le attività innovative sono in aumento (+3,3 punti percentuali).
Nel periodo 2018-2020, le imprese con attività innovative, nella maggior parte dei casi, hanno introdotto con successo, sul mercato o all’interno dell’azienda, almeno un’innovazione di prodotto o di processo (45,9% del totale delle imprese). Tuttavia, anche la quota delle imprese innovatrici diminuisce (-3,8 punti percentuali), sebbene in misura inferiore, rispetto alla più ampia categoria delle imprese con attività innovative.
Nel 2020, la spesa sostenuta per le attività innovative è complessivamente pari a 33,6 miliardi di euro, inferiore di oltre un quarto, rispetto al 2018 (45,5 miliardi). Anche l’intensità di innovazione, calcolata come spesa per addetto nelle imprese con attività innovative, si è ridotta sensibilmente: in media è pari a 6.900 euro per addetto contro i 9 mila euro per addetto, nel 2018. Non si è ridotta, invece, la quota di imprese che, per superare le barriere interne all’innovazione, hanno stipulato accordi di cooperazione con altri soggetti: nel triennio 2018-2020, infatti, è pari al 21,4% delle imprese con attività innovative, a fronte del 21,6% nel periodo 2016-2018.
Nel 2021, in Italia, cresce di quasi due punti percentuali la quota di imprese con almeno 10 addetti che, per valorizzare la propria attività, dispongono di un proprio sito web o di pagine Internet (74,8%).
Nel 2020, i giovani di età compresa tra i 20 e i 29 anni che hanno conseguito un titolo di studio terziario in discipline tecnico-scientifiche (STEM - Science, Technology, Engineering and Mathematics) sono il 16,5 per mille (19,6 per mille per i maschi e 13,2 per mille per le femmine). Rispetto al 2019, si registra una crescita di 0,4 punti, confermando quindi il trend lievemente crescente degli ultimi anni. La ripartizione territoriale che presenta l'aumento più consistente è il Nord-Ovest. L'aumento è pressoché identico per maschi (+0,4) e femmine (+0,3). Nel 2020, il divario di genere rimane quindi pressoché invariato, rispetto al 2019, pari a oltre 6 punti per mille.
Nel 2022, in Italia, l'83,1% per cento delle famiglie accede ad Internet da casa, con un aumento di +1,6 punti percentuali, rispetto all'anno precedente. Per quanto riguarda invece l’uso del web, nel 2022, il 78,5% della popolazione di 6 anni e più residente in Italia ha usato Internet nei 12 mesi precedenti l'intervista. L'uso di Internet ha raggiunto livelli prossimi alla saturazione per gran parte della popolazione. Scende, invece, al 59,2% tra le persone di età compresa tra i 65 e i 74 anni e raggiunge il 22,2% tra le persone di 75 anni e più. Naviga sul web l'81,5% dei maschi e il 75,7% delle femmine, va però sottolineato che tale divario è proprio delle fasce di età più anziane.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2020, le Regioni del Nord del Paese coprono il 61% della spesa totale in R&S, il Centro contribuisce al 24,3%, mentre il Mezzogiorno al 14,7% del totale.
In termini di incidenza della spesa totale in R&S sul Pil regionale, i valori più alti dell'indicatore si registrano in Piemonte (2,33%) e in Emilia-Romagna (2,11%); valori superiori alla media nazionale si rilevano anche in: Lazio (1,98%), Friuli-Venezia Giulia (1,74%), Toscana (1,66%), Provincia autonoma di Trento (1,58%) e Liguria (1,56%).
Considerando la spesa delle imprese per ricerca e sviluppo rapportata al Pil, il Piemonte (1,85%) e l'Emilia-Romagna (1,59%) si confermano ai primi due posti della graduatoria. Nel Mezzogiorno, i valori più alti dell'indicatore si registrano in Campania (0,64%) e in Molise (0,63%).
Nel 2020, in Italia, si rilevano in media 5,8 addetti alla R&S ogni mille abitanti. I valori più alti dell’indicatore si registrano in Emilia-Romagna (9,9) e nella Provincia Autonoma di Trento (8,9). Tutte le Regioni del Centro-Nord, con l'eccezione della Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste, delle Marche e dell'Umbria, mostrano valori superiori o prossimi al dato medio nazionale, le Regioni del Mezzogiorno (con una media di 3 addetti alla R&S ogni mille abitanti) si confermano, invece, su livelli sensibilmente inferiori alla media nazionale.
Nel periodo 2018-2020, in termini di propensione innovativa, si conferma il primato delle imprese del Nord, in particolare, di quelle residenti in Piemonte (58,3%) e Lombardia (54,8%), ma si posiziona positivamente anche la Regione Marche (59,0%). Una minore propensione all’innovazione caratterizza le imprese residenti nel Mezzogiorno, salvo quelle dell'Abruzzo, dove si registra una propensione all'innovazione superiore alla media nazionale (51,9% di imprese con attività innovative). Ultime in graduatoria sono le imprese residenti in Sardegna (40,1%), Sicilia (40,0%) e Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste (35,4%).
Imprese con attività innovative. Anno 2020 (percentuale sul totale imprese )
Continua la crescita della quota di imprese del Mezzogiorno che utilizzano il sito web (da 60,7% a 65,2%), riducendo di ulteriori 3,5 punti percentuali il divario rispetto al Centro-Nord che, tuttavia, rimane ancora consistente (12 punti percentuali). Anche nel 2021, la quota delle imprese del Centro (69,6%) si colloca ancora al di sotto della media nazionale, mentre le imprese del Nord-Est fanno da traino.
Nel 2020, la quota di giovani residenti in Italia di età compresa tra i 20 e i 29 anni, con un titolo di studio terziario in discipline tecnico-scientifiche (STEM - Science, Technology, Engineering and Mathematics) aumenta lievemente in quasi tutte le Regioni, rispetto al 2019. Cresce, in particolare, in Friuli-Venezia Giulia (+2,4 punti), Molise (+1,8) e Piemonte (+1,5). Anche nel 2020 è il Centro Italia a presentare complessivamente il valore più elevato (16,8 per mille), con Lazio e Marche che arrivano al 18 per mille. Nel Mezzogiorno, spiccano Abruzzo e Molise con valori che raggiungono, rispettivamente, quasi il 20 e il 22 per mille. Il divario di genere, pari a 6,3 punti a favore dei maschi, è più elevato nelle Regioni del Nord-Est (9,3 punti), in particolare in Veneto e Friuli-Venezia Giulia (circa 11 punti), mentre è più contenuto nel Mezzogiorno (4,2 punti), in particolare, in Calabria (1,8 punti) e Sardegna (1,9 punti).
Nel 2022, continua ad aumentare la quota di famiglie che dispone di un accesso ad Internet da casa (+1,6 punti percentuali). Gli incrementi maggiori si registrano per la Sicilia (+5,5) e per il Trentino Alto Adige/Sudtirol (+5,1). Inoltre, nel 2022, diminuiscono le differenze tra le ripartizioni territoriali, ma nonostante ciò, si conferma il vantaggio del Centro-Nord, rispetto al Mezzogiorno (84,6% contro il 79,8%). Infatti, le Regioni con il minor tasso di diffusione sono Calabria, Basilicata e Puglia; sul versante opposto si collocano, invece, Trentino Alto Adige/Sudtirol e Lombardia.
Per quanto riguarda la percentuale della popolazione di 6 anni e più che usa Internet, nel 2022, gli incrementi più significativi si registrano per le Regioni del Nord (+2,4 punti percentuali), mentre per quelle del Meridione si evidenzia una stabilità, rispetto all’anno precedente; permane il vantaggio del Centro-Nord (80,8%) rispetto al Mezzogiorno (73,9%). Nella Provincia Autonoma di Trento (85,4%) si trova la più alta percentuale di internauti. La Calabria è la Regione con la quota più bassa (68,4%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2020, nella Ue27, l'intensità di ricerca è pari al 2,30% del Pil (1,97%, nel 2010). I Paesi europei in cui l’indicatore assume valori superiori alla soglia del 3%, fissata come obiettivo comune per la Strategia Europa 2020, sono: Svezia (3,49%), Belgio (3,35%), Austria (3,20%), e Germania (3,13%). L'Italia, con un'intensità di ricerca pari all'1,51% del Pil, si colloca ben al di sotto della media europea e dei principali Paesi con l'eccezione della Spagna (1,41%), che non ha ancora raggiunto il proprio obbiettivo nazionale fissato all’1,53% del Pil.
Nel 2020, nella Ue27, gli addetti alla R&S (espressi in unità equivalenti a tempo pieno) sono mediamente 6,6 ogni mille abitanti. Nel 2020, in Italia, si rilevano in media 5,8 addetti alla R&S ogni mille abitanti.
Nel 2021, per quanto riguarda l’utilizzo dei siti web da parte delle imprese, l’Italia recupera posizioni (dal diciottesimo al quattordicesimo posto tra i Paesi Ue), riducendo da 4 a 3 punti percentuali la distanza dalla media europea (78,0%). Finlandia e Paesi Bassi sono ai primi posti nell’utilizzo dei siti web, con quote superiori al 91,0%.
Nel 2020, il tasso di conseguimento di un titolo di studio terziario in discipline tecnico-scientifiche (STEM - Science, Technology, Engineering and Mathematics), tra i giovani nella fascia d’età tra i 20 e i 29 anni, cresce ancora in diversi Paesi europei; in particolare, rilevante è la crescita di Irlanda (+3,0), Francia e Finlandia (entrambe +1,7). L'Italia registra una lieve crescita del tasso, rispetto all'anno precedente (+0,5), tuttavia la quota di giovani tra i 20 e i 29 anni con un titolo terziario in discipline STEM conseguito nel 2020 è ancora inferiore alla media degli altri Paesi europei (16,9 per mille, rispetto al 20,9 per mille della media Ue27), con una differenza più marcata per i maschi (quasi 8 punti), rispetto alle femmine (0,3 punti).
Nel 2022, la percentuale di famiglie italiane con almeno un componente nella fascia d’età tra i 16 e i 74 anni che dispone di un accesso ad Internet è pari a 91,5%, valore prossimo alla media Ue (92,5%). Ad occupare le ultime posizioni nella graduatoria sono Grecia e Croazia. Per quanto riguarda l’uso regolare di Internet, l’Italia si trova invece ad occupare le ultime posizioni nella graduatoria europea, con l’82,9% di utenti Internet regolari, nella fascia d’età tra i 16 e i 74 anni. Il valore medio per i Paesi dell’Ue27 è 88,6%, mentre, tra i Paesi con le percentuali prossime alla saturazione, vi sono Danimarca, Svezia, Irlanda e Lussemburgo.
Utenti di Internet. Anno 2022 (per 100 persone di 16-74 anni con le stesse caratteristiche)