Gli indicatori del mercato del lavoro permettono di misurare fenomeni importanti come lo stato occupazionale della popolazione attiva di un Paese e, dunque, la sua partecipazione alla produzione di reddito. Da queste misure si possono trarre indicazioni sulle tendenze di crescita economica delle differenti aree dell’Unione europea, utili per predisporre corrette politiche di intervento. Questi indicatori si rivelano decisivi soprattutto in momenti, come quello attuale, in cui l’occupazione subisce gli effetti negativi della crisi economica, limitando le possibilità di realizzazione e scelta degli individui.
In breve
- Cresce nel 2019 Il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 anni, ma permane un forte squilibrio di genere. Nel 2018 l’Italia, per l'indicatore femminile, è penultima nella graduatoria Ue, superando soltanto la Grecia.
- Cresce del 3%,rispetto al 2018, l'occupazione part time che incide complessivamente per il 19,0% sul totale dell'occupazione e, per le lavoratrici, tocca il 32,9%.
- Si riduce in generale nel 2019 il tasso di disoccupazione, in particolare per la fascia d’età 15-24 anni, e diminuisce la quota dei disoccupati di lunga durata.
- La gran parte degli indicatori del mercato del lavoro fanno emergere lo svantaggio del Mezzogiorno dove, in particolare, iI tasso di disoccupazione è due volte quello del Centro e più di tre volte quello del Nord-Est.
- Il lavoro sommerso, seppure in calo, nel 2017 riguarda ancora il 13,1% degli occupati, con incidenze più alte nei settori dell'agricoltura e delle costruzioni.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
La strategia europea include tra i suoi obiettivi l'aumento del tasso di occupazione, con la raccomandazione di un'ampia partecipazione al mercato del lavoro delle donne e degli ultracinquantenni. Nel 2019 in Italia il tasso di occupazione nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni sale al 63,5% (+0,5 punti percentuali rispetto al 2018), confermando un forte squilibrio di genere: quasi 20 punti percentuali a sfavore delle donne (53,8% a fronte del 73,4% dei coetanei). Prosegue, rallentando, la crescita del tasso di occupazione nella fascia d’età tra i 55 e i 64 anni (+0,6 punti sul 2018), che nel 2019 raggiunge il 54,3%.
Tasso di occupazione 20-64 anni (valori percentuali)
L'aumento dell’occupazione riguarda in gran parte i lavoratori dipendenti e in misura ridotta quelli a termine, con l'incidenza di questi ultimi stabile al 17,0%. Contemporaneamente, si registra un incremento (+3,0%) degli occupati part time la cui incidenza sale complessivamente al 19,0%, ma con forti differenze fra uomini (8,8%) e donne (32,9%).
In Italia il fenomeno del lavoro sommerso, seppure in calo, incide ancora in misura rilevante e coinvolge, nel 2017, il 13,1% degli occupati. Il fenomeno è particolarmente presente in alcuni settori produttivi: nell’agricoltura quasi un quarto dell’occupazione non è regolare; nel settore delle costruzioni il tasso di irregolarità medio è del 16%. Il settore dell'industria in senso stretto è invece quello che presenta il tasso di non regolarità più contenuto.
Il tasso di disoccupazione nel 2019 scende di 0,7 punti rispetto al 2018 attestandosi al 10,0%, con differenze fra la componente femminile e maschile (11,1% e 9,1%, rispettivamente). Più consistente la riduzione del tasso nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni (-3,0 punti); anche fra i giovani l'indicatore si conferma più elevato per la componente femminile (31,2% a fronte del 27,8% degli uomini), con un differenziale tuttavia in riduzione rispetto al 2018. È in calo la quota di disoccupati che cercano lavoro da almeno un anno (-2,1 punti), con un valore che scende al 56,0% e che mostra una diminuzione più intensa per le donne: 55,8% contro il 56,1% degli uomini.
Il tasso di mancata partecipazione, che dà conto di quanti sono disponibili a lavorare pur non cercando attivamente lavoro, diminuisce per il quinto anno consecutivo attestandosi nel 2019 al 18,9% (-0,8 punti percentuali); rimane comunque più alto per le donne di quasi 7 punti.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
La maggior parte degli indicatori del mercato del lavoro presenta divari territoriali marcati accentuati a seguito della crisi economica iniziata nel 2008. Nel 2019, nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni, nelle Regioni del Nord sono occupate oltre 7 persone su 10, mentre nel Mezzogiorno non si arriva a 5; gli estremi variano tra il 44,5% della Sicilia e il 79,2% della Provincia di Bolzano/Bozen. Più contenuti, sebbene in crescita, i divari del tasso di occupazione tra i 55 ei 64 anni: nel Nord-Est raggiunge il 60,2%, nel Mezzogiorno il 45,4%.
L'incidenza del part time si distribuisce in modo uniforme nelle aree del Paese. La quota di lavoratori a termine invece è più alta nel Mezzogiorno: oltre 7 punti percentuali in più rispetto al Centro-Nord, con un divario leggermente maggiore per le donne. La quota delle occupate a termine va dal 13,1% della Lombardia al 28,8% della Calabria.
Tra il 2015 e il 2016, tutte le Regioni presentano una diminuzione dell'incidenza del lavoro irregolare (tasso di irregolarità), con l'eccezione dell'Emilia-Romagna dove resta stabile. Il Mezzogiorno presenta l’incidenza più elevata (18,6%), con la Calabria (22,3%) che registra il valore più alto e la Basilicata (14,4%) il più basso, ma comunque superiore alla media nazionale (13,1%). Nel Centro, il Lazio presenta il tasso più elevato (15,6%). Il Nord mantiene in media la minor incidenza, con il valore più basso in Veneto (8,9%). Il lavoro sommerso è più diffuso nelle unità produttive di minori dimensioni ed è caratterizzato da forti specificità settoriali. Nelle costruzioni, il tasso di irregolarità nel Mezzogiorno è più alto della media nazionale di quasi 8 punti percentuali. Il settore dei servizi presenta una variabilità territoriale più contenuta rispetto agli altri settori.
Nel 2019 i divari territoriali persistono anche per il tasso di disoccupazione, con il valore del Mezzogiorno (17,6%) che, seppure in calo, supera di oltre tre volte quello del Nord-Est e di due quello del Centro, con un picco del 21% in Calabria. Le differenze di genere non subiscono sostanziali variazioni rispetto al 2018, si riducono nel Mezzogiorno, mentre la Regione con il divario più alto è la Liguria (+4,9 punti percentuali).
Tasso di disoccupazione. Anno 2019 (percentuale sul totale degli occupati)
Nonostante il calo complessivo, la disoccupazione giovanile è cresciuta in Sardegna, Abruzzo e Molise nel Mezzogiorno; nelle Marche e in Toscana nel Centro; lievemente in Emilia-Romagna e Valle D'Aosta/Vallée d’Aoste nel Nord. La riduzione della disoccupazione di lunga durata interessa invece tutte le aree geografiche e quasi tutte le Regioni. Permangono comunque i divari territoriali: nel Nord-Est 4 persone su 10 cercano lavoro da almeno un anno, nel Centro 5 su 10 e nel Mezzogiorno più di 6 su 10 (in Sicilia il 68,5%). La riduzione del tasso di mancata partecipazione, maggiore per le donne, è diffusa in tutte le Regioni ad eccezione della Provincia di Trento, Marche e Campania. Il valore del Mezzogiorno (34,1%) è tre volte superiore a quello del Centro-Nord, con la Sicilia che presenta il livello dell'indicatore più alto (il 40,0%). Il divario di genere a sfavore delle donne, -6,7 punti percentuali a livello nazionale, è quasi il doppio nel Mezzogiorno (-12,7 punti).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2018, il mercato del lavoro dell'Unione europea si conferma in ripresa, con un aumento del tasso di occupazione per la fascia d’età tra 20 e i 64 anni che si attesta a 73,1%, e un calo di quello di disoccupazione che scende a 6,8%. L’Italia, che pure mostra una crescita del tasso di occupazione (63,0%), si colloca al penultimo posto nella graduatoria europea, seguita dalla Grecia. Il divario con la media dei Paesi dell’Ue continua ad aumentare (10,1 punti percentuali) e la distanza è ancora più forte per le donne della stessa fascia d’età (14,3 punti percentuali).
Meno ampia è la differenza tra il tasso di occupazione dell’Ue e quello italiano se si considera la popolazione in età compresa tra i 55 e i 64 anni: il tasso italiano è inferiore di 5 punti alla media europea e, per gli uomini, è ormai prossimo al valore europeo (64,2% contro 65,4%).
Tasso di occupazione 20-64 anni. Anno 2018 (valori percentuali)
L'incidenza degli occupati a termine nell'Ue mostra una lieve flessione, attestandosi nel 2018 al 14,1%, ma il valore italiano (17,1%), superiore a quello europeo, cresce di 1,6 punti percentuali; la Spagna registra la quota più alta, superando il 26%.
L’incidenza degli occupati a tempo parziale a livello europeo e italiano, con valori rispettivamente del 20% e del 18,5%, mostra una lieve decrescita lasciando immutato il divario (1,5 punti percentuali). Sia in Europa sia in Italia il lavoro a tempo parziale continua a essere largamente più diffuso tra le donne: 32,0% contro il 9,7% per gli uomini nella media Ue, 32,4% e 8,4% per l’Italia.
Nel 2018 il tasso di disoccupazione continua a scendere sia nell'Ue sia in Italia (-0,6 punti -0,8 rispettivamente) dove, tuttavia, il livello dell’indicatore rimane decisamente più elevato (10,6% contro 6,8% della media Ue).
Nonostante la riduzione generalizzata nell’Ue, il tasso di disoccupazione dei giovani nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni rimane particolarmente critica in Grecia (39,9%) e Spagna (34,3%) che, insieme all'Italia (32,2%), presentano valori doppi rispetto alla media Ue (15,2%). L'incidenza della disoccupazione di lunga durata si riduce di 1,7 punti percentuali nell'Ue, mentre aumenta lievemente in Italia, che presenta uno dei valori più alti tra i Paesi europei, dove la crescita è alimentata esclusivamente dalla componente femminile.
Il tasso di mancata partecipazione a livello Ue (riferito alla popolazione tra i 15 e i 74 anni) diminuisce di 0,9 punti percentuali rispetto al 2017 e, in Italia, di 0,8 punti; rispetto alla media dell’Unione rimane quindi sostanzialmente invariato: dieci punti percentuali per il complesso della popolazione e 13 punti percentuali per le donne.