L’attività di ricerca e sviluppo (R&S), l’innovazione, l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono riconosciuti come motori fondamentali dell’economia della conoscenza; il loro ruolo è cruciale nelle strategie di sviluppo europee. Nel 2021, la Commissione europea ha adottato una “comunicazione” su un approccio globale alla ricerca e all'innovazione, con la quale intende assumere un ruolo guida nel sostenere i partenariati internazionali e fornire soluzioni innovative, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Nello stesso anno, la Commissione ha anche definito il modello digitale per il decennio 2020-2030, articolandolo in quattro assi di intervento e monitoraggio incentrati: sulle capacità digitali a livello di infrastrutture, sull’istruzione, sulle competenze e sulla digitalizzazione di imprese e servizi pubblici.
In breve
- Nel 2021, l'intensità di ricerca in Italia è pari all’1,43% del Pil, inferiore a quella media dell’Unione europea (2,27%).
- Nel 2021, il personale impegnato in attività di R&S (espresso in unità equivalenti a tempo pieno) è pari a 333 mila unità e diminuisce del 2,7%, rispetto all'anno precedente. Il 61,6% degli addetti alla R&S lavora nel settore privato.
- Nel triennio 2018-2020, il 50,9% delle imprese ha svolto attività innovative, una quota in calo di circa 5 punti percentuali, rispetto al periodo 2016-2018. L’Industria si conferma il settore più dinamico (58,5% di imprese con attività innovative), ma anche il più colpito dal calo degli investimenti in innovazione (-7,2 punti percentuali, rispetto al triennio precedente).
- Nel 2023, il 74,2% delle imprese con almeno 10 addetti utilizza un sito web o pagine web per valorizzare la propria attività. Si regista una flessione nelle Regioni del Mezzogiorno (dal 65,2% nel 2021, al 62,5% nel 2023), con particolare riferimento all'Abruzzo (dal 73,7% al 63,9%) e alla Sicilia (dal 78,4% al 63,5%). A livello europeo, l’Italia torna al sedicesimo posto in graduatoria.
- Nel 2021, in Italia, i giovani tra i 20 e 29 anni che hanno conseguito un titolo di studio terziario in discipline tecnico-scientifiche (STEM - Science, Technology, Engineering and Mathematics) sono il 17,8 per mille residenti. Cresce leggermente il divario fra maschi (21,0) e femmine (14,3).
- Nel 2023, in Italia, l’83,7% delle famiglie accede ad Internet da casa. Nel Mezzogiorno, si rileva la percentuale più bassa (79,9%).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2021, la spesa totale per attività di ricerca e sviluppo (R&S) interna, sostenuta in Italia da imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e università, ammonta a circa 26 miliardi di euro. Nel 2021 si registra un discreto recupero delle attività di R&S dopo la contrazione del 2020, causata dalla crisi pandemica. La spesa totale per ricerca e sviluppo aumenta del 3,8%, rispetto all’anno precedente e si avvicina ai livelli pre-pandemici (-1,0% rispetto al 2019). Sono i settori delle istituzioni pubbliche e delle università a registrare gli incrementi maggiori (rispettivamente, +9,7% e + 7,9%); la spesa in R&S delle istituzioni non profit aumenta dell'1,9%, mentre è presso le imprese che si registra l'incremento minore (+1,1%). L’incidenza percentuale della spesa totale per R&S sul prodotto interno lordo è pari all’1,43%, in calo, rispetto al 2020 (1,51%).
Nel 2021, il personale impegnato in attività di R&S (espresso in unità equivalenti a tempo pieno) è pari a 333 mila unità e registra una diminuzione del 2,7%, rispetto al 2020. I ricercatori rappresentano il 47,7% degli addetti a ricerca e sviluppo e aumentano dell'1,3%, rispetto all’anno precedente. Nel 2021, il 61,6% degli addetti dedicati a R&S lavora nel settore privato (imprese e istituzioni private non profit), il 25,8% nelle università e il 12,6% nelle istituzioni pubbliche.
Spesa totale per ricerca e sviluppo (in percentuale del Pil)
Nel triennio 2018-2020, si stima che il 50,9% delle imprese industriali e dei servizi con 10 o più addetti abbia svolto attività finalizzate all’innovazione. Rispetto al periodo precedente (2016-2018), la quota di imprese innovatrici si è ridotta di circa 5 punti percentuali. Si conferma la tendenza crescente della propensione all’innovazione, all’aumentare della dimensione aziendale (dal 48,4% nella classe 10-49 addetti, al 65,7% in quella 50-249 addetti e al 76,0% nelle imprese con 250 addetti e oltre), ma la contrazione degli investimenti in innovazione, rispetto al 2016-2018, interessa tutte le imprese, indipendentemente dalla loro dimensione (-4,8 punti percentuali tra le piccole imprese, -5,7 punti tra quelle di media dimensione, -5,0 punti per quelle di grande dimensione). Con il 58,5% di imprese impegnate in investimenti innovativi, l’Industria resta il settore con la maggiore propensione all’innovazione, ma registra una significativa riduzione (-7,2 punti percentuali). Anche il settore dei Servizi subisce un calo, ma più contenuto (-3,9 punti percentuali). In controtendenza, il settore delle Costruzioni, in cui le attività innovative sono in aumento (+3,3 punti percentuali).
Nel triennio 2018-2020, le imprese con attività innovative, nella maggior parte dei casi, hanno introdotto con successo, sul mercato o all’interno dell’azienda, almeno un’innovazione di prodotto o di processo (45,9% del totale delle imprese). Tuttavia, anche la quota delle imprese innovatrici diminuisce (-3,8 punti percentuali), sebbene in misura inferiore, rispetto alla più ampia categoria delle imprese con attività innovative.
Nel 2020, la spesa sostenuta per le attività innovative è complessivamente pari a 33,6 miliardi di euro, inferiore di oltre un quarto, rispetto al 2018 (45,5 miliardi). Anche l’intensità di innovazione, calcolata come spesa per addetto nelle imprese con attività innovative, si è ridotta sensibilmente: in media è pari a 6.900 euro per addetto contro i 9 mila euro per addetto, nel 2018. Non si è ridotta, invece, la quota di imprese che, per superare le barriere interne all’innovazione, hanno stipulato accordi di cooperazione con altri soggetti: nel triennio 2018-2020, infatti, è pari al 21,4% delle imprese con attività innovative, a fronte del 21,6% nel periodo 2016-2018.
Nel 2023, rimane stabile la quota di imprese con almeno 10 addetti che dispongono di un proprio sito web o di pagine su Internet (da 74,8% a 74,2%) per valorizzare la propria attività.
Nel 2021, in Italia, i giovani nella fascia d’età 20-29 anni che hanno conseguito un titolo di studio terziario in discipline tecnico-scientifiche (STEM - Science, Technology, Engineering and Mathematics) sono il 17,8 per mille. Cresce leggermente il divario fra maschi (21,0 per mille) e femmine (14,3 per mille).
Nel 2023, in Italia, l'83,7% per cento delle famiglie accede ad Internet da casa. Per quanto riguarda invece l’uso del web, nel 2023, l’80,3% della popolazione di 6 anni e più residente in Italia ha usato Internet nei 12 mesi precedenti l'intervista. L'uso di Internet ha raggiunto livelli prossimi alla saturazione per gran parte della popolazione. Infatti, oltre il 90% delle persone nella fascia d’età 11-59 anni si è connessa ad Internet; tale quota scende, invece, al 62,3%, tra le persone di età compresa tra i 65 e i 74 anni e raggiunge il 25,6% tra le persone di 75 anni e più. Naviga sul web l'83,2% dei maschi e il 77,6% delle femmine, va però sottolineato che tale divario concerne le fasce di età più anziane.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2021, il 60,1% della spesa complessiva in R&S è concentrata nel Nord del Paese; le Regioni del Centro contribuiscono al 24,7% del totale, mentre quelle del Mezzogiorno al 15,2%.
Nel 2021, rispetto all’anno precedente, la spesa in R&S è in aumento in tutte le ripartizioni territoriali ad eccezione del Nord-Ovest, la cui spesa in R&S resta sostanzialmente stabile (+0,7%), a causa della diminuzione del 4,2%, registrata in Piemonte.
In termini di incidenza della spesa totale in R&S sul Pil regionale, i valori più alti dell'indicatore si osservano in Emilia-Romagna (2,09%), Piemonte (2,04%) e Lazio (1,99%); valori superiori alla media nazionale si rilevano anche in Friuli-Venezia Giulia (1,60%), Liguria (1,59), Toscana (1,52%) e nella Provincia autonoma di Trento (1,48%).
Considerando la spesa delle imprese per ricerca e sviluppo rapportata al Pil (0,86% a livello nazionale), i valori più alti si registrano in Emilia-Romagna (1,60%) e Piemonte (1,56%). Nel Mezzogiorno, i valori più alti si rilevano in Campania (0,61%) e Molise (0,54%).
Nel 2021, in Italia, gli addetti alla R&S sono in media 5,6 ogni mille abitanti. I valori più alti dell'indicatore si registrano in Emilia-Romagna (9,5%) e nella Provincia autonoma di Trento (8,9%). Tutte le regioni del Centro-Nord, con l'eccezione della Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste, delle Marche e dell'Umbria, mostrano valori superiori o prossimi al dato medio nazionale, mentre, tutte le regioni del Mezzogiorno (con una media di 2,9 addetti alla R&S ogni mille abitanti) si confermano su livelli ancora molto distanti dalla media nazionale.
Nel periodo 2018-2020, in termini di propensione innovativa, le imprese del Nord confermano la loro dinamicità; in particolare, quelle residenti in Piemonte (58,3%) e Lombardia (54,8%). Al centro si distinguono le imprese residenti nella Regione Marche (59,0%). Una minore propensione all’innovazione caratterizza le imprese residenti nel Mezzogiorno, ad eccezione di quelle dell'Abruzzo che hanno una propensione all'innovazione superiore alla media nazionale (51,9% di imprese con attività innovative). Infine, registrano una minore propensione all’innovazione le imprese residenti in Sardegna (40,1%), Sicilia (40,0%) e Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste (35,4%).
Imprese con attività innovative. Anno 2020 (percentuale sul totale imprese )
Nel 2023, la flessione della quota di imprese del Mezzogiorno che utilizzano il sito web (da 65,2% a 62,5%) aumenta di 3 punti percentuali il divario con le imprese del Centro-Nord. La quota delle imprese del Centro (70,8%) si colloca al di sotto della media nazionale, mentre le imprese del Nord-Est fanno da traino (81,2%).
Nel 2021, la quota di giovani nella fascia d’età 20-29 anni, residenti in Italia, che ha conseguito un titolo di studio terziario in discipline tecnico-scientifiche (STEM - Science, Technology, Engineering and Mathematics) aumenta lievemente in quasi tutte le Regioni, rispetto al 2020. Crescono, in particolare, Basilicata (+3,0 punti), Toscana e Umbria (entrambe +2,0). Anche nel 2021, è il Centro Italia a mostrare complessivamente il valore più elevato (18,2 per mille), con Lazio e Umbria che arrivano, rispettivamente, al 19,5 e 19,0 per mille. Nel Mezzogiorno, si distinguono i valori di Abruzzo, Molise (21,5 e 21,3 per mille) e Basilicata (21,3 per mille). Il divario di genere, pari a 6,7 punti a favore dei maschi, è più elevato nelle Regioni del Nord-Est (9,4 punti), in particolare, in Veneto e Friuli-Venezia Giulia (11,5 e 8,5 punti), mentre è più contenuto nel Mezzogiorno (4,5 punti), in particolare, in Calabria (1,8 punti) e Sardegna (1,4 punti).
Nel 2023, in Italia, l’83,7% delle famiglie dispone di un accesso ad Internet da casa. Le Regioni che presentano i valori più elevati sono Lombardia (86,3%), Lazio (86,2%), Trentino-Alto Adige/Sudtirol (86,2%) e Veneto (86,1%). In generale, tutte le regioni del Centro-Nord presentano valori o superiori o quasi in linea al dato medio nazionale ad eccezione della Liguria e dell’Umbria. Anche per il 2023, quindi, si conferma un forte gradiente tra le Regioni del Centro Nord e il Mezzogiorno. Solo la Sardegna presenta un valore prossimo a quello medio.
Per quanto riguarda la percentuale della popolazione di 6 anni e più che usa Internet, analogamente, si registra un importante divario territoriale. Il ritardo del Mezzogiorno è reso particolarmente evidente da uno scarto di 7 punti percentuali, rispetto al Nord, e di 6 punti percentuali, rispetto al Centro. In Emilia-Romagna (84,5%), si trova la più alta percentuale di internauti. La Calabria, invece, è la Regione con la più bassa quota di utenti di Internet (71,6%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2021, nella Ue27, l'intensità di ricerca è pari al 2,27% del Pil (2,02%, nel 2011). I Paesi europei in cui l’indicatore assume i valori più elevati sono: Belgio (3,43%), Svezia (3,40%), l’Austria (3,26%) e la Germania (3,13%); l'Italia, con un'intensità di ricerca pari all'1,43% del Pil, si conferma sensibilmente al di sotto della media europea.
Nel 2021, nella Ue27, gli addetti alla R&S (espressi in unità equivalenti a tempo pieno) sono mediamente 6,9, ogni mille abitanti. Nel 2021, in Italia, si rilevano in media 5,6 addetti alla R&S, ogni mille abitanti.
Nel triennio 2018-2020, l’Italia, con 55,7% di imprese che hanno svolto attività innovative, si colloca al di sopra della media europea (52,7%). Si riduce la distanza dai Paesi leader nell’innovazione, quali Belgio (71,3%), Svezia (65,2%) e Germania (68,8%) e non peggiora il suo posizionamento in termini di imprese innovatrici (imprese che hanno svolto con successo attività innovative). Rispetto a queste ultime, l’Italia con il 49,5%, si conferma al di sopra della media europea (48,5%) e di Paesi quali Olanda (48,8%), Portogallo (48,3%) e Spagna (30,4%).
Nel 2023, per quanto riguarda l’utilizzo dei siti web da parte delle imprese, l’Italia perde due posizioni (dal quattordicesimo al sedicesimo posto, tra i Paesi Ue), pur mantenendo stabile la sua quota, rispetto al 2021, così come quella europea al 78%. Finlandia e Germania sono ai primi posti nell’utilizzo dei siti web, con quote superiori al 92,0%.
Nel 2021, il tasso di conseguimento di un titolo di studio terziario in discipline tecnico-scientifiche (STEM - Science, Technology, Engineering and Mathematics), tra i giovani di età compresa tra i 20 e i 29 anni, cresce ancora in diversi Paesi europei. In particolare, è rilevante la crescita di Grecia (+3,3), Spagna (+2,5) ed Estonia (+2,3). Anche l'Italia registra una crescita del tasso, rispetto all'anno precedente (+1,4); tuttavia, la quota di giovani tra i 20 e i 29 anni con un titolo terziario in discipline STEM, conseguito nel 2021, è ancora inferiore alla media dei Paesi europei (18,3 per mille, contro 21,9 per mille della media Ue27), con una differenza più marcata per i maschi (oltre 7 punti), rispetto alle femmine (0 punti).
Nel 2023, la percentuale di famiglie italiane con almeno un componente nella fascia d’età tra i 16 e i 74 anni, che dispone di un accesso ad internet, è pari a 91,7%, valore prossimo alla media Ue (93,1%). Ad occupare le ultime posizioni nella graduatoria sono: Grecia, Bulgaria e Lituania. Per quanto riguarda l’uso regolare di internet, l’Italia si trova, invece, ad occupare le ultime posizioni nella graduatoria europea, con l’85,5% di utenti internet regolari, nella fascia d’età tra i 16 e i 74 anni. Il valore medio per i Paesi dell’Ue27 è pari al 90,2%.
Utenti di Internet. Anno 2023 (per 100 persone di 16-74 anni con le stesse caratteristiche)