Le statistiche dell’ambiente sono oggetto di una crescente attenzione, soprattutto a seguito delle strategie europee che appaiono sempre più volte a integrare la dimensione ambientale, sociale ed economica delle politiche, a rafforzare la legislazione ambientale negli Stati membri e a richiedere maggiori sforzi di protezione dell’ambiente. Gli indicatori proposti rappresentano un utile strumento per delineare lo stato dell’arte e monitorare gli sforzi posti in atto dalle Amministrazioni pubbliche per tutelare l’ambiente e per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
In breve
- Nel 2018, aumentano i rifiuti urbani prodotti, si riduce però la quota dei rifiuti smaltiti in discarica e continua l’incremento della raccolta differenziata e del riciclo. Tuttavia, non sono ancora stati raggiunti i target previsti dall’Unione europea.
- Nel 2017 continuano a diminuire le emissioni totali di gas serra (-17,4% rispetto al 1990).
- Nel 2019 oltre un terzo della popolazione considera l’inquinamento dell’aria come uno dei principali problemi ambientali, soprattutto in ambito urbano. Un quinto delle famiglie lamenta la presenza di odori sgradevoli.
- Fra il 2012 e il 2015 sale al 41,4% la quota di acqua potabile che, sebbene immessa nelle reti comunali di distribuzione, non si riesce ad erogare e viene dispersa.
- Nel 2018, l’Italia registra un incremento del numero dei siti adibiti alla balneazione. Il 90% rispetta gli standard di qualità più rigorosi, e ciò consente di classificarli come siti con acque di qualità eccellente.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2018, i rifiuti urbani prodotti ammontano a 30,2 milioni di tonnellate e la produzione pro capite è pari a 499,2 kg per abitante (+2,2% rispetto al 2017). Questo incremento è in contrasto con la tendenza prevalentemente decrescente dell'ultimo decennio (eccetto che negli anni 2014 e 2016) e con le politiche volte alla prevenzione e riduzione dei rifiuti e del loro impatto ambientale.
In base alla direttiva 1999/31/CE, finalizzata a salvaguardare l'ambiente e la salute umana, occorre infatti rendere sempre più residuale la frazione di rifiuti conferita in discarica. Inoltre, la nuova direttiva UE 2018/850 sulle discariche (pacchetto economia circolare) che tutti i Paesi Ue dovranno recepire entro il 5 luglio 2020, prevede che entro il 2035 lo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani non superi il 10%. Nel 2018, in Italia, i rifiuti urbani smaltiti in discarica ammontano a 6,5 milioni di tonnellate e costituiscono il 21,5% del totale dei rifiuti prodotti: 1,9 punti percentuali in meno del 2017.
La raccolta differenziata raggiunge i 17,5 milioni di tonnellate che costituiscono il 58,1% dei rifiuti urbani prodotti; la quota è in aumento di 2,6 punti percentuali rispetto al 2017. Nonostante la crescita sempre più rapida, non si è ancora raggiunto il target del 65%, obiettivo che si sarebbe dovuto conseguire entro il 2012 secondo quanto previsto dal d.lgs. n. 152/2006.
Rifiuti urbani in Italia - kg per abitante (numeri indice 2004 = 100)
Tra il 1990 e il 2017 l’Italia ha ridotto le emissioni totali dei gas ad effetto serra del 17,4%, passando da 518 milioni di tonnellate di CO2 equivalente a 428 milioni. Queste riduzioni sono riconducibili per l'80,9% al settore energetico, per il 7,7% ai processi industriali, per il 7,2% al settore agricoltura e per il 4,2% al settore dei rifiuti. Nel 2017, anche a fronte dell’aumento del Pil (+1,7%), le emissioni dei gas ad effetto serra continuano a diminuire (-1,0%) e nel 2018 le stime anticipatorie mostrano un ulteriore calo (-1,0%). Nel periodo 1990-2017, seppur in presenza di un incremento della popolazione del 6,7%, le emissioni pro capite diminuiscono del 22,6%. In particolare, nello stesso periodo le emissioni di anidride carbonica, il principale gas a effetto serra, sono diminuite del 20,6%, passando da 439 a 348 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
L'inquinamento dell'aria continua, però, a rappresentare uno dei principali problemi ambientali, soprattutto in ambito urbano. Nel 2019, il 37,7% delle famiglie percepisce come inquinata l'aria della zona dove risiede, mentre quasi un quinto delle famiglie lamenta la presenza di odori sgradevoli.
Nel 2015, a fronte dei 375 litri di acqua per abitante al giorno immessi nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile, sono soltanto 220 litri quelli che si riesce ad erogare giornalmente alla popolazione (21 litri in meno rispetto al 2012), per una corrispondente perdita idrica totale nella distribuzione pari al 41,4%, in aumento rispetto al 2012 (37,4%). Nel complesso, i gestori della rete di distribuzione sono 3.306.
Nel 2018 le aree adibite alla balneazione, costituite dalle acque marino-costiere, di transizione e interne, in Italia continuano a registrarne un lieve ma progressivo incremento, raggiungendo in totale 5.539 siti. Il 90% di questi rispetta gli standard di qualità più rigorosi, ciò consente di classificarli come siti con acque di balneazione di qualità eccellente. L’1,6% dei siti di balneazione è ancora classificato tra quelli di qualità scarsa e pertanto non in linea con gli standard richiesti dall’Ue.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2018, le tre Regioni con la produzione annua di rifiuti urbani pro capite più elevata sono l’Emilia-Romagna (661,0 kg pro capite), la Toscana (611,8 kg) e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (596,0 kg); di contro, quelle con la produzione pro capite più bassa sono: la Calabria (402,4 kg pro capite), il Molise (379,1 kg) e la Basilicata (353,0 kg). In tutte le Regioni i rifiuti urbani aumentano rispetto al 2017, ad eccezione del Molise, della Sicilia e delle Marche, dove si registra una lieve riduzione della produzione.
In tema di gestione dei rifiuti urbani le quote regionali di smaltimento in discarica rappresentano un indicatore interessante. Nel 2018, le quote sono minime nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, in Campania e in Lombardia, con percentuali al di sotto del 5%. Le quote regionali di smaltimento in discarica più elevate si hanno, invece, in Calabria (52,4%), in Sicilia (69,1%) e nel Molise (101,8%). Bisogna però tener presente che i dati sulla gestione regionale dei rifiuti sono influenzati da flussi extra-regionali, poiché i rifiuti prodotti in una Regione possono essere smaltiti anche in altre Regioni.
Nel 2018, la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani aumenta in tutte le Regioni, tranne che in Campania (-0,1 punti percentuali rispetto al 2017). Sono sette le Regioni che superano il target del 65,5% previsto dall’Ue per il 2012: la Provincia autonoma di Trento (75,5%), il Veneto (73,8%), la Lombardia (70,7%), la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (69,3%), le Marche (68,6%), l’Emilia-Romagna (67,3%), la Sardegna (67,0%) e il Friuli-Venezia Giulia (66,6%). In queste risiede complessivamente il 41,2% della popolazione nazionale.
Va segnalato che l’aumento più rilevante della percentuale di raccolta differenziata si ha nel Mezzogiorno che riduce quindi il divario, tuttora consistente, rispetto al Nord. In particolare, le Regioni meno virtuose sono la Sicilia (29,5%) e il Molise (38,4%) che, pur avendo ottenuto nel 2018 un incremento della raccolta differenziata di quasi otto punti percentuali, sono ancora distanti dal target nazionale.
Nel 2015, sono la Puglia e il Friuli-Venezia Giulia le Regioni con il più alto valore di emissioni pro capite di gas serra (9 tonnellate di CO2 per abitante), mentre la Campania mostra il valore più basso (3,4 tonnellate). Tra le ripartizioni, sono quelle del Nord ad avere le emissioni più consistenti (Nord-Est 8,3 e Nord-Ovest 7,6 tonnellate di CO2 equivalente per abitante), mentre i valori scendono a 7 tonnellate nel Mezzogiorno e a 6,4 tonnellate al Centro, dove solo in Umbria si sfiorano le 8 tonnellate.
Le Regioni del Mezzogiorno con emissioni pro capite più ridotte sono la Campania (3,4 tonnellate) e l’Abruzzo (5,4 tonnellate). Quasi tutte le Regioni mostrano una tendenza alla riduzione dell’emissione dei gas serra. In particolare, rispetto al 1990, le Regioni che presentano riduzioni più marcate sono: la Liguria, con una diminuzione del 59,1%, la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, il Veneto e la Toscana con riduzioni prossime al 33%. Le sole Regioni che vedono crescere le emissioni rispetto al 1990, sono il Molise e la Basilicata, con incrementi rispettivamente uguali a 64,0% e 60,5%.
Le famiglie del Nord-Ovest, in particolare quelle residenti in Lombardia, percepiscono maggiormente la presenza di inquinamento dell’aria nella zona in cui vivono (44,5%), mentre il problema degli odori sgradevoli è lamentato soprattutto dalle famiglie che vivono in Campania, Lazio e Calabria.
L’erogazione dell’acqua ad uso potabile si presenta eterogenea sul territorio italiano. Nella ripartizione del Nord-Ovest si registra il volume maggiore (264 litri giornalieri per abitante), con una forte variabilità regionale dell’indicatore che oscilla dai 235 litri per abitante al giorno del Piemonte ai 454 della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (regione con il valore più alto). Ai residenti nelle regioni insulari è erogato in media il volume minore di acqua giornaliera pro capite (188 litri), ma i valori più bassi si osservano in Umbria (166 litri) e Puglia (155 litri).
Acque di balneazione con qualità eccellente - Anno 2018 (valori percentuali)
Nel 2018, la concentrazione maggiore di aree balneabili si riscontra nel Mezzogiorno che detiene il 60% del totale dei siti e che presenta, inoltre, l'incremento maggiore in termini assoluti del numero di siti di qualità eccellente. La percentuale più elevata delle acque di balneazione con qualità eccellente si riscontra invece in Trentino-Alto Adige/Sudtirol e in Umbria (valore per entrambe uguale a 100,0%), seguono la Puglia (98,8%), il Veneto (98,3%) e la Sardegna (97,9%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2018, la produzione dei rifiuti urbani nell’Ue è di 250,3 milioni di tonnellate (+0,4% rispetto al 2017). La raccolta aumenta rispetto al 2017 in 15 Paesi membri, tra cui l'Italia, mentre diminuisce in Bulgaria, Danimarca, Germania, Lettonia, Ungheria, Romania e in Svezia. La produzione pro capite nell’Ue è pari a 488 kg per abitante. L’Italia si colloca di poco al di sopra della media europea, con 499 kg annui per abitante, al 15° posto nella graduatoria crescente.
Continua a diminuire nell’Ue la quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica (-1,5% rispetto al 2017). Tuttavia la situazione rimane diversificata; tra i Paesi più virtuosi vi sono: la Svezia, il Belgio, la Germania, la Danimarca e i Paesi Bassi; anche l’Italia presenta comunque un valore (107 kg per abitante) inferiore alla media europea (112 kg).
Entro il 2020, come previsto dalla direttiva 2008/98/CE, tutti i Paesi membri dovranno conseguire il 50% del riutilizzo e del riciclaggio dei rifiuti urbani. Nel 2018, in Ue il tasso medio di riciclo dei rifiuti urbani è uguale al 47%, valore di 0,8 punti percentuali in più rispetto al 2017. Sono otto i Paesi membri con tassi superiori alla media europea, tra cui l'Italia con il 49,8%.
La direttiva UE 2018/851 ha posto nuovi obiettivi da conseguire, fissando nuovi target di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani: 55% entro il 2025, 60% entro il 2030 e 65% entro il 2035.
Rifiuti urbani tasso di riciclo. Anni 2010-2017 (percentuale sul totale UE)
Per quanto riguarda le emissioni di gas ad effetto serra, per il complesso dei Paesi Ue fra il 1990 e il 2017 si registra una riduzione del 23,5%. Inoltre, le stime anticipatorie dell’Agenzia Europea per l’ambiente indicano per il 2018 un’ulteriore contrazione del 2%. Nel dettaglio, più della metà dei Paesi Ue è in linea con l’obiettivo del pacchetto per il clima e l’energia 2020 (secondo periodo d’impegno del protocollo di Kyoto) che prevede il taglio di almeno il 20% delle emissioni dei gas serra, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2020. Italia e Lussemburgo hanno quasi raggiunto l’obiettivo. Le migliori performance in termini di riduzione delle emissioni si registrano in cinque Paesi dell’Europa dell’Est (Lituania, Lettonia, Romania, Estonia e Slovacchia), mentre quelle peggiori riguardano Cipro, Portogallo e Spagna.
Le attuali politiche degli Stati membri, che porterebbero ad una riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra del 30% al 2030, dovranno essere riviste per conseguire i nuovi obiettivi fissati dal quadro 2030 per il clima e l’energia che, rispetto ai livelli del 1990, si prefigge una riduzione di almeno il 40% entro il 2030. Inoltre, ai fini del rispetto dell’obiettivo nella Decisione 406/2009/CE (Effort Sharing Decision, ESD), l’Ue ha chiesto ad ogni Stato membro un ulteriore sforzo, assegnando all’Italia il compito di ridurre del 13% entro il 2020 e del 30% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005, le emissioni dei settori non ETS (Emissions Trading Scheme) provenienti dalla piccola-media industria. I primi dati provvisori indicano che le emissioni non ETS dell’Italia sono diminuite nel 2018 del 16,9% (da 330 Mt CO2eq a 274,7) e sono in linea con il target previsto per il 2020 (291 MtCO2eq). Anche se non sono previsti target per i settori ETS, è interessante osservare che dal 2005 al 2017 le emissioni risultano diminuite del 31,2%.
L’Italia, con 220 litri per abitante al giorno, a fronte dei 172 della media Ue nel 2015, è tra i Paesi con il maggior volume di acqua ad uso potabile effettivamente erogata e si colloca al quarto posto della graduatoria decrescente. Il valore massimo pro capite di acqua potabile erogata è rilevato in Irlanda (400 litri), mentre quello minimo in Lituania (95 litri).
Nel 2018, l’Ue registra un lieve incremento complessivo delle aree di balneazione (1,5%) rispetto all’anno precedente. Il numero di siti adibiti alla balneazione rispetto al 2017 (21.509 siti) è aumentato di 322 aree (di cui 278 nuove aree in Polonia). il 95,4% dei 21.831 siti di balneazione dell’Ue è monitorato e tutti i siti soddisfano i requisiti minimi di qualità previsti dalla normativa vigente.
L’Italia, nonostante le coste siano abbastanza antropizzate, è il Paese dell’Ue con il maggior numero di aree balneabili (5.531 siti) che rappresentano il 25,3% del totale delle acque balneabili della Ue; seguono nella graduatoria la Francia (3.351 siti), la Germania (2.289), la Spagna (2.228) e la Grecia (1.598). Ultima in graduatoria è la Polonia (483 siti) che comunque ha visto più che raddoppiare il numero dei suoi siti di balneazione rispetto al 2017.
Inoltre, in Italia continua a crescere costantemente il numero di siti di balneazione con status eccellente (4.987 siti) che, attualmente, rappresentano il 26,5% dei siti balneabili con qualità eccellente dell’intera Ue. L’Italia è infatti prima in graduatoria, seguita da Francia (2.640 siti), Germania (2.123 siti), Spagna (1.939 siti) e Grecia (1.550 siti).