I cittadini stranieri regolarmente presenti sono una realtà consolidata anche in Italia, sebbene in misura più contenuta, rispetto a molti altri paesi europei. È importante conoscere dimensioni e caratteristiche di questa componente della popolazione e comprenderne il livello di integrazione, soprattutto sul piano dell’accesso al mercato del lavoro.
In breve
- In Italia, al 1° gennaio 2024, risiedono circa 5,3 milioni di cittadini stranieri, che costituiscono l’8,9 per cento della popolazione residente. L’83,2 per cento dei cittadini stranieri residenti in Italia si concentra nel Centro-nord.
- Al 1° gennaio 2024, i cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia sono oltre 3,6 milioni. Nel corso dell’anno 2023, sono stati rilasciati 330.730 nuovi permessi di soggiorno, il 26,4 per cento in meno, rispetto al 2022.
- Nel 2024, il tasso di occupazione degli stranieri di età compresa tra 20 e 64 anni (66,2 per cento) risulta in aumento, rispetto all’anno precedente, ma inferiore a quello degli italiani (67,2 per cento).
- Nel 2024, in Italia, il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (10,1 per cento) è superiore a quello dei cittadini autoctoni (6,1 per cento), soprattutto per le femmine (12,1 per cento, rispetto al 6,8 per cento dei maschi).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Al 1° gennaio 2024, in Italia, risiedono circa 5,3 milioni di cittadini stranieri (8,9 per cento del totale dei residenti), in aumento di 112 mila unità (+2,2 per cento), rispetto all’anno precedente. L’incremento dovuto al saldo naturale è di circa 41 mila unità; quello dovuto al saldo migratorio è pari a circa 334 mila. Nel 2023, rispetto al 2022, risulta stabile il numero di stranieri che ha acquisito la cittadinanza italiana (circa 214 mila). In particolare, nel 2023, si conferma l’andamento decrescente delle nascite di bambini stranieri (circa 51 mila nati, rispetto ai 53 mila del 2022), aumentano le iscrizioni anagrafiche dall’estero (378 mila, rispetto alle 336 mila del 2022) e diminuiscono le cancellazioni anagrafiche per l’estero (44 mila, rispetto alle 51 mila del 2022).
Al 1° gennaio 2024, sono regolarmente presenti in Italia 3.607.160 cittadini non comunitari, il 59,3 per cento dei quali ha un permesso di soggiorno di lungo periodo. Nel 2023, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini non comunitari sono circa 330 mila, con una diminuzione del 26,4 per cento, rispetto al 2022. Questa flessione si deve principalmente alla forte riduzione dei permessi per asilo e protezione internazionale (-47,6 per cento). Nel 2023, le motivazioni prevalenti dei nuovi ingressi sono i ricongiungimenti familiari (39,0 per cento), in lieve aumento, rispetto al 2022 (+2,1 per cento) e le richieste di asilo e protezione internazionale (32,1 per cento), seguite dai motivi di lavoro (11,8 per cento), anche questi ultimi in sensibile diminuzione, rispetto all’anno precedente (-42,2 per cento).
Nella partecipazione al mercato del lavoro, permangono alcune differenze tra italiani e stranieri. Nel 2024, il tasso di occupazione degli stranieri (20-64 anni) è di poco inferiore a quello degli italiani autoctoni: rispettivamente, 66,2 per cento, a fronte del 67,2 per cento. Tuttavia, rispetto al 2023, l’occupazione è cresciuta più intensamente per gli stranieri (+1,2 punti percentuali, rispetto a + 0,8 punti per gli autoctoni). Per entrambi i gruppi, la crescita dell’occupazione è maggiore tra le donne. Nel 2024, permangono quindi i divari occupazionali di genere tra italiani e stranieri: la componente maschile di popolazione straniera ha un tasso di occupazione maggiore di quello relativo agli italiani (81,4 per cento, rispetto a 76,2 per cento), mentre per la componente femminile di popolazione straniera si osserva il contrario (52,2 per cento rispetto a 58,1 per cento).
Nel 2024, il tasso di disoccupazione scende al 6,1 per cento fra gli autoctoni e al 10,1 per cento fra gli stranieri, con un calo di intensità simile per entrambi i gruppi (rispettivamente 1,2 e 1,1 punti percentuali). Nonostante la diminuzione sia maggiore per le donne, queste mostrano nel complesso tassi di disoccupazione più elevati degli uomini: 6,8 per cento per le italiane e 12,1 per cento per le straniere.
Nel 2024, sebbene in lieve aumento, il tasso di inattività (15-64 anni) per gli stranieri (30,6 per cento) si conferma inferiore, rispetto a quello degli autoctoni (33,7 per cento).
Popolazione straniera per grado di istruzione (composizioni percentuali)
Nel 2024, il grado di istruzione degli stranieri è ancora inferiore a quello degli italiani, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni. Il 48,1 per cento degli stranieri tra i 15 e i 64 anni di età ha conseguito al più la licenza media, rispetto al 34,5 per cento dei coetanei italiani; il 40,2 per cento ha un diploma di scuola superiore e l’11,6 per cento una laurea, a fronte, rispettivamente, del 44,8 per cento e del 20,7 per cento degli italiani nella stessa fascia d’età. Le differenze sono più evidenti per i più giovani e tendono a diminuire al crescere dell’età: la quota di laureati tra i 25 e i 34 anni è pari al 13,4 per cento, per gli stranieri, e al 34,4 per cento per gli italiani; le percentuali si avvicinano considerando la fascia di età 55-64 anni, (rispettivamente, 12,1 per cento, 13,7 per cento).
Popolazione straniera per grado di istruzione per ripartizione geografica. Anno 2024 (composizioni percentuali)
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Storicamente, gli stranieri sul territorio italiano si sono concentrati soprattutto nelle ripartizioni del Centro-nord dove, al 1° gennaio 2023, risiede l’83,2 per cento degli stranieri residenti in Italia. Nord e, in particolare, Nord-ovest sono le ripartizioni a maggiore concentrazione di popolazione straniera (rispettivamente, 59 per cento, oltre 3 milioni di individui; 34,2 per cento, quasi 1,8 milioni). Il Centro accoglie il 25 per cento dei residenti stranieri (1,3 milioni) e il Sud e le Isole, rispettivamente, il 12,1 e il 4,7 per cento. Nel confronto con il 2023, le regioni che hanno mostrato l’incremento maggiore sono: Molise, Basilicata, Trentino-Alto Adige/Sudtirol e Campania. Il ridimensionamento delle nascite fra gli stranieri è significativo nelle Isole (-5,9 per cento), oltre che al Centro-nord (-3,6 per cento) dove il numero di nati è molto più elevato, in virtù della maggiore presenza di cittadini stranieri.
Al 1° gennaio 2024, l’83,9 per cento dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso rilasciato o rinnovato nel Centro-nord, mentre solo il 16,1 per cento l’ha ottenuto o rinnovato nel Mezzogiorno. Le regioni con le quote più elevate di rilasci o rinnovi di permessi di soggiorno sono: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto. La diminuzione dei nuovi flussi di ingresso ha riguardato soprattutto Sud (-30,5 per cento) e Nord-est (-29,8 per cento).
Nel 2024, rispetto all'anno precedente, si rileva un aumento del tasso di occupazione degli stranieri nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni, in particolare nelle regioni del Centro (+2,4 punti percentuali). La riduzione del tasso di disoccupazione si registra al Centro e nel Mezzogiorno (rispettivamente, -2,4 e -2,3 punti), maggiormente per la componente femminile di popolazione. In tutte le ripartizioni, fra gli stranieri, si registra una diminuzione del gap di genere, soprattutto nel Nord-ovest, dove il tasso di disoccupazione maschile è in crescita. Nel 2024, il tasso di inattività si riduce nel Nord-est e nel Centro (-0,3 e -0,4 punti), mentre aumenta nel Nord-ovest e soprattutto nel Mezzogiorno. Rispetto al tasso di inattività, il gap di genere, fra gli stranieri, rimane elevato e piuttosto omogeneo fra le diverse ripartizioni territoriali (26,9 punti).
Stranieri residenti per Regione. Anno 2024 (per 100 residenti)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Al 1° gennaio 2023, l’incidenza degli stranieri residenti in Italia (8,7 per cento) è leggermente inferiore alla media UE. Al tredicesimo posto nella graduatoria dei 27 paesi europei, l’Italia segue la Germania (14,6 per cento) e la Spagna (12,7 per cento), ma precede la Francia (8,2 per cento). In questi paesi, la storia dell’immigrazione ha radici più antiche e una quota più rilevante di residenti originariamente cittadini stranieri che possono aver acquisito la cittadinanza.
Stranieri residenti nei Paesi Ue. Anno 2023 (per 100 residenti)
Nel 2023, nella media europea, il tasso di occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni cresce in egual misura per stranieri e autoctoni, lasciando inalterato il divario a svantaggio della popolazione straniera. In Italia, l’aumento del tasso di occupazione è minore per gli stranieri che vedono nuovamente aumentare la distanza dagli italiani.
In diciotto paesi UE, il tasso di occupazione della popolazione straniera è inferiore rispetto a quello degli autoctoni. I divari sono più contenuti (inferiori ai due punti percentuali) in Romania, Italia, Cipro e Portogallo; più elevati (superiori ai dieci punti percentuali) in Finlandia, Svezia, Francia, Ungheria, Germania e Bulgaria. Viceversa, in nove paesi il tasso di occupazione dei cittadini stranieri è più elevato di quello degli autoctoni, in particolare per Lussemburgo e Malta, dove il divario a favore degli stranieri supera i 6 punti percentuali. Nel contesto UE27, il tasso di disoccupazione per gli stranieri è superiore rispetto a quello degli autoctoni, con un divario che varia da un massimo di 12 punti, in Svezia, a un minimo di 0,5 punti, in Cechia (4,1 punti, in Italia); fa eccezione la Lituania, dove i tassi di disoccupazione degli stranieri non differiscono sostanzialmente da quelli degli autoctoni. Il divario tende tuttavia a ridursi nella media europea e in nove paesi – tra cui l’Italia – dove si registra una riduzione dell’indicatore maggiore per la popolazione straniera. Al contrario, il gap risulta in aumento nei paesi in cui il tasso di disoccupazione è in crescita, in quanto questa risulta più forte per la componente straniera.
Nel 2023, in Europa, il tasso di inattività della popolazione straniera diminuisce in misura più contenuta rispetto a quello relativo alla popolazione autoctona, sia nella media europea sia in Italia, dove il valore dell’indicatore per gli stranieri (30,5 per cento) è ancora più basso, rispetto a quello della popolazione autoctona (33,6 per cento), mentre, nella media europea, accade il contrario. In particolare, in Bulgaria e Germania, il tasso di inattività degli stranieri supera di oltre dieci punti percentuali quello degli autoctoni.