Gli indicatori analizzati consentono di tracciare il quadro generale della struttura produttiva italiana, oltre a mostrare le caratteristiche fondamentali dell’economia nazionale. In particolare, evidenziano la tendenza consolidata a configurare un sistema fortemente incentrato sul lavoro autonomo e su imprese di piccolissime dimensioni, più orientate alle attività manifatturiere (nonostante una tardiva ma veloce terziarizzazione) e più specializzate, al loro interno, nei comparti, ovvero il cosiddetto “made in Italy”.
In breve
- Nel 2020, in Italia, rimane stabile il numero complessivo di imprese, ma aumenta la loro capacità di sopravvivere nei mercati di riferimento.
- La dimensione media delle imprese italiane, sostanzialmente stabile nel 2020, è di 3,9 addetti, a fronte della media Ue di 5,5.
- L’incidenza dei lavoratori indipendenti nelle imprese (27,5%) è quasi doppia rispetto alla media dell’Ue (14,7%); il fenomeno è più evidente nel Mezzogiorno (35,2%).
- Nel 2020, le imprese italiane producono, in media, 130,7 euro di valore aggiunto per addetto ogni 100 euro di costo del lavoro unitario. La media dell’Ue è di 139,8 euro e l’Italia è tra gli ultimi Paesi della graduatoria.
- Nel 2020, continua il trend di crescita delle istituzioni non profit, che sono, in media, 61 ogni 10 mila abitanti. Il valore massimo si registra nella Provincia autonoma di Trento (120), il più basso in Campania (40).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2020, la struttura produttiva italiana mostra un continuo aumento del numero di imprese per mille abitanti, che sale a quota 74,2. Il numero medio di addetti per impresa, misura di sintesi delle realtà produttive del sistema economico, resta sostanzialmente stabile appena al di sotto dei quattro addetti. Nel settore dei servizi è la micro impresa a dominare il panorama delle attività del sistema economico italiano; si manifesta, infatti, la maggior presenza di organizzazioni più complesse di dimensioni medio-piccole e diminuisce l’intensità industriale, ovvero le grandi imprese con un numero elevato di addetti. Nelle imprese italiane, persiste un’elevata quota di lavoratori indipendenti che supera il 27,5% del totale dei lavoratori.
Per quanto riguarda la demografia d’impresa, anche per il 2020, come terzo anno consecutivo, il tasso di sopravvivenza delle imprese, a cinque anni dalla nascita, cresce, arrivando a quota 45,8, evidenziando una maggiore resistenza delle imprese italiane sul mercato; una flessione, invece, si registra per il turnover lordo che scende al 14,5% (15,3% nel 2019), valore caratterizzato dal calo del tasso di natalità di 0,9 punti percentuali.
Numero medio di addetti per impresa
Nel 2020, le imprese italiane producono mediamente circa 130,7 euro di valore aggiunto per addetto ogni 100 euro di costo del lavoro unitario, con una riduzione di competitività di costo, rispetto all'anno precedente (-2,3 per cento). Nel 2020, dopo 6 anni consecutivi di aumento (+6,4% in totale), l’indicatore torna ai livelli del 2016.
Nel 2020, si contano 61 istituzioni non profit ogni 10 mila abitanti. Il rapporto è cresciuto in modo significativo e costante, rispetto a vent’anni fa: nel 1999, si contavano 39 istituzioni ogni 10 mila abitanti.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2020, tutte le Regioni italiane sono interessate da un’inversione di tendenza del numero di imprese per mille abitanti: dopo anni di flessione si assiste ad un aumento delle attività delle strutture produttive sul territorio; unica eccezione la Campania, dove, seppur in maniera lieve, diminuisce il numero di imprese. Dal punto di vista della distribuzione regionale, permane la netta distinzione tra il Centro-Nord, caratterizzato da un rapporto molto elevato di imprese e con un numero di dipendenti superiore alla media nazionale, e il Mezzogiorno, con meno imprese e di minori dimensioni. Calabria e Molise sono le Regioni con imprese di dimensione media più contenuta (rispettivamente 2,4 e 2,6), in termini di addetti rispetto alla media nazionale (3,9 addetti). Per contro, l'analisi territoriale mostra una quota di lavoratori indipendenti nelle imprese, il cui il valore massimo si registra nel Mezzogiorno (35,2% degli addetti), mentre il minimo nel Nord-Ovest (23,5%), con valori in costante diminuzione su tutto il territorio nazionale. La struttura produttiva dell’economia italiana appare altamente diversificata a livello di ripartizione territoriale: nel Mezzogiorno, prevalgono le micro imprese sia di servizi sia dell’industria; nel Nord-Ovest e nel Centro le più grandi imprese di servizi; nel Nord-Est, le micro e piccole imprese dell’industria. Per quanto concerne la demografia di impresa, nel Mezzogiorno, la numerosità delle imprese è più instabile, caratterizzata da valori più alti di natalità e mortalità. Il tasso di sopravvivenza delle imprese a cinque anni continua a crescere per il secondo anno consecutivo in tutte le Regioni, ad eccezione della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste. Il panorama del sistema produttivo italiano è rappresentato da una notevole frammentazione dovuta anche alla specializzazione nel segmento delle micro imprese che operano nei servizi e che occupano, nel complesso, circa il 30% degli addetti. Occorre specificare che le micro imprese sono più soggette a un elevato tasso di mortalità perché, data la loro dimensione, hanno più difficoltà a ricevere finanziamenti o prestiti da fonti esterne per far fronte a imprevisti di varia natura.
Tassi di natalità e mortalità delle imprese. Anno 2020 (valori percentuali)
Nel 2020, le Regioni del Nord-Est hanno, in media, i livelli di competitività di costo più elevati (134,8), mentre i livelli inferiori dell’indicatore si registrano nel Mezzogiorno (122,5), dove, ai bassi livelli di competitività si associa l’unico aumento dell’indicatore (+1,2%). Dall’analisi a livello settoriale, si evince che la più bassa competitività per tutte le ripartizioni è nel settore delle costruzioni, il cui dato peggiore si rileva nel Centro Italia (102,5). Nel settore delle costruzioni si registra anche la riduzione maggiore (-5,4%). Il maggior differenziale tra ripartizioni è nel settore dei servizi tra Nord-Ovest e Mezzogiorno (con valori rispettivamente uguali a 128,2 e 117,2).
Nel 2020, il numero più elevato di istituzioni non profit per 10 mila abitanti si registra al Nord: la Provincia di Trento, la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e la Provincia di Bolzano/Bozen si confermano ai primi tre posti della graduatoria, con valori per 10 mila abitanti, rispettivamente uguali a 120, 115 e 110. Tra le Regioni del Mezzogiorno che presentano valori superiori alla media nazionale, spicca il dato di Sardegna (72), Molise (69), Basilicata (68) e Abruzzo (63). La Regione con il valore più basso è la Campania (pari a 40 istituzioni non profit per 10.000 abitanti).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2020, nell’Ue, operano 52,3 imprese dell'industria e dei servizi ogni mille abitanti, con una densità altamente variabile tra i 27 Paesi. Si fa presente che il 31 gennaio 2020 segna l’uscita del Regno Unito dalla Comunità Europea, portando i Paesi Ue da 28 a 27; i dati a livello Europeo non sono pertanto pienamente confrontabili con quelli degli anni passati. Nonostante l'economia italiana abbia risentito più fortemente della crisi economica del 2008, rispetto alla media dei partner europei, l’Italia si colloca al sesto posto dei 27 Paesi Ue per densità di attività produttive. Emerge, invece, la maggior frammentazione del tessuto produttivo italiano, con una dimensione media d’impresa di gran lunga inferiore al dato europeo: 3,9 addetti per impresa in Italia, rispetto ai 5,5 della media europea. Tra i 27 Paesi Ue, Germania, Lussemburgo e Austria hanno imprese mediamente più grandi e, nel contempo, quote più basse di lavoratori indipendenti, segnale di una prevalenza di forme organizzative di tipo societario. L'Italia presenta una quota altissima di lavoratori indipendenti nelle imprese (27,5%), posizionandosi al secondo posto nella graduatoria europea, dopo la Grecia (27,8%), con un valore percentuale quasi doppio rispetto alla media dell’Ue (14,7%); in particolare, tra le maggiori economie dell’area, Germania e Francia registrano quote inferiori al 9%. La struttura produttiva italiana presenta le peculiarità di alcune economie dell'area mediterranea, dove prevalgono le forme più legate alle tipicità del territorio, come le micro imprese di servizi, mentre la presenza dell'industria è più forte nell'Est Europa.
Nel 2020, le imprese dell’Ue producono mediamente circa 139,8 euro di valore aggiunto per addetto per ogni 100 euro di costo del lavoro unitario. L'indicatore mette in risalto la situazione di sofferenza delle imprese italiane, al sesto posto nella graduatoria. Risultano molto competitive sia le imprese dell’Est europeo, che riescono a sfruttare meglio il vantaggio offerto dal minor costo del lavoro unitario, sia le imprese di Irlanda e Malta. Una bassa competitività di costo si rileva per le imprese di Francia, Svezia e Grecia.
Competitività di costo delle imprese. Anno 2020 (valori percentuali)