Il settore agricolo in Italia opera nel contesto della Politica agricola comunitaria (Pac). Nelle strategie europee cresce l’attenzione ai temi dell’impatto ambientale e della qualità alimentare. In quest’ottica, è necessario disporre di indicatori idonei alla caratterizzazione economica del settore e funzionali alla valutazione dell’impatto ambientale, nonché alla qualificazione di nuove attività in grado di coniugare lo sviluppo con sostenibilità e tutela dell’ambiente rurale.
In breve
- In base agli esiti del 7° Censimento generale dell’Agricoltura, nel 2020 operavano, in Italia, 1.133.006 aziende agricole, per una superficie agricola utilizzata (Sau) pari a 12,4 milioni di ettari.
- Nel 2020, rispetto al 2010, si registra una contrazione molto elevata del numero di aziende (-30,1%) e molto più contenuta della Sau (-2,3%). La dimensione media aziendale si attesta sui 10,9 ettari medi per azienda.
- Nel decennio 2010-2020 si è ridotta notevolmente l’incidenza relativa delle aziende che gestiscono terreni di proprietà (dal 73,3% al 58,6% del totale delle aziende), a favore dell’affitto e di altre formule miste.
- Crescono le quote relative delle aziende con capo azienda laureato (dal 6,2% al 9,9%), delle aziende che vendono il 100% della produzione (dal 19,2% al 36,7%), delle aziende informatizzate (dal 3,8% al 15,8%) e delle aziende con almeno un’attività connessa (dal 4,7% al 5,7%).
- Nel 2020, 12,5 su 100 aziende dell’Ue erano italiane, così come l’8% della Sau. L’Italia, nonostante la crescita della dimensione media aziendale (nel 2010 era pari a 8 ettari medi per azienda), resta uno dei Paesi europei con la dimensione media più bassa (la media Ue è di 17,4 ettari per azienda).
- Aumenta il numero delle aziende agrituristiche: nel 2022, raggiungono quota 25.849, il 45,9% in più rispetto al 2007. La più alta densità si registra in Trentino-Alto Adige/Sudtirol (29 aziende agrituristiche per 100 kmq) e in Toscana (25 aziende per 100 kmq).
- Rispetto al 2021, nel 2022, a livello nazionale, la quota di aziende agrituristiche condotte da donne rimane pressoché invariata e si attesta al 34,1%.
- Tra il 2020 ed il 2021, si registra un aumento del numero di operatori certificati nel settore food dei prodotti agroalimentari di qualità, in particolare dei produttori, mentre il numero dei trasformatori rimane pressoché invariato. La crescita degli operatori e dei produttori riguarda principalmente il Mezzogiorno, seguito dal Nord, mentre l’andamento è stazionario al Centro.
- Nel 2022, rispetto all’anno precedente, diminuisce del 26,6% la distribuzione di prodotti fertilizzanti e del 11,6% quella di prodotti fitosanitari.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Ad ottobre 2020, data di Censimento riferito all’annata agraria 2019-2020, in Italia risultavano attive 1.133.006 aziende agricole. Nell’arco dei 38 anni intercorsi rispetto al 1982 – anno di riferimento del 3° Censimento generale dell’Agricoltura, il più vecchio censimento i cui dati sono comparabili con quelli del 2020 – sono scomparse quasi due aziende agricole su tre. Il numero indice del numero di aziende agricole con base 1982=100, pari a 36,2, indica una flessione del 63,8%. La flessione è stata più accentuata nell’ultimo ventennio, infatti rispetto al 2000, il numero di aziende agricole si è più che dimezzato (in tale anno erano quasi 2,4 milioni).
Sebbene il confronto con i precedenti censimenti sia anche influenzato dalle trasformazioni del campo di osservazione, dovute all’evoluzione dell’agricoltura italiana ed europea, è evidente il notevole processo di concentrazione dell’imprenditoria agricola tuttora in atto. Nello stesso periodo, infatti, la flessione della Superficie agricola utilizzata (Sau) (-21,5% rispetto al 1982) e della Superficie agricola totale (Sat) (-28,2%) sono state molto più contenute di quella del numero di aziende.
Se si limita il confronto agli ultimi due Censimenti generali, si rileva una significativa riduzione del numero di aziende, pari a poco più del 30% (- 488mila aziende), a cui si associa una riduzione molto più contenuta della Sau (-3,3%) e della Sat (-5,8%).
Per effetto di tali dinamiche, in 38 anni, la dimensione media delle aziende agricole è più che raddoppiata, sia in termini di Sau (passata da 5,1 a 10,9 ettari medi per azienda), che di Sat (da 7,1 a 14,2 ettari medi per azienda).
Nel corso del decennio 2010-2020, sono sensibilmente diminuite le aziende agricole che gestiscono terreni coltivati esclusivamente di proprietà: si è passati da 1.187.667 nel 2010 a 664.284 nel 2020. Di contro, crescono tutte le altre forme di titolo di possesso, in particolare, i terreni in affitto (dal 4,7% al 10,1% del totale), che crescono del 49,7% rispetto al 2010. La seconda forma più diffusa di titolo di possesso è la combinazione tra proprietà e affitto, passata dal 9,8% del 2010 al 12,5% del 2020. In forte espansione i casi in cui si ricorre, in forma esclusiva o combinata, all’uso gratuito: se il solo uso gratuito cresce dal 3,8% al 6% dei casi, la combinazione tra proprietà e uso gratuito passa dal 5,6% all’8,7%, quella tra affitto ed uso gratuito dallo 0,4% all’1,3% e quella tra proprietà, affitto ed uso gratuito dal 2,4% al 2,7%. Nel complesso, nell’arco del decennio, le aziende con terreni non di proprietà sono cresciute del 36,9%, passando da 144.209 a 197.396.
Una parte delle aziende, oltre a svolgere attività strettamente agricole, ha diversificato l’offerta, dedicandosi ad altre attività remunerative, connesse a quelle agricole. Sono poco più di 65mila aziende, che rappresentano, nel 2020, il 5,7% delle aziende agricole, a fronte del 4,7% del 2010. Questo dato assume particolare significato se si considera che, durante l’annata agraria di riferimento, si è diffusa la pandemia da COVID-19 che, nel settore primario, ha avuto ripercussioni negative su alcune delle principali attività non strettamente agricole. Tra le attività connesse, le più diffuse sono: l’agriturismo, praticato dal 37,8% delle aziende con attività connesse, le attività agricole e non agricole per conto terzi (18,0%) e la produzione di energia rinnovabile (15,9%). Mentre le attività di agriturismo e di produzione di energia rinnovabile evidenziano una decisa dinamica di crescita rispetto al decennio scorso (+27,4% per agriturismo e +214,4% per la produzione di energia rinnovabile), le attività di conto terzi attivo hanno subito un decremento pari a quasi il 49%, probabilmente imputabile all’effetto delle misure di limitazione degli spostamenti adottate per il contenimento dell’epidemia da COVID-19.
Per quanto riguarda alcune tra le principali coltivazioni, per le quali l’ultimo dato disponibile è riferito al 2022, la produzione di olive da olio (2.073,8 migliaia di tonnellate) mostra una flessione lieve nel 2022 rispetto all’anno precedente (-4,93%), mentre considerando un arco temporale più vasto si evidenzia una diminuzione importante rispetto al 2012 (-27,12%). Il Mezzogiorno, che produce quasi il 90% delle olive da olio in Italia, fa registrare variazioni in linea con quelle nazionali; nel 2022 i dati mostrano una diminuzione del 5,22% rispetto all’anno precedente e del 30,54% rispetto al decennio passato. Nel 2022, l’Italia ha mantenuto costante la produzione di arance rispetto all’ultimo decennio, con 1.783,1 migliaia di tonnellate di raccolto, sovrapponibile al dato di produzione del 2012 (1.770,5 migliaia di tonnellate). Il Mezzogiorno detiene il 99,84% della produzione nazionale. La produzione di uva da vino (7.444,5 migliaia di tonnellate) mostra un lieve aumento nel 2022 rispetto all’anno precedente (4,76%), osservando invece l’ultimo decennio si evidenzia un’importante crescita della produzione rispetto al 2012 (27,01%). Nel Mezzogiorno si produce quasi il 43,20% di uva da vino in Italia, ma fa registrare valori più alti il Nord, con il 46,0%. La produzione di pomodoro (6.136,4 migliaia di tonnellate) mostra una lieve diminuzione nel 2022 rispetto all’anno precedente (-7,65%), ma osservando la serie storica non si evidenziano importanti variazioni da un anno all’altro. Infatti, comparando l’ultimo anno disponibile con il 2012, si evidenzia una crescita della produzione pari al 9,73%. Nel Mezzogiorno si produce il 46,13% di pomodoro, ma si registrano valori alti anche nel Nord-Est (34,13%) e nel Nord-Ovest (11,6%).
Nel 2021, in Italia, sono stati macellati 5.681.794 capi tra bovini, bufalini, ovini e caprini. Rispetto al 2020, il dato è rimasto pressoché invariato. Nel dettaglio però si evidenzia come a fronte di un calo nella macellazione di bovini, ovini e caprini si è riscontrato un incremento consistente della macellazione di bufalini. In particolare, negli ultimi dieci anni i bovini macellati sono passati da 3.830.051 a 2.666.586 (-30,4%), gli ovini da 5.707.505 a 2.757.909, (-51,7%) e infine i caprini da 280.414 a 149.350 (-46,7%). Al contrario, nel periodo preso in considerazione, la macellazione bufalina ha subito un incremento considerevole (241%). Parallelamente, anche la consistenza dei capi bufalini è aumentata (+12,1%).
Nel 2021, l’industria lattiero-casearia ha prodotto 137.677.268 quintali di latte, così composti, bovino 94,7%, bufalino 1,7%, ovino 3,3% e caprino 0,3%. Rispetto al 2020, il latte totale raccolto a livello nazionale registra un incremento del 3,65%.
Il settore dell’agriturismo conferma il trend di crescita degli ultimi anni: tra il 2007 e il 2022 il numero delle aziende agrituristiche è passato da 17.720 a 25.849, segnando un aumento del 45,9%.
Nel 2022, i Comuni che ospitano almeno un’azienda agrituristica sono quasi il 64%, a fronte del 58% del 2011. La densità media delle strutture sull’intera superfice italiana è di 8,6 strutture per 100 kmq (era 6,7 nel 2011).
Rispetto al 2021, aumentano le strutture con alloggio, ristorazione e degustazione: servizi che formano il nucleo più tradizionale dell’offerta agrituristica. Tra queste tre attività la degustazione registra la crescita maggiore (+3%), dato che mette in evidenza la sempre più forte connessione tra il settore agrituristico e il vasto e variegato “mondo” dei prodotti di qualità. Le strutture con alloggio aumentano del +1,6% e quelle con ristorazione del +0,9%.
L’ampliamento dell’offerta economica, attraverso l’integrazione dei tradizionali servizi di ristorazione, alloggio e degustazione con altre attività, è uno degli aspetti più significativi della “metamorfosi” in atto nel settore. Tra i servizi non direttamente connessi alle attività di alloggio e ristorazione si segnala la forte crescita delle strutture con fattorie didattiche (+7,4%).
Le aziende multifunzionali (strutture che offrono almeno tre servizi) sono oramai una realtà acquisita. Nel 2022 le aziende agrituristiche multifunzionali sono poco meno di una su 3 e rappresentano il 28,2% di tutte le strutture attive, le aziende che svolgono almeno due attività (bifunzionali) sono il 24,7%, quelle che svolgono una sola attività (monofunzionali) sono il 44,1%.
Nel 2022, in Italia, le aziende agrituristiche condotte da donne sono 8.820, in leggero aumento rispetto al 2021 (+0,7%). La quota di partecipazione femminile a livello nazionale è pari al 34.1%, pressoché invariata rispetto al 2021. Le donne mostrano una particolare propensione per la conduzione di aziende multifunzionali e fattorie didattiche: tra le aziende multifunzionali quasi un’azienda su tre è a gestione femminile (quelle gestite da maschi sono il 27,8%). Tra le strutture gestite da donne quelle con fattoria didattica sono il 9,4%, mentre tra quelle con conduttore maschio sono il 7,2%.
Aziende agrituristiche (valori assoluti)
l’Italia si conferma al primo posto per numero di riconoscimenti conferiti dall’Unione europea. Tra il 2020 e il 2021, questi passano da 312 a 315, inclusi Dop, Igp e Stg, grazie all’ingresso dell’Olio di Roma (Igp), la Pesca di Delia (Igp) e il Pistacchio di Raffadali (Dop). Rispetto al 2020, si registra un aumento degli operatori, in particolare dei produttori (+1,9%), mentre i trasformatori rimangono pressoché invariati (+0,2%). La crescita riguarda in particolar modo le Regioni del Mezzogiorno (+2,8% per gli operatori e +2,9% per i produttori). Al Nord, la variazione positiva è pari all’1,6%, sia per i produttori, sia per gli operatori che, al Centro, mostrano invece una situazione più stazionaria (entrambi +0,8%).
Nel 2022, la distribuzione di prodotti fertilizzanti, nel loro complesso, segna un’importante flessione rispetto al 2021, scendendo da 4.761.799 a 3.496.501 tonnellate (-26,6%). In calo anche la distribuzione di fertilizzanti semplici, che ammonta a 777.153 (-45,9% rispetto al 2021).
Nel 2022, la distribuzione complessiva di prodotti fitosanitari diminuisce dell’11,6% rispetto all’anno precedente (da 116,4 milioni di chilogrammi nel 2021 a 102,9 nel 2022). Analogo calo si registra anche per la quantità di principi attivi contenuti nei prodotti, che da circa 50 milioni di chilogrammi del 2021 scende a 45 milioni (-11,5%). Diminuisce, conseguentemente, anche la quantità di principi attivi distribuiti per ettaro: (da 4,0 chilogrammi per ettaro di Sau nel 2021 a 3,6 nel 2022).
REGIONI l'Italia e le sue regioni
La segmentazione territoriale delle aziende agricole attualmente disponibile si basa sull’attribuzione di ogni azienda alla Regione o alla Provincia autonoma in cui è localizzata la sede legale o il centro aziendale. Tale aspetto non influisce sull’attribuzione regionale dei terreni agricoli per le aziende unilocalizzate, o plurilocalizzate, se con terreni tutti localizzati nella stessa Regione o Provincia autonoma. La flessione media registrata per il complesso delle aziende trova riscontro in tutte le Regioni. Infatti, tra il 2020 e il 2010, il numero di aziende agricole diminuisce di oltre il 22,0% in tutte le Regioni, ad eccezione delle province autonome di Bolzano/Bozen (-2,0%) e di Trento (-14,0%) e della Lombardia (-19,9%). La flessione più evidente si rileva in Campania (- 42,0%). È evidente che, nel decennio, l’intensità della flessione del numero di aziende è stata mediamente molto più significativa nel Sud (-33%) e nelle Isole (-32,4%), mentre, nelle altre ripartizioni geografiche, si è mantenuta al di sotto della media nazionale, secondo un profilo di decrescita via via meno intenso, passando da Sud verso Nord: - 28,9% nel Centro, -25,6% nel Nord-Est e -21,5% nel Nord-Ovest.
Al 1° dicembre 2020, in Italia, le aziende agricole con capi di bestiame sono 213.980, ossia il 18,9% delle aziende attive. Rispetto al profilo relativo al totale delle aziende agricole di ciascuna Regione, il comparto zootecnico incide di più nel Nord-Ovest (36,2%), mentre l’incidenza più contenuta caratterizza il Sud (10,6% del totale). Su scala regionale, la Sardegna prevale con circa 24 mila aziende (10% del totale), seguita da Lombardia e Veneto, con circa 20 mila aziende, e dal Piemonte, con 18 mila aziende. Il contributo più contenuto è dato, invece, dalle Regioni dove predomina la catena alpina o la costa rocciosa, ovvero la Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste (circa 1.400 aziende, 0,7% del totale), la Liguria e la Provincia autonoma di Trento, entrambe con circa 3 mila aziende (circa l’1,6% del totale).
Nel decennio tra il 2012 e il 2022, la Puglia, la Calabria e la Sicilia sono le Regioni con la maggiore produzione di olive da olio; nel 2022 rappresentano rispettivamente il 26,2%, 25,8% e 16,3% della produzione nazionale con 544,0, 534,5 e 339,1 migliaia di tonnellate. Nel Centro la produzione di olive da olio rimane stabile (variazione 2022-12 dello 0,02%), le maggiori produzioni nel 2022 si riscontrano nel Lazio, 111,4 (1000t) e in Toscana 68,9 (1000t). Nelle regioni del Nord la produzione è minima, supera di poco il 2% di quella nazionale. Relativamente a produzione di arance, la quota maggiore si registra nel Mezzogiorno. In particolare, la Sicilia, con 1064,8 migliaia di tonnellate di arance, è la Regione più produttiva, seguita dalla Calabria (472,2 1000t) e dalla Puglia (119,1 1000t). L’incidenza delle altre aree geografiche sul totale nazionale non è significativa rispetto al Mezzogiorno; oltre all’assenza assoluta di produzione nel Nord-Est, il Nord-Ovest ha nella Liguria la sua unica Regione produttrice con lo 0,01% del totale nazionale e il Centro raggiunge lo 0,15% grazie a Lazio e Toscana. Osservando la serie storica sono sempre le stesse Regioni ad emergere per la produzione dell’uva da vino. Nel Mezzogiorno, per l’anno 2022, la Puglia, con 1594,4 migliaia di tonnellate, produce il 21,42% della produzione nazionale seguita da Sicilia (9,87%) e Abruzzo (6,07%). Al Nord, nello stesso anno, Veneto ed Emilia Romagna, rispettivamente con il 20,21% e l’11,34%, producono il 1504,2 e 844,4 migliaia di tonnellate di uva da vino. Nel Mezzogiorno la produzione di pomodoro per l’anno 2022 si concentra nella Puglia, che ha raccolto 1511,2 migliaia di tonnellate, pari al 24,63% della produzione nazionale seguita dalla Sicilia (6,95%, 426,4 migliaia di tonnellate). Al Nord, nello stesso anno, l’Emilia Romagna e la Lombardia, rispettivamente con il 31,77% e il 9,25%, producono 1949,7 e 567,9 migliaia di tonnellate di pomodori. I valori in serie storica rispecchiano la stessa distribuzione di produzione al livello regionale già dal 2012.
La macellazione bovina rimane nel 2021 concentrata soprattutto nelle regioni del Nord che registrano l’86,0% della macellazione nazionale italiana. In particolare, il 70% della macellazione bovina nazionale avviene nelle sole regioni del Veneto, della Lombardia e del Piemonte.
Passando alla macellazione dei bufali, questa si concentra principalmente nel Mezzogiorno con il 90% dei capi macellati a livello nazionale e, in particolare, in Campania dove vengono macellati l’87% dei capi.
Da evidenziare come, a partire dai primi anni 2000, la Campania ha visto incrementare in maniera esponenziale gli allevamenti di bufale (incremento della consistenza), passando da 164.791 capi nel 2006 a 310.482 capi nel 2021, con conseguente espansione delle attività lattiero – casearie; in particolare, la raccolta di latte che è passata da 1.543.292 quintali a 1.975.757.
Le regioni del Centro-Nord si confermano le prime nella raccolta di latte di vacca. Nel 2020, Lombardia ed Emilia Romagna hanno coperto da sole il 62,5% della raccolta nazionale di latte bovino (rispettivamente 51.059.656 quintali e 27.846.810).
Alla fine del 2021, gli ovini presenti sul territorio nazionale ammontano a 6.728.351. La maggiore consistenza è si osserva nel Mezzogiorno (72%), mentre l’intero Nord copre solo il 10,1%. Tra le Regioni, si distingue, nell’arco dell’ultimo decennio, la Sardegna (45,9% dei capi); in particolare, nel 2021 il numero di capi risulta essere pari a 3.089.396 su un totale nazionale pari a 6.728.351.
Analogamente, per la produzione di latte ovino, la Sardegna è al primo posto: nel 2020 ha registrato 3.096.312 quintali di latte raccolto su un totale nazionale di 4.530.571 quintali, ossia il 68,3% del latte ovino prodotto.
Nel 2022, le aziende agrituristiche crescono dell’1,8%, con un saldo positivo pari a 459 aziende rispetto al 2021. La crescita più rilevante si registra nel Nord (+2,5% rispetto all’anno precedente), segue il Centro (+1,7%). Il numero di aziende è invece sostanzialmente invariato nel Mezzogiorno (+0,5).
La densità delle strutture sull’intera superfice italiana è di 8,6 strutture per 100 kmq ed è particolarmente elevata nel Centro (16 aziende agrituristiche per 100 kmq) dove si distingue, come per il 2021, la Toscana, con 25 aziende per 100 kmq. Segue il Nord-Est, con una densità di circa 12 strutture ogni 100 kmq, tra le cui Regioni si evidenzia in particolare il Trentino Alto-Adige/Sudtirol (29 aziende agrituristiche per 100 kmq).
Le aziende con fattoria didattica rappresentano una “novità” di successo: nel 2022 si contano 2.132 fattorie, con una crescita del 90% rispetto al 2011 e del 7% rispetto allo scorso anno. Le fattorie costituiscono l’8% sul totale delle aziende agrituristiche (nel 2011 erano il 5%). Il 58% di queste strutture si localizza nel Nord (il 29,5% nel Nord-Est e del 28,8% nel Nord-Ovest). Sono il 18,8% quelle situate nel Centro, 14,4% nel Sud e 8,5% nelle Isole.
Il numero di aziende agrituristiche condotte da donne registra un incremento contenuto rispetto al 2021 (+0,7%). La crescita più consistente di imprenditrici si osserva nel Nord-Est (+2,4%) e in particolare nel Trentino Alto Adige/Sudtirol (+4,7%). Nel Mezzogiorno complessivamente il numero rimane in media invariato rispetto allo scorso anno (+0,2%): la crescita in Campania (+3,6%) è compensata dal calo in Basilicata (-4,6%) e in Sardegna (-4,1%). Nel Centro si registra complessivamente una variazione contenuta (-0,3%): al calo in Umbria (-10,5%) si contrappone l’incremento in Toscana (+3,9%).
Nel 2022, il Sud si conferma l’area geografica dove la partecipazione femminile è più alta: la quota di aziende agrituristiche condotte da donne rappresenta complessivamente il 46,6%; le percentuali più elevate si osservano in Basilicata (+49,3%) e in Campania (+47,8%). Nel Centro e nel Nord si rilevano quote inferiori pari rispettivamente al 35,9% e 28,7%. La quota di imprenditrici rimane ancora piuttosto esigua nel Nord-Est (24,8%); in particolare, nelle Province autonome di Bolzano/Bozen e Trento si rilevano il 13,8% e il 24,7% di aziende agrituristiche condotte da donne.
Nel 2021, per i prodotti agroalimentari di qualità, il 40,5% dei produttori si trova nelle aree meridionali. In Sardegna, opera il 19% del totale dei produttori, seguita dalla Sicilia (7,4%). Nel Nord, si rilevano il 37,7% dei produttori, di cui il 14,3% nel Trentino-Alto Adige/Sudtirol. Nel Centro, in cui opera il 21,8% dei produttori nazionali, si distingue la Toscana (14,3%).
Il forte legame tra il territorio di origine e i prodotti agroalimentari di qualità certificati dall’Unione europea si traduce nella specializzazione del territorio in determinati settori. Gli allevamenti sono presenti soprattutto in Sardegna (40,2% delle strutture), in Lombardia (12,5%) e in Emilia-Romagna (9,2%). La Toscana mostra una particolare vocazione nell’attività olivicola-olearia, infatti il 96,5% della superficie certificata della Regione è utilizzata in tale produzione; seguono, per superficie olivicola impiegata, Puglia (95,1%) e Liguria (92,2%). In Trentino Alto-Adige/Sudtirol, il 90% circa dei produttori lavora nel settore ortofrutticolo, al quale è dedicata quasi tutta la superficie certificata della Regione (99,7%). Nel complesso, Toscana (26,2%), Puglia (19,4%) e Sicilia (14,3%) sono le Regioni con la maggior quota di superficie investita in produzioni Dop e Igp, rispetto al totale nazionale. Parallelamente, il 41,2% dei trasformatori, si ripartisce tra Emilia-Romagna (18,0%), Toscana (13,8%) e Campania (9,4%).
Rispetto al 2021, si segnala un consistente calo nella distribuzione di fertilizzanti a livello nazionale (-26,6%), La flessione interessa tutte le aree geografiche, in particolare il Nord-Est (-27,8%) e il Centro (-26,9%). Nonostante ciò, il Nord-Est si conferma l’area dove si distribuisce la maggiore quantità di fertilizzanti nel complesso (35,2% del totale Italia). Analogamente, la distribuzione di fertilizzanti semplici registra una significativa diminuzione (-45,9%) rispetto al 2021. Nel 2022, la quantità di fertilizzanti semplici distribuita per ettaro di Sau, rispetto all’anno precedente, è quasi dimezzata: a livello nazionale passa da 0,11 del 2021 a 0,06. Nel dettaglio, le quantità distribuite per ettaro di SAU sono: nel Nord-Ovest 0,10 tonnellate (-50,8% rispetto al 2021), nel Nord-Est 0,11 tonnellate (-47,9% rispetto al 2021), nel Centro 0,04 tonnellate (-56,2 rispetto al 2021) e nel Mezzogiorno 0,04 tonnellate (-31,4% rispetto al 2021).
Fertilizzanti semplici. Anno 2022 (Tonnellate per ettaro di Sau)
Nel 2022, la distribuzione complessiva di prodotti fitosanitari diminuisce dell’11,6% rispetto all’anno precedente (da 116,4 milioni di chilogrammi nel 2021 a 102,9 nel 2022). Analogo calo si registra anche per la quantità di principi attivi contenuti nei prodotti, che da circa 50 milioni di chilogrammi del 2021 scende a 45 milioni (-11,5%). Diminuisce, conseguentemente, anche la quantità di principi attivi distribuiti per ettaro: (da 4,0 chilogrammi per ettaro di Sau nel 2021 a 3,6 nel 2022).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
In base ai risultati diffusi da Eurostat relativi al censimento condotto negli altri stati dell’Unione Europea, tra il 2010 e il 2020, nell’Ue si osserva una diminuzione di aziende agricole pari a 24,8 aziende agricole su 100, a fronte di una flessione della Sau molto contenuta e pari allo 0,9%. Pertanto, le dinamiche osservate in Italia non sono diverse da quelle europee, infatti la flessione del numero di aziende è stata, in alcuni Paesi, più accentuata che in Italia (Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Lituania e Malta). Nel 2020, per effetto di tali dinamiche, 12,5 aziende dell’Ue su 100 erano italiane, così come l’8% della Sau. In questa graduatoria, per numero di aziende, l’Italia è seconda solo a Polonia (14,4%) e Romania (31,8%); in termini di Sau, a Francia (17,4%), Germania (10,5%), Polonia (9,4%), Romania (8,1%) e Spagna (15,2%).
Nel decennio, il processo di concentrazione aziendale ha caratterizzato tutti gli stati dell’Ue; la conseguenza è che l’Italia, pur avendo visto crescere la dimensione media aziendale – come già ricordato – resta uno dei Paesi europei con la dimensione media più bassa, superata da 21 stati su 27, a fronte di una dimensione media nell’Ue pari a 17,4 ettari per azienda.
Per quanto riguarda le principali coltivazioni, nel 2022, ultimo anno disponibile per un confronto con i Paesi dell'Ue27, l’Italia occupa il secondo posto come produttrice di olive da olio, con il 27,5%, pari a 2.073,8 migliaia di tonnellate; si distingue la Spagna con il 48,7%, pari a 3.677,9 migliaia di tonnellate. Seguono la Grecia, che rappresenta solo il 12,5% della produzione Ue27 e il Portogallo con il 10,5%.
Nel 2022, l’Italia si conferma tra i maggiori produttori di arance, mantenendo la stessa posizione dal 2012 e avendo il 30,3% di produzione rispetto al totale europeo nel 2022. La Spagna è il primo produttore europeo nel 2022 con il 47,9% della produzione complessiva; al terzo posto, la Grecia con il 14,9%, seguita dal Portogallo con il 6,4%.
Nel 2022, l’Italia occupa il primo posto come produttrice di uva da vino, con il 31,3% di produzione Ue27, pari a 7444,6 migliaia di tonnellate; seguita dalla Francia (25,9%, 6154,2 migliaia di tonnellate) e dalla Spagna (23,6%, 5608,9 migliaia di tonnellate).
L’Italia si distingue tra gli Stati membri dell'Ue27 per la produzione di pomodori, con il 39,8%, pari a 6136,4 migliaia di tonnellate, seguita dalla Spagna con il 23,7%, pari a 3651,9 migliaia di tonnellate. Si distanzia il Portogallo, che rappresenta il 9,1% della produzione Ue27 con 1406,3 migliaia di tonnellate.
Per quanto riguarda la produzione di latte, secondo i dati diffusi da Eurostat, l'UE nel 2022 ha raccolto 144.834.2 quintali di latte bovino. L'Italia in questo ambito si colloca al quarto posto con l’8,8% di latte raccolto, preceduta da Paesi Bassi (9,5%), Francia (16,6%) e Germania (22,1%).
L’Italia, come negli anni precedenti, è il primo Paese per numero di prodotti agroalimentari di qualità, con riconoscimenti Dop, Igp e Stg che, al 31 dicembre 2021, sono in totale 315. Nella graduatoria Ue dei Paesi che valorizzano le proprie produzioni di qualità, l'Italia è seguita da Paesi prevalentemente appartenenti all'area del Mediterraneo: Francia (259 prodotti di qualità), Spagna (203), Portogallo (141) e Grecia (113).
PRODOTTI AGROALIMENTARI DI QUALITÀ DOP, IGP E STG. ANNO 2021 (VALORI ASSOLUTI)