Le grandezze macroeconomiche descrivono la struttura economica di un Paese e ne misurano lo stato di salute e la capacità di crescita. La più importante è sicuramente il Prodotto interno lordo (Pil), che rappresenta il risultato finale dell’attività di produzione di una determinata area geografica. Le risorse a disposizione di un’economia (Pil e volume delle importazioni) possono essere utilizzate per l’acquisto di beni di consumo, investite o esportate: consumi, investimenti ed esportazioni sono le tre componenti della domanda aggregata. La somma di spesa per consumi e per investimenti definisce la domanda nazionale.
In breve
- Nel 2021, in Italia, il Pil pro capite in termini reali registra una crescita pari al 7,3% riportandosi, in valore assoluto, ad un livello di poco inferiore a quello del 2017.
- Nel 2021, il livello del Pil pro capite del Mezzogiorno, in termini reali, è inferiore del 44,7% rispetto a quello del Centro-Nord.
- Nel 2021, la quota dei consumi in rapporto al Pil scende al 77,6%, ma resta superiore a quella riscontrata nella media Ue (73,0%), mentre aumenta la quota degli investimenti portandosi al 17,8%, restando però al di sotto della media Ue (21,9%).
- Nel 2022 i prezzi al consumo registrano una crescita in media d’anno dell’8,1%, segnando l’aumento più ampio dal 1985 (quando fu +9,2%). La notevole accelerazione dell’inflazione che caratterizza il 2022 si riscontra in tutte le ripartizioni geografiche e tutte le Regioni d’Italia, ma coinvolge tutta l’Unione Europea.
- Nel 2021, l’indice dei prezzi delle abitazioni registra la crescita più ampia in media d’anno (+2,5%) da quando è disponibile la serie storica. L’aumento è imputabile sia ai prezzi delle abitazioni nuove sia a quelli delle esistenti ed è trainato dal Nord e dal Centro. A livello europeo, la crescita rimane molto al di sotto della media (+8,4%).
- Nel 2021, in uno scenario di forte ripresa dell’economia mondiale dallo shock associato alla pandemia da COVID-19, l’Italia registra un aumento eccezionalmente ampio del valore in euro sia delle merci esportate (+18,2%) sia, più marcato, delle merci importate (+26,4%), mentre la quota di mercato del Paese registra una lieve flessione, da 2,82% nel 2020 a 2,71%.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2021, l’economia italiana ha registrato una decisa ripresa, il Prodotto interno lordo (Pil) pro capite in termini reali è cresciuto del 7,3%, attestandosi poco al di sotto del valore del 2017. Rispetto all’anno precedente, la quota dei consumi in rapporto al Pil scende di 1,1 punti percentuali, mentre riprende la crescita della quota degli investimenti rispetto al Pil, interrottasi nel 2020.
Pil pro capite (migliaia di euro, valori concatenati. Anno di riferimento 2015)
Nel 2021 il valore aggiunto dei settori produttori di beni e servizi di mercato è in decisa crescita (+8,5% in volume) dopo la marcata flessione registrata nel 2020. La produttività del lavoro per l’intera economia è diminuita dello 0,7%, per effetto di un aumento dell’input di lavoro (misurato in ore lavorate) più intenso di quello registrato per il valore aggiunto.
Nel 2022, il notevole aumento dell’inflazione è dovuto principalmente all’andamento dei prezzi degli Energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021). Al netto di questi beni, la crescita dei prezzi al consumo è stata pari a +4,1% (da +0,8% del 2021). L’inflazione acquisita, o trascinamento, per il 2023 (ossia la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili per tutto il 2023) è pari a +5,1%, più ampia di quella osservata per il 2022, quando fu solo del +1,8%.
Nel 2021 i prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie aumentano in media d’anno per il secondo anno consecutivo, registrando la crescita più ampia (+2,5%) da quando è disponibile la serie storica dell’indice IPAB (2010). L’aumento dei prezzi è particolarmente sostenuto nelle ripartizioni del Nord e nel Centro, dove la crescita dei prezzi delle abitazioni nuove rispetto al 2020 è la più alta del Paese (+6,5%) dopo la flessione dell’anno precedente (-1,0%).
Nel 2021, in uno scenario di forte ripresa dell’economia mondiale dallo shock associato alla pandemia, l’Italia registra un aumento eccezionalmente ampio del valore in euro sia delle merci esportate (+18,2%) sia, più marcato, delle merci importate (+26,4%). La crescita più intensa delle importazioni rispetto alle esportazioni si traduce in una contrazione dell’avanzo commerciale (19,1 miliardi in meno rispetto al 2020) che, nel 2021, ammonta a 44,2 miliardi di euro. A contribuire alla riduzione del surplus commerciale è soprattutto la componente energetica; al netto di tale componente, l’avanzo si attesta a 89,3 miliardi nel 2021 da 85,7 miliardi del 2020 (+4,2%).
Nel 2021 la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) registra una lieve flessione, da 2,82% nel 2020 a 2,71%.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2021, dopo la caduta dell’anno precedente a seguito della crisi sanitaria, il valore del Pil pro capite in termini reali si è riportato a un livello appena inferiore a quello registrato nel 2017: il divario territoriale si mantiene alto. Nel 2021, il livello del Pil pro capite in termini reali nel Mezzogiorno, è inferiore del 44,7% rispetto a quello del Centro-Nord e del 34,9% rispetto alla media nazionale, valori in peggioramento nel confronto con l’anno precedente. Le Regioni con il Pil pro capite più basso restano Calabria (16.168 euro) e Sicilia (17.003 euro), precedute da Puglia (18.209 euro) e Campania (18.321 euro), tutti valori ancora inferiori rispetto al 2019. La Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (44.054 euro) presenta il valore più elevato, seguita da Lombardia, Provincia autonoma di Trento e Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste, con livelli compresi tra i 41 e i 36 mila euro. Nel 2021, tutte le Regioni presentano un livello del Pil pro capite superiore a quello del 2020, ma inferiore a quello del 2019, con l’eccezione della Lombardia. Rispetto all’anno precedente: la crescita più marcata si registra in Basilicata (+8,9%), seguita da Lombardia e Marche, mentre Sicilia, Calabria, Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen, Molise e Lazio registrano la crescita meno pronunciata, inferiore al 6%.
Nel 2020, l’anno disponibile più recente per le stime territoriali delle componenti del Pil, la quota dei consumi finali interni sul Pil registra il minimo in Lombardia (64,4%) e il massimo in Calabria (122,3%). L’incidenza dei consumi risulta sempre molto elevata per le Regioni del Mezzogiorno, superando il 100% anche in Sicilia, Sardegna e Molise. I consumi finali interni in volume sono in diminuzione in tutte le Regioni.
Nel 2020, la quota degli investimenti sul Pil più bassa si registra in Calabria e la più elevata nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen. Tutte le Regioni registrano cadute negli investimenti in termini reali, che variano tra il -14,8% della Liguria e il -3,1% della Provincia Autonoma di Trento.
Nel 2020, la produttività del lavoro è aumentata in tutte le ripartizioni, con una crescita maggiore nel Nord-Ovest (+4,6%) e nel Nord-Est (+4%), inferiore nel Mezzogiorno (+3,2%) e Centro (+2,9%). In livello, la produttività del lavoro nel Mezzogiorno resta più bassa di quella del Centro-Nord del 24,2%.
L’accelerazione dell’inflazione che caratterizza il 2022 si riscontra in tutte le ripartizioni geografiche e in tutte le Regioni. Tutte le ripartizioni geografiche registrano un’inflazione sostenuta e in accelerazione rispetto a quella del 2021: le Isole (da +2,2% nel 2021 a +9,7%), il Nord-Est (da +2,0% a +8,6%), il Sud (da +2,1% a +8,2%), il Centro e il Nord-Ovest (da 1,7% per entrambe rispettivamente a +7,9% e a +7,8%, al di sotto, quindi, del dato nazionale). A livello regionale sono undici le Regioni (Sicilia, Trentino Alto Adige/Sudtirol, Sardegna, Liguria, Abruzzo, Puglia, Umbria, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana) nelle quali l’inflazione del 2022 risulta più ampia di quella nazionale; la Calabria registra un’inflazione media annua pari al dato nazionale, mentre si attesta al di sotto la crescita dei prezzi al consumo nelle restanti Regioni.
In media, nel 2021, i prezzi delle abitazioni risultano in aumento in tutte le ripartizioni e per entrambe le tipologie di abitazione (nuove ed esistenti). La crescita è particolarmente sostenuta nel Nord-Est e nel Centro (+3,0% in entrambe le ripartizioni) e nel Nord-Ovest (+2,5%), mentre è più contenuta nel Mezzogiorno (+1,2%). Nel Centro i prezzi delle abitazioni nuove aumentano in misura marcata (+6,5%) invertendo la tendenza rispetto all’anno precedente (era -1,0% nel 2020).
Nel 2021, la provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle Regioni del Centro-Nord, da cui proviene circa l’88,8% delle esportazioni nazionali. Le Regioni con le quote più elevate di esportazioni sono: Lombardia (26,3%), Emilia-Romagna (14,0%), Veneto (13,6%), Piemonte (9,6%) e Toscana (9,2%). La Lombardia è anche la Regione con il maggior numero di operatori all’esportazione (circa 58 mila).
Esportazioni per regione. Anno 2021 (composizioni percentuali)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Il livello del Pil pro capite misurato in PPS (standard di potere d’acquisto) è molto variabile tra i Paesi dell’Ue. Nel 2021, si va dai 18.638 euro della Bulgaria agli 87.056 euro del Lussemburgo; con 30.855 euro, l’Italia si colloca leggermente al di sotto della media Ue (32.428 euro). Nel 2021, tutti i Paesi Ue registrano una crescita del Pil pro capite in PPS dell’8%, rispetto al 2020, con grande variabilità a livello nazionale: si registra un aumento di oltre il 15% per Croazia e Irlanda, mentre la Slovacchia si ferma al 4,4%. Per l’Italia la crescita è pari al 9,2%.
Pil pro capite. Anno 2021 (in parità di potere d'acquisto standard)
Nell’ultimo decennio, si manifesta una tendenza alla convergenza del Pil pro capite: in linea di massima, i Paesi che presentavano i livelli più bassi sono quelli in cui il Pil pro capite è cresciuto di più e viceversa. In questo contesto, l’Italia manifesta una performance negativa: mentre nel 2012, il Pil pro capite in PPS era più alto del 3,4%, rispetto alla media dei Paesi Ue, nel 2021, risulta più basso del 4,9%. Tra il 2012 e il 2021, oltre alle consistenti crescite che caratterizzano la quasi generalità dei Paesi di nuovo ingresso, cioè quelli che hanno aderito all’Ue a partire dal 2004, in particolare Romania, Lituania, Bulgaria ed Estonia (oltre il 50%), si distingue la performance dell’Irlanda (106,8%). Nello stesso periodo, Grecia e Slovacchia presentano la crescita del Pil pro capite più bassa, inferiore al 3%. Tra il 2012 e 2021, l’Italia registra una crescita del 15,8%, inferiore di 10 punti percentuali rispetto alla media dei Paesi Ue.
Nel 2021, la quota dei consumi rispetto al Pil in Italia (77,6%) è superiore a quella riscontrata nella media Ue (73%). La quota degli investimenti sul Pil (17,8%) è invece inferiore alla media Ue (21,9%). I Paesi dell’Ue, a eccezione di Irlanda, Lussemburgo, Malta e Repubblica Ceca, registrano un’incidenza dei consumi superiore al 67%. Nel 2021, la quota degli investimenti sul Pil nei Paesi dell’Ue è compresa tra il minimo della Grecia (13,3%) e il massimo dell’Estonia (28,9%). Rispetto al 2020, Grecia e Italia registrano i più elevati aumenti del volume di investimenti, rispettivamente del 20% e del 16,5%. Anche la Francia presenta un valore piuttosto elevato (11,2%), mentre Spagna (0,9%) e Germania (1,2%) registrano crescite degli investimenti inferiori a quella della media Ue (3,6%).
Tra il 2015 e il 2021, la crescita della produttività del lavoro in Italia è stata pari al 2,6%, inferiore a quella dell’Ue nel suo complesso (+5,5%); nel confronto con i principali Paesi europei, la dinamica è risultata inferiore a quella della Germania e superiore rispetto a Francia e Spagna.
L’IPCA mostra come l’Italia nel 2022, con una variazione di +8,7% (al pari con la Germania), non sia più tra i Paesi dell’Unione Europea con inflazione più bassa, avendo quest’anno una differenza negativa (non succedeva dal 2015) rispetto alla media dei Paesi dell’Unione Monetaria (+2,6% nel 2021, +8,4% nel 2022), in controtendenza rispetto all'anno scorso (da +0,7 a -0,3 di quest’anno).
Nel 2021 i prezzi delle abitazioni sono in crescita in tutti i Paesi dell'Unione europea ad eccezione di Cipro (-3,4%). L’Italia registra un aumento in media d’anno del 2,5%, il più basso in assoluto, molto al di sotto rispetto alla media europea (8,4%). L’aumento maggiore, che sfiora i venti punti percentuali, si registra nella Repubblica Ceca (+19,7%); seguono Ungheria (+16,5%) e Lituania (+16,1%).
Germania e Francia si confermano nel 2021 i principali mercati di sbocco delle vendite di merci italiane, con quote pari, rispettivamente, al 13,0% e al 10,2% delle esportazioni nazionali. Come nel 2020, gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i Paesi partner, con una quota del 9,6%; seguono Svizzera (5,3%), Spagna (4,9%) e Regno Unito (4,5%).
Nello stesso anno i prodotti più esportati dall’Italia verso i Paesi dell’Ue sono stati medicinali e preparati farmaceutici (18.327 milioni di euro), autoveicoli (11.296 milioni), ferro, ghisa e acciaio di prima trasformazione e ferroleghe (9.862 milioni) e altre parti e accessori per autoveicoli (8.484 milioni).