Gli indicatori qui presentati –oltre a mostrare le caratteristiche fondamentali di un’economia nazionale –consentono di tracciare il quadro generale della struttura produttiva. In particolare, nel caso italiano, si può cogliere la tendenza consolidata a configurare un sistema fortemente incentrato sul lavoro autonomo e su imprese di piccolissime dimensioni, più orientate alle attività manifatturiere (nonostante una tardiva ma veloce terziarizzazione) e, al loro interno, più specializzate nei comparti che si usa riassumere con il termine “made in Italy”.
In breve
- Nel 2017 aumenta il numero di imprese in Italia, ma diminuisce la loro capacità di sopravvivere sui mercati di riferimento.
- La dimensione media delle imprese italiane, sostanzialmente stabile nel 2017, è di 3,9 addetti a fronte della media Ue di 6.
- L’incidenza dei lavoratori indipendenti nelle imprese (28,5%) è più che doppia rispetto alla media dell’Ue; Il fenomeno è più evidente nel Mezzogiorno (35,5%).
- Nel 2016, le imprese italiane producono in media 131,3 euro di valore aggiunto per addetto ogni 100 euro di costo del lavoro unitario. La media dell’Ue è di 149,4 euro e l’Italia è quartultima in graduatoria.
- Nel 2017 continua il trend di crescita delle istituzioni non profit che sono in media 58 ogni 10 mila abitanti. Gli estremi nella Provincia autonoma di Trento (116) e in Campania (36).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2017, la struttura produttiva italiana mostra un aumento, per il secondo anno consecutivo, del numero di imprese che sale a quota 72,6 per mille abitanti. Il numero medio di addetti per impresa, misura di sintesi delle realtà produttive del sistema economico, resta sostanzialmente stabile al di sotto dei quattro addetti. Nel settore dei servizi è la micro impresa a dominare il panorama delle attività del sistema economico italiano; si manifesta, infatti, la maggior presenza di organizzazioni più complesse di dimensioni medio-piccole e diminuisce l’intensità industriale, ovvero le grandi imprese con un numero elevato di addetti.
In Italia persiste nelle imprese l’elevata quota di lavoratori indipendenti che, anche se in diminuzione, è del 28,5%.
Addetti per impresa (addetti per impresa)
Per quanto riguarda la demografia d’impresa, il grado di dinamicità del sistema economico italiano e la resistenza delle nuove iniziative sui mercati di competenza, l'indicatore di turnover lordo nel 2017 diminuisce (14,3%) rispetto all’anno precedente (15,4% nel 2016), mentre il tasso di sopravvivenza delle imprese a cinque anni dalla nascita si mantiene in forte calo: nell’ultimo quinquennio è sceso da 47,5 a 41,1. Nel 2017, la competitività di costo delle imprese italiane si conferma in aumento per il quarto anno consecutivo. Le imprese italiane producono mediamente circa 132,1 euro (124,6 nel 2012) di valore aggiunto per addetto per ogni 100 euro di costo del lavoro unitario.
Nel 2017 anche le istituzioni non profit mostrano segnali positivi, presentando una crescita costante nel corso dell’ultimo ventennio: in rapporto alla popolazione residente il loro numero è di circa 58 istituzioni ogni 10 mila abitanti, mentre erano 39 nel 1999.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2017, quasi tutte le Regioni italiane presentano un aumento del numero di imprese per mille abitanti, ad eccezione della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e del Trentino-Alto Adige/Südtirol. Dal punto di vista della distribuzione regionale permane la netta distinzione tra il Centro-Nord, caratterizzato da un rapporto molto elevato di imprese e con un numero di dipendenti superiore alla media nazionale, e il Mezzogiorno con meno imprese e di minori dimensioni. La Calabria e il Molise sono le Regioni con imprese di dimensione media più contenuta in termini di addetti, rispettivamente 2,4 e 2,6, rispetto alla media nazionale (3,9 addetti). Per contro, l'analisi territoriale mostra una quota di lavoratori indipendenti nelle imprese che raggiunge il valore massimo nel Mezzogiorno (35,5% degli addetti) mentre il minimo si rileva nel Nord-Ovest (25,1%). La struttura produttiva dell’economia italiana appare altamente diversificata a livello di ripartizione territoriale: nel Mezzogiorno prevalgono le micro imprese, sia di servizi sia dell’industria; nel Nord-Ovest e nel Centro sono presenti le più grandi imprese di servizi; nel Nord-Est le micro e piccole imprese dell’industria.
Per quanto concerne la demografia di impresa, nel Mezzogiorno la numerosità delle imprese è più instabile, caratterizzata da valori più alti di natalità e mortalità. Il tasso di sopravvivenza delle imprese a cinque anni continua a diminuire in quasi tutte le Regioni, ad eccezione del Molise e dell’Abruzzo; tra le principali cause, si rappresenta una notevole frammentazione del sistema produttivo italiano, dovuta anche alla specializzazione nel segmento delle micro imprese che operano nei servizi e che occupano ovunque circa il 30% degli addetti. Occorre specificare che le micro imprese sono più soggette a un elevato tasso di mortalità perché, data la loro dimensione, hanno più difficoltà a ricevere finanziamenti o prestiti da fonti esterne per far fronte a imprevisti di varia natura.
Tassi di natalità e mortalità delle imprese (valori percentuali)
Nel 2016 le Regioni del Nord-Ovest hanno in media i livelli di competitività di costo più elevati (135,3), mentre i livelli inferiori dell’indicatore si registrano nel Mezzogiorno (119,9). In particolare, dall’analisi a livello settoriale si evince che la più bassa competitività per tutte le Ripartizioni è nel settore delle costruzioni. Il maggior differenziale tra ripartizioni si registra nel settore dei servizi tra Nord-Ovest e Mezzogiorno (con valori rispettivamente uguali a 131,6 e 115,5).
Nel 2017, il numero più elevato di istituzioni non profit in rapporto agli abitanti si registra al Nord: la Provincia autonoma di Trento, la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen si collocano ai primi tre posti della graduatoria con valori per 10 mila abitanti rispettivamente uguali a 116, 109 e 106. Tra le Regioni del Mezzogiorno, che presentano valori meno elevati rispetto al Nord, spicca il dato del Molise, della Basilicata, della Sardegna e dell’Abruzzo. La Regione con il valore più basso è la Campania (36 istituzioni non profit per 10 mila abitanti).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2017 nell’Ue operano 47,4 imprese dell'industria e dei servizi ogni mille abitanti, con una densità altamente variabile tra i 28 Paesi. Nonostante l'economia italiana abbia risentito più fortemente della crisi economica del 2008 rispetto alla media dei partner europei, l’Italia si colloca tra i primi cinque Paesi per densità di attività produttive. Emerge, invece, la maggior frammentazione del tessuto produttivo italiano, con una dimensione media d’impresa di gran lunga inferiore al dato europeo: 3,9 addetti per impresa in Italia rispetto ai 6 della media europea. Tra i 28 Paesi Ue, Germania e Regno Unito hanno imprese mediamente più grandi e nel contempo quote più basse di lavoratori indipendenti, segnale di una prevalenza di forme organizzative di tipo societario. L'Italia presenta una quota di lavoratori indipendenti nelle imprese (28,5%) seconda soltanto alla Grecia e più che doppia rispetto alla media dell’Ue (12,9%); in particolare, tra le maggiori economie dell’area, Germania e Francia registrano quote inferiori al 9%.
La struttura produttiva italiana presenta le peculiarità di alcune economie dell'area mediterranea dove prevalgono le forme più legate alle tipicità del territorio come le micro imprese di servizi, mentre la presenza dell'industria è più forte nell'Est Europa.
Competitività di costo delle imprese. Anno 2016 (valori percentuali)
Nel 2016, le imprese dell’Ue producono mediamente circa 149,4 euro di valore aggiunto per addetto per ogni 100 euro di costo del lavoro unitario. L'indicatore mette in risalto la situazione di sofferenza delle imprese italiane, al quartultimo posto nella graduatoria decrescente (con un valore di 131,3 euro). Oltre alle imprese di Irlanda (292,6 euro), Malta (205,2 euro) e Regno Unito (197,5 euro), risultano molto competitive le imprese dell’Est europeo che riescono a sfruttare meglio il vantaggio offerto dal minor costo del lavoro unitario. Una bassa competitività di costo si rileva per le imprese della Svezia (126,8 euro), della Francia (124,8 euro), e della Grecia (109,6 euro).