Gli indicatori demografici misurano l’evoluzione e la struttura della popolazione. Le trasformazioni demografiche avvenute in Italia negli ultimi anni hanno messo in evidenza fenomeni rilevanti: la diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione.
In breve
- Nel 2021, prosegue l’impatto della pandemia da COVID-19 sulla dinamica demografica.
- La fecondità, in calo da diversi anni, nel 2021 aumenta lievemente (1,25 figli per donna), mentre l’età media al parto sale a 32,4 anni ed è fra le più alte in Europa.
- La speranza di vita alla nascita, nel 2022, è di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 per le donne.
- Dopo il netto calo delle nozze nel 2020, a causa della pandemia, nel 2021 si assiste a una forte ripresa del fenomeno. Nel 2021, i matrimoni celebrati sono 180.416, l’86,3% in più, rispetto all’anno precedente.
- Nel 2021, separazioni e divorzi hanno registrato un aumento rispettivamente del 22,5% e del 24,8%, rispetto all’anno della pandemia da COVID-19, in cui avevano invece mostrato una diminuzione.
- Nel 2022, continua ad aumentare l’indice di vecchiaia, raggiungendo quota 187,6 anziani ogni cento giovani. L’Italia è uno dei Paesi più “vecchi” dell’Ue.
- Al 1° gennaio 2022, l’indice di dipendenza registra un leggero incremento raggiungendo quota 57,5, con differenze regionali significative tra Nord e Sud. A livello europeo, l’indicatore supera la media Ue.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Al 1° gennaio 2022, in Italia, la popolazione residente ammonta a 59.030.133 individui.
Nel 2021, alle conseguenze dirette e indirette della pandemia da COVID-19 sulla dinamica demografica osservate nel 2020, si aggiungono gli effetti recessivi dovuti al calo delle nascite. Il decremento della popolazione residente (-0,3% rispetto all’anno precedente) è dovuto in larga misura alla dinamica naturale. Segnali positivi si registrano per la dinamica migratoria, in aumento rispetto al 2020.
Tasso di crescita naturale (per 1.000 abitanti)
Nel 2021, le donne residenti in Italia hanno in media 1,25 figli (1,24 nel 2020), mostrando una lieve ripresa della maternità dopo la continua diminuzione in atto dal 2010, anno in cui per il tasso di fecondità totale si è registrato il massimo relativo di 1,44 figli per donna. Le donne residenti in Italia hanno accentuato il rinvio dell’esperienza riproduttiva verso età sempre più avanzate: l’età media al parto aumenta raggiungendo i 32,4 anni.
Nel 2022, la speranza di vita alla nascita della popolazione residente italiana è di 80,5 anni per i maschi e di 84,8 per le femmine. L’indicatore, per entrambi i generi, dopo aver raggiunto il picco massimo nel 2019 e un decremento nel 2020, fa segnare un lieve recupero per gli anni 2021 e 2022, attestandosi su livelli simili a quelli del 2017.
I matrimoni celebrati nel 2021 sono 180.416, in netta ripresa rispetto all’anno precedente in cui, a causa della pandemia da COVID-19, molte coppie erano state costrette a rinviare le proprie nozze. Nonostante l’86,3% in più di nozze celebrate nel 2021, l’incremento non è sufficiente a recuperare la perdita registrata nel 2020; rispetto al 2019, infatti, la variazione è ancora negativa (-2,0%). Il quoziente di nuzialità, che nel 2020 era pari a 1,6 matrimoni per mille abitanti, torna allo stesso valore registrato nel 2019 (3,1).
Nel 2021, le separazioni sono state complessivamente 97.913 (+22,5% rispetto al 2020). Nello stesso anno, i divorzi sono stati 83.192, il 24,8% in più rispetto al 2019 e il 16,0% in meno nel confronto con il 2016, anno di massimo relativo (99.071 divorzi) legato all'entrata in vigore (a maggio 2015) della legge sul "divorzio breve".
Rispetto a gennaio 2021, l'indice di vecchiaia continua a crescere con un aumento di 5,0 punti percentuali, raggiungendo al 1° gennaio 2022 quota 187,9 anziani ogni cento giovani, confermando la crescita costante dell’indice, ormai in atto da un ventennio.
Dopo il leggero decremento dell'indice di dipendenza al Nord Italia, tra il 2020 e il 2021, al 1° gennaio 2022, l’incremento si registra in tutte le aree d’Italia con una stabilità al Sud. L’incremento maggiore, negli ultimi due anni, si misura nel Nord-Est (+0,3), confermando, in quell’area, la maggiore presenza di uno squilibrio fra le generazioni.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2021, oltre un terzo della popolazione italiana risulta concentrata in tre Regioni: Lombardia, Lazio e Campania. Il decremento di popolazione interessa soprattutto il Centro Italia (-0,5%) e l’Italia settentrionale (-0,4% sia per il Nord-Ovest, sia per il Nord-Est); è più contenuto nel Mezzogiorno (-0,2%) e risulta minimo nelle Isole (appena 3mila unità in meno).
Nel 2021, il tasso di crescita naturale, pari a -5,1 per mille a livello nazionale, varia dal +0,4 per mille della Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen al -9,3 per mille della Liguria. Le Regioni che più delle altre vedono peggiorare il tasso naturale sono Molise (da -7,9 per mille a -9,0) e Calabria (da -3,8 per mille a -5,1). La Lombardia (da -6,6 per mille a -3,9) e la Provincia Autonoma di Trento (da -4,6 per mille a-2,2) registrano invece i recuperi più elevati, rispetto al 2020.
Nel 2021, spetta al Nord il primato dei livelli più elevati di fecondità (1,31 nel Nord-Est e 1,26 nel Nord-Ovest), soprattutto nelle Province autonome di Bolzano/Bozen e Trento (rispettivamente 1,72 e 1,42), in Veneto (1,30) e Lombardia (1,27). Stabile rimane il divario tra il Centro e il Mezzogiorno rispetto all’anno precedente: il Centro presenta un lieve aumento, con un valore aumentato da 1,17 e 1,19, insieme al Mezzogiorno che risale da 1,24 a 1,25. A livello regionale, la Sardegna presenta il più basso livello di fecondità (0,99), sia pure in lieve ripresa, rispetto al 2020 (0,97).
Tasso di fecondità. Anno 2021 (numero medio di figli per donna)
Nel 2022, il valore minimo della speranza di vita si ha in Campania, sia per le femmine (83,1 anni), sia per i maschi (78,8 anni). Il Centro-Nord presenta valori superiori alla media nazionale, con il primato della Provincia di Trento, sia per le femmine (86,3), sia per i maschi (81,9).
Nel 2021, la crescita del quoziente di nuzialità è generalizzata e si manifesta in maniera più evidente nelle Regioni del Mezzogiorno. Il valore più alto dell’indicatore si registra in Calabria (4,3 per mille), mentre Umbria, Sardegna e Provincia Autonoma di Trento presentano il valore più basso (2,4 per mille). Sono tante le regioni che presentano valori dell’indicatore al di sopra del dato nazionale, tutte appartenenti al Mezzogiorno ad eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (3,9 per mille) e del Trentino Alto Adige/Sudtirol (3,2 per mille).
Nel 2021, il tasso di separazione per 10.000 abitanti (16,6 a livello nazionale) raggiunge il picco in Campania (20,0), seguita da Sicilia (19,3) e Lazio (18,5), e il minimo nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (10,8). Il tasso di divorzio per 10.000 abitanti, a fronte di un valore medio nazionale di 14,1, vede in testa alla graduatoria Sardegna (17,4) e Liguria (16,9), mentre, agli ultimi posti, si collocano Basilicata (10,5) e Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (11,1).
Al 1° gennaio 2022, il Mezzogiorno ha il valore più basso dell'indice di vecchiaia (174,2 anziani ogni cento giovani), nonostante sia la ripartizione con l’incremento più consistente (+5,4 punti percentuali). I livelli più elevati dell’indice si registrano al Centro e nel Nord-Ovest. Tra le Regioni, la Liguria detiene il valore più alto dell'indice (267,2), la Campania il valore minimo (143,6).
A livello regionale, dopo il significativo decremento registrato tra il 2020 e il 2021, in Trentino Alto Adige/Sudtirol, tra il 2021 e il 2022, si registra l’incremento più significativo dell’indice di dipendenza (+0,8), in particolare nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen. Nello stesso periodo, l’unico decremento, seppur lieve, si ha in Campania (-0,1).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Al 1° gennaio 2022, con il 13% dei 447 milioni di abitanti dell’Unione europea, l’Italia si conferma tra i primi Paesi per importanza demografica dopo Germania (83 milioni) e Francia (68 milioni).
Nel periodo 2011-2021, l’Italia occupa la diciannovesima posizione rispetto al tasso di variazione medio annuo della popolazione complessiva, collocandosi comunque al di sotto della media Ue.
Il tasso di crescita naturale pone l’Italia (-5,1 per mille abitanti) al ventesimo posto nella graduatoria decrescente, ben al di sotto della media Ue (-2,8). Posizione in graduatoria quasi analoga per quanto riguarda il tasso migratorio (1,0 per mille abitanti, a fronte di una media Ue di 1,8).
Nel 2020, l'Italia con 1,24 figli in media per donna, è tra i Paesi a più bassa fecondità, preceduto solo da Malta (1,13) e Spagna (1,19). Inoltre, con un'età media al parto pari a 32,2 anni, l'Italia, è uno dei Paesi che presenta il calendario riproduttivo più posticipato; livelli superiori si riscontrano solo in Irlanda (32,6), Spagna e Lussemburgo (entrambi con un'età media al parto pari a 32,3 anni).
Nel 2021, la speranza di vita nell’Ue è di 82,9 anni per le femmine e di 77,2 anni per i maschi. L’Italia si conferma tra i Paesi con i valori più elevati. L’indicatore presenta, per entrambi i generi, i valori più bassi nei Paesi dell’Est Europa; il valore massimo per le femmine si ha invece in Spagna (86,2 anni) e per i maschi (81,3 anni) in Svezia.
Nel 2020, il quoziente di nuzialità in Italia é pari a 1,6 matrimoni per mille abitanti. L'Italia è all’ultimo posto nella graduatoria dei Paesi dell'Ue. Immediatamente prima si trovano Portogallo (1,8 per mille), Irlanda e Spagna (1,9 per mille).
Nel 2020, l’Italia è quart’ultima tra i Paesi Ue per numero di divorzi per mille abitanti (1,1); seguita da Slovenia (0,8), Irlanda (0,7) e Malta (0,5). In cima alla graduatoria vi sono, invece, Cipro, Danimarca, Lettonia e Lituania (tutti con 2,7) che mostrano valori per mille abitanti ben al di sopra della media Ue (1,6).
Nel 2021, confrontando i Paesi dell’Ue27, l’Italia è il Paese con il più alto indice di vecchiaia (182,6 anziani ogni cento giovani) seguita, con elevato distacco, da Portogallo (167,0) Grecia e Germania (rispettivamente 159,4 e 159,2). L'Irlanda, invece, si conferma il Paese europeo con il valore più basso (73,9).
Ad eccezione della Spagna dove, tra il 2020 e il 2021, l’indice di dipendenza mostra un lieve calo (-0,2), in tutti gli altri Paesi europei si registra un incremento, più consistente nei Paesi dell’Est Europa come Slovacchia (+1,2), Ungheria (+1,1) e Slovenia (+1,0) e più contenuto nell’Europa occidentale. A livello generale, l’Ue mostra un aumento di un punto e mezzo tra i due anni considerati.
Indice di vecchiaia. Anno 2021 (Valori percentuali)