Nell’analisi delle condizioni socio-economiche di un Paese, occorre tener conto di alcune dimensioni che riguardano le famiglie e gli individui e che, al di là delle grandezze economiche, coinvolgono la sfera della percezione personale e aspetti trasversali quali la coesione sociale e il benessere della popolazione. Gli indicatori illustrati in questa sezione permettono di descriverle. La lente di ingrandimento dell’Istat sulla situazione socio-economica mette in evidenza dati che mostrano, a livello regionale ed europeo, una forte associazione con il territorio, la struttura familiare, il livello di istruzione e la partecipazione al mercato del lavoro.
In breve
- Nel 2021, la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.437 euro. La quota destinata alla spesa alimentare è massima nel Mezzogiorno (24,2%). Nelle Regioni del Nord-Est, l’82,8% della spesa è destinata al consumo di beni e servizi non alimentari.
- Nel 2021, la povertà assoluta si attesta sui valori alti toccati nel 2020 (anno di inizio della pandemia da COVID-19), coinvolgendo oltre 1,9 milioni di famiglie, il 7,5% (7,7% nel 2020) e il 9,4% degli individui (oltre 5,5 milioni, stabile rispetto all’anno precedente). Tali dinamiche hanno fatto registrare un aumento della spesa per consumi non sufficiente a compensare la ripresa dell’inflazione (+1,9%).
- Nel 2021, la povertà relativa sale all’11,1% (dal 10,1% del 2020) coinvolgendo circa 2,9 milioni di famiglie concentrate soprattutto nel Mezzogiorno (20,8%), con valori dell’incidenza che arrivano a 27,5% in Puglia, 22,8% in Campania, 20,3% in Calabria.
- Nel 2021, nel Mezzogiorno, il 10,0% della popolazione residente (più di 2,0 milioni di persone) vive in condizione di grave deprivazione materiale e sociale; nel Nord-Est la quota è 1,9%.
- Nel 2020, il reddito familiare netto medio è di 32.812 euro, ma la metà delle famiglie non supera i 26.597 euro.
- La distribuzione del reddito a livello regionale mostra forti differenze. Le maggiori concentrazioni del reddito sono in Calabria e Campania, la maggior uniformità in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e in Friuli-Venezia Giulia. La disuguaglianza nella distribuzione del reddito in Italia è superiore alla media Ue.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2021, la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.437 euro, in marcata ripresa (+4,7%) rispetto al 2020, ma la metà delle famiglie spende meno di 2.048 euro al mese.
Le famiglie spendono, in media, 470 euro mensili per prodotti alimentari e bevande analcoliche (il 19,3% della spesa media familiare totale). La spesa per beni e servizi non alimentari è, invece, di 1.967 euro al mese (l’80,7% del totale). Il capitolo di spesa che pesa di più è quello per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili, manutenzioni ordinarie e straordinarie.
Nel 2021, sono in condizione di povertà assoluta poco più di 1,9 milioni di famiglie (circa 5,6 milioni di individui), con valori dell’incidenza del 7,5% per le famiglie, e del 9,4%, per gli individui. Nel 2021, sono 1 milione 382 mila i minori colpiti dalla povertà assoluta, appartenenti a 762 mila famiglie (l’incidenza delle famiglie con minori è pari a 12,1%). Gli stranieri in povertà assoluta sono oltre un milione e 600 mila, con un’incidenza pari al 32,4%. Per le famiglie con almeno uno straniero, l’incidenza arriva al 26,3% (25,3% nel 2020), al 30,6% per le famiglie composte esclusivamente da stranieri (in crescita, rispetto al 26,7% del 2020), mentre, scende al 5,7% per le famiglie di soli italiani. L’incidenza di povertà assoluta varia in funzione del titolo di godimento dell’abitazione, risultando più elevata per le famiglie in affitto: le 889 mila famiglie povere in affitto rappresentano il 45,3% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza del 18,5%.
Le famiglie in condizione di povertà relativa sono circa 2,9 milioni (l’11,1%, in crescita, rispetto al 10,1% del 2020), per un totale di quasi 8,8 milioni di individui (pari al 14,8%).
Nel 2020, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito netto medio annuo uguale a 32.812 euro, (circa 2.730 euro al mese). Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica, la maggioranza delle famiglie ha conseguito un reddito inferiore all’importo medio. Infatti, il valore mediano, fornendo il livello di reddito che separa il numero di famiglie in due parti uguali, mostra che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito un reddito annuo non superiore a 26.597 euro (circa 2.220 euro al mese).
Nel 2022, la quota di persone molto o abbastanza soddisfatte per la propria situazione economica è in diminuzione, rispetto all’anno precedente, e si attesta al 57,0%.
Individui che vivono in famiglie in condizione di grave deprivazione (per 100 individui residenti)
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2021, nelle Regioni del Nord si spendono mediamente 689 euro in più che in quelle del Mezzogiorno. Trentino-Alto Adige/Sudtirol e Lombardia sono le Regioni con la spesa media mensile più elevata (più di 2.900 euro mensili), con la Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen che supera i 3.100 euro mensili; Calabria e Puglia sono le Regioni con la spesa più contenuta (rispettivamente 1.915 e 1.808 euro al mese).
La quota destinata alla spesa alimentare è massima nel Mezzogiorno (24,2%) e minima nel Nord-Est (17,2%). Di contro, nelle Regioni del Nord-Est, l’82,8% della spesa mensile familiare è destinata al consumo di beni e servizi non alimentari.
Nel 2021, l’incidenza di povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (10,0% delle famiglie, 12,1% degli individui dall’11,1% del 2020), mentre scende in misura significativa al Nord (6,7% da 7,6%), in particolare, nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%), dove, in termini di individui, l’incidenza passa dal 10,1% all’8,0%. Nel Centro, per gli individui l’incidenza sale al 7,3%, dal 6,6% del 2020.
Nel 2021, si assiste ad una crescita generalizzata degli indicatori di povertà relativa dovuta all’andamento della spesa per consumi, contenuto per le famiglie meno abbienti e consistente per le famiglie con alti livelli di consumo. Tale crescita è particolarmente evidente nel Mezzogiorno, dove l’incidenza arriva al 20,8% (dal 18,3%) a livello familiare, e al 25,3% (dal 22,6%) a livello individuale. Nel Nord, l’incidenza di povertà relativa familiare si attesta al 6,5%, al Centro è del 6,9%. Su scala regionale, Puglia (27,5%), Campania (22,8%) e Calabria (20,3%) sono le Regioni che registrano valori più elevati dell’incidenza familiare, mentre, Trentino-Alto-Adige/Sudtirol (4,5%), Friuli-Venezia-Giulia (5,7%) e Lombardia (5,9%) presentano i valori più bassi, in tutti i casi, non significativamente diversi dall’anno precedente, ad eccezione della Puglia, dove, nel 2020, il valore dell’incidenza era pari al 18,1%.
Nel 2020, il reddito familiare netto mediano (calcolato escludendo gli affitti figurativi) presenta una distribuzione territoriale eterogena: l’Emilia-Romagna registra il valore più elevato (pari a 31.552euro, circa 2.630 euro mensili), con oltre 10.300 euro di scarto rispetto alla Campania che, invece, si colloca ultima nella graduatoria per questo indicatore (21.234 euro annui, circa 1.770 euro mensili). Le Regioni con una concentrazione dei redditi più alta sono Calabria e Campania, che presentano valori dell’indice di concentrazione di Gini rispettivamente uguali a 0,374 e 0,367; una maggiore uniformità nella distribuzione dei redditi si registra, invece, per le Regioni del Nord, in particolare, per Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (0,272) e per Friuli-Venezia Giulia (0,279).
Nel 2021, in Campania, gli individui che vivono in famiglie in condizione di grave deprivazione materiale e sociale sono oltre 850 mila, vale a dire il 15,2% della popolazione che vi risiede. Invece, in Emilia-Romagna e in Trentino-Alto Adige/Sudtirol, rispettivamente, sono in condizione di grave deprivazione materiale e sociale soltanto lo 0,9% degli individui (corrispondente a oltre 40 mila persone) e l’1,8% (corrispondente a oltre 19 mila persone). Il divario più ampio risulta quindi tra Mezzogiorno e Nord-Est. In particolare, nel Mezzogiorno, vive in condizione di grave deprivazione il 10,0% della popolazione residente (quasi 2,0 milioni di persone), mentre, nel Nord-Est, l’1,9% (corrispondente a più di 222 mila persone).
La soddisfazione per la situazione economica varia sensibilmente tra le diverse aree geografiche del Paese. Nel 2022, la diminuzione è generalizzata, ma il Nord-Est resta l'area in cui la quota delle persone di 14 anni e più, molto o abbastanza soddisfatte, è più elevata, con un valore pari al 61,8%. Il Centro registra la contrazione più marcata facendo arrestare la soddisfazione al 56,7%.
Spesa media mensile familiare per alimentari e bevande analcoliche (valori in euro correnti)
Spesa media mensile familiare per beni e servizi non alimentari (valori in euro correnti)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2021, l’indice di concentrazione di Gini, calcolato in base ai redditi del 2020 rilevati per tutti i Paesi dell’Ue dall’indagine Reddito e condizioni di vita (Eu-Silc), consente un confronto a livello europeo. L’Italia, con un valore pari a 0,325, al di sopra della media europea (0,300), si colloca in ventiduesima posizione nella graduatoria dei Paesi dell’Ue. Per questo indice, i cui valori sono compresi nell’intervallo di estremi 0 e 1, si registrano marcate differenze territoriali tra i Paesi dell’Ue: si passa, infatti, dai valori più alti della Bulgaria (0,400) e della Lituania (0,351), dove la distribuzione dei redditi è fortemente diseguale, ai valori più bassi presenti in Slovacchia (0,209) e in Slovenia (0,235), Paesi caratterizzati da distribuzioni del reddito più eque. L’indicatore di grave deprivazione materiale e sociale nei Paesi dell’Ue mostra il valore più elevato in Romania (23,1%), seguita da Bulgaria (19,1%) e Grecia (13,9%). I Paesi che presentano i valori più contenuti sono Finlandia (1,1%), Svezia (1,4%) e Repubblica Ceca (1,8%). L’Italia si discosta di 0,4 punti dal valore della media europea (6,3%).
Individui che vivono in famiglie in condizione di grave deprivazione. Anno 2021 (per 100 individui residenti)