Gli indicatori demografici misurano l’evoluzione e la struttura della popolazione. Le trasformazioni demografiche avvenute in Italia negli ultimi anni hanno messo in evidenza fenomeni rilevanti: la diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione.
In breve
- Il saldo naturale, già da tempo negativo, continua a diminuire.
- La speranza di vita alla nascita, nel 2018, è di 80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne.
- La fecondità, in calo da diversi anni, si riduce ulteriormente (1,29 figli per donna), mentre l’età media al parto sale a 32 anni ed è fra le più alte in Europa.
- I matrimoni nel 2018 sono in lieve aumento anche se l’Italia, quanto a nuzialità, resta negli ultimi posti della graduatoria europea.
- Il numero dei divorzi è in via di normalizzazione, dopo un periodo di incremento legato alla riforma che ha abbreviato i tempi della procedura.
- L’Italia è uno dei Paesi più “vecchi” dell’Unione europea.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Al 1° gennaio 2018 la popolazione residente in Italia ammonta a 60.483.973 individui; prosegue la diminuzione già riscontrata nei due anni precedenti. Il calo degli iscritti in anagrafe è dovuto in larga misura alla dinamica naturale che, rispetto all’anno precedente, presenta un decremento dello 0,2%. Il declino demografico è attribuibile prevalentemente alla popolazione residente di cittadinanza italiana. Il tasso di crescita naturale registra un ulteriore picco negativo, attestandosi a -3,2 per mille. Per quanto riguarda la dinamica migratoria, il tasso migratorio con l’estero è in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente.
Tasso di crescita naturale (per 1.000 abitanti)
Nel 2018, le donne residenti in Italia hanno in media 1,29 figli (1,32 nel 2017). Prosegue quindi la diminuzione in atto dal 2010, anno in cui si è registrato il massimo relativo di 1,46 figli per donna. Le donne residenti in Italia hanno accentuato il rinvio dell’esperienza riproduttiva verso età sempre più elevate: l’età media al parto raggiunge i 32 anni.
Nel 2018, la speranza di vita alla nascita della popolazione residente italiana è di 80,9 anni per gli uomini e di 85,2 per le donne. L'indicatore, per entrambi i generi, segna un leggero incremento rispetto all'anno precedente.
Dopo la flessione registrata nel 2017, nel 2018 si assiste a un aumento del numero di matrimoni celebrati (195.778), circa 4.500 in più rispetto all’anno precedente (+2,3%). Il quoziente di nuzialità rimane però invariato a livello nazionale (3,2 matrimoni per mille abitanti) e in quasi tutte le ripartizioni, a eccezione del Mezzogiorno che passa dal 3,7 al 3,9 per mille. Nel 2018 si sono rilevati 98.925 separazioni e 88.458 divorzi. Il numero delle separazioni rimane invariato rispetto all'anno precedente mentre quello dei divorzi è in via di normalizzazione (circa -3% in relazione ai valori assoluti e al tasso per 10.000 abitanti). Infatti, dal 2015 si era registrata una crescita consistente a seguito dell'entrata in vigore, a maggio, della legge di riforma che ha abbreviato i tempi della procedura.
Continua a crescere l'indice di vecchiaia che, al 1° gennaio 2019, raggiunge quota 173,1 anziani ogni cento giovani, registrando un nuovo record nazionale e un aumento rispetto all'anno precedente di oltre 4 punti percentuali. Anche l'indice di dipendenza segna un leggero incremento rispetto all'anno precedente, risultando uguale a 56,3 persone in età non lavorativa ogni cento in età lavorativa; si conferma quindi la presenza di uno squilibrio fra le generazioni.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2018, oltre un terzo della popolazione risiede in tre Regioni: Lombardia, Lazio e Campania. Il Mezzogiorno è l’area più popolata del Paese, pur continuando a perdere più popolazione rispetto al Centro-Nord. Solo la Lombardia, l'Emilia-Romagna e le Province di Bolzano/Bozen e Trento presentano incrementi di popolazione. Le Regioni che, in termini percentuali, sperimentano la maggiore diminuzione sono Molise e Basilicata.
I saldi migratori interno e con l’estero sono positivi per il Centro-Nord dove la popolazione in entrata, sia dal territorio nazionale sia da oltreconfine, supera quella in uscita con valori più elevati rispetto al 2017. Nel Mezzogiorno la variazione è negativa per il movimento interno (-3,5 per mille), ma positiva per quello con l’estero (+2,0 per mille).
Nel 2018, il Nord ha i livelli più elevati di fecondità (1,32 nel Nord-Ovest e 1,36 nel Nord-Est), soprattutto nelle Province di Bolzano/Bozen e Trento (rispettivamente 1,72 e 1,45), in Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste (1,38) e in Lombardia (1,35). Nel 2018, al Centro e nel Mezzogiorno i livelli di fecondità sono prossimi e in flessione rispetto al 2017: nel Mezzogiorno il valore si attesta a 1,26 (1,29 nel 2017), mentre al Centro è sceso da 1,27 a 1,23. La Sardegna presenta il più basso tasso di fecondità (1,02), ancora in diminuzione rispetto al 2017 (1,06).
Tasso di fecondità. Anno 2018 (numero medio di figli per donna)
Nel 2018, il valore minimo della speranza di vita si ha in Campania, 83,7 anni per le donne e 79,3 anni per gli uomini; il minimo per gli uomini si ha però in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (79,1 anni). Nel Centro-Nord si registrano valori superiori alla media nazionale, con il primato della Provincia di Trento sia per le donne (86,2) sia per gli uomini (82,0).
Nel 2018, la nuzialità cresce in quasi tutte le Regioni; restano stabili solo Liguria (3,2 per mille), Toscana (3,1) e Umbria (2,9), mentre il Lazio registra un lieve calo (da 3,0 a 2,9 per mille).
Per le separazioni si sta verificando una convergenza tra le varie aree del Paese, mentre il divario Nord-Sud per i divorzi rimane ancora evidente. Nel 2018 il tasso di separazione per 10.000 abitanti, pari a 16,4 a livello nazionale, raggiunge il picco in Liguria con 19,3 e il minimo nella Provincia di Bolzano/Bozen con 12,0. Il tasso di divorzio per 10.000 abitanti, a fronte di un valore medio nazionale di 14,6, vede in testa alla graduatoria la Liguria (20,2) e in fondo la Basilicata (9,8), la Calabria (10,4) e il Molise (10,6).
Al 1° gennaio 2019, si conferma nel Mezzogiorno il valore più basso dell'indice di vecchiaia (158,0 anziani ogni cento giovani), anche se è la ripartizione con il massimo incremento tra il 2018 e il 2019 (+5,2 punti percentuali). A livello regionale è la Liguria a detenere il valore più alto dell'indice (255,8), all'opposto la Campania presenta il valore minimo (129,8). In Sardegna l'indice è aumentato di quasi 10 punti percentuali tra il 2018 e il 2019.
Al 1° gennaio 2019, i livelli più elevati dell'indice di dipendenza si registrano nel Nord-Ovest (58,8 persone in età non lavorativa ogni cento in età lavorativa), con la Liguria in testa (65,6); nel complesso il valore del Centro-Nord (58,1) risulta superiore alla media nazionale. Valori più contenuti si registrano nel Mezzogiorno (53,0) con il minimo in Campania (49,9).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Al 1° gennaio 2018, con oltre il 12% dei 512 milioni di abitanti dell’Unione europea, l’Italia si conferma il quarto Paese per importanza demografica dopo Germania (83 milioni), Francia (67 milioni) e Regno Unito (66 milioni). Il tasso di crescita naturale pone però l’Italia (-3,2 per mille abitanti) al ventiduesimo posto nella graduatoria decrescente, ben al di sotto della media Ue (-0,7). L’Italia si colloca in basso nella graduatoria anche per quanto riguarda il tasso migratorio (1,1 per mille abitanti a fronte di una media Ue di 2,8).
Nel 2017, ultimo anno disponibile per un confronto con i membri dell'Ue, l'Italia, con 1,32 figli in media per donna, come Cipro, è tra i Paesi a più bassa fecondità ed è preceduta solo da Malta (1,26) e Spagna (1,31). Inoltre, con un'età media al parto pari a 31,9 anni, l'Italia, al pari di Lussemburgo, è uno dei Paesi con il calendario riproduttivo più posticipato; livelli superiori si riscontrano solo in Irlanda e Spagna (entrambi con un'età media al parto pari a 32,1).
Nel 2017, la speranza di vita nell’Ue è di 83,5 anni per le donne e di 78,3 anni per gli uomini. L’Italia è tra i Paesi con i valori più elevati. L'indicatore, per entrambi i generi presenta valori più bassi nei Paesi dell’Est Europa, con un valore minimo per le donne in Bulgaria (78,4 anni) e per gli uomini in Lettonia (69,8 anni). Il valore massimo per le donne si ha in Spagna (86,1 anni) e per gli uomini in Svezia (80,8 anni).
Nel 2017, il quoziente di nuzialità in Italia è pari a 3,2 matrimoni per mille abitanti; insieme al Lussemburgo, l’Italia è al penultimo posto nella graduatoria Ue, seguita solamente dalla Slovenia (3,1 matrimoni per mille abitanti).
L'Italia è quart'ultima tra i Paesi Ue, a pari merito con Croazia e Bulgaria, per tasso di divorzio (1,5 per mille abitanti); è seguita solo dalla Slovenia (1,2), dall'Irlanda e da Malta (0,7). In cima alla graduatoria vi sono, invece, i Paesi Baltici (in particolare Lettonia con 3,1 e Lituania con 3,0) e quelli del Nord Europa che mostrano valori dell’indicatore ben al di sopra della media Ue (1,9).
Al 1° gennaio 2018, l'Italia mantiene il primo posto nella graduatoria decrescente dell'indice di vecchiaia (173,1 anziani ogni cento giovani), distaccando ulteriormente la Germania (158,5) che, dopo una leggera decrescita, segnala tra il 2017 e il 2018 una sostanziale stabilità. L'Irlanda, invece, si conferma il Paese europeo con il più basso valore (66,4). Anche per l’indice di dipendenza, che registra il suo valore massimo in Francia (60,7), l’Italia si colloca in graduatoria fra i Paesi con un valore elevato (56,1). In fondo alla graduatoria si trova il Lussemburgo (43,8).
Indice di vecchiaia. Anno 2018 (Valori percentuali)