L’istruzione e la formazione rappresentano ambiti di particolare importanza, sia per il pieno e consapevole esercizio dei diritti di cittadinanza sia per la valorizzazione del capitale umano. Titoli di studio più elevati sono associati a maggiori opportunità di lavoro, retribuzioni più alte, migliori condizioni di salute e maggiore impegno sociale dell'individuo, con ricadute positive sull’intera collettività.
Il miglioramento del livello di istruzione e della formazione ha assunto un ruolo fondamentale nelle politiche economiche e sociali dell’Unione europea,fino a costituire parte integrante di Europa 2020, la strategia decennale per la crescita e l’occupazione varata nel 2010 dall’Uecon l’obiettivo di creare le condizioni per uno sviluppo intelligente, sostenibile e solidale.
In breve
- Fra il 2004 e il 2018 la quota di adulti con al più la licenza media diminuisce di oltre 13 punti percentuali e nel 2019 è uguale a 38,2%. Nel Mezzogiorno raggiunge il 46,4%.
- Ha abbandonato precocemente gli studi, nel 2019, il 13,5% dei giovani fra i 18 e i 24 anni. L’obiettivo europeo è di una percentuale inferiore al 10%.
- Nel 2019 i giovani con un titolo di studio terziario in Italia sono il 27,6%, in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente. La quota-obiettivo per i Paesi Ue è 40%.
- I neet sono il 22,2% della popolazione fra i 15 e i 29 anni. La quota diminuisce da cinque anni consecutivi, ma nel Mezzogiorno l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.
- Nel 2017 la spesa pubblica per istruzione rappresenta il 3,8% del Pil, a fronte di una media Ue del 4,6%.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
La spesa in istruzione permette di valutare le politiche attuate in materia di crescita e valorizzazione del capitale umano. Nel 2017, in Italia, l'incidenza della spesa pubblica in istruzione rappresenta il 3,8 % del Pil, quota invariata rispetto all’anno precedente.
Il livello d’istruzione delle persone tra i 25 e i 64 anni offre un quadro complessivo: negli ultimi anni prosegue il miglioramento del livello di istruzione della popolazione italiana, con una percentuale di adulti poco istruiti scesa tra il 2004 e il 2018 di oltre 13 punti percentuali e con un’ulteriore diminuzione nel 2019. Il valore si attesta al 38,2%, con una quota di popolazione che ha conseguito al più il titolo di licenza media maggiore nella componente maschile (40,5%) rispetto a quella femminile (35,9%).
ADULTI CON ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE E 30-34ENNI CON ISTRUZIONE UNIVERSITARIA (VALORI PERCENTUALI)
Per quanto riguarda la percentuale di giovani che abbandonano precocemente gli studi, in Italia nel 2019 il valore è del 13,5%, con un calo in linea con la tendenza di più lungo periodo e con l’eccezione del 2018 in cui si era registrata una risalita dell'indicatore. L'obiettivo nazionale del 16% fissato per il 2020 è stato raggiunto nel 2014, mentre l'obiettivo europeo di una percentuale inferiore al 10% è ancora lontano. La Strategia Europa 2020 ha fissato infatti alcuni obiettivi da raggiungere relativi all'innalzamento dei livelli di istruzione della popolazione.
La percentuale di giovani in possesso di un titolo di studio terziario arresta invece la sua crescita: il valore del 2019 è pari al 27,6% (27,8% nel 2018). Pur avendo raggiunto nel 2016 l'obiettivo nazionale, resta molto al di sotto dell'obiettivo previsto per la media Ue (40%).
Nel 2017 il tasso di partecipazione al sistema di istruzione e formazione dei giovani risulta in decisa crescita rispetto al 2016; sia considerando i giovani di età compresa tra i 15 ed i 24 anni (60,1%, +2,2 punti), sia considerando i diciassettenni (94,6%, +2,7 punti) e gli individui nella fascia di età tra i 20 ed i 24 anni (36,3%, +2,6 punti).
Nel 2019, i giovani che non lavorano e non studiano (i cosidetti neet) di età tra i 15 e i 29 anni sono circa 2 milioni (il 22,2% della relativa popolazione), ma in riduzione per il quinto anno consecutivo. La percentuale di giovani nella condizione di neet è più elevata tra le donne (24,3%) rispetto agli uomini (20,2%).
Infine, nel 2019, la partecipazione degli adulti alle attività formative - fondamentale per favorire l'occupabilità degli individui e la loro vita sociale e relazionale - interessa l'8,1% della popolazione tra i 25 e i 64 anni (il 7,7% della componente maschile e l'8,6% di quella femminile). La percentuale resta stabile rispetto al 2018 e non mostra significativi incrementi negli anni.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Le Regioni presentano aspetti tra loro differenti. Tra le ripartizioni, il Mezzogiorno presenta la maggiore incidenza sul Pil (5,7%) della spesa in Istruzione rispetto al Nord-Ovest (2,5%) in cui si investe relativamente di meno.
Nel 2019 la percentuale di adulti poco istruiti è più alta nel Mezzogiorno, il 46,4% contro il 33,9% del Centro-Nord, con la Puglia che raggiunge il 49,0%. Nonostante i progressi degli ultimi anni, per quanto riguarda gli abbandoni scolastici il divario territoriale rimane elevato, con una distanza di 7,6 punti tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno dove l'incidenza raggiunge il 18,2%; in particolare, la percentuale più alta di giovani che abbandonano gli studi dopo la licenza media si registra in Sicilia (22,4%), mentre le percentuali più basse sono nella Provincia Autonoma di Trento e nelle Regioni del Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Marche.
Anche la percentuale di giovani in possesso di un titolo di studio terziario è differenziata sul territorio: nel 2019 in quasi tutte le Regioni del Centro-Nord l'indicatore si colloca al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno è sempre inferiore. In molte Regioni del Mezzogiorno non più di un giovane su cinque possiede un titolo di studio terziario, mentre in diverse Regioni del Nord uno su tre raggiunge i più alti livelli di istruzione. Il divario territoriale permane indipendentemente dal genere: per i maschi è pari a 9.1 punti e per le femmine a 11,1 punti.
Nel 2017 il tasso di partecipazione al sistema formativo dei giovani d’età tra i 15 e i 24 anni cresce in tutte le ripartizioni geografiche; l’incremento nella partecipazione agli studi dei diciassettenni e dei giovani di età compresa tra i 20 ed i 24 anni è maggiore nelle Isole e nel Nord-Ovest.
La quota di giovani che non lavorano e non studiano (i neet) diminuisce in tutte le ripartizioni, ma le differenze territoriali rimangono molto ampie: il Mezzogiorno (33,0%) presenta una incidenza più che doppia rispetto a quella del Centro-Nord (15,6%).
Giovani che non lavorano e non studiano. Anno 2019 (Valori percentuali)
Infine, la partecipazione degli adulti alle attività formative è maggiore nelle aree del Centro-Nord (10,2%); rispetto a quelle del Mezzogiorno dove i valori più bassi si registrano in Puglia (5,8%), Calabria (5,7%), Campania (5,3%) e Sicilia (4,8%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2017, nell’Unione Europea l'incidenza della spesa pubblica in istruzione sul Pil è del 4,6% ed è superiore rispetto a quella registrata in Italia (3,8). Danimarca, Svezia e Belgio mostrano la quota di spesa più elevata, la Romania la quota più ridotta.
Per quanto riguarda i livelli di istruzione della popolazione, nel 2018 in Italia la percentuale di adulti poco istruiti è del 38,3%, valore decisamente superiore a quello medio dell’Ue uguale al 21,9%; anche la percentuale di giovani che hanno abbandonato precocemente gli studi (14,5%) è superiore a quella media dell’Ue (10,6%). In entrambi i casi l'Italia si trova al quart'ultimo posto nella graduatoria dei Paesi Ue. Inoltre, la percentuale di giovani in possesso di un titolo di studio terziario è del 27,8%, mentre quella media europea è del 40,7%. Nonostante l’andamento crescente di questo indicatore l’Italia permane in penultima posizione nella graduatoria discendente dei Paesi Ue, seguita dalla Romania (24,6%), mentre tra i Paesi che la precedono diciotto hanno già raggiunto il target europeo del 40% fissato nella Strategia Europa 2020.
Nel 2017, nel complesso il tasso di partecipazione dei giovani tra i 15 e 24 anni al sistema di istruzione e formazione in Italia è inferiore rispetto alla maggioranza dei Paesi dell’Ue; è piuttosto elevato tra i diciassettenni, ma risulta tra i più bassi di Europa nella fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni.
Nel 2018, riguardo alla percentuale dei giovani che non lavorano e non studiano (i neet), l'Italia con una quota del 23,4% ha il valore più elevato tra i Paesi dell'Unione, superiore di oltre 10 punti percentuali rispetto alla media europea (12,9%).
Giovani che non lavorano e non studiano. Anno 2018 (Valori percentuali)
Infine, anche per l’indicatore sulla partecipazione degli adulti ad attività formative l'Italia presenta valori più bassi della media europea, collocandosi nella metà inferiore della graduatoria. I Paesi scandinavi si confermano quelli con le percentuali più elevate (Svezia 29,2%, Finlandia 28,5%, Danimarca 23,5%). I valori minimi si registrano in Romania, Bulgaria e Croazia.