Le grandezze macroeconomiche descrivono la struttura e misurano lo stato di salute e la capacità di crescita dell’economia di un Paese.
La più importante è sicuramente il prodotto interno lordo (Pil)che rappresenta il risultato finale dell’attività di produzione di una determinata area geografica. Le risorse a disposizione di un’economia (Pil e importazioni) possono essere utilizzate per l’acquisto di beni di consumo, essere investite o esportate:consumi, investimenti ed esportazioni sono le tre componenti della domanda aggregata.La somma di spesa per consumi e per investimenti definisce la domanda nazionale.
In breve
- Nel 2018 in Italia il Pil pro capite in termini reali rallenta la crescita e resta, in valore assoluto, inferiore a quello del 2008.
- Nel 2017 il livello del Pil pro capite del Mezzogiorno, in termini reali, è inferiore del 44,2% rispetto a quello del Centro-Nord.
- Nel 2018, la quota dei consumi in rapporto al Pil è in lieve ripresa. Cresce anche la quota di investimenti che, tuttavia, resta al di sotto della media Ue.
- In media, nel 2019, i prezzi al consumo dimezzano la crescita rispetto al 2018. Il tasso di inflazione in Italia è fra i più bassi nell’Ue.
- Nel 2018 in Italia, con l’eccezione del Nord-Est, i prezzi delle abitazioni diminuiscono lievemente, mentre sono in crescita in quasi tutti i paesi dell'Ue.
- Nel 2018 crescono in valore (+3,1%) le esportazioni italiane ma diminuisce la quota di mercato del Paese: 2,85% rispetto al 2,92% del 2017.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2018 in Italia il Prodotto interno lordo (Pil) pro capite è cresciuto dell'1%, con una dinamica in rallentamento rispetto al 2017. Tra il 2008 e il 2018 il Pil pro capite ha subìto una riduzione del 5,2%.
La quota dei consumi in rapporto al Pil risulta, nel 2018, in lieve ripresa rispetto all’anno precedente e prosegue la crescita, iniziata nel 2015, della quota di investimenti rispetto al Pil.
PIL PRO CAPITE (EURO, VALORI CONCATENATI. ANNO DI RIFERIMENTO 2010)
Tra il 2015 e il 2018 la produttività del lavoro per l'intera economia aumenta dello 0,4%. Nel 2018 è diminuita dello 0,2%, per effetto di una crescita del valore aggiunto (+0,9%) inferiore a quella registrata per l'input di lavoro (+1,1%).
Nel 2019, la crescita media annua dei prezzi al consumo del paniere nel suo complesso è dimezzata rispetto al 2018 (+0,6% contro +1,2% del 2017 e del 2018), con una decrescita graduale durante tutto l’anno. Le divisioni di spesa (voci di spesa) i cui prezzi, seppur aumentando, registrano le decelerazioni più marcate rispetto al 2018 sono: “Trasporti”, “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili”, “Altri beni e servizi” e “Ricreazione, spettacoli e cultura”. Si amplia la flessione media annua dei prezzi delle “Comunicazioni”.
Nel 2018, i prezzi delle abitazioni subiscono una lieve diminuzione in media d’anno (-0,6%), sintesi di un aumento dei prezzi delle abitazioni nuove (+1,1%) e di un calo dei prezzi delle abitazioni esistenti (-1,0%) più contenuto rispetto all’anno precedente.
Nel 2018, l’Italia registra una crescita del valore in euro delle esportazioni di merci (+3,1%) e, in misura più ampia, di quelle importate (+5,6%). Queste dinamiche determinano una riduzione dell’avanzo commerciale (8,7 miliardi in meno rispetto al 2017) che, nel 2018, ammonta a 38,9 miliardi di euro. Al netto dei prodotti energetici (energia elettrica e combustibili fossili), l’attivo commerciale è di 80,3 miliardi di euro, in lieve flessione sul 2017 (-958 milioni). La quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci passa da 2,92% nel 2017 a 2,85% nel 2018.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
La fase di profonda recessione attraversata dall’Italia negli ultimi anni ha riportato, a partire dal 2009, il valore del Pil pro capite in termini reali a un livello simile a quello registrato nel 2006: nel 2017 rispetto al 2007 è sceso del 7,7% nel Centro-Nord mentre nel Mezzogiorno la caduta è stata più intensa (-10,7%). Il divario territoriale si mantiene alto. Nel 2017, il livello del Pil pro capite in termini reali nel Mezzogiorno è inferiore del 44,2% rispetto a quello del Centro-Nord e del 34,3% rispetto alla media nazionale. Le Regioni con il Pil pro capite più basso sono Calabria (15.677 euro) e Sicilia (16.336 euro), precedute da Puglia (16.928 euro) e Campania (16.936 euro). La Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (38.439 euro) e la Lombardia (35.234 euro) presentano i valori più elevati, seguite dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste e dall’Emilia-Romagna, tutte con livelli del Pil pro capite al di sopra dei 32 mila euro. Nel 2017, la maggior parte delle Regioni presenta un livello del Pil pro capite superiore a quello dell’anno precedente: l'aumento più marcato si registra in Lombardia (+2,6%). In controtendenza la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (-0,3%) con un livello del Pil pro capite inferiore a quello del 2016.
Anche nel 2016 la quota dei consumi finali interni sul Pil registra il minimo in Lombardia (67,6 %) e il massimo in Calabria (118,7 %). L’incidenza dei consumi risulta sempre molto elevata per le Regioni del Mezzogiorno, superando il 100% in Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Puglia. I consumi in volume sono in crescita in tutte le Regioni con l’eccezione del Molise e della Sardegna. Le Regioni che registrano la crescita dei consumi più elevata sono la Lombardia e la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen che presentano aumenti dell'1,6%.
Nel 2016, la quota degli investimenti sul Pil più bassa si registra in Sicilia e la più elevata nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen. La Liguria e la Provincia autonoma di Trento registrano gli incrementi più elevati degli investimenti in termini reali.
Nel 2016 la produttività del lavoro nel Nord-Ovest è rimasta invariata, tutte le altre ripartizioni hanno registrato diminuzioni: nel Mezzogiorno il calo più alto (-1,3%).
Nel 2019, i prezzi al consumo presentano un aumento contenuto in tutte le ripartizioni territoriali: leggermente più sostenuto rispetto al dato nazionale (+0,6%) al Nord (+0,7%) e nel Mezzogiorno (+0,7%), più debole nel Centro (+0,5%). A livello regionale, come nel 2018, la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con +1,3%, presenta la variazione annua più alta e la Sardegna quella più bassa con +0,2%.
Il Nord-Est è l’unica ripartizione a mostrare una crescita dell’indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) in media annua (+0,6%); il Nord-Ovest registra una flessione di appena un decimo di punto (-0,1%), mentre il Centro e il Mezzogiorno mostrano flessioni tendenziali dei prezzi delle abitazioni più marcate di quella nazionale (rispettivamente -1,8% e -1,0%).
Nel 2018, la provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle Regioni del Centro-Nord, da cui proviene circa l’88,5% delle esportazioni nazionali. Le Regioni con le quote più elevate di esportazioni sono: Lombardia (27,4%), Veneto ed Emilia-Romagna (13,7%), Piemonte (10,4%) e Toscana (7,9%). La Lombardia è anche la Regione con il maggior numero di operatori all'esportazione (oltre 57 mila).
Esportazioni per regione. Anno 2018 (composizioni percentuali)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Il livello del Pil pro capite misurato in Pps (standard di potere d’acquisto) è molto variabile tra i Paesi dell’Ue. Nel 2018, si va dai 15.810 euro della Bulgaria agli 80.130 euro del Lussemburgo. Tuttavia, nell’ultimo decennio si manifesta una tendenza alla convergenza del Pil pro capite: in linea di massima, i Paesi che nel 2008 presentavano i livelli più bassi sono quelli in cui il Pil pro capite è cresciuto di più e viceversa. In questo contesto, l’Italia manifesta una performance particolarmente negativa: mentre nel 2008 il Pil pro capite in Pps era più alto del 6,7% rispetto alla media dei Paesi Ue, nel 2018 risulta al di sotto della media del 4,3%.
Pil pro capite. Anno 2018 (in parità di potere d'acquisto standard)
Sempre fra il 2008 e il 2018, oltre alle consistenti crescite che caratterizzano la generalità dei Paesi di nuovo ingresso, si distinguono le rilevanti performance di Irlanda (+68,4%) e Germania (+23,8%); nello stesso periodo la Grecia e Cipro presentano un Pil pro capite in calo (rispettivamente -14 % e -0,9%). In Italia il Pil pro capite, misurato in Pps, è aumentato del 6,3%.
Nel 2018 la quota dei consumi rispetto al Pil in Italia (79,3%) è superiore a quella riscontrata nella media Ue (75,5%). La quota degli investimenti sul Pil (17,7%) è invece inferiore alla media Ue (20,4%). I Paesi dell’Ue, a eccezione di Estonia, Ungheria, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Malta, Lussemburgo e Irlanda, registrano un’incidenza dei consumi superiore al 70%.
Nel 2018, la quota degli investimenti sul Pil nei Paesi dell’Ue è compresa tra il minimo della Grecia (11,1%) e il massimo della Svezia (25,9%). Ungheria e Lettonia registrano aumenti del volume di investimenti rispetto al 2017 superiori al 15%, mentre tra i Paesi più grandi, la Spagna presenta la crescita maggiore (5,3%), mentre il Regno Unito segna una variazione negativa ( -0,1%).
Tra il 2015 e il 2018 la crescita della produttività del lavoro in Italia è stata nulla, inferiore a quella dell'Unione Europea nel suo complesso (+2,9%) e anche a quella dei principali Paesi europei.
L’Indice armonizzato dei prezzi al consumo mostra come l’Italia, nel 2019, abbia un tasso di inflazione (+0.6%) tra i più bassi dell’Unione Europea, collocandosi quart’ultima in graduatoria seguita da Portogallo, Grecia e Cipro. Il differenziale rispetto alla media dei Paesi dell’Unione Monetaria diminuisce passando da +0.6% del 2018 al +0.4% del 2019.
Nel 2018, i prezzi delle abitazioni sono in crescita in tutti i Paesi dell’Ue a eccezione dell'Italia (-0,6%) e della Svezia (-0,9%). Gli aumenti maggiori, oltre i dieci punti percentuali, si riscontrano in Ungheria (+14,3%), Portogallo (+10.3%) e Irlanda (+10,2%).
Germania e Francia si confermano nel 2018 i principali mercati europei di sbocco delle vendite di merci italiane, con quote pari, rispettivamente, al 12,6% e al 10,5% delle esportazioni nazionali; seguono Spagna (5,2%) e Regno Unito (5,1%). Nello stesso anno i prodotti più esportati dall’Italia verso i Paesi dell’Ue sono stati medicinali e preparati farmaceutici (13.198.993 milioni di euro), autoveicoli (13.146.832 milioni di euro), altre parti e accessori per autoveicoli (9.754.633 milioni di euro) e ferro, ghisa e acciaio di prima trasformazione e ferroleghe (7.405.291 milioni di euro).