Il settore agricolo in Italia opera nel contesto della Politica agricola comunitaria (Pac). Nelle strategie europee cresce l’attenzione ai temi dell’impatto ambientale e della qualità alimentare. In quest’ottica, è necessario disporre di indicatori idonei alla caratterizzazione economica del settore e funzionali alla valutazione dell’impatto ambientale, nonché alla qualificazione di nuove attività in grado di coniugare lo sviluppo con sostenibilità e tutela dell’ambiente rurale.
In breve
- In base agli esiti del 7° Censimento generale dell’Agricoltura, nel 2020 operavano, in Italia, 1.133.023 aziende agricole, per una superficie agricola utilizzata (Sau) pari a 12,5 milioni di ettari.
- Nel 2020, rispetto al 2010, si registra una contrazione molto elevata del numero di aziende (-30,1%) e molto più contenuta della Sau (-2,5%). La dimensione media aziendale si attesta sugli 11,1 ettari medi per azienda.
- Nel decennio 2010-2020 si è ridotta notevolmente l’incidenza relativa delle aziende che gestiscono terreni di proprietà (dal 73,3% al 58,6% del totale delle aziende), a favore dell’affitto e di altre formule miste.
- Crescono le quote relative delle aziende con capo azienda laureato (dal 6,2% al 9,9%), delle aziende che vendono il 100% della produzione (dal 19,2% al 36,7%), delle aziende informatizzate (dal 3,8% al 15,8%) e delle aziende con almeno un’attività connessa (dal 4,7% al 5,7%).
- Nel 2020, 12,5 su 100 aziende dell’Ue erano italiane, così come l’8% della Sau. L’Italia, nonostante la crescita della dimensione media aziendale (nel 2010 era pari a 8 ettari medi per azienda), resta uno dei Paesi europei con la dimensione media più bassa (la media Ue è di 17,4 ettari per azienda).
- Aumenta il numero delle aziende agrituristiche: nel 2021, raggiungono quota 25.390, il 43% in più rispetto al 2007. La più alta densità si registra in Toscana (23 aziende per 100 kmq) e in Trentino-Alto Adige/Sudtirol (28 aziende agrituristiche per 100 kmq).
- Rispetto al 2020, il valore economico delle aziende agrituristiche cresce del 44,8%, ma rimane ancora sotto il livello pre-pandemia del 2019 (-26%).
- Rispetto al 2020, nel 2021, a livello nazionale, la quota di aziende agrituristiche condotte da donne rimane pressoché invariata e si attesta al 35%.
- Tra il 2020 ed il 2021, si registra un aumento del numero di operatori certificati nel settore food dei prodotti agroalimentari di qualità, in particolare dei produttori, mentre il numero dei trasformatori rimane pressoché invariato. La crescita degli operatori e dei produttori riguarda principalmente il Mezzogiorno, seguito dal Nord, mentre l’andamento è stazionario al Centro.
- Nel 2021, rispetto all’anno precedente, la distribuzione di prodotti fertilizzanti, nel loro complesso, segna una flessione (-3,4%). Aumenta però la distribuzione di fertilizzanti semplici (+4,6%).
- Nel 2021, rispetto all’anno precedente, diminuisce del 3,4% la distribuzione di prodotti fertilizzanti e del 4,2% quella di prodotti fitosanitari.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Ad ottobre 2020, data di Censimento riferito all’annata agraria 2018-2019, in Italia risultavano attive 1.133.023 aziende agricole. Nell’arco dei 38 anni intercorsi rispetto al 1982 – anno di riferimento del 3° Censimento generale dell’Agricoltura, il più vecchio censimento i cui dati sono comparabili con quelli del 2020 – sono scomparse quasi due aziende agricole su tre. Il numero indice del numero di aziende agricole con base 1982=100, pari a 36,2, indica una flessione del 63,8%. La flessione è stata più accentuata nell’ultimo ventennio, dato che rispetto al 2000, il numero di aziende agricole si è più che dimezzato (in tale anno erano quasi 2,4 milioni).
Sebbene il confronto con i precedenti censimenti risenta di modificazioni del campo di osservazione, resesi necessarie negli anni per tenere conto dell’evoluzione dell’agricoltura italiana ed europea, è evidente il notevole processo di concentrazione dell’imprenditoria agricola tuttora in atto. Nello stesso periodo, la flessione della Superficie agricola utilizzata (Sau) è stata molto più contenuta (-20,8% rispetto al 1982), mentre la Superficie agricola totale (Sat) è diminuita leggermente di più (-24,4%).
Se si limita il confronto agli ultimi due Censimenti generali, si rileva una significativa riduzione del numero di aziende, pari a poco più del 30% (- 487mila aziende), a cui si è associata una riduzione molto contenuta della Sau (-2,5%) e della Sat (-3,6%).
Per effetto di tali dinamiche, in 38 anni, la dimensione media delle aziende agricole è più che raddoppiata, sia in termini di Sau (passata da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda), che di Sat (da 7,1 a 14,5 ettari medi per azienda).
Aziende agricole, dal 1982 al 2020. Valori assoluti
SUPERFICI AGRICOLE UTILIZZATE (SAU) e superfici agricole totali (sat), DAL 1982 AL 2020. Valori assoluti (migliaia di ettari)
SUPERFICI medie PER AZIENDA, DAL 1982 AL 2020. Medie per azienda (ettari).
Nel corso del decennio 2010-2020, sono sensibilmente diminuite le aziende agricole che gestiscono terreni coltivati esclusivamente di proprietà: si è passati da 1.187.667 nel 2010 a 664.293 nel 2020. Di contro, crescono tutte le altre forme di titolo di possesso, in particolare, i terreni in affitto (dal 4,7% al 10,1% del totale), con una crescita del 49,7%, rispetto al 2010, anche se le seconda forma più diffusa, dopo la sola proprietà, si conferma essere la combinazione tra proprietà ed affitto, passata dal 9,8% del 2010 al 12,5% del 2020. In forte espansione i casi in cui si ricorre, in forma esclusiva o combinata, all’uso gratuito: se il solo uso gratuito cresce dal 3,8% al 6% dei casi, la combinazione tra proprietà e uso gratuito passa dal 5,6% all’8,7%, quella tra affitto ed uso gratuito dallo 0,4% all’1,3% e quella tra proprietà, affitto ed uso gratuito dal 2,4% al 2,7%. Nel complesso, nell’arco del decennio, le aziende con terreni non di proprietà sono cresciute del 36,9%, passando da 144.209 a 197.396.
Il Censimento 2020, pur confermando la predominanza della manodopera familiare, rispetto a quella non familiare, evidenzia, più marcatamente rispetto al passato, l’evoluzione dell’agricoltura italiana verso forme gestionali maggiormente strutturate che si avvalgono anche di manodopera salariata. Rispetto al 2010, nel 2020, la forza lavoro complessiva è diminuita del 28,8% in termini di persone e del 14,4% in termini di giornate standard lavorate. Nell’arco del decennio, l’incidenza del lavoro prestato dalla manodopera non familiare è aumentata significativamente: nel 2020, infatti, rappresenta il 47,0% delle persone complessivamente impegnate nelle attività agricole (quasi 2,8 milioni), a fronte del 24,2% el 2010, con un’incidenza sul totale delle giornate standard lavorate (circa 214 milioni) del 32,0%, in aumento del 37,5% rispetto al 2010. Per quanto riguarda la manodopera familiare, nel 2020, il numero di persone risulta dimezzato rispetto a dieci anni fa, a fronte di una diminuzione di aziende di circa il 30%. Per contro, aumenta significativamente il tempo di lavoro dedicato: il numero di giornate di lavoro standard pro-capite è passato da 68, nel 2010, a 100 nel 2020.
La tipologia più diffusa di manodopera non familiare è quella saltuaria, che concorre per il 31,2% al totale della forza lavoro. Si tratta di lavoratori che svolgono lavori stagionali o limitati a singole fasi produttive, e che, pertanto, forniscono un contributo esiguo in termini di giornate di lavoro standard pro-capite prestate, pari a 41 a livello nazionale. Di contro, la manodopera assunta in forma continuativa, pur rappresentando solo il 26,8% di quella non familiare, fornisce il maggior contributo medio di giornate annue pro-capite lavorate (90), pur non raggiungendo il livello osservato per la manodopera familiare (100).
La figura del capo azienda coincide spesso con quella del conduttore, cioè il responsabile giuridico ed economico dell’azienda. Ciò si verifica soprattutto nelle aziende familiari, che restano le più rappresentative dell’agricoltura italiana. Per questo motivo, l’analisi dell’età del capo azienda (Prospetto 4) evidenzia ancora una presenza limitata di capi azienda nelle fasce di età più giovani e una preponderanza in quelle più avanzate: nel 2020, la percentuale di capi azienda fino a 44 anni era del 13,4%, in diminuzione rispetto al 17,6% del 2010. In generale, la formazione dei capi azienda è ancora molto legata all’esperienza in campo: oltre la metà ha un titolo di istruzione scolastica fino alla terza media o nessun titolo (quasi il 59%) e solo il 9,9% è laureato. È però da rilevare una decisa evoluzione del livello di istruzione rispetto al 2010, quando poco più del 6% era laureato e oltre il 70% possedeva un titolo di studio fino alla terza media o nessun titolo.
Nel 2020, in Italia, risultano in evidente flessione le aziende agricole che hanno auto-consumato, in tutto o in parte, la produzione finale: la loro incidenza relativa sul totale è passata dall’80,8% del 2010 al 63,3% del 2020. Al contempo, nel 2020, l’incidenza di aziende agricole che usano computer o altre attrezzature informatiche o digitali per fini aziendali è stata pari al 15,8%, quasi quattro volte superiore rispetto a quella rilevata con il Censimento del 2010 (3,8%).
Una parte delle aziende, oltre a svolgere attività strettamente agricole, hanno diversificato l’offerta, dedicandosi ad altre attività remunerative, connesse a quelle agricole. Si tratta di poco più di 65mila aziende, che rappresentano, nel 2020, il 5,7% delle aziende agricole, a fronte del 4,7% del 2010. Questo dato assume particolare significato se si considera che, durante l’annata agraria di riferimento, si è diffusa la pandemia da COVID-19 che, nel settore primario, ha verosimilmente avuto importanti ripercussioni negative proprio su alcune delle principali attività non strettamente agricole. Tra le attività connesse, le più diffuse sono: l’agriturismo, praticato dal 2,2% delle aziende con attività connesse, le attività agricole e non agricole per conto terzi e la produzione di energia rinnovabile, presenti nell1% delle aziende. Mentre le attività di agriturismo e di produzione di energia rinnovabile evidenziano una decisa dinamica di crescita rispetto al decennio scorso (+27,4% per agriturismo e +214,4% per la produzione di energia rinnovabile), le attività di contoterzismo attivo hanno subito un decremento di quasi il 49%, presumibilmente imputabile all’effetto delle misure di limitazione degli spostamenti adottate per il contenimento dell’epidemia da COVID-19.
Il settore dell’agriturismo conferma il trend di crescita degli ultimi anni: tra il 2007 e il 2020, il numero delle aziende agrituristiche è passato da 17.720 a 25.390, segnando un aumento del 43,3%.
Nel 2021, i Comuni che ospitano almeno un’azienda agrituristica sono il 63,3%, a fronte del 58,0% del 2011. La densità media delle strutture sull’intera superfice italiana è di 8,3 strutture per 100 kmq (era 6,7 nel 2011).
Aziende agrituristiche (valori assoluti)
La diversificazione dei servizi è un elemento strategico per l’attività agrituristica: rispetto al 2020, le strutture che offrono la tradizionale attività di alloggio sono rimaste sostanzialmente invariate (+0,8%), mentre quelle con ristorazione, che rappresentano oltre la metà delle aziende agrituristiche (50,4%), sono cresciute del 2,8%. Il maggiore incremento (+5,5%) si registra nelle strutture che offrono “altre attività” (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, corsi, sport e attività varie): in particolare cresce l’offerta di mountain bike (+9,5%), osservazioni naturalistiche (+7,9%) ed escursioni (+7%). Si registra una flessione delle aziende agrituristiche con degustazione che, rispetto al 2020, segnano una diminuzione del 4,7%, ovvero il 24,1% del totale di quelle presenti a livello nazionale.
La multifunzionalità caratterizza questo settore: nel 2021, le aziende agrituristiche che offrono almeno 3 servizi (multifunzionali) sono 9.559 (+21,3% rispetto al 2011) e rappresentano il 37,6% delle strutture attive. Quelle che svolgono almeno due attività (bifunzionali) sono il 42,4%, una sola attività (monofunzionali) il 19,9%.
Nel 2021, in Italia, le aziende agrituristiche condotte da donne sono 8.762, in aumento dell’1,3%,rispetto al 2020. La quota di partecipazione femminile a livello nazionale si attesta al 34.5%, pressoché invariata, rispetto al 2020.
l’Italia si conferma al primo posto per numero di riconoscimenti conferiti dall’Unione europea. Tra il 2020 ed il 2021, questi passano da 312 a 315 tra Dop, Igp ed Stg, grazie all’ingresso dell’Olio di Roma (Igp), la Pesca di Delia (Igp) e il Pistacchio di Raffadali (Dop). Rispetto al 2020, si registra un aumento degli operatori, in particolare dei produttori (+1,9%), mentre i trasformatori rimangono pressoché invariati (+0,2%). La crescita riguarda in particolar modo le Regioni del Mezzogiorno (+2,8% per gli operatori e +2,9% per i produttori). Al Nord, la variazione è di +1,6%, sia per i produttori, sia per gli operatori che, al Centro, mostrano invece una situazione più stazionaria (entrambi +0,8%).
La distribuzione di prodotti fertilizzanti, nel loro complesso, segna una flessione rispetto al 2020, scendendo da 4.930.148 a 4.761.799 tonnellate (-3.4%). Aumenta però la distribuzione di fertilizzanti semplici, che ammonta a 1.435.848 (+4,6% rispetto al 2020).
Nel 2021, la distribuzione complessiva di prodotti fitosanitari diminuisce del 4,2% rispetto all’anno precedente (da 121,6 milioni di chilogrammi nel 2020 a 116,4 nel 2021). In calo anche la quantità di principi attivi contenuti nei prodotti, che da circa 56 milioni di chilogrammi del 2020 scende a 50 milioni (-11%). Diminuisce, conseguentemente, anche la quantità di principi attivi distribuiti per ettaro: da 4,5 chilogrammi per ettaro di Sau nel 2020 a 4,0 nel 2021.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
La segmentazione territoriale delle aziende agricole attualmente disponibile si basa sull’attribuzione di ogni azienda alla Regione o alla Provincia autonoma in cui è localizzata la sede legale o il centro aziendale dell’azienda stessa. Tale aspetto non influisce sull’attribuzione regionale dei terreni agricoli per le aziende unilocalizzate, o plurilocalizzate, se con terreni tutti localizzati nella stessa Regione o Provincia autonoma. La flessione media registrata per il complesso delle aziende trova riscontro in tutte le Regioni. Infatti, tra il 2020 ed il 2010, il numero di aziende agricole scende di almeno il 22,6% (il caso della Sardegna) in tutte le Regioni, ad eccezione delle province autonome di Bolzano/Bozen (-1,1%) e di Trento (-13,4%) e della Lombardia (-13,7%). La flessione più evidente caratterizza la Campania (- 42,0%). È evidente che, nel decennio, l’intensità della flessione del numero di aziende è stata mediamente molto più intensa nel Sud (-33%) e nelle Isole (-32,4%), mentre, nelle altre ripartizioni geografiche, si è mantenuta al di sotto della media nazionale, secondo un profilo di decrescita via via meno intenso, passando da Sud verso Nord: - 28,9% nel Centro, -25,6% nel Nord-Est e -21,5% nel Nord-Ovest.
AZIENDE AGRICOLE per ripartizione geografica, ANNI 2010 E 2020. (composizioni percentuali)
Al 1° dicembre 2020, in Italia, le aziende agricole con capi di bestiame erano 213.984, ossia il 18,9% delle aziende attive. Rispetto al profilo relativo al totale delle aziende agricole della Regione, il comparto zootecnico incide di più nel Nord-Ovest (36,2%), mentre l’incidenza più contenuta caratterizza il Sud (10,6% del totale). Su scala regionale, la Sardegna primeggia con circa 24 mila aziende (10% del totale), seguita da Lombardia e Veneto, con circa 20 mila aziende, e dal Piemonte, con 18 mila aziende. Il contributo più contenuto è dato, invece, dalle Regioni dove predomina la catena alpina o la costa rocciosa, ovvero la Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste (circa 1.400 aziende, 0,7% del totale), la Liguria e la Provincia Autonoma di Trento, entrambe con circa 4 mila aziende (2% del totale).
Nel 2021, le aziende agrituristiche segnano una crescita del +1,3 %, con un saldo positivo di 330 aziende, rispetto al 2020. La crescita maggiore riguarda il Mezzogiorno (+3,7% rispetto all’anno precedente), segue il Nord (+1,1%). Il numero di aziende è invece sostanzialmente invariato al Centro (+0,3).
La densità delle strutture sull’intera superfice italiana è di 8,3 strutture per 100 kmq, ed è particolarmente elevata nel Centro (16 aziende agrituristiche per 100 kmq), dove primeggia la Toscana, con ben 23 aziende per 100 kmq; segue il Nord-Est, con una densità di circa 12 strutture ogni 100 kmq, con un picco nel Trentino Alto-Adige/Sudtirol (28 aziende agrituristiche per 100 kmq).
Nel 2021, cresce il numero di aziende agrituristiche condotte da donne: rispetto al 2020, l’aumento più consistente di imprenditrici si ha nel Mezzogiorno (+4,8%) e, in particolare, in Sicilia (+21,4%); segue il Nord-est, con un incremento del 2,6% che interessa il Veneto (+4.3%), il Friuli Venezia Giulia (+4,4%) e le Province autonome di Trento (+4%) e Bolzano/Bozen (+4,2%). Si evidenzia, invece, un leggero calo nel Centro (-1,1%), riguardante essenzialmente la Toscana (-2.8%).
La partecipazione femminile è particolarmente alta nel Sud, dove il numero di aziende agrituristiche condotte da donne rappresenta complessivamente il 46,5%, con picchi del 50,9% in Basilicata e del 47,6% in Campania. Tale percentuale si attesta invece al 36,6% nel Centro e al 28,8% al Nord. L’area geografica dove la quota femminile stenta a prendere piede è il Nord-Est: nonostante l’aumento registrato nell’ultimo anno, le Province autonome di Bolzano/Bozen e Trento mostrano una quota di imprenditrici donne ancora piuttosto esigua, rispettivamente del 13,8% e del 26%.
Le donne sono particolarmente presenti nella conduzione di strutture agrituristiche con fattorie didattiche. Queste rappresentano il 7,8% del totale delle aziende agrituristiche e sono in costante crescita a partire dal 2011: nel 2021, si contano 1.986 fattorie, con un incremento del 77%, rispetto al 2011, e del 4%, rispetto al 2020. Il 39,6% di fattorie didattiche è condotta da donne.
Nel 2021, per i prodotti agroalimentari di qualità, il 40,5% dei produttori si trova nelle aree meridionali. Nella sola Sardegna, opera il 19% del totale dei produttori, seguita dalla Sicilia (7,4%). Nel Nord, si colloca il 37,7% dei produttori, di cui il 14,3% nel solo Trentino-Alto Adige/Sudtirol. Nel Centro, in cui opera il 21,8% dei produttori nazionali, è particolarmente presente la Toscana (14,3%).
Il forte legame tra il territorio di origine e i prodotti agroalimentari di qualità certificati dall’Unione europea si traduce nella specializzazione del territorio stesso in determinati settori. Gli allevamenti sono presenti soprattutto in Sardegna (40,2% delle strutture), in Lombardia (12,5%) e in Emilia-Romagna (9,2%). La Toscana ha una spiccata vocazione nell’attività olivicola-olearia con il 96,5% della superficie certificata della Regione impiegata in tale produzione; seguono, sempre per superficie olivicola impiegata, Puglia (95,1%) e Liguria (92,2%). In Trentino Alto-Adige/Sudtirol, quasi il 90% dei produttori lavora nel settore ortofrutticolo, al quale è dedicata quasi tutta la superficie certificata della Regione (99,7%). Nel complesso, Toscana (26,2%), Puglia (19,4%) e Sicilia (14,3%) sono le Regioni con la maggior quota di superficie investita in produzioni Dop e Igp, rispetto al totale nazionale. Parallelamente, il 41,2% dei trasformatori, si ripartisce tra Emilia-Romagna (18%), Toscana (13,8%) e Campania (9,4%).
Nel 2021, rispetto al 2020 si registra un calo nella distribuzione di fertilizzanti, in particolare nel Mezzogiorno (-8,1%) e nel Nord-Ovest (-4,7%). Il Nord-Est si conferma nel complesso l’area con maggior distribuzione di fertilizzanti (35,8% del totale Italia). Rispetto al 2020, la distribuzione dei fertilizzanti semplici registra, invece, un aumento (+4,6%). Nel 2021, la quantità di fertilizzanti semplici distribuita per ettaro di Sau si attesta: nel Nord-Est, a 0,21 tonnellate (+0,01 rispetto al 2020); nel Nord-Ovest, a 0,20 tonnellate (+0,02 rispetto al 2020); nel Centro e nel Mezzogiorno è pari, rispettivamente, a 0,09 e 0,06 tonnellate.
Fertilizzanti semplici. Anno 2021 (Tonnellate per ettaro di Sau)
In Italia, nel 2021, sono stati distribuiti 116,4 milioni di chilogrammi di prodotti fitosanitari, di cui il 54,5% al Nord, l’12,5% al Centro e il 33% nel Mezzogiorno. In particolare, il Nord-Est si conferma l’area con la maggiore quantità di principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari distribuiti per ettaro di Sau (pari a 8,4 kg/ha). Nel complesso, si registra un calo della quantità di principi attivi distribuiti in tutte le ripartizioni geografiche.
FITOSANITARI. ANNO 2021 (chilogrammi)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
In base ai primi risultati diffusi da Eurostat del censimento condotto negli altri stati dell’Unione Europea, tra il 2010 ed il 2020, l’Ue ha visto scomparire 24,8 aziende agricole su 100, a fronte di una flessione della Sau molto contenuta e pari allo 0,9%. Pertanto, le dinamiche osservate in Italia non sono particolarmente diverse da quelle europee; in particolare, la flessione del numero di aziende è stata, in alcuni Paesi, più accentuata che in Italia (Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Lituania e Malta). Nel 2020, per effetto di tali dinamiche, 12,5 aziende dell’Ue su 100 erano italiane, così come l’8% della Sau. In questa graduatoria, per numero di aziende, l’Italia è seconda solo a Polonia (14,4%) e Romania (31,8%), in termini di Sau, a Francia (17,4%), Germania (10,5%), Polonia (9,4%), Romania (8,1%) e Spagna (15,2%).
Nel decennio, il processo di concentrazione aziendale ha caratterizzato tutti gli stati dell’Ue; la conseguenza è che l’Italia, pur avendo visto crescere la dimensione media aziendale – come già ricordato – resta uno degli stati europei con la dimensione media più bassa, superata da 21 stati su 27, a fronte di una dimensione media nell’Ue pari a 17,4 ettari per azienda.
MEDIA DELLE AZIENDE AGRICOLE NEGLI STATI DELL’UNIONE EUROPEA, NEL 2020 (VALORI IN ETTARI)
L’Italia si conferma, come negli anni precedenti, il primo Paese per numero di prodotti agroalimentari di qualità, con riconoscimenti Dop, Igp e Stg che, al 31 dicembre 2021, si attestano a 315. Nella graduatoria Ue dei Paesi che valorizzano le proprie produzioni di qualità, l'Italia è seguita dai seguenti Paesi, prevalentemente appartenenti all'area del Mediterraneo: Francia (259 prodotti di qualità), Spagna (203), Portogallo (141) e Grecia (113).
Prodotti agroalimentari di qualità Dop, Igp e Stg. Anno 2021 (valori assoluti)